Chichi teneva tra le mani, strette, quelle della sua amica, accasciata su di
lei.
Dormiva con la bocca appena socchiusa e respirava lentamente.
Chichi
le accarezzò la guancia calda e ancora inumidita dalle lacrime…avrebbe voluto
fermare quella spirale di distruzione nella quale la sua amica si gettava
sconsideratamente.
Ma… con Bulma ogni sforzo era inutile.
Il ronzino
trottava a passo lento per il pendio che collegava l’ultimo tratto di sentiero
alla strada principale.
Chichi alzò lo sguardo sulla figura che lo guidava
nell’oscurità… Goku.
Arrossì violentemente ripensando al suo corpo…scosse la
testa come per allontanare un pensiero scomodo e abbassò gli occhi,
timorosa.
Quando Bulma riaprì gli occhi vide, tra il chiaroscuro delle lanterne,
stagliarsi il profilo del suo palazzo…
Sorrise incrociando lo sguardo di
Chichi, severo ma dolce.
- che bello siamo a casa!- disse divincolandosi
dall’abbraccio dell’amica e ondeggiando pericolosamente
- sta ferma Bulma o
cadr…- Chichi non finì la fase che la sua amica si trovava già tra le solide
braccia di Goku.
Bulma si strinse al corpo dell’amico, sorridendogli
luminosa.
- fai più attenzione…sei sempre la solita distratta…- le disse il
ragazzo, posandola delicatamente a terra.
Chichi represse un dolore che le
avvolse il ventre e sedò la furia che le arrossava gli occhi.
- il palazzo è
vicino…e tuo padre, mia cara signorina, potrebbe aver già scoperto la tua
scappatella.- disse la ragazza, con voce fredda ma rotta da una pallida
emozione.
Bulma si divincolò dall’abbraccio di Goku e, afferrate le vesti,
iniziò a correre per la scarpata
- Ciao Goku!...sbrigati Chichi!-
L’amica
rimase interdetta dal veloce cambiamento della ragazza e la fissò sbigottita
dirigersi velocemente verso il cortile esterno del palazzo.
- un giorno
all’altro i suoi genitori la getteranno in un convento di clausura e butteranno
la chiave…- disse Chichi.
- Riuscirebbe a fuggire anche da quello…- rispose
Goku ridendo
- …non scordare questo…- riprese dopo una breve pausa, porgendo
alla ragazza le briglie del cavallo
- grazie…- sussurrò lei
impallidendo.
- Io vado...- continuò lui.
Lei avrebbe voluto fermarlo.
Trattenerlo anche solo per un istante. Per parlare. Per spiegarsi.
Ma Goku
era già sparito.
Come sempre.
Chichi percorse il breve tratto a passo lento, persa in quei ricordi che,
soli, davano luce alla sua esistenza.
Bulma e il suo capriccioso
carattere.
La famiglia Briefs, saggia ma stravagante.
Il suo buono
padre…
E Goku.
Il loro primo incontro fu una tempesta.
Chichi seguiva sempre Bulma nelle
sue evasioni dal suo bel palazzo. Per controllarla più che per giocare con
lei.
Bulma e Chichi.
Sconsiderata e avventata l’una, prudente ed
obbediente l’altra.
Nulla le avrebbe mai accomunate se non l’affetto per quel
bambino selvaggio, figliastro di uno dei guardaboschi.
E fu proprio durante
una di quelle fughe che la perse.
Chichi perse Bulma.
Era solo una
bambina. Ma non pianse, non versò una sola lacrima.
Camminava a testa alta
emanando un coraggio che non possedeva.
Fu allora che lo
incontrò.
Grassottello e sorridente le sorrideva appeso ad una ramo.
-
ciao bambina!- le aveva detto
- ciao a te scimmia parlante!- aveva risposto
lei, ignorandolo con tutta la sua regale indifferenza.
Goku le era ruzzolato
addosso e le aveva sorriso, contagiandola di una strana allegria.
Fu Goku a
riportarla da Bulma che, spazientita e, un po’, spaventata l’attendeva vicino il
cortile.Chichi sorrise.
Il loro primo incontro era uno dei ricordi più
piacevoli che la sua infanzia le avesse lasciato.
Forse uno dei
pochi.
Entrò nel vecchio cortile silenziosamente e procedette cauta nella
stalla.
- BEN ARRIVATA!- urlò una voce, sorprendendola alle spalle.
Chichi
si voltò spaventata, per poi rabbuiarsi.
- Bulma sei la solita
stupida!...sveglierai qualcuno!- le sussurrò accostandosi all’amica che si
teneva, accasciata a terra, il ventre dalle risa.
- Sei la solita seriosa!-
le rispose illuminandosi di uno dei suoi sorrisi più belli.
Chichi la seguì
con lo sguardo mentre si toglieva il pastrano e lo riponeva.
Osservò la linea
esile e perfetta del suo corpo, i polsi sottili, la pelle