Our love is Infinite.
Era ormai passato un mese
da quando
vivevo con gli Infinite, sette bellissimi ragazzi. Sembrava di vivere
in un harem. Un harem fatto non di sentimenti di plastica, ma di
sentimenti veri e propri. Bisognava essere caute a non far cadere
nessuno di quei sette capolavori, a non macchiarli, a non
calpestarli. Anche loro erano persone. Anche loro potevano amare ed
odiare. Non erano fatti di sola bellezza. Il traballare di uno
metteva in crisi gli altri sei. Mentre lo scontrarsi di due poteva
davvero dividere gli altri cinque. La prudenza era la chiave per
evitare tutto. Purtroppo, io me ne accorsi troppo tardi.
Svegliarsi con l’alito cattivo e la
voglia di morire e trovarsi davanti questi sette capolavori che ti
augurano una buona giornata facendoti trovare il caffè
pronto:
pensavo che sarebbe stata così la mia vita quando mi
proposero di
partecipare a quel programma. Ero stata “adottata”
per così
dire. Già dalla prima mattina capii che non sarebbe stato
come mi
immaginavo. Loro non sorridevano la mattina. Avevano anche loro
l’alito cattivo. Avevano anche loro voglia di morire. Ma il
caffè
lo preparavano. Uscivano quasi tutti i pomeriggi. Dovevano registrare
per la radio e per la tv, rilasciare interviste e foto e
così via.
Io molte volte rimanevo a casa, a pulire, leggere, navigare su
internet. Le prime settimane furono davvero calme. Ero la loro
sorellina, mi coccolavano e mi aiutavano con i miei problemi
perché
mi vedevano piccola ed indifesa. E per me erano i miei fratelloni.
Vedevo i loro lati peggiori, non erano più perfetti ai miei
occhi.
Mangiavo con loro, dormivo con loro. Eravamo come una vera famiglia.
Scherzavamo, non c’era mai stata un’atmosfera tesa,
sin dal primo
giorno. Iniziai ad avere un bel rapporto anche con le loro fan. Cosa
accadde di sbagliato?
-Martina! Avevi detto che mi avresti
aiutato a mettere in ordine la camera, vieni qui!- urlava Sunggyu
dalla sua stanza.
-Però avevi detto che avresti aiutato
anche me per preparare il pranzo.- brontolava Woohyun, affianco a me.
Credo che così iniziò tutto. Due capricci, non
capivo quale
soddisfare prima.
Sunggyu uscì dalla sua stanza. Mi
guardò e ripeté che dovevo aiutarlo. Guardai
Woohyun con fare
implorante, chiedendogli di lasciarmi libera. I due si guardarono in
cagnesco. L’uno diceva “no, l’ha promesso
prima a me” e
l’altro “no, prima a me”. Io rimanevo
lì, in piedi a non
pensare. Dongwoo e Hoya uscirono dal nulla. Il primo si
appostò
vicino a Woohyun e Sunggyu chiedendogli cosa avremmo mangiato per
cena, il secondo, Hoya, mi prese per il polso e mi portò in
camera
sua. Ci sedemmo sul letto e sospirai con fare arreso.
-Stanno litigando ancora per causa
tua?- chiese lui. Era il mio consulente. Mi aiutava sempre.
Soprattutto da quando Woohyun e Sunggyu erano diventati così
irascibili tra di loro. Se non ci fossero stati lui, Dongwoo,
Myungsoo, Sungjong e Sungyeol sarei morta.
-Sì, a quanto pare. Cosa gli prende?-
Hoya mi fissò e rimase in silenzio. In quel momento
entrarono
Myungsoo, Sungyeol e Sungjong. Mi guardarono con un lieve sorriso,
come se si volessero scusare. Si sentivano ancora le urla dei due
litiganti con le risate di Dongwoo che cercava di calmarli.
Litigavano per cose marginali e finivano con l’insultarsi,
dicendosi cose orribili. La cosa aveva insospettito tutti. Loro erano
sempre stati i più uniti. Si dicevano tutto, si fidavano
l’uno
dell’altra ma ora non riuscivano neanche a stare nella stessa
stanza.
-Dovrebbero smetterla, sono diventati
insopportabili.- disse Myungsoo.
