Ci
conosciamo?
Ma Sophie non era il tipo
da dare attenzioni a simili storie
e così quel giorno aveva deciso di uscire presto, per poter
stare poi fino al
tardo pomeriggio ad allestire le vetrine e a servire i clienti che
riempivano
il negozio ogni sabato. Si infilò gli stivali sformati e si
abbottonò fino al
collo la camicetta lilla che aveva comprato in una vecchia bottega
l’estate
precedente. Vanitosamente, si aggiustò i capelli in una
lunga treccia davanti
allo specchio, anche se bella non si era mai considerata. Scese poi
giù nel
negozio per accertarsi di passare inosservata. Oramai era abituata a
ciò
quindi, afferrato un cappello di paglia bianco e una borsa beige da uno spoglio manichino
all’entrata, uscì
frettolosamente dal negozio. Passeggiava
serena assaporando ogni secondo di quei momenti di libertà
che aveva avuto il
coraggio di prendersi nonostante la padrona Fanny non fosse totalmente
d’accordo. Era per questo che cercava di fare il tutto nella
massima
discrezione. Per fortuna le sue due sorelle, Lettie e Martha, potevano
coprire
i suoi turni fino all’ora di pranzo, almeno 4 giorni la
settimana, visto che
poi la prima doveva andare ad aiutare alla pasticceria Cesari, e la
seconda si
recava presso la signora Fairfax per apprendere arti magiche.
Osservava,
giocherellando con il manico della borsa, le numerose vetrine che si
trovava
davanti. Dal panificio usciva un profumo che rendeva l’aria
quasi commestibile,
e dai tetti pendevano gocce d’acqua lasciate dalle ultime
piogge autunnali.
Arrivò poi finalmente in un piccolo parco. Lo aveva
soprannominato “il suo
posto”. Ogni giorno questo era lì ad aspettarla e
non cambiava mai. Era una
piccola proprietà della signora che abitava nel palazzo a
fianco, la quale
oramai non metteva mai il naso fuori casa poiché era troppo
vecchia, e aveva
lasciato libera entrata al suo giardino affinché tutti
potessero godere delle
sue meraviglie, a condizione che l’ambiente fosse amabilmente
rispettato. Si
sedette sulla sua solita panchina scolorita, ma ben presto si accorse
di non
essere sola. Esattamente dall’altra parte del parco
un’ombra sdraiata su
un’altra panca osservava ogni suo minimo movimento. Sophie
trasalì, ma poi
decise di evitare lo sguardo dello sconosciuto che, nel frattempo, non
smetteva
di studiarla. Leggermente infastidita dalla presenza
dell’altro, estrasse un libro
senza titolo dalla borsa e si coprì il volto con la visiera
del cappello.
Cercava di leggere, ma non poteva fare altro che pensare a quanto
potesse
essere fastidiosa quell’ombra che la fissava. Amava starsene
da sola lì e quel
giorno, che tanto aveva amato nella prima mattina, adesso stava
prendendo una
brutta piega a causa di quell’individuo. Quando
alzò lo sguardo per catturare
qualche raggio di sole si accorse che lo sconosciuto era piegato sulle
punte
dei piedi di fronte a lei a guardarla. Sophie arrossì
violentemente ed
indietreggiò con la schiena, portandosi il libro al petto.
-Dove ti ho già
vista?
Disse il giovane. Aveva
dei profondi occhi azzurri e dei
capelli biondi e lunghi fino alle spalle che ricadevano leggeri sul suo
mantello.
-Non…. Non so
signore. Lavoro alla cappelleria giù in fondo, seconda
svolta a destra da qui.
Forse mi avete già vista lì.
-E’ possibile,
ma non ne sono del tutto sicuro.
Sophie rimase immobile a
scrutare ogni minimo particolare
del ragazzo che sicuramente non aveva più di
vent’anni. Portava una strana
maglia di vari colori, molto chiari ma non accecanti, e le maniche
pendevano
pesanti fino a sfiorare il pavimento. Ritornò, poi, subito a
pensare che in
effetti un perfetto sconosciuto era a 3 centimetri dal suo viso.
-Mi scusi signore ma
dovrei proprio andare
-Ha ragione.
Chissà quanto tempo le avrò preso. Ma
è sicura
di volersene andare? E’ qui da pochi minuti.
-Sì,
sì mi scusi…mi è venuto in mente che
devo sbrigare
alcune faccende nel negozio prima di attaccare con il mio turno.
