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Autore: Kris91Cullen    11/05/2012    2 recensioni
Questa One-shot è ambientata nel gioco di HetaOni. Come sapete l'RPG finisce con Feliciano in fin di vita che sogna Sacro Romano Impero, la persona per lui più importante.
Che cosa pensa Ludwig in quei momenti? Si pensa responsabile per non aver protetto il suo amico Feliciano quando più aveva bisogno di lui?
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nel loro rifugio, l’unico luogo di salvezza in quella casa infestata di mostri, il tedesco si muoveva senza pausa intorno al capezzale dell’italiano che era stato ricavato da un semplice materasso poggiato terra -futon li chiamava Kiku- 
I suoi occhi non si staccavano nemmeno per un secondo dal viso dell’italiano. 
“Sembra così tranquillo” 
Pensava il tedesco osservando i lineamenti dell’altro: La sua bocca era piegata in un mezzo sorriso e gli occhi color nocciola erano chiusi ormai da tempo. Non sembrava che quel corpo ormai fosse privo di vita. 
-Almeno così dicevano gli altri membri della compagnia, ma Ludwig non voleva crederci. Lui sperava, anzi sapeva, che il suo amico era vivo, doveva esserlo!-
I profondi tagli che erano sparsi sul viso dell’italiano erano stati curati e ora si vedeva solo un po’ di rossore che contornava la ferita. 
Il biondo, per la prima volta dopo tanto tempo, distolse lo sguardo dal suo amico e si mise a guardare la piccola fessura che stava sul muro vicino al cucinotto. Dalla luce che filtrava il tedesco dedusse che doveva essere mattina presto. Era passata quasi un’ora da quando i suoi –anzi i loro- compagni erano usciti dal rifugio per andare a cercare un modo per uscire da quella casa. 
Chissà se avrebbero incontrato qualche mostro sulla loro strada. Il biondo sorrise tra sé a quel pensiero, gli altri sapevano benissimo badare a loro stessi, non c’era bisogno che il tedesco andasse con loro.

«Italia! Svegliati! »

Il biondo di sedette sull’estremità destra del materasso e, con una mano, sfiorò quella dell’italiano che gli era stata congiunta all’altra sul petto. 
La mano, che dovrebbe essere stata gelata al tatto, era leggermente tiepida. Ludwig non era un dottore, ma sapeva benissimo che quando una persona era morta il sangue non era più in circolo e, quindi, il corpo dovrebbe perdere il suo colore rosato e diventare freddo al tatto. 
La sua bocca si piegò in una smorfia.

«Italia, svegliati! Ti stiamo aspettando … Io ti sto aspettando! »

Senza nemmeno rendersene conto, quasi come un riflesso involontario, aumentò la propria presa sul polso dell’italiano. Ovviamente non se ne accorse subito. Quando capì che avrebbe potuto fargli del male lasciò la presa portandosi le mani al volto chino e accennò una risata isterica. Se Feliciano fosse stato cosciente si sarebbe subito messo a piangere lamentandosi del fatto che Ludwig gli aveva fatto male. 
“Quel ragazzo, è troppo debole!” 
E pensare che era stato proprio lui a salvarli da morte certa!
Nella stanza risuonò un grosso boato, il tedesco aveva appena sferrato un pugno contro il pavimento. Rimase in quella posizione per un po’ di tempo. La mano destra ancora chiusa a pugno mentre l’altra era posata sull’ampia fronte del biondo, quasi per sorreggerlo. La mano gli doleva, ma il dolore che provava non era niente a confronto di quello che sentiva dentro di sé : 
Il dolore … Il dolore di aver perso un amico.
Una lacrima rigò il volto di Ludwig che, immediatamente, girò la testa dalla parte opposta a dove giaceva l’italiano. Sapeva benissimo che Feliciano era privo di sensi e che non poteva vederlo, ma il tedesco voleva difendere la sua facciata da uomo duro e severo. Si era sempre ripromesso di non piangere davanti a nessuno, specialmente se quella persona era Feliciano!
Dopo essersi asciugato la lacrima con il dorso della sua mano destra notò che le nocche erano leggermente sbucciate e usciva un po’ di sangue, sicuramente quelle ferite erano state causate dal pugno che aveva sferrato poco prima. Senza darci troppo peso, si alzò dal letto e andò nella parte della stanza che era stata adibita ad essere la cucina. Mise l’arto ferito sotto l’acqua fredda e, con un pezzo di stoffa, si fasciò la mano in modo da bloccare la fuoriuscita di sangue.

«Feliciano … Scusami. »

Un bisbiglio uscì dalle labbra del tedesco che stava ancora davanti al cucinotto, con le spalle rivolte verso il letto dove giaceva l’italiano ormai quasi privo di vita. Gli occhi socchiusi e le mani, che gli cadevano lungo la vita, strette a pugno mentre, il pezzo di stoffa che il biondo si era avvolto intorno alla mano, si stava macchiando di sangue per la stretta troppo forte.

«Sono in debito con te!
Ti proteggerò! Farò in modo che nessun’altro ti faccia del male. »

Il biondo si voltò di scatto e i suoi occhi azzurri si posarono immediatamente sull’italiano facendogli scappare un sorriso. Ormai deciso nel suo intento, il tedesco andò dall’altra parte della stanza e prese la sua frusta - Gli sarebbe servita per difendersi dai mostri che avrebbe incontrato in giro per la casa -. Diede un’ultima occhiata al suo amico e, prima di sparire dietro quella porta fatta di acciaio, accennò un altro sorriso quasi come fosse un addio.

  
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