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Autore: Bref    09/05/2012    0 recensioni
Erano passati sei anni da quando le loro strade si erano divise, entrambi avevano trovato il loro modo per dimenticare, si erano costruiti la loro vita illudendosi di essere felici.. ma tutto non può procedere esattamente come ci si è immaginati, quando ci sono in ballo i sentimenti.
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Future Klaine!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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saaaalve gente! =D Io sono Naomi, e questa è la mia prima fan fiction che pubblico. Avrete capito che è una Klaine ambientata in un ipotetico futuro, ma ci saranno anche molti altri personaggi (uno in particolare) che penso odierete e spero anche che imparerete ad amare (come li amo io) man mano che andrò avanti con i capitoli. Spero davvero che vi piaccia, e mi raccomando, non esitate a recensire se avete un po' di tempo! Accetto ogni critica come un consiglio =) Spero davvero che vi piaccia, buona lettura!


E se sentissi che manca qualcosa? - Introduzione -
 
 
 
Erano successe talmente tante cose, e ne erano cambiate altrettante da quella sera di agosto, che nemmeno Kurt riusciva a capacitarsene. Non si capacitava nemmeno del fatto che lui stesso fosse riuscito a cambiare così tanto, sotto tutti i punti di vista. Non si era solo liberato della depressione, e di conseguenza della ossessiva mania di ordine e perfezione che lo aveva accompagnato dopo quella sera, ma era maturato su molti più aspetti di quanti immaginasse. Sei anni non sono pochi, e fortunatamente dopo il primo distruttivo periodo, le cose erano andate sempre migliorando per lui. Erano quasi due anni che non ci pensava più, erano due anni che era riuscito a togliersi forzatamente quel ricordo, quella voce, quel profumo dalla testa. Stava seguendo i suoi sogni, si era costruito la sua vita perfetta con quella razionalità che aveva acquisito negli anni. Si considerava felice. Finalmente, gli era arrivata la meritata felicità che agognava da tanto tempo, dalla sera che gli aveva inaspettatamente sconvolto, o distrutto la vita. Almeno così lui credeva. Aveva imparato bene dai tanti clienti dal sorriso falso che entravano e uscivano dal suo ufficio ogni giorno, tutta quella gente ricca e terribilmente sola che lui stesso criticava duramente ogni singolo giorno. Si vedeva da un chilometro quanto quella faccia rugosa e contenta fosse solamente un illusione. Ma non si rendeva minimamente conto di quanto la sua, di vita, fosse terribilmente vuota e costruita. La felicità non te la servono su un piatto d'argento, se non lotti per ottenerla.
 
Su un piatto d'argento però, in quel momento, il cameriere di quello spendido ristorante di lusso gli porse l'insalata che aveva ordinato poco prima, farfugliando qualche parola che lui ignorò palesemente, troppo invaso nei suoi pensieri. Quell'anello.. Non era stato così difficile capire quel che frullava nella testa al suo ragazzo da qualche settimana. Insomma, non che fosse un grande problema, anzi, ma Derek era sempre stato una persona decisamente poco discreta. Mantenere segreti non era mai stato il suo forte.. Insomma, lasciare un anello da minimo 10mila dollari dentro il primo cassetto del suo comodino, non era stata proprio una genialata da parte sua. E poi, anche se non avesse trovato l'anello, tutta l'eccitazione ed i progetti mentali che aveva iniziato a farsi da quando era stato legalizzato il matrimonio gay a new york, facevano intendere che il matrimonio fosse tra i suoi progetti più prossimi. Ma Kurt che ne pensava? Tutto quello a cui era riuscito a pensare, nello stato panico/confusione di quel momento, era all'abbinamento che avrebbero dovuto avere le damigelle con il fazzoletto del suo smoking. "altrimenti andrà tutto in fumo, me lo sento.." pensava tra se e se, asciugandosi rapidamente gli zigomi umidi delle lacrime che avevano iniziato a sgorgargli da qualche istante, senza un preciso motivo. Guardava e distoglieva lo sguardo dalla scatolina stretta tra le sue mani, non riuscendo nemmeno ad arrivare all'idea di quello che sarebbe significato davvero il matrimonio. 
 