-Ho capito. Le dispiace se
la accompagno? Non vorrei che
corresse qualche pericolo nel
percorrere il tragitto.
Lui le sorrise scoprendo
una fila di denti bianchissimi,
quasi splendenti, che, insieme all’indecente proposta appena
udita, la fecero
impietrire. Anche perché aveva specificato poco prima che il
negozio si trovava
a qualche metro di distanza.
-Grazie,
ma non
importa. E’ veramente breve la camminata credo di poter
sopravvivere,
nonostante sia un po’ impacciata
-Su! Mica mordo! Le
prometto che non le accadrà nulla .
-Veramente, posso andare
da sola. Piacere di avervi
conosciuto.
-Il piacere è
stato mio
-Ma guarda che bel
topolino!
Disse il più
vecchio.
-Eh già!
Proprio una bella signorina - aggiunse l’altro.
-Scusatemi
vorrei
solamente tornarmene a casa
-Dai, due minuti!
-Visto che era meglio se
ti facevi accompagnare? Ho il
permesso di proseguire il cammino con te allora?- le chiese divertito.
-Signore? Cavolo, ma ti
sembro così vecchio?!
-Howl. Mi chiamo Howl. Il
piacere è stato tutto mio e….spero
di rincontrarti presto, Sophie
-Cosa?
Sei….Ehi! Aspetta! Come fai a sapere il mio….
Ma non fece in tempo a
pronunciare quelle parole che il
giovane era già scomparso. Il fatto di aver incontrato il
tanto famigerato Mago
di cui si parlava la rendeva felice, ma allo stesso tempo terrorizzata:
era
stata molto fortunata a non essere caduta in un suo sortilegio. Chiuse
la porta
e, quando entrò, le sorelle gli si gettarono contro.
-Tesoro, sei rientrata
così presto! Ma chi era quel tipo che
ti accompagnava?
-Nessuno. Solo un ragazzo
che ho incontrato al parco
-Wow, Sophie si
è fatta un ammiratore!- disse Lettie con
fare divertito.
-Sì, come no!-
ribatté Sophie.
Se non era stata
catturata, era per un semplice motivo: al
Mago lei non interessava minimamente.
*
Appoggiò borsa
e cappello e si mise pensierosa dietro il
bancone. Intorno alle 3 e mezza le sorelle si dileguarono e Sophie
rimase da
sola nel negozio fino alle 7 e mezza. Quel pomeriggio il negozio era
più
affollato del solito. Intorno alle 8 poi se ne ritornò in
camera sua, quando
udì la porta venire aperta. Scese frettolosamente le scale
mentre lottava con i
suoi pensieri che già le avevano suggerito che colui che era
entrato poteva
essere Howl. Ma quando scese l’ultimo gradino, si
trovò davanti la signora
Fanny.
-Tesoro il negozio
è un vero porcile! C’è stata gente oggi?
-Non troppa, mamma. Solo
che, sai, rimanendo da sola,
mettere in ordine è più difficile che mai.
Ebbene sì.
Fanny era sua madre. Ma non proprio madre. Il
padre di Sophie aveva perso la moglie, nonché vera mamma di
Sophie, qualche
anno dopo la nascita di Lettie, l’ultima delle sorelle, e
così un paio di anni
dopo si era risposato con Fanny, gentile signorotta dell’alta
borghesia ma che,
diciamocelo, era anche abbastanza autoritaria sulle ragazze da quando
oramai
anche il padre le aveva lasciate.
- Su! Domani è
domenica e siamo chiusi! Ti rilasserai un
po’, ok? Invece dimmi: ti piace questo?- disse sventolandole
davanti al naso un
nuovo mantello celeste.
-Non hai idea di cosa ho
dovuto fare per….Sophie? Mi stai
ascoltando?- le rivolse la domanda con espressione tanto interrogativa
quanto
stranita, ma Sophie era rimasta, avvolta nei suoi pensieri, a fissare
il
parquet. Si rese poi conto che la signora Fanny le aveva rivolto una
qualche
domanda, e si rimise sull’attenti goffamente.
-Sì,
sì mi scusi; sono solo molto stanca...ehm, sì
è
bellissimo questo mantello. Un tessuto ottimo!-aggiunse una volta
sfiorato il
tessuto.
-Bene, adesso la saluto.
E’ meglio che io vada a letto.
