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Autore: Akanexx87    10/05/2012    1 recensioni
Shinji sta affrontando un periodo difficile, la morte di Rei e le ferite di Asuka lo hanno fatto crollare... Riuscirà Kaworu a farlo uscire dal vortice di dolore nel quale è caduto?
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaworu Nagisa, Shinji Ikari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sono un fallito…

Una nullità…

Non servo a nulla, non sono capace di nulla…

Vorrei scomparire.

 

Era questo che Shinji continuava a ripetersi mentre calde lacrime percorrevano le suo gote arrossate per poi infrangersi sul cuscino, al quale era aggrappato. Come se quell’involucro di piume potesse salvarlo. Avrebbe voluto scappare, lontano da quel luogo di tortura e dolore, ma sapeva che era inutile. Misato lo avrebbe riportato alla NERV, come aveva fatto altre volte.

 

Si sentiva in colpa per la morte di Rei. Non avevano mai legato profondamente ma questo non significava che lui non tenesse alla ragazza. Venire a conoscenza che non c’era più lo aveva sconvolto. Sapeva che prima o poi sarebbe successo. Insomma, gli Angeli stavano diventando sempre più forti mentre loro non progredivano affatto. La morte dell’EVA-00 e quindi anche quella di Rei ne era la prova: loro non erano assolutamente immortali. Certo Rei sarebbe stata creata un’altra volta ma Shinji sapeva che sarebbe stata solo una copia.

 

I suoi pensieri vagarono su Asuka. Una fitta al cuore gli fece ricordare che forse era ancora colpa sua se ora la ragazza si trovava in uno stato di semi incoscienza. Le innumerevoli ferite subite fisicamente ma soprattutto inflitte nella sua mente l’avevano fatta cedere. Alla fine anche lei si era piegata e alla fine spezzata alla forza degli Angeli. Non aveva saputo difenderla.

 

Una nuova ondata di dolore lo invase schiacciandolo dall’interno, non riusciva a respirare o forse non voleva farlo, rassegnato al fatto che la sua vita sarebbe stata costellata da fallimenti. Iniziò a mancargli l’aria, la testa divenne sempre più pesante e il corpo non rispondeva più al suo volere. Con un tonfo cadde a terra privo di sensi.

 

 

Si risvegliò sdraiato nel suo letto sotto le coperte. Strano pensò, non ricordava di essersi messo a letto ne tanto meno di aver acceso la radio. Una tranquilla melodia stava invadendo la stanza entrando dolcemente nella sua mente. Aveva quasi il potere di tranquillizzarlo, di calmare quella marea agitata che pian piano stava cercando di infrangere le sue barriere e portarlo delicatamente alla pazzia. Cercò di mettersi a sedere, ma appena tentò di sollevare la testa una fitta lo penetrò facendolo arretrare. Ecco, aveva inevitabilmente alzato la marea. Cercò, allora di mettere a fuoco la sua stanza. Era ormai calata la sera e la camera era immersa nella penombra. La melodia sembrava non dovesse smettere mai, continuava imperterrita e questo non lo dispiaceva affatto. Orami, però aveva capito che non si trattava della radio, qualcos’altro emetteva quel delizioso suono. Anzi qualcuno. Ne era sicuro, doveva solo concentrarsi e far abituare ancora di più i suoi occhi al buio.

 

Eccolo.

 

Una figura era seduta vicina alla sua scrivania. Iniziava a delinearne i contorni. Sembrava quasi che i capelli fossero dei fili sottili d’argento. La luce riflessa della luna li faceva risplendere ancora di più. Si, non aveva dubbi, sapeva a chi appartenevano. Una sola persona li aveva, ed era anche l’unica che riusciva ad azzerare i suoi pensieri. Restava immobile. Con gli occhi chiusi, le labbra si muovevano appena facendo fuoriuscire la melodia. Quelle calde, morbide labbra. Avrebbe voluto farle sue all’istante. Si meravigliò del suo stesso pensiero. Forse la marea aveva già iniziato ad allagare i suoi sensi. Ciò nonostante non riusciva a spostare lo sguardo altrove, come se quelle labbra lo stessero chiamando desiderose di un contatto. Non riusciva a calmare i suoi pensieri che man mano si facevano sempre meno casti. Ad un tratto si accorse che non era il solo a desiderare un contatto, qualcuno si era risvegliato. Sbirciò sotto le coperte ritrovandosi eccitato, per fortuna i suoi jeans potevano ingannare i suoi pensieri. Ma quella costrizione iniziava a diventare scomoda. Riemerse cercando di non fare rumore. Non voleva assolutamente dar modo di essere sveglio.

