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Autore: AyrinL    09/05/2012    3 recensioni
Perché quel che di bello c’è nella vita è sempre un segreto, ed è li che si nasconde la felicità. L’ho scoperto solo adesso, e ne sto pagando le conseguenze. A caro prezzo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sebastian Smythe
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Odio questa città. Odio la gente che popola questo stupido paese dell’Ohio.
Il ballo scolastico… che cosa da provinciali. Voglio evadere il prima possibile da qui, voglio godermi la vita dove la gente non ha paura di me e del mio cinismo insopportabile. Odio me stesso.
È tempo di abiti, musica, punch corretto con la vodka.
Eppure sono qui da solo,a gironzolare per le strade di Lima, il vento primaverile che mi sforza la pelle leggermente barbuta a causa della mia più totale pigrizia. Continuo a dire a tutti che il ballo scolastico non è cosa da Sebastian Smythe.
La verità però è un’altra: sono solo. Forse come non lo sono mai stato in vita mia.
Vedo ragazzi e ragazze sorridenti dirigersi verso il proprio liceo con aria sognante, vestiti di glitter e sorrisi.
Mi chiedo perché la vita o chissà quale divinità celeste mi abbia dato questo carattere che allontana le persone. Sono un repellente per il genere umano. E pensare che fino a qualche tempo andavo fiero di me stesso, del mio essere puntiglioso e aggressivo, del mio saper uscire indenne da ogni situazione, senza essere ferito o umiliato.
Pensavo che mostrarmi più forte avrebbe attratto le persone a me, sotto la mia effimera scia luminosa. E invece ha irrimediabilmente allontanato tutti.
Fino a qualche mese fa mi crogiolavo nella mia solitudine, credendomi superiore e invincibile: che stupido che sei, Sebastian.
Perché qualcosa è cambiato, qualcosa dentro me si è irreparabilmente spezzato. Perché è così che ti frega la vita: ti semina dentro un’immagine, un porto sicuro, un’emozione troppo grande da confonderti, da accecarti, da spezzarti dentro. E tu fuggi, fuggi da questo intruso, da questo alieno che si impossessa di te credendolo un nemico… e quando ti accorgi che non è così, è troppo tardi. Sei esule da quell’isola pacifica in cui tutto sembra più bello.
E quell’immagine, per me, son stati quei due occhi verdi.
Quegli occhi verdi scintillanti, non ne avevo mai visto così prima di allora.
Quegli occhi verdi che prima mi scrutavano con curiosità, poi con ingenuità, poi con disprezzo.
E quando lui, Blaine, mi guardò come se fossi qualcosa di assolutamente meschino, uno scherzo della natura, qualcosa dentro me s’era spezzato.
Quando quel giorno al Lima Bean lo vidi accanto al suo ragazzo, con lo sguardo colmo di rabbia per avergli fatto del male, ho sentito il mio cuore spezzarsi, ho sentito il rumore dei pezzi di vetro della mia anima che si infrangevano.
Dentro me sono ancora troppo fragile, sento ancora il mio corpo vacillare sotto un peso enorme, sotto un senso di colpa che mi opprime per non essere corso da lui fin dal primo momento.
Per non averlo guardato negli occhi.
Per non aver preso il suo viso tra le mie mani ed essermi avvicinato cauto alle sue labbra, senza la mia solita prepotenza, ma con dolcezza, quella dolcezza che lui semina da sempre dentro sé.
Per non avergli detto che lo amavo.
Amo ancora Blaine, ma tutto è andato perso. Per colpa mia? Per colpa del destino? Quel destino che brucia, lasciando filamenti sparsi qua e là, che ardono nella notte del ricordo? Fuochi solitari che risplendono dentro te, ma di una luce fioca, il buio è troppo pesto e sei ancora confuso, confuso…dannatamente confuso.
Non so come tutto questo sia potuto accadere, ma è accaduto. E adesso sono qui, da solo, mentre un ragazzo accanto a me abbraccia la propria fidanzata, e penso sarebbe bellissimo se al loro posto ci fossimo noi.
