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Autore: MariaEfp    07/05/2012    2 recensioni
Ciao a tutti!
Che dire? E' la seconda storia che pubblico,l'ho scritta un anno fa ma non ho mai avuto il coraggio di pubblicarla,finalmente mi sono decisa!
Spero che vi piaccia! Adoro Efp e con questi racconti ho voluto dare il mio piccolo contributo.
La prima cosa che notai fu il disegno sul muro.
Una rappresentazione rudimentale di una bambina circondata da ossa.
La bambina nel disegno teneva in braccio una bambola,quasi in modo ossessivo.
La piccola bambolina era così piccola che non si riuscivano a distinguere i capelli dai vestiti. L’unica cosa che si vedeva chiaramente era che era piena di morsi,e nel disegno il sangue,tracciato con una matita rossa zampillava da tutte le parti.
Era come se la bambina avesse attaccato la sua bambola.
La sua vittima.
Vicino al muro c’era una matita nera e una rossa.
Genere: Dark, Horror, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Michael mi stava venendo incontro,con la sua andatura perfetta e il suo sorriso angelico….. Mi sembrava che fosse tutto quello di cui avevo bisogno…..si avvicinò a me e …. Sentì una voce lontana ma non riuscì a capire cosa volesse dire. Anche Michael stava cercando di parlare però io non riuscivo a capire cosa dicesse. Gli chiesi cosa volesse dire ma la voce lontana urlava e copriva la sua voce!!!! Mi avvicinai a lui,dovevo sapere cosa voleva dirmi! “Alice!!!! Svegliati!!! Si può sapere a che ora sei andata a letto ieri???! Sembri in coma profondo! Su,forza!” Mia mamma mi stava praticamente buttando di peso giù dal letto e io ero troppo arrabbiata con lei per reagire. Mi aveva svegliato dal mio bellissimo sogno! Non avrei mai saputo cosa volesse dire Michael! La odiavo,lei non l’aveva capito e io credevo che il cartello che avevo appeso la settimana scorsa fuori dalla porta con scritto: “Vietato entrare a tutti gli over 15” fosse stato abbastanza chiaro ma evidentemente non mi prendeva sul serio. Che novità,i miei genitori non mi prendono mai sul serio! Mi alzai, mi preparai la colazione e mi vestii (i jeans più decenti che avevo e una bella felpa calda con le mie immancabili all star nere) e mi preparai per andare a scuola. Mi accompagnò papà ed era meglio così perché non parla tanto e capisce subito quando sono arrabbiata. E possibile che una ragazza a tredici anni abbia dei genitori così??! Di solito non mi lamento tanto ma dentro di me……Le ore di scuola passarono lente e noiose come al solito. Non guardai neanche una volta verso il nuovo compagno di classe americano di cui ero innamorata da almeno un mese (alias Michael). Ero ossessionata dal suo viso. Finite le lezioni mi incamminai da mia nonna dove, come tutti i martedì, dovevo aspettare che mio papà che mi venisse a prendere. Persa nei miei pensieri non mi accorsi che entro cinque secondi avrei avuto un “tête à tête”con un bidone della spazzatura…dopo essermi rialzata notai che il bidone era quasi vuoto (per fortuna ! sennò avrei dovuto raccoglierne il contenuto,bleah!), c’era solo un vecchio registratore di cassette molto,molto malridotto. Dopo aver stramaledetto la mia disattenzione girai l’angolo e mi ritrovai nella via di mia nonna. Prima di raggiungere la sua casetta color pesca sentii dei singhiozzi,mi voltai e seguii quei rumori fino ad arrivare in una stradina laterale e deserta. In un angolo c’era una bambina con la testa nascosta fra le ginocchia che piangeva. Mi avvicinai cauta: “Ciao….ehm…mi chiamo Alice,tu? Cosa ce che non va? Perché piangi? ” mi pentii all’istante di averle fatto tutte quelle domande,chi ero io per farle un interrogatorio? Neanche mi conosceva!! “Vattene! Per carità vattene! Potrebbe tornare!! Ci ucciderà!!!!” La voce immaginai già flebile della bambina era soffocata dal pianto. Non so perchè non le chiesi chi le faceva così paura,semplicemente le presi al