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Autore: Julia Veiss    07/05/2012    1 recensioni
Era il paradiso. Avevo raggiunto la felicità, il nirvana, quel senso di pienezza che avevo sempre cercato ovunque, disperatamente.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La prima volta che la vidi, non mi sembrava niente di speciale.

Se ne stava li, seduta nell'ultimo banco, con il mento tra le mani e lo sguardo fisso fuori dalla finestra, nonostante non ci fosse niente da vedere in un'uggiosa mattinata di inizio settembre. I capelli castani le incorniciavano le guance tonde, e le labbra rosse accennavano ad un lieve sorriso.
La prima volta che la vidi, mi sembrava una ragazza esattamente come tutte le altre.

Oh, come mi sbagliavo.

Le parlai per la prima volta qualche giorno dopo. I suoi occhi nocciola, così grandi, mi fissavano mentre mi sorrideva e mi tendeva la mano. Gliela strinsi, titubante, e abbozzai un sorriso anche io.

Non mi resi conto che in quel preciso istante la mia vita sarebbe cambiata.

A scuola, era la mia vicina di banco. E fu lì che imparai a conoscerla.
Lei era speciale, speciale davvero, riusciva a vedere oltre a ciò che tutti comunemente vedono. Lei mi faceva sentire apprezzata, anche con tutti i miei discorsi strani e le mie idee folli.
Diventammo amiche. Un giorno, di punto in bianco mi diede un fogliettino con il suo numero di cellulare.

Ebbi un tuffo al cuore, ma non capivo il perché.

Iniziammo a sentirci anche dopo scuola, prima di rado, fino ad arrivare a scriverci ogni giorno.
Le raccontavo della mia vita, e lei mi raccontava della sua. Ci aiutavamo a vicenda a risolvere i nostri problemi adolescenziali e le nostre paranoie da sedicenni. “Ti voglio bene”, mi scriveva. Non si rendeva conto di quanto mi facessero bene quelle tre semplici parole.
Lei mi faceva sentire al mio posto, lei mi faceva stare bene. Con lei non dovevo fingere di essere qualcun altro, con lei potevo essere me stessa, ed era la cosa che avevo sempre sognato.

Sei mesi dopo il nostro primo incontro.
Eravamo a casa sua, sole.
Lei stava grattugiando il formaggio per la cena. I suoi genitori erano fuori città per qualche giorno, e mi aveva invitata a stare da lei.
Entrai in cucina. La vidi lì, in piedi. Era bellissima, come sempre.
Mi avvicinai piano, le sfiorai i capelli. Lei si girò verso di me, con lo stesso lieve sorriso del primo giorno. Potevo sentire il suo respiro sul mio viso.

Le nostre labbra si incontrarono.

Strinsi le mie braccia attorno al suo corpo perfetto, mentre lei mi metteva le mani tra i capelli.

Un minuto dopo, eravamo già nel suo letto. Le sfilai la maglietta con determinazione, senza smettere di baciarla un attimo, mentre lei mi calava i pantaloni, poi le slacciai il reggiseno.

Era il paradiso. Avevo raggiunto la felicità, il nirvana, quel senso di pienezza che avevo sempre cercato ovunque, disperatamente.

I nostri corpi si cercavano, si desideravano disperatamente fra le lenzuola fresche e profumate. Ero affamata delle sue labbra rosse e assetata dei suoi capelli castani, avevo voglia di lei.
Era come se per anni, per secoli avessimo cercato la nostra metà mancante e quella notte, in quel letto, l'avessimo trovata.
Nude ci amavamo come non mai, bramose l'una dell'altra.
Il mio cuore batteva all'impazzata mentre mi baciava, la baciavo. Poteva esistere una creatura più perfetta di lei?

Il mattino dopo, fu come svegliarsi da una sbronza.
Tutto mi sembrava irreale, quasi magico. Ed ero, per la prima volta dopo molto tempo, felice.
Lei era ancora addormentata. Mi avvicinai piano al suo viso. Volevo baciarla ancora e ancora, ma vedendola mi sentii terribilmente in colpa. Avevo violato il suo corpo perfetto. Come avrebbe reagito?
Mi rivestii in silenzio, per non svegliarla. Andai in cucina e preparai la colazione.
Qualche minuto dopo entrò anche lei, avvolta solo nel lenzuolo con i capelli arruffati mentre si stropicciava gli occhi.
Ci sedemmo e bevemmo il caffè che avevo preparato. Non ci guardammo e io non dissi nulla su ciò che era successo, mi sentivo troppo imbarazzata. Dal suo viso ancora impastato di sonno non riuscivo a decifrare nessuna emozione.
Fu lei a fare il primo passo.
Si alzò e venne verso di me, si sedette sulle mie gambe e prese il mio viso fra le mani. Il lenzuolo cadde, lasciandole il seno scoperto.
Mi baciò dolcemente, e poi mi disse due semplici parole.

“Ti amo".
  
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