-Non ancora capisco il motivo dei loro
litigi. Ci deve essere un grande motivo sotto per litigare
così
tanto.- aggiunse Sungjong. Hoya sembrava l’unico ad aver
capito
tutto e a quanto pare anche Dongwoo, visto che li faceva sempre
smettere. Anche questa volta, infatti, ci venne a chiamare in camera,
dicendoci che era tutto finito. Io rimasi lì, in camera di
Hoya,
Sungyeol e Sungjong. Dongwoo entrò poco dopo.
-E’ meglio se non ti fai vedere da
quei due per un po’- rise. Rideva sempre. Era davvero
bellissimo.
Dentro di te nasceva uno strano istinto che ti portava a sorridere di
rimando, anche se avevi il morale sotto terra. Così risi
anche io.
Rimanemmo in camera a parlare fino a quando non ci chiamarono. Con
Dongwoo parlavo davvero tanto. Mi trovavo bene con lui. In
realtà mi
trovavo bene con tutti, anche con Woohyun e Sunggyu quando erano
soli.
Uscii dalla camera e mi recai in
cucina. Woohyun stava finendo di cucinare. Sembrava molto calmo,
diversamente da prima. Sentì i miei passi e si
girò verso di me. Mi
sorrise e mi chiese di aiutarlo a tagliare la cipolla. Iniziai a
tagliare. Sentivo il suo sguardo su di me.
-Non tagli bene.- disse serio. Venne
dietro di me. Mi prese le mani e iniziò a farmi tagliare
come voleva
lui. Lasciavo che le mie mani venissero comandate lui. Ero rilassata
perciò lui fece quello che voleva. Quando finimmo di
tagliare mi
guardò negli occhi. Fisso.
-Perché non ti fai sempre guidare da
me?- lo guardai anche io negli occhi. Fisso. Sorrisi senza capire
cosa volesse in realtà da me e andai in sala. Lasciandolo
solo.
Quella sera Sunggyu non mangiò con noi
così io presi un po’ di avanzi di nascosto da
Woohyun e glieli
portai in camera, che era anche camera mia. All’inizio
dormivo sola
in quella stanza, ma da quando aveva litigato con Woohyun si era
trasferito, visto che nelle altre camere non c’era
più posto. Lo
trovai steso per terra, sul materasso. La luce della luna entrava
dalla finestra e i suoi occhi guardavano fuori, verso le stelle,
verso l'universo e l'infinito. Quando entrai si svegliò dai
suoi
pensieri e mi guardò. Si mise a sedere con le gambe
incrociate e mi
fece uno dei suoi bellissimi sorrisi. Ma non era solo la sua bocca a
ridere, anche i suoi occhi ridevano. Mi sedetti affianco a lui e lo
guardai mangiare. Era un’altra persona. Quando era con
Woohyun
cambiava radicalmente. Quando finì mi iniziò ad
accarezzare con
forza la testa.
-La mia sorellina è sempre così
premurosa!- rise. Mi mise il braccio attorno al collo e mi fece
cadere sul materasso con lui. Eravamo allungati in obliquo, sul mio e
sul suo letto, il suo braccio sotto il mio collo e la sua mano
rimanente attorcigliata alla mia. Mi annusava i capelli e mi baciava
la nuca. Ero confusa. Era normale per me questo trattamento, ma oggi
lo faceva con più passione. Davvero era solo
perché mi vedeva come
sua sorella? Alzai gli occhi verso di lui. Vedevo solo il suo mento e
il suo naso. Non potevo guardarlo negli occhi. Non capivo la sua
espressione.
-Tutto questo, cosa significa?- chiesi
con voce tremante.
-…- rimase in silenzio, poi prese un
grande respiro.
-Sei mia sorella, perciò ti tratto
così.- mi alzai di scatto da quella posizione. La
verità era che
quelle parole mi ferivano. Non volevo essere sua sorella.
-Non sono veramente tua sorella!-
urlai. Anche lui si era alzato. Ora eravamo uno di fronte
all’altro.
Poco distanti, ma sembrava che non potessi toccarlo.