"Amore capisco benissimo che sei stanco, anche io non vedo l'ora di tornarmene a casa. Ma questo cliente è davvero tanto pieno di soldi, e questo progetto è uno dei più importanti che ci sia capitato tra le mani nell'ultimo anno. Quindi.. per favore. Smettila di pensare agli unicorni e aiutami a concludere le trattative. Se ti vede così distratto penserà che non prendiamo sul serio il nostro lavoro. Fallo per me, perlomeno."
Ci vollero le sue labbra calde a tre centimetri dall'orecchio, ed il suo solito tono arrogante quando si parlava di lavoro, per distoglierlo dalla nuvoletta di pensieri da cui era stato circondato fino a qualche secondo prima. Dio, odiava il modo in cui si rivolgeva a lui in queste circostanze, ma il cliente..Mr.Harrison, stava tornando dal bagno proprio in quel momento, ed alzare una discussione sarebbe stato inopportuno. Aveva ragione, avrebbe dovuto far più attenzione a tutte le cifre che stavano tirando in ballo, ma persino lo strano colore che avevano i capelli finti e impiantati di quel tipo sembrava essere più interessante di quello. Probabilmente il cliente non sapeva nemmeno della loro relazione, visto il distacco lavoro/vita privata che Derek voleva che tenessero rigorosamente. Ma almeno, qualcuno, dentro quell'azienda, sapeva che lui fosse gay? A giudicare da tutte quelle sgualdrine delle segretarie che gli si trusciavano ogni giorno addosso no. Menomale che solo lui poteva rivendicare la sua omosessualità ogni sera sotto le lenzuola.
"Non agitarti, ho capito, va bene. Cercherò di stare più sveglio, ma sappi che se fa ancora allusioni al mio abbigliamento io non mi trattengo oltre." Derek sbuffò, passandosi una mano tra i capelli stranamente ingelatinati. Detestava il gel sui capelli, diceva che aveva l'impressione di tenere una lumaca in testa quando se lo metteva.
"Non farne una questione di stato, sappiamo entrambi che certi vestiti potresti risparmiarteli. Almeno in ambiente lavorativo, è normale che poi non passi inosservato. Quello che interessa ora è che tu sia più attento alla discussione. Se lo perdiamo è un problema, per me e per te" gli rispose arrogantemente, prima di riaccogliere con il sorriso più ammaliante che potesse uscirgli, il cliente che era appena tornato dal bagno. Kurt si sistemò sulla sedia, scuotendo la testa "non ci posso credere..." sapeva benissimo di quanto Derek cambiasse davanti un cliente, ma fino al punto di trattarlo in quel modo non lo avrebbe sopportato. Iniziò a mangiare svogliato la sua insalata, mentre cercava di riprendere il filo logico del discorso ormai perso da un bel po', non voleva sollevare ulteriori discussioni. Chi avrebbe sopportato un'altra settimana di litigate? La serata continuò così; noiosi discorsi sui nuovi palazzi che avrebbero dovuto costruire al posto di alcune ditte fallite mesi prima, come al solito soldi, ancora soldi, battute squallide sulle cameriere del ristorante, soldi, e alla fine il pelato che come previsto alzava il bicchiere per l'ennesimo brindisi. "ad un nuovo inizio" disse, questa volta.
 Il problema era che queste serate andavano avanti almeno due/tre volte al mese, e probabilmente Kurt non avrebbe mai trovato il coraggio di dire al suo ragazzo che odiava il suo lavoro. D'altronde aveva lasciato lui la caffetteria, e nessuno l'aveva obbligato ad entrare in società part-time, ma di certo un lavoro part-time in una desolata caffetteria di brooklyn non gli avrebbe permesso di pagare tutti i suoi studi da solo. Si sentiva quasi in dovere di non pesare troppo sui bilanci finanziari di Derek (anche se con tutti i soldi che si ritrovava avrebbe potuto sostenere minimo altre 5 persone in questo modo). Lui gli pagava senza problemi tutte le rette del NYADA ormai da due anni, e dopo tutto l'appoggio che gli aveva offerto nel momento di difficoltà senza chiedere mai niente in cambio, il minimo che poteva fare era questo. Anche se avrebbe volentieri buttato giù a calci ogni singola costruzione di quella stupidissima impresa edile.
 
Nel taxi per tornare a casa non aprirono bocca; lui nervoso ed immerso nei suoi pensieri, e Derek con la mente offuscata dalle 3 bottiglie di vino che si era finito praticamente da solo. Ormai aveva rinunciato a dirgli che avrebbe dovuto regolarsi a bere, soprattutto se non fosse stato con lui. Poi chi lo avrebbe riportato a casa? Ma tanto non gli dava retta. 
Kurt si mise davanti l'armadio, la penombra della camera lasciava a malapena intravedere i movimenti lenti che impiegava nel togliersi lo smoking grigio fumo che aveva indossato durante la serata. Passava una mano sui bordi della camicia di cashmire slacciando i bottoni uno ad uno, quando le mani calde di qualcun'altro lo fecero bloccare in un sospiro. Gli carezzavano avidamente i muscoli del petto, scendendo agli addominali minuziosamente allenati durante tutti quegli quegli anni. Non dovette aspettare molto per sentire anche le sue labbra che si impadronivano della porzione di collo appena sotto al mento. "Derek, amore, hai bevuto, stasera non penso che sia opp..." ahia. Il morso che si sentì arrivare in quell'attimo gli fece fermare il respiro in gola. non sò se fu lo spavento, oppure che quella delicatezza che ci aveva messo aveva un non sò che di terribilmente eccitante, ma gli fece cambiare idea. "ti prego, ti prego Kurt, ti voglio... " implorò ancora Derek, stringendosi ancora di più a lui, e portando la sua mano sempre più in basso, sul bacino di Kurt. I loro corpi aderivano perfettamente, ed era difficile non notare quanto di pantaloni di entrambi sembrassero troppo stretti in quel momento. Kurt si girò di scatto, catturando le labbra del suo ragazzo che riuscì a sospirare solo un vago "ti amo" tra un bacio e l'altro. Lo spinse in un attimo sul letto, strappandogli via i vestiti di dosso senza nemmeno pensarci sù. 
Si ricordò la prima volta con lui. Era così dannatamente diverso da tutto quello che aveva provato prima. Quelle mani così sicure, adulte, tutta quell'esperienza che riponeva nei gesti e che lui non conosceva nemmeno. Era sempre così...diverso. Strano, oserebbe dire. Si era sentito un ragazzino spaventato quando quella prima volta l'avevano fatto su quella spiaggia, e adesso, dopo cinque anni, di fronte a lui si sentiva ancora quel ragazzino, con tutte le sue paure, tutti i suoi dubbi, e tutte le sue emozioni; positive e negative che siano. 
 
 
  
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