Le parole che non dissi
Dimmi o Cloto, eterna tessitrice
della scienza del tessere l'umano
che lì sul tuo fuso la rendi attrice
mentre lo storico solo scrivano.
Pur del filosofo ti prendi gioco
che'l colore e lo spessore del filo
cerca, per soddisfar in lui il fuoco
che incendia d'inverno il grano nel silo
e quan' tessi d'arte l'umana essenza
guardi a fianco l'operosa Lachesi
che stende ad Atropo con veemenza
i fili ritti, in un attimo cesi.
Dimmi di quel mio bel filo dorato
che sì tanto furor portò tra gli dèi
da costringer ad un pianto versato
voi Moire, che per quei funesti anni miei
un solo occhio per tre con le lacrime
vi doveva consolare, tacite,
voi che meccaniche con l'altr'anime
senza timor stroncaste le nascite.
Parlami di Filippo mio padre
il re dalla corona di falange
vittime delle stesse virtù ladre
che troppe per lui solo al figlio tange
dimostrar che uno è stato il sangue
a sgorgar dalla coppa di Apollo
per intinger questa carne che langue
al peso di una corona appesa al collo.
Questo perchè gli uomini grandi non sono
se nel cammino van come passanti
ma di quelle virtù a poggiar il trono
salgon sulle spalle dei giganti.
E così, inseguendo sulla terra
l'orizzonte che partorisce il sole
dietro quei colpi che l'animo sferra
giace il sangue, della spada la prole.
Ma ditemi Parche, son la vostra opera
e che lacrime versate son queste?
Come se le stelle alla sera piene di collera
lamentan la morte del sole meste.
Come se il fiume sgorgan dalla cima
per serbar in fin la natural forza
s'aggrappa al suo monte materno prima
che la valle e dopo la foce smorza.
Come'l leone che agile sulla preda
balza, per atterrarla con pieno furore
con maggior pietà di quant'egli creda
rinunzia alla fame e al suo proprio amore.
Come infine Moire fan tutti quelli
rosi da ogni supplizio di colpa
salvi dalla giustizia e dai flagelli
dentro di sé una bocca li spolpa.
Fuggiron del lor giudice la spada
ma se stessi giudici ancor più spietati
per nulla fan fin che la lama cada.
E rimuginan qui e rimuginan là
cercano perdono e che li aiuti
la notte. All'Altissima potestà
rivolgon pianti più lievi dei liuti.
S'aggiran ad elemosinar cose
ovunque, tranne che nel cuor le lor file
per capire che gli animi sono rose
con appese molte vite alle lor spine.
Nel più freddo che m'attanagliò'l petto
così sentivo la mia rosa bella
invano tento di novar l'imperfetto
pur quan la morte l'ha resa novella.