Buonanotte.
-Anche a te Sophie,
grazie…Ah! Domani mattina non è che
potresti andare a fare la spesa?
Nonostante Sophie odiasse particolarmente essere attorniata da troppa gente, accettò. Risalì pesantemente le scale e si trascinò sotto le coperte, una volta sciolta la lunga treccia e lasciati cadere sulle spalle i lunghi capelli castani.
Svegliatasi intorno alle 7
e 40, Sophie scattò in piedi. Si
lavò frettolosamente e poi scese nel negozio. Amava vederlo
vuoto. Era così
accogliente senza nessuno. E per una volta nella giornata lo si poteva
osservare al silenzio. In quegli ultimi tempi le donne compravano forse
più
cappelli che roba da mangiare. A quanto pareva, quasi tutte le giovani
dovevano
accasarsi prima di poter incontrare il famigerato Howl, e
così, pur di non
comprare i vestiti che costavano una vera fortuna, tutte quante
compravano
cappelli. E, ovviamente, questo era favorevole per la signora Fanny per
quanto
riguardava gli incassi, ma al tempo stesso devastante per Sophie che
doveva
inventarsi di continuo cappelli nuovi.
Mise il naso fuori casa intorno alle 8 e mezza adagiandosi
sulla schiena
una mantellina bianca di lana, dopo aver prima lavato il pavimento del
locale
(cosa che poteva fare solo la domenica).
In strada non
c’era quasi nessuno e i negozi erano ancora
tutti chiusi. Con ciò si accorse una volta per tutte che
aveva fatto tutto
troppo presto. Si diresse allora verso il giardino sperando di poter
fare
chissà quale incontro. Ma quel giorno era come lei lo
desiderava, o più o meno
come lo aveva desiderato fino a qualche tempo prima. Era completamente
deserto
e, in effetti, a quell’ora del mattino era a dir poco
comprensibile. Si sedette
sulla sua panchina e, in men che non si dica, si lasciò
andare in un breve
pisolino. Quando riaprì gli occhi, però, era
ormai tarda mattinata. Guardò
preoccupata l’orologio che segnava le 11. Corse per i vari
negozi ma purtroppo
era quasi tutto finito. Una volta rientrata trovò Fanny
appoggiata al bancone
ancora in vestaglia.
-Ma dove sei stata!? Mi
hai fatto preoccupare! Di solito per
le 10 massimo sei già qui. Il nostro paesino è
piccolo, eh!? Allora che cosa ti
è successo? Io già che pensavo a quel mascalzone
del Mago How!
-Mi scusi!
Ho…ho perso la cognizione del tempo. Mi dispiace
di averla fatta preoccupare…e, comunque, scusi se preciso,
non credo che il
Mago sia così crudele come dicono. E se fossero soltanto
leggende? Dopotutto
molte delle ragazze che si credeva fossero scomparse erano solamente
fuggite da
qui, e non posso non essere d’accordo con loro.- disse
scrollandosi la
mantellina dalle spalle e appoggiandola sul bancone.
-Sarà…-
aggiunse Fanny.
La domenica per il resto
passò abbastanza velocemente.
Lettie e Martha erano ancora a letto intorno alle 13, ma oramai era
diventata
un’abitudine per loro. Il lunedì, invece,
cominciò piuttosto male. Una pesante
pioggia invase Market Chipping, e così nessuno aveva osato
mettere piede
all’aperto. Sophie era di sopra quando si sentì
chiamare.
-S..Sophie?! Una visita
per te!
Scese le scale, noncurante
del suo aspetto, quando trovò
appoggiato al bancone Howl.
-Buongiorno Sophie-disse
sorridendo e portandosi i capelli
dietro l’orecchio.
-Dormito bene?
-S….sì…Buongiorno
- Questa gentile signora
mi ha detto di essere tua madre.
Non mi avevi detto che lavoravi con lei.
-Veramente non abbiamo
proprio parlato io e te-bisbigliò
imbarazzata Sophie.
-Ti va di andare a fare
una passeggiata? Non credo tu sia di
turno ora e …Fanny, le dispiace se la rubo per qualche
oretta?
-No, si figuri-gli disse
Fanny, completamente catturata dal
suo sguardo.
-No. Mi scusi. Non posso
proprio uscire
Quello la voleva
“rubare”? Ma non esisteva! Solo lei in quel
momento tra le due donne poteva comprendere il vero significato di
“rubare”,
anche se si sentiva parzialmente onorata di aver comunque attirato la
sua
attenzione.