mano,la aiutai ad alzarsi e la portai da mia nonna. Dovete sapere che mia nonna è la persona più buona e generosa del mondo,non avevo dubbi che avrebbe aiutato quella bambina spaventata. Appena vide come era ridotta quella “creaturina” le diede latte e biscotti ,non le importava se era ora di cena,e non di colazione,per lei il latte e i biscotti sistemavano ogni cosa. La bambina non parlò più ma sembrava rincuorata e stava persino facendo un mezzo sorriso. Mia zia non disse una parola e si limitò a tirare fuori la scatola dei cioccolatini,poi tornò a leggere senza particolare interesse Vanity Fair (da quando mia nonna aveva compiuto 90 anni tutta la famiglia si era adoperata per fare in modo che non fosse praticamente mai da sola,per paura che potesse cadere o che so io…). Sono passate due settimane da quando ho trovato la bambina,mia nonna e la sua badante hanno raccontato l’accaduto ai miei quindi ho dovuto raccontare come e dove l’avevo trovata …una vera scocciatura… Stasera casualmente ne abbiamo riparlato,mia mamma stranamente è stata abbastanza sospettosa e mi ha detto che se avrei rivisto quella bambina avrei dovuto chiamarli al cellulare che “se ne sarebbero occupati loro”….neanche fosse una ladra… Due settimane dopo non pensavo più alla bambina e vivevo la mia monotona vita,mentre andavo da una mia amica dall’altra parte della città,la rividi. Era in mezzo alla strada e mi fissava,non so perché ma non riuscii a sostenere il suo sguardo e questo mi fece paura. Volevo che dicesse qualcosa,qualsiasi cosa che potesse spiegare i nostri inquietanti incontri. Ma non disse niente e io,lentamente, me ne andai. Due giorni dopo trovai nella cassetta delle lettere un bigliettino sudicio e strappato. Aprendolo capii che era un articolo di giornale, datato Novembre del 1663. Annunciava la nascita delle eredi degli Zisser. Gli Zisser erano una famiglia borghese molto influente e rispettabile; il padre, Bernhard,aveva sposato una donna di nobile casata, Katharina Kindermann. Dalla loro unione erano appena nate due gemelline adorabili, orgoglio dei genitori: Miriam ed Emily. L’articolo era bagnato ed io riconobbi dei segni di lacrime. Non poteva essere stata che la bambina. Non capii perchè aveva voluto farmi avere questo articolo. Non dissi ai miei genitori dell’articolo,non avrebbero capito,si sarebbero limitati a chiamare la polizia e tutti loro avrebbero frainteso il ruolo della piccola. Non sono mai stata una ragazza ingenua,so bene che gli agenti avrebbero chiamato i servizi sociali. Giorni dopo stavo leggendo in camera mia,quando vidi un’ombra in corridoio. I miei erano andati a mangiare una pizza per il loro anniversario e mi avevano gentilmente fatto capire che non mi avrebbero voluto fra i piedi per tutto l’oro del mondo. Carini eh? L’ultima volta che avevo visto il mio gatto era morto stecchito sotto un acero quindi non ci poteva essere nessuno in casa. Ero assolutamente sola,ergo l’ombra che avevo visto NON POTEVA ESISTERE…. Ricominciai a leggere quando…..”Picaflor picaflor indovina per favor/ picaflor picaflor qual è il mio color! ” M’irrigidì tutta. Dire che quel momento era inquietante sarebbe stato un eufemismo. L’unica cosa che riuscì a pensare fu :“Alle persone normali non capitano certe cose”. Insomma, la mia vita non è un film di Dario Argento! A malincuore scesi dal letto e con uno scatto degno di un atleta raggiunsi il corridoio e accesi IMMEDIATAMENTE la luce. La prima cosa che notai fu il disegno sul muro. Una rappresentazione rudimentale di una bambina circondata da ossa. La bambina nel disegno teneva in braccio una bambola,quasi in modo ossessivo. La piccola bambolina era così piccola che non si riuscivano a distinguere i capelli dai vestiti. L’unica cosa che si vedeva chiaramente era che era piena di morsi,e nel disegno il sangue,tracciato con una matita rossa zampillava da tutte le parti. Era come se