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Autore: crazy_world    07/05/2012    3 recensioni
Una rivisitazione della storia d'amore tra Joker e Harley Quinn. Il titolo dice tutto!
Leggete se vi va ;)
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa (aggiungerei MOLTO importante): io amo la storia di Batman e ho una passione innata per Joker e Harley Quinn. Putroppo non ho mai letto un fumetto (lo so, lo so, eresia) perché non ho idea di dove trovarne uno. Anzi, se sapete darmi qualche dritta, ve ne sarei grata. Comunque mi sono informata sulla storia di entrambi, ho letto parecchie cose, visto film... Tuttavia, in questa fanfiction stravolgerò tutta la storia della coppia (altra grande eresia) reinventando molte cose. So che mi odierete ora, però vi prego, se vi va, provate a darci un'occhiata e fatemi sapere cosa ne pensate (anche insulti, se me li merito, ahah)
Un bacio !
 
Informazioni:
 Joker: 30 anni. Genio (folle) del crimine.
 Harley: 20 anni. Studentessa di psicologia all'Università di Gotham.
 
 
 
CAPITOLO UNO
 
Harleen Quinzel aprì la porta del suo appartamento nel centro di Gotham City.
Sbuffò nel vedere il porta-ombrelli rovesciato.
«Bud!» esclamò.
Immediatamente, un Jack Russell Terrier comparve nell'ingresso, la coda tra le zampe e le orecchie basse.
«Bud, guarda cos'hai fatto!» lo rimproverò la ragazza, indicando il porta-ombrelli.
Il cane emise un guaito poi tornò svelto in cucina.
«Ehi Bud! Dai, non sono arrabbiata!» disse Harleen in tono leggero. Non vedendo il cagnolino tornare, si strinse nelle spalle e si tolse l'impermeabile, lasciandolo sull'appendi-abiti.
Attraversò il salotto e percorse il corridoio; raggiunse la camera da letto, dove si sfilò i jeans che aveva indossato durante la lunga giornata all'Università. Li depositò sul letto e si tolse anche la camicetta.
Aprì l'armadio e ne estrasse un paio di pantaloni rossi della tuta, molto aderenti alle sue gambe asciutte, e una maglietta bordeaux, anch'essa abbastanza stretta.
Andò davanti allo specchio e si pettinò i lunghi capelli biondi.
Li raccolse in un’alta coda di cavallo; si osservò per qualche secondo, controllando che non ci fossero ciuffi ribelli.
Ma cos’era quella cosa vicina alla porta che vedeva riflessa nello specchio?
No, non era una cosa.
Era qualcuno!
Harleen cacciò un urlo, girandosi di scatto verso la porta della camera da letto.
Terrorizzata, cercò immediatamente qualcosa con cui difendersi, ma vicino a lei non c’era nessun oggetto neanche lontanamente pericoloso.
«Buonasera, Harleen».
La voce di Joker era calda e piacevole. La fissava con attenzione, osservando ogni singolo dettaglio della giovane.
«Io so chi sei» disse la biondina con voce tremante.
«Ah, davvero? E chi sono?»
L’uomo inclinò la testa di lato, incuriosito.
«Tu sei un criminale».
«Ah, suvvia, non direi. Non faccio niente di così grave» ridacchiò lui.
«Hai ucciso delle persone!» esclamò lei, arrabbiata.
«Touché».
Harleen lo fissò terrorizzata. «Ti prego, non uccidermi» sussurrò. «Non ti ho fatto niente di male».
Joker le sorrise teneramente. «Lo so piccina, lo so. Non voglio farti del male infatti».
Lei non si rilassò. «E allora cosa vuoi?» mormorò la ragazza, dubbiosa.
Lui la guardò divertito, il sorriso delle vere labbra si mescolò con quello fittizio del trucco rosso sangue.
«Voglio… giocare. Voglio giocare con te».
Lei trattenne il respiro. «Io non voglio giocare. Per niente».
«Oh, avanti!» esclamò l’uomo. Si staccò dalla parete e le andò incontro. «Ma è un bel gioco!»
Lei scosse la testa con vigore. Era atterrita, sola in casa con un pazzo e nessuno sapeva dov’era. Avrebbe tranquillamente potuto ucciderla e nessuno si sarebbe chiesto che fine aveva fatto Harleen Quinzel.
«E va bene» concesse Joker. «Oggi non mi è andata bene».
Lui continuava ad avanzare verso di lei, che si stava schiacciando contro il muro, pregando perché questo si aprisse e la inghiottisse.
«Non ti avvicinare!» gli intimò disperata, raccogliendo tutto il coraggio che aveva nel minuto corpo.
Lui non si scompose; anzi continuò a sorridere e ad avanzare. Quando fu a pochi centimetri dalla giovane, allungò un braccio, che andò ad avvolgere la vita di Harleen. La bionda si irrigidì.
«Non avere paura di me, bimba» sussurrò.
«Lasciami» disse lei tra i denti.
Il cellulare della ragazza, abbandonato sul letto, prese a squillare allegramente.
L’uomo parve risvegliarsi; la lasciò andare e spalancò la finestra della camera.
Lei si allontanò immediatamente da lui, correndo dalla parte opposta della stanza, ignorando totalmente il telefono.
Non fece in tempo a riportare lo sguardo verso la finestra, che Joker era scomparso.
Si accorse solo in quel momento che stava tremando violentemente; afferrò il cellulare e, non senza difficoltà, pigiò il tastino verde.
«Pronto?»
La voce tremava sensibilmente.
«Harleen, tutto bene?»
Riconobbe la voce di una sua compagna dell’università.
«Sì, tutto bene. Dimmi tut…»
Si bloccò.
Sul vetro della finestra, che qualcuno aveva richiuso – dall’esterno sicuramente – c’era una scritta in rosso.
                                                                                      

                                      Soon

 
«Ti richiamo».
 
 
 
 
 
  
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