-Ma dai! E’
possibile che la devo sempre pregare?
-Sì Sophie;
Vai! Cosa aspetti? Non vorrai farlo attendere,
un così bel ragazzo.
Così, quasi non
fosse consapevole di cosa stesse per fare,
salì in camera sua, e si cambiò velocemente per
essere quanto meno guardabile.
Si infilò un vestitino azzurro che non sembrasse
né elegante né sciatto ed un
piccolo cappello bianco. Quando riscese, Fanny era intenta a civettare
con il
Mago e questo confermò a Sophie che le aveva tenuto nascosta
la sua identità.
-Come siete carina.-disse
il Mago.
-Possiamo andare?
-Sì. Ma solo
per 1 ora. Se non se lo ricorda, signora, io
devo attaccare alle 11 il lunedì.
-E va bene. Arrivederci
signor…?
-Pendragon, mi chiami pure
Pendragon-
-Arrivederci
Quando uscirono dal
negozio, Howl prese sotto braccio
Sophie.
-Hai tenuto nascosto a
tutti oltre che alle tue sorelle la
nostra uscita di ieri?
-Come fai a sa...ok,
oramai non mi stupisco più di niente.
E comunque non ne ho parlato con loro. Mi hai riaccompagnata e ti hanno
visto,
tutto qua
Imbarazzata si stringeva
nelle spalle per cercare di rendere
meno evidenti i brividi che la percorrevano.
-Cos’hai? Hai
freddo?
-No. No
grazie…faccio sempre così-mentì.
-Sai, non tutto quello che
si dice sul mio conto è vero.
Sophiè rimase
impietrita dall’ultima affermazione. Aveva
capito che tremava di paura. In effetti, cosa credeva? Di poter far
passare i
suoi pensieri inosservati da un Mago? O quanto meno di raggirarlo con
simili
idiozie?
-Allora, parlami un
po’ di te. Da quanto vivi qui? Fanny è
tua madre veramente? Dai raccontami un po’.
-Fai sempre
così con le tue future vittime?-si lasciò
scappare Sophie che si portò velocemente una mano alla bocca.
-Te lo ho gia detto. La
gente crede solo a quello che vuole
credere. Non ti facevo come tutti gli altri.
Rimasero in silenzio per
un po’ con il solo suono dei tacchi
degli stivali di Howl come rumore di sottofondo.
-Mi dispiace-aggiunse dopo
una decina di minuti di silenzio
imbarazzante.
-Ecco, brava.- disse
divertito il Mago.
-Allora vuoi parlarmi di
te, o vuoi che ti riporti a casa?
Suonò quasi
come una minaccia, ma Sophie si trovò costretta
ad accettare il fatto che dopotutto non gli dispiaceva stare in sua
compagnia.
Gli raccontò alcuni piccoli frammenti della sua vita per non essere troppo accomodante e stranamente Howl sembrava seriamente preso dai suoi racconti, cosa che non aveva assolutamente previsto.
-Tu invece? Se dici che
quello che dicono è falso …
-Non dico che è
falso. Dico che di tutta la storiella solo…
alcune parti sono reali.
-Aspetta, quindi cosa
sarebbe ver---
-Credo che tu ora debba
andare. Mi ha fatto un immenso
piacere rivederti e spero sia stato altrettanto per te. Ti prometto che
tornerò
presto a trovarti. Ho il premesso di farlo?
-Certo.- disse
meravigliandosi della sua risposta.
-Allora a presto.
Fece un altro dei suoi
soliti inchini che con un sorriso
quasi mozzafiato e si congedò. Sophie rimase di sasso ad
osservarlo mentre si
allontanava.
Aprì lentamente
la porta del negozio ed entrò. Fanny le si
gettò contro.
-Allora!? Ma è
già andato via?- chiese mentre controllava
fuori dalle finestre.
-Si è andato
via.- rispose a mezza bocca per trattenere un
sorrisino.
-Allora dimmi: ti sei
divertita?
-Si, siamo stati bene.
Fanny, però, questo non vuol dire che
ci frequentiamo. Figuriamoci se uno così si fissa con una
…come me.
-Fai sempre
così, non ti sopporto più mia cara! E ammetti
che sei felice e basta! Tra l’altro arriva proprio a
pennello: con un ragazzo
così, il famigerato Howl non si avvicinerebbe mai a te!- le
disse facendogli
l’occhiolino. Sophie cercò di trattenere una
risata.