-Devi esserlo…per tutti.- nei suoi
occhi si poteva leggere l’essenza della tristezza. Sembrava
rassegnato, impotente, sconfitto. Lo guardai senza capire. Vederlo
così faceva stare male anche me, così aprii la
porta della camera
ed uscii di casa. Sentii le voci degli altri che mi chiedevano dove
stessi andando ma non risposi. Iniziai a camminare senza una meta.
Non capivo cosa mi prendeva. Non capivo cosa gli prendeva. Non
capivo. Sentii il rumore di passi dietro di me. Qualcuno stava
correndo. Mi girai. Dongwoo si era fermato e mi fissava da poco
lontano. In lui vidi dolcezza. Gli corsi incontro e lo abbracciai.
All’impatto con il suo petto le lacrime iniziarono a
scendere. I
grilli cantavano. Le stelle brillavano. La luna era lì, a
rassicurarti che sarebbe arrivato un giorno migliore. Ed io piangevo
e non capivo. Lui mi accarezzava i capelli. Non parlammo ma lui capii
tutto. Capì cose che io stavo capendo piano piano.
Perché Sunggyu
mi faceva così male? Mi piaceva? Provavo qualcosa di grande
per lui?
Dongwoo l’aveva capito. Il mio pianto gliel’aveva
fatto capire.
Così a lui rimaneva solo il consolarmi. Ero stretta tra le
sue
braccia. Alzai la testa per asciugarmi le lacrime e dietro Dongwoo
vidi Woohyun e Sunggyu. Avevano la stessa espressione sul volto. Ci
guardavano come se stessimo commettendo un grave reato. Iniziarono a
correre verso Dongwoo. Lui mi spinse via. E li vidi. Il pugno chiuso
di Woohyun atterrare sulla guancia di Dongwoo. La gamba tesa di
Sunggyu dargli un calcio. Urlai. Si girarono verso di me. La loro
espressione da cattiva si tramutò in sbalordita. Woohyun si
guardò
il pugno, mentre Sunggyu fissò Dongwoo allungato per terra.
Scapparono via, insieme. Mi diressi verso il ferito. Aveva
già
l’occhio un po’ gonfio ma riusciva a camminare per
bene. Andammo
in un super market a prendere del ghiaccio e ci sedemmo su una
panchina, nel parco più vicino. Non potevamo tornare nel
dormitorio
così. Tutti avrebbero fatto troppe domande.
-Hai capito ora?- chiese lui.
-Capito cosa?-
-Perché hanno fatto tutto questo.-
-Non credo di aver afferrato…sono
diventati un enigma per me.- rise. Questo mi scaldò il cuore.
-Iseul, sei davvero troppo innocente.
Piaci a tutti e due, solo che loro non sanno gestire la cosa. Credo
che stare un po’ da soli gli farà bene. Vedi?
È un bene che mi
abbiano picchiato.- rise ancora. Era incredibile. C’era del
buono
in tutto per lui. E se non lo trovava al primo colpo, continuava a
cercare. Sentimmo un rumore di foglie scricchiolanti. Mi girai. Vidi
Woohyun e Sunggyu, uno vicino all’altro. Sorridenti. Woohyun
disse
che Sunggyu doveva parlarmi. Così mi prese la mano, mi
alzò e lui
prese il mio posto iniziando a scusarsi con Dongwoo. Andai verso
Sunggyu che mi guardava sorridendo, con dolcezza e allo stesso tempo
con mortificazione. Appena gli fui vicina iniziò ad
accarezzarmi i
capelli. Iniziò ad avvicinare il mio viso al suo. Iniziai a
farmi
trasportare dai suoi movimenti. Iniziai ad assaporare le sue labbra.
Iniziai ad assaporare il bacio che avevo sempre voluto. Iniziai ad
essere felice. Iniziai a capire.
Io e Sunggyu iniziammo un’ottima
relazione. Woohyun rimaneva un po’ geloso, ma non lo dava mai
a
vedere. Faceva sempre dell’ironia. “Se ne deve fare
una ragione”
diceva Dongwoo. Si scusarono tutti e due con il gruppo. Avevano
ritrovato il vecchio equilibrio. Mi sembrava di essere tornata alle
origini. Ero rilassata e lo stress accumulato si sciolse grazie ai
sorrisi e ai baci di Sunggyu. Capii che loro erano tutte statue
estremamente pregiate e delicate. Bastava farne traballare una per
romperle tutte e sette.