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Autore: Anna Kaulitz    11/05/2012    2 recensioni
E mi dispiace non essere degna di portare in grembo un tesoro come te … e mi dispiace non avere la forza per vivere, la forza che devi avere tu. E anche se non ti conosco e sono dispiaciuta per il tuo futuro, già ti amo. Bambino mio
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BAMBINO MIO.

 
 
Nella cieca penombra della sua stanza, striata solo da stretti fasci di luce bianca filtrati dalle persiane, si accarezzava lentamente il ventre. Il suo segreto non era ancora svelato, ma non sarebbe trascorso troppo tempo, non mancavano troppi giorni al momento in cui il suo corpo sarebbe cambiato abbastanza da accennare al suo catastrofico futuro.
E lei, la ragazza con un futuro tutto da costruire, con una vita tutta da vivere si era fatta tarpare le ali, come non si sarebbe mai immaginata, e viveva ormai da un mese, con il timore, l’ossessione, che qualcuno potesse scoprirla.
E camminava a testa bassa, con le orecchie aguzze e le occhiaie viola, attenta che i discorsi delle signore non riguardassero lei.
Tirò su con il naso, girandosi di fianco, mentre le lacrime continuavano a rigarle il viso.
 Era di nuovo entrato nel suo letto, quella notte, e come sempre ad opera compiuta, era scivolato via come su uno specchio, lasciando metà del letto vuoto e senza calore.
Ed il suo profumo, la sua essenza le aleggiava attorno, imprimendosi nella sua testa, scuotendola, pugnalandola.
Non sarebbe mai cambiato, non avrebbe mai fatto quel passo che lei tanto sperava, non sarebbe mai entrato un giorno nel suo letto sorridendole e carezzandole una guancia, ma sempre con i suoi modi violenti e burberi, scostanti. L’avrebbe sempre trattata come una puttana e non si sarebbe mai degnato di chiederle come stava, di chiederle se fosse tutto okay.
Quando sentiva il peso gravargli sulle spalle e lo stress saliva, le mandava un messaggio come “ sto arrivando. “ o “ sono qui, apri la porta “, senza nemmeno preoccuparsi di sapere se lei ci fosse o no.
Non si era mai fermato a pensare che lei potesse avere una sua vita, non si era mai fermato a pensare che quando le inviava i messaggi di ‘’ preavviso ’’ lei potesse avere qualcosa da fare, qualcuno con cui uscire.
Era sicuro del fatto che avrebbe mollato tutto e sarebbe corsa da lui.
E, lei, così aveva sempre fatto. E si vergognava.
Si vergognava di esser diventata schiava di un amore non ricambiato, un amore malato, violento ed insensibile.
Si vergognava di non riuscire più a far ciò che voleva, si vergognava di non avere più la voglia ne la forza fisica di uscire.
Non desiderava più il calore del sole sulla sua pelle, non desiderava più il vento a rinfrescarle il collo, non le interessava più viaggiare,correre,leggere , sapere. Era schiava di un sistema masochista e autocommiserativo.
E la peggior cosa era che lei conosceva, lei sapeva tutto, moriva dentro ogni volta che lo vedeva ma non faceva niente per fermarlo.
Lei lo amava, e quel gioco sarebbe continuato fino al giorno in cui si sarebbe stufato e se ne sarebbe andato. Perché lei era incapace di reagire.
Si sentiva viva solo quando era tra le sue braccia, solo quando le gemeva contro l’orecchio con quei grugniti rochi e grotteschi, si sentiva viva solo quando vedeva i suoi occhi offuscati dal desiderio e dal godimento. Si sentiva viva quando la toccava, la baciava, l’accarezzava. Quando la possedeva, quando si fondevano. Quando in quell’atto, se pur apparentemente privo d’amore, lei cercava qualcosa per cui valesse la pena illudersi, fingendo di trovarlo. 