-Eh già. Dovrei
proprio sentirmi tranquilla.-aggiunse tra
una risata e l’altra.
-Non so cosa ci trovi da
ridere, ma…tanto meglio!
-Senta, io mi vado a fare
una bella doccia, poi comincio a
lavorare, va bene?
-Ok, ah! Aspetta, siediti
un attimo, cara; devo dirti una
cosa
-Sì, certo.
Si sedettero ad un
tavolino al lato della cappelliera più
grande.
-Dunque, io Martha e
Lettie volevamo partire questo
pomeriggio.
-P..partire?
-Già. Mentre
eri via questa mattina ci è stata recapitata
una lettera. La zia Maggie sta male.
Con aria interrogativa
Sophie scosse il capo.
-Immaginavo non la
conoscessi. Beh, è una mia vecchia zia
che oramai vive tutta sola a un paio di chilometri da qui. Oramai, a
quanto ho
potuto capire, è terminale.
-Mi dispiace- disse con
fare rammaricato.
-Grazie. Comunque, avevo
pensato che, le tue sorelle sono
entrambe single e molto giovani. Lasciarle qui da sole non è
il caso. Mi sarei
volentieri portata te. Ma mi porterò loro due. Martha si
occuperà della casa,
Lettie dell’orticello, e io …beh…di lei.
-Capisco
-Poi tu adesso hai questo
bel giovane a proteggerti e sei
molto più responsabile delle tue sorelle, lo sai. Quindi
avevo pensato di
lasciarti il negozio e partire con loro. Ovviamente, poi, se gestirlo
ti crea
troppo problemi, non preoccuparti, puoi anche chiuderlo. Che ne pensi?
-Va bene.
La zia non la conosceva e
liberarsi un po’ della sua
matrigna e delle sue sorelle più piccole, anche se le amava;
le sembrava
quantomeno rilassante.
-Allora le vado ad
avvertire e cominciamo a preparare i
bagagli. Grazie tesoro, ci sei di grande aiuto. Vai pure a farti la
doccia se
vuoi
Non le piaceva pensare
male della gente, ma in pochi casi la
sua matrigna era stata così gentile con lei.
-Ok
Salì in camera
sua e si fece una lunga e rilassante doccia.
Mentre l’acqua picchiettava sulla sua pelle cercava di
concentrarsi sul da
farsi, ma purtroppo gli occhi di Howl prendevano sempre il sopravvento
nei suoi
pensieri. La preoccupava un po’ rimanere da sola con quel
Mago intorno ma tanto,
decisa che la sua vita non avrebbe mai avuto un pizzico di avventura,
adesso
che poteva averne perché rinunciarci?
Si asciugò
frettolosamente i capelli lasciando alcune
ciocche ancora umide. Raccolse i capelli nella solita treccia lunga e
si infilò
un vestitino da casa e il solito grembiule bianco. Intanto per il resto
dell’abitazione si sentivano vari rumori. Lettie e Martha, 15
e 16 anni , erano
dei veri terremoti. Quando Sophie mise il naso fuori dalla stanza una
piacevole
brezza percorse il suo viso ancora accaldato dal vapore.
-Volete una mano nel fare
i bagagli?-urlò
-No grazie sorellona, io e
Lettie credo che useremo la
stessa valigia tanto siamo uguali-gridò di rimando Martha.
-Non esiste proprio! Io
non te li presto i miei
vestiti!-replicò Lettie. Ridendo poi Sophie le raggiunse
nella loro stanza.
-Su, non fate troppo
baccano.
-Senti miss ho un ragazzo
fico io non ti voglio più vedere!
-Che ho fatto
adesso!?-piagnucolò Sophie
-Quel tipo che ti ha preso
oggi era proprio n gran fico! E
io non riesco a trovare un 15enne decente!
-I 15enni non sono mai
neanche lontanamente carini, sono in
fase di crescita! Comunque sbrigatevi così prima levate le
tende, prima
pulisco.
-E prima te ne vai con il
tuo principino!
-Piantala!
Cominciarono a
scaraventarsi i cuscini del letto di Martha
che infuriata le seguiva per tutta la stanza. Una vola finiti i bagagli
poi si
abbracciarono più volte e si salutarono definitivamente.
