Storie originali > Poesia
Ricorda la storia  |      
Autore: Tristano    10/05/2012    1 recensioni
Figura: Alessandro Magno. Una riflessione sull'uomo e sulle sue ambizioni partendo da questo personaggio storico
Genere: Poesia, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le parole che non dissi

 

Dimmi o Cloto, eterna tessitrice

della scienza del tessere l'umano

che lì sul tuo fuso la rendi attrice

mentre lo storico solo scrivano.

Pur del filosofo ti prendi gioco

che'l colore e lo spessore del filo

cerca, per soddisfar in lui il fuoco

che incendia d'inverno il grano nel silo

e quan' tessi d'arte l'umana essenza

guardi a fianco l'operosa Lachesi

che stende ad Atropo con veemenza

i fili ritti, in un attimo cesi.

Dimmi di quel mio bel filo dorato

che sì tanto furor portò tra gli dèi

da costringer ad un pianto versato

voi Moire, che per quei funesti anni miei

un solo occhio per tre con le lacrime

vi doveva consolare, tacite,

voi che meccaniche con l'altr'anime

senza timor stroncaste le nascite.

Parlami di Filippo mio padre

il re dalla corona di falange

vittime delle stesse virtù ladre

che troppe per lui solo al figlio tange

dimostrar che uno è stato il sangue

a sgorgar dalla coppa di Apollo

per intinger questa carne che langue

al peso di una corona appesa al collo.

Questo perchè gli uomini grandi non sono

se nel cammino van come passanti

ma di quelle virtù a poggiar il trono

salgon sulle spalle dei giganti.

E così, inseguendo sulla terra

l'orizzonte che partorisce il sole

dietro quei colpi che l'animo sferra

giace il sangue, della spada la prole.

 

Ma ditemi Parche, son la vostra opera

e che lacrime versate son queste?

Come se le stelle alla sera piene di collera

lamentan la morte del sole meste.

Come se il fiume sgorgan dalla cima

per serbar in fin la natural forza

s'aggrappa al suo monte materno prima

che la valle e dopo la foce smorza.

Come'l leone che agile sulla preda

balza, per atterrarla con pieno furore

con maggior pietà di quant'egli creda

rinunzia alla fame e al suo proprio amore.

Come infine Moire fan tutti quelli

rosi da ogni supplizio di colpa

salvi dalla giustizia e dai flagelli

dentro di sé una bocca li spolpa.

Fuggiron del lor giudice la spada

ma se stessi giudici ancor più spietati

per nulla fan fin che la lama cada.

E rimuginan qui e rimuginan là

cercano perdono e che li aiuti

la notte. All'Altissima potestà

rivolgon pianti più lievi dei liuti.

S'aggiran ad elemosinar cose

ovunque, tranne che nel cuor le lor file

per capire che gli animi sono rose

con appese molte vite alle lor spine.

 

Nel più freddo che m'attanagliò'l petto

così sentivo la mia rosa bella

invano tento di novar l'imperfetto

pur quan la morte l'ha resa novella.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Poesia / Vai alla pagina dell'autore: Tristano