 

Troppo tardi, le ultime note della melodia si infransero nella sua mente e due splendide ametiste si aprirono. Non aveva dubbi: era Kaworu Nagisa il suo angelo peccatore.

 

Il ragazzo albino si alzò dalla sedia andando verso il letto di Shinji.

 

“Hai riposato bene?” chiese sedendosi sul bordo.

 

“Si, ma cosa è successo?” Shinji doveva assolutamente cambiare discorso altrimenti di lì a poco anche Kaworu si sarebbe accorto di cosa i pensieri del moro avevano prodotto su se stesso.

 

Nagisa si accomodò meglio, avvicinandosi pericolosamente al moro. Il quale, tentò di spostarsi un pochino ma con scarsi risultati.

 

“Stavo attraversando il corridoio quando ho sentito un rumore, mi sono fermato davanti alla tua porta e ti ho chiamato. Non ricevendo risposta ho pensato di entrare.” Fece una pausa. Mentre parlava non aveva mai staccato gli occhi da quelli di Shinji. “Ti ho trovato per terra, penso che tua abbia avuto un cedimento. Così ti ho messo a letto ed ho aspettato che ti riprendessi.” La sua voce calda e sensuale accarezzava i sensi del moro, cullandolo.

 

“Grazie.” Rispose riconoscente. Se non fosse stato per lui a quest’ora sarebbe ancora sdraiato per terra, in qualche assurda posizione con il freddo che pian piano gli penetrava nelle ossa. Quindi, era decisamente grato a Kaworu per il suo tempestivo intervento. Ora doveva solo smettere di pensarci e tentare in qualche modo di placare la sua irrefrenabile voglia. Cosa alquanto difficile dato che Kaworu continuava ad avvicinarsi sempre di più al moro.

 

“Grazie a te.” Viso contro visto, Nagisa aveva bisbigliato direttamente alla bocca del moro, il quale quasi incantato non riuscì più a trattenersi. Si sporse in avanti quel tanto che bastava per toccare delicatamente le labbra a quelle dell’altro ragazzo. Le trovò estremamente morbide, ma lui voleva di più. Con la lingua le accarezzò per poi entrarvi alla ricerca della sua anima gemella. Non ci fu bisogno di cercare a lungo, la lingua di Kaworu si fece subito avanti iniziando una dolce danza.

 

Nagisa si mise sopra il moro costatandone l’eccitazione. A Shinji ormai non importava più, la marea aveva abbattuto le sue barriere tanto valeva navigarla piuttosto che tentare di respingerla. Con un movimento d’anca ribaltò le posizioni scoprendo, con sommo piacere che la testa non gli doleva più.

 

Nagisa dal canto su non poteva che esserne felice. Si staccarono brevemente, col fiato corto. Shinji iniziò a slacciare la camicia di Kaworu depositando piccoli baci sull’addome del ragazzo. Arrivato alla fibbia dei pantaloni slacciò anche questa, ritrovandosi in buona compagnia. Prima che potesse in qualche modo interagire Nagisa ribaltò di nuovo le posizioni. Ora era lui a comandare. Si disfò della maglietta di Shinji lanciandola chissà dove nella stanza, concentrandosi poi sul collo candido del moro. Riuscendo a strappargli qualche mugolio. Dal collo risalì fino al lobo dell’orecchio sinistro, lo mordicchiò dolcemente per poi scendere verso il ventre.

 

La luna si ritrovò spettatrice di questo magico scambio di ruoli e li guidò con la sua candida luce verso l’appagamento, per poi condurli tra le braccia di Morfeo.

 

Fu Shinji il primo a svegliarsi l’indomani. Ancora assonnato sentì una calda presenza vicino a lui. Si girò scorgendo sotto le coperte Kaworu ancora addormentato. Un sorriso comparve sul volto del moro, mentre ricordava cosa era successo la sera precedente. Delicatamente si accoccolò vicino al suo amante.

 

Finalmente la marea si era placata.

 

 

 

 

Fine

 

 

  
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