Sophie rimase sola nel
negozio a contemplarlo.
Erano le 3 e mezza, le
rimaneva ancora un’ora per rilassarsi
prima di attaccare a lavorare.
Si mise a rassettare
merletti e nastrini e a posizionarli
impeccabilmente in ordine nei cassetti dietro il bancone da lavoro nel
retrobottega. Ad un tratto udì il campanellino della porta.
-Siamo
chiusi!-urlò dal retro.
-Ah! Va bene
allora…
Riconobbe quella voce e
corse nel negozio.
-Howl!
-No, no me ne sto andando
mi dispiace-disse ironicamente
portandosi alla porta
-Fermo! Dai!
Il mago rimase immobile a
guardarla
-Sola?
-Eh già. Sono
dovute partire in fretta per una vecchia zia
-Oh, mi dispiace
-E di cosa? Non lo sapevi!
-Ti va di venire a fare un
giro con me?
-Certo ma ho solo una
40ina di minuti
-Beh almeno stiamo un
po’ insieme.
Il cuore di Sophie
sussultò. Perché era felice!? Lui faceva
così con tutte le ragazze probabilmente, lei non era
assolutamente diversa
dalle altre.
-Aspetta un secondo che
arrivo mi cambio velocemente
-Per me sei bella anche
così
Sophie rimase immobile e
arrossì violentemente mentre il
Mago piano piano le se avvicinava.
-Andiamo?
-EH?....cioè
S..sì- sorrise imbarazzata. Prese la
borsa, chiuse il
negozio a chiave e Howl
la prese sotto braccio.
*
-Allora…visto
che bella giornata oggi?
-Bellissima, adoro le
giornate così. Howl posso farti una
domanda?
-Sei consapevole che
potrei mentirti o semplicemente non
risponderti?
-Sì
Sorrise divertito
-Dimmi pure
-Mi mangerai il cuore?
-Cosa?! Accidenti ma come
faccio a dirti che non devi
credere a tutto quello che dicono di me?
-Ma tu dici solo una
parte! Qual è quella vera?
Continuò a
camminare senza rispondere, come lei aveva
immaginato che avrebbe fatto.
-Posso porti
un’altra domanda?
-Dipende. Se è
come quella di prima, ti consiglio di
evitare, potrei perdere le staffe
-Ok.
Rimase in silenzio
-Dai cosa vuoi sapere?
-Dove
vivi?
-
Ovunque mi capita
-Cioè traslochi
spesso?
- Non proprio. Il mio
castello si muove.
- Ah.
-Sconvolta?
-No. Mi ci sto abituando a
tutta questa storia della magia
- Bene. Cosa ti piace di
questo posto?-detto questo, si
fermarono.
-Di Market Chipping?
-No. Di questo- con
il dito indicò il giardino dove si erano incontrati.
-E’ rilassante.
Ci sono fiori bellissimi e…non so il fatto
che la proprietaria lo lasciasse libero a tutti e nessuno ci
andasse… lo
consideravo uno spreco -
-
Capito
-
E tu come mai
eri lì?
-
Ti aspettavo-
-C…cosa?
-Ti
aspettavo.
Sei arrivata anche in ritardo direi.
Stranita
lo fissava
mentre lui non cessava di guardare il giardino.
-Su,
entriamo.-
aprirono il piccolo cancelletto.
-Hai
ragione è
proprio bello.
-Già…-
disse
Sophie inspirando il profumo dei fiori.
-Hai
portato il
tuo libro?
-Quello
che
leggevo quan…
-Sì
quello.
-
S…sì…è sempre
nella borsa, non lo tolgo mai.
-Vieni,
sediamoci.
Si sedettero sulla
panchina “di Sophie” mentre lui la teneva
stretta a sé.
-Dunque,
di cosa
parla?
-
Bhè…non lo
conosci “Piccole Donne”?
-
No.
-
Ok. Va bene
…allora sono quattro sorelle e le loro avventure.
-Interessante-disse
in maniera sarcastica
-Tu
leggi?
-Mai
-Ah
ecco allora non
parlare-gli fece la linguaccia
-Non
ne ho tempo. Se
leggo, leggo solo libri istruttivi
-Come
ti va! Sono i
più noiosi!
-Esatto.
Tranquilla,
leggi pure.