Quel noi che non ci è mai stato e mai ci sarà.
A questo pensiero mi sembra incredibile come una lacrima s’arrampica dentro me, fino ad arrivare sull’orlo del precipizio, annebbiando le mie iridi spente, fino a quando quella goccia di troppo vince e comincia a scivolare lungo i bordi della mia guancia, seguita da un’altra, e un’altra ancora, mentre io non posso far altro che ricacciarle, asciugarle, mentre mi crolla addosso la mia minuta disfatta.
Quando ti viene quella voglia di piangere pazzesca, che non riesci a fermarti, non riesci a placare i singhiozzi e resti nel silenzio di quelle stupide lacrime, non c’è verso di spiccicare parola.
Semplicemente, me ne sto qui, ad osservare la mia vita da lontano, come fossi uno spettatore di una tragedia shakespeariana, come fossi il narratore onnisciente di una fiaba dai tristi colori. E ho capito troppo tardi, a mie spese, la morale di questa inutile fiaba: ogni chance è persa, ogni desiderio deve essere assecondato, devi provare e riprovare ad ascoltare il cuore. Perché i desideri sono la cosa più importante che abbiamo, i sogni, le aspirazioni, anche le illusioni. Vale la pena di correre dalla persona che ami, vale la pena di risultare ridicola, vale la pena di prendersi uno schiaffo, un insulto, vale la pena commettere una sciocchezza senza vivere di rimorsi.
Quei rimorsi che mi corrodono l’anima.
Cammino, cammino ancora, mentre il sole tramonta lanciando scie d’arancio nel cielo azzurro di maggio.
Passo accanto al Lima Bean, forse un caffè mi farebbe bene. Forse.
Entro distrattamente, richiudendomi la porta alle spalle con un rumore secco e dirigendomi subito alla cassa.
Un cappuccino caldo per riscaldarmi e placare il pianto improvviso. È incredibile come stia facendo tutto questo quasi per inerzia, quando qualche mese ci venivo solo ed esclusivamente per Blaine. Anche se lui veniva qui sempre e solo con Kurt. Ma mi faceva star bene il pensiero di vederlo, anche solo per qualche minuto, anche se solo da lontano.
Ogni volta che m’avvicinavo a lui rindossavo quella stupida maschera da uomo sfacciato, sentendomi grande e credendo che tutta quella sicurezza potesse attirare Blaine a me in qualche modo. Fallendo, inesorabilmente. Allontanandolo.
E adesso sono qui, e ogni spazio di questa caffetteria mi ricorda i vari momenti in cui mi nascondevo dietro le persone per osservarlo, per ammirarlo. Per poter sognare di essere lì con lui, a parlare, a prendere un caffè insieme, ad allontanarci poi insieme mano nella mano a vivere le nostre vite.
E adesso sono qui a bere un cappuccino che non sa di niente, quando invece le farfalle allo stomaco lo rendevano una delizia. Sono qui a respirare l’aria che tu stesso hai respirato, le luci che tu stesso hai guardato. E scende la sera, perché quella arriva inesorabile, a spegnere un giorno come tanti altri, senza che tu abbia fatto molto per cambiare qualcosa.
No, sempre uguale.
Questa è la mia vita, ognuno ha il mondo che si merita.
E girando lentamente il volto dalla finestra, ti vedo: col tuo bellissimo vestito nero, elegante e impeccabile, mano nella mano con Kurt. Un senso di dolore mi attanaglia lo stomaco, mi si stringe il cuore se penso a ciò che ho perso. Non ho lottato, potevo vincere. Potevo farti innamorare di me. Potevo mostrarti ciò che di bello ho da offrire, quel bello che adesso sta morendo di solitudine.
Perché quel che di bello c’è nella vita è sempre un segreto,  ed è li che si nasconde la felicità. L’ho scoperto solo adesso, e ne sto pagando le conseguenze. A caro prezzo.




Dedico questa OS alla grandissima Medea (': 
   
 
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