la bambina avesse attaccato la sua bambola. La sua vittima. Vicino al muro c’era una matita nera e una rossa. Un po’ più in là capii da dove veniva la musica, rimane ancora un mistero come registratore da discarica che avevo notato il giorno in cui incontrai la bambina per la prima volta potesse andare ancora o che si trovasse in casa mia,fatto sta che tutto la scena mi fece gelare il sangue nelle vene. Passai la serata a pulire e a sistemare,impaurita e sola,con tutte le luci possibili accese. L’unico momento in cui mi sentì bene fu quando accesi il caminetto,e, accasciata mollemente sul divano rimasi a guardare il registratore con dentro la cassetta bruciare. Mi addormentai nella stessa posizione. Naturalmente la mattina dopo dovetti spiegare perché avevo acceso il caminetto, perché mi ero addormentata con tutte le luci accese e perché il muro era sporco (non ero riuscita a tirare via del tutto i segni a matita). Bel casino. Passarono i giorni e mi ripresi dal mio piccolo shock interiore. Un pomeriggio,controllando la posta elettronica mi accorsi che i era arrivata proprio quel giorno un’e-mail da un’utente sconosciuto. Un file audio. Senza pensarci l’aprii: “Picaflor picaflor indovina per favor/ picaflor picaflor qual è il mio color! /Rosa,lilla oppure blu devi indovinare tu!” No. No no no no no no no no!!!!!! Le lacrime cominciarono a sgorgare e io cominciai a tremare. Dovevo trovare quella bambina, dovevo assolutamente trovarla. Perché ADESSO era di vitale importanza sapere chi voleva farle del male!!! Magari se l’avessi aiutata lei mi avrebbe lasciata stare! Dovevo salvarla perché tutti questi episodi non erano altro che disperati tentativi di attenzione. Naturalmente la bambola che avevo visto nel disegno era quella bambina. Mi sforzai di ricordare come fosse fatta la bambina del disegno nel muro: assomigliava molto alla mia bambina e al tempo stesso era completamente diversa. Lasciai perdere,non volevo ricordare nulla di quella notte. Nei giorni seguenti la cercai per tutta la città,in ogni angolo,in ogni via. Se c’era,non voleva farsi trovare. Successe un giovedì, mentre stavo tornando a casa da karaté. Era tardi,le nove e mezza ed ero davvero esausta. La vidi in un angolo,appoggiata contro il muro,tremava e mi guardava con quello sguardo che conoscevo bene e che mi terrorizzava. Mi fece segno di seguirla e,come una stupida,obbedii. Senza parlare mi guidò attraverso vicoli bui fino ad una sudicia porticina. La bambina l’aprii e mi ritrovai in un appartamento ammuffito e umido. Lei non si voltò a guardarmi e continuò a camminare. Passammo attraverso varie stanze,mi sembrò che la Bambina stesse piangendo perché respirava in modo irregolare e ogni tanto le sue spalle tremavano,come quelle dei bambini quando cercano di trattenere i singhiozzi. Arrivammo davanti ad una scala a chiocciola. La bambina cominciò a scendere,probabilmente fu solo la mia immaginazione ma giurerei che non faceva alcun rumore quando si muoveva… Scendemmo giù,giù,giù….. L’aria cominciò a diventare fetida,malsana. Continuammo a scendere. Mi sentivo strana,in trance,come se non potessi fare a meno di seguire la bambina,come se ne avessi bisogno. Dopo un tempo che mi parve lunghissimo la scala finì e mi ritrovai davanti ad una grossa porta. Era blindata,come quelle delle banche. La bambina,non senza qualche sforzo,riuscii ad aprirla. Mi prese la mano e mi strattonò verso la porta aperta. Sentii la porta richiudersi con un sonoro “clang”. Mi si bloccò il respiro,cercai di urlare ma non emisi alcun suono. Decomposizione. Nella stanza c’era odore di morte. Il pavimento sterrato era pieno di brandelli di stoffa,di sangue e di pezzi di carne. Pensai che dovessero essere degli animali morti. Una fioca luce illuminava la stanza,veniva da una lampada molto vecchia appesa al soffitto. Ai lati della stanza c’erano dei giacigli molto primitivi. Non mi