Cominciò a
leggere la pagina duecentotrentacinque, sulla
quale oramai era ferma da parecchi giorni. Ogni volta che cercava di
andare
avanti con la lettura, trovava sempre un motivo per smettere o comunque
qualcosa da fare che in qualche modo la distogliesse dal continuare.
Grattava
delicatamente con l’indice l’angolo destro del
libro, mentre percorreva con lo
sguardo quelle frasi davanti a sé come se stesse leggendo un
manoscritto greco,
facendole scorrere senza intonazione e …senza carpirne il
senso. Howl aveva
chiuso gli occhi e aveva lasciato dolcemente cadere
all’indietro la testa,
facendo scivolare la sua salda presa su Sophie, dal suo collo fino alla spalla sinistra. Un
piccolo brivido la
percorse e, cercando di mascherare l’effetto suscitato da
quel gesto, continuò
imperterrita a tenere il volto rivolto verso il libro. Poi
d’un tratto si
arrestò. Si soffermò ad osservare ogni piccolo
centimetro di quella pelle
perfetta che costituiva il viso del Mago. Piegò lievemente
la testa quando Howl
aprì lentamente gli occhi che prima scrutavano
il cielo verso il quale erano rivolti, e che poi si
fermarono sullo
sguardo della fanciulla, la quale era diventata di una gradazione un
po’ più
scura del color porpora.
-Scusami Howl non volev--
Prima che potesse finire
quella frase, il Mago pose le sue
labbra su quelle di Sophie. Un bacio lento, dolce. La ragazza
sgranò gli occhi,
rimanendo a guardare i capelli biondi del ragazzo che erano
vorticosamente
scompigliati dal vento. Il giovane portò l’altra
mano all’altezza del fianco
della ragazza per poterla stringere di più a sé,
quando improvvisamente la
ragazza si tirò in dietro.
-Scusami-le disse.
-…Ma…
non ho saputo trattenermi…
Sophie continuava a
scrutare i suoi occhi con un viso
stranito, anche se un piccolo sorriso appena accennato era apparso al
lato
destro della sua bocca.
-Forse …forse
è meglio che torni al negozio.- sussurrò con
appena un filo di voce.
-Ok..- replicò
infine il Mago, riportando il braccio sotto
il mantello. Si alzarono, ma questa volta Howl la lasciò
camminare da sola.
Mentre percorrevano il tragitto, il cuore della ragazza aveva preso a
battere
come solo rare volte nella sua vita era successo. Temeva che palpitasse
così
forte che forse anche il suo accompagnatore se ne sarebbe accorto.
Arrivarono
poi davanti alla porta; ecco il momento che aveva temuto.
-Allora…spero…beh
per prima…spero di non essere stato
troppo…spontaneo?
-No, no
…anzi…
-Bhè allora
credo sia ora che vada. Buona giornata, Sophie.
-Anche a te, Howl.
Il Mago si girò
su se stesso. Ma, proprio quando stava per
cominciare ad incamminarsi, Sophie lo afferrò per il
mantello e portò il suo
viso a qualche centimetro di distanza dall’altro. Poi, senza
ripensarci due
volte, prese coraggio e lo baciò. Le mani di Howl la
afferrarono per i fianchi,
questa volta più saldamente per evitare che si
riallontanasse, mentre quelle di
Sophie avevano circondato il suo collo. Erano lì,
l’uno aggrappato all’altra
senza la minima voglia di lasciarsi. Ad un tratto lei ritrasse il viso.
Le
labbra del mago si aprirono in un sorriso mozzafiato e
sfregò il suo naso
contro quello di Sophie, continuando a tenerla stretta a sé.
-Mi manderai ai matti tu-
le sussurrò. Lei sorrise,
dopodiché lo lasciò definitivamente andare.
-A domani.
-Stasera non puoi
passare?- aggiunse lei, con un sorriso
sfacciato.
-Mi dispiace,
ma…ho delle faccende da sbrigare.
-Ok- piagnucolò.
Lui allora le fece un
cenno con la mano e le accarezzò il
braccio.
-A domani, piccola.
Lo vide allontanarsi e rientrò nel negozio. Sorridendo lasciò cadere a terra la borsa, girò il cartello all’interno che segnava “aperto” e si posizionò dietro il bancone. Ad un tratto un strana signora entrò.
*
Ok ragazze/i! Il primo capitolo si conclude qui :) spero vi sia piaciuto e se siete arrivati fin qui forse è così *-* Grazie mille in ogni caso! Un bacio, al prossimo chap!