E moriva ogni volta che arrivava ed andava via. Ogni volta che, dopo aver finito, si rivestiva senza nemmeno guardarla ed allo stesso modo usciva dalla sua casa. 
Quando i singhiozzi si fecero più forti, affondò il viso nel cuscino.
Aveva paura della sua reazione: cosa le avrebbe detto ? Nonostante lo sperasse con tutta se stessa, sapeva che non lo avrebbe accettato e, per quanto quella cosa potesse unirli, li avrebbe inesorabilmente divisi. Probabilmente lui sarebbe andato via, ne avrebbe cercata un’altra , che tanto per lui erano tutte uguali, lasciandola da sola a piangere nel suo letto, a crogiolarsi nella sua bacinella di dolore, da sola a prendere una decisione. Lei cosa avrebbe fatto ?
Tante persone nella sua condizione avrebbero fatto i salti di gioia, ma no, lei no.
Lei era solo una ragazza ferita e delusa che, nonostante spesso pensava che forse sarebbe stato meglio non averlo incontrato, si ripensava subito.
Lei era la ragazza che, chissà per quale motivo, usava per scopare.
E si, non era una cosa bella, ma in qualche modo si sentiva speciale.
Lei era la biondina che sarebbe piaciuta ai genitori di chiunque, con una laurea importante ed un futuro prestigioso, probabilmente. E lui la usava per scopare.
Che poi infondo lui che ne sapeva ? Non la conosceva.
Si sarebbe ricordato di lei, quando, vecchio e solo, si sarebbe messo a pensare al suo passato con una coperta sulle ginocchia ed un bicchiere di whiskey ?
Lei si. Lei si sarebbe ricordata i lui. Si sarebbe ricordata ogni sensazione, ogni emozione e l’avrebbe rivissuta come fosse stata la prima volta.
Lei, con i capelli bianchi e le mani tremanti, si sarebbe ricordata i tratti del suo viso come se fosse stato ancora davanti a lei. Si sarebbe ricordata dell’amore che si illudeva di ottenere, di trasmettergli.
Si sarebbe ricordata del lacerante dolore che l’avrebbe spaccata a metà, del dolore continuo ed instancabile del suo cuore sanguinante, i cui battiti andavano piano piano ad affievolirsi.
Si sarebbe ricordata ogni cosa di lui, partendo dal profumo fino ad arrivare alla stampa perfetta che i suoi muscoli lasciavano impressa sul materasso.
Si sarebbe ricordata dei calli e delle dita lunghe e forti. Si sarebbe ricordato il suo tocco leggero e violento, forte e della sua voglia insaziabile di lui, del suo corpo e del bisogno inesauribile del suo amore, mai arrivato.
- Mi dispiace piccolo … - Singhiozzò, con le mani a stringere i lembi del cuscino e la bocca stretta in una morsa serrata .- Lo so, sono ingiusta. Con te, con me … ma non so proprio che fare. E non voglio che tu nasca senza un padre, che tu cresca con una madre dilaniata dal dolore di un amore mai arrivato ed incapace di donarti l’amore che invece tu  meriti. E mi dispiace non essere degna di portare in grembo un tesoro come te … e mi dispiace non avere la forza per vivere, la forza che devi avere tu. E anche se non ti conosco e sono dispiaciuta per il tuo futuro, già ti amo. Bambino mio
 
NOTE : okay … allora momento triste e malinconico.  Questa ONE- SHOT , senza nomi, nè date nè riferimenti geografici, l’ho pensata come la storia di una ragazza rimasta incinta di Tom , un ragazzo ‘’cattivo’’ che non si preoccupa di lei, nonostante lei cerchi di donargli il suo amore, in tutti i modi possibili.
E’ stata concepita come il ‘’ racconto’’ di una mamma addolorata dalla consapevolezza  che il futuro di suo figlio sarà segnato dal suo dolore  e dall’impossibilità,  quindi, di crescerlo come un bambino normale.
Spero di non avervi annoiati/e, un bacione.
Anna. 

  
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