accorsi di LEI fino a quando non emise un basso mugolio. Stava a carponi nel pavimento e mi guardava con occhi pieni di odio. Era la bambina del disegno. La “mia” bambina mi porse un vecchio foglio. Non cercavo altro che delle spiegazioni, quindi mi posizionai nel punto dove c’era più luce e cominciai a leggere. La data era 15 Dicembre 1671. C’era scritto che la famiglia Zisser era stata attaccata da lupo selvatico mentre stava facendo un picnic nel limitare del bosco. Non trovarono alcun corpo, solo il braccio destro del padre,con addosso l’anello con lo stemma di famiglia, e la gamba sinistra della madre. L’ipotesi di un lupo,diceva l’articolo, è la più probabile perché alcune settimane prima era stato avvistato un piccolo branco aggirarsi in quella zona. Diceva che probabilmente un lupo,spinto dalla fame, si era allontanato dal resto del branco e si era imbattuto nella famigliola indifesa. L’articolo finiva con il dire che villaggio avrebbe conseguito un lungo lutto e che avrebbe pregato per le anime degli Zisser. Dietro all’articolo era stato incollato un altro pezzo dello stesso giornale di una settimana dopo. “Il nostro amato villaggio è inorridito davanti al crimine legato alla famiglia Zisser. Ieri,21 Dicembre 1671,due marinai hanno trovato in una baracca usata come sgabuzzino per l’attrezzatura da pesca,lady Emily e lady Miriam Zisser. Lady Emily era china su un cadavere e quando ha sollevato la testa i marinai hanno visto che stava masticando pezzi di carne. Aveva la bocca sporca di sangue e uno sguardo assassino. Lady Miriam,anche lei sporca di sangue,era rannicchiata in un angolo e piangeva.” L’articolo diceva che vennero picchiate,arrestate e bruciate al rogo con l’accusa di stregoneria e di pratiche demoniache. Alzai gli occhi,la mia bambina mi guardava e piangeva. Senza neanche accorgermi indietreggiai e urtai la lampada che,dondolando,illuminò una parte del muro che non avevo notato. Sopra ciascun giaciglio vidi incisi,probabilmente con le unghie, i nomi Miriam ed Emily. I corpi a terra adesso avevano un senso. Non mi scomodai neanche a controllare se uno era senza una gamba e l’altro senza un braccio: conoscevo già la risposta. OH MIO DIO. Non è possibile. Cominciai a singhiozzare e la bambina malefica mormorò ridendo “Brava Miriam,me l’hai portata finalmente”. Era me che voleva. Emily aveva sempre voluto me e Miriam (la mia bambina) aveva solo cercato di proteggermi. Adesso capivo il disegno nel muro,ero IO la bambolina ed Emily era la mia padrona che voleva giocare al gatto e al topo…. Povera piccola Miriam. Mandata al rogo per la pazzia di sua sorella. Sentii le gambe molli. Emily stava strisciando verso di me e si leccava le labbra mentre Miriam continuava a ripetere “Scusa Alice,scusa Alice,è colpa Sua!! Ha tanta fame.” Pensai alla mia vita,ai miei sogni. Pensai a Michael…non gli avrei mai confidato i miei sentimenti. Non avrei rivisto il suo bel viso…aveva proprio un bel viso…come era fatto? Non lo ricordavo,ero troppo stanca,i nervi ormai a pezzi. Addio papà,addio mamma… Emily era davanti a me e Miriam si stava avvicinando mormorando: “Scusa Alice,sei tanto buona Alice…non è poi così male sai? Morire non è brutto,è solo…Picaflor Picaflor…indovina per favor… com’era la canzoncina che ci cantava la mamma Emily? Tu la sai Alice? Ha tanta fame,ho tanta fame…ABBIAMO TANTA FAME…ti divertirai con noi Alice.” E vidi per la prima volta una scintilla di pazzia negli occhio di Miriam. Sarei troppo banale se dicessi che tutto dopo diventò buio? Si? Beh,che importa? Niente ha più importanza…La sento!! Adesso anch’io la sento! Hahahaha! Avevano ragione! Non la sentite anche voi? Picaflor picaflor indovina per favor,picaflor picaflor qual è il mio color! Rosa,lilla oppure blu devi indovinare tu! Picaflor picaflor qual è il mio color Hahahaha,non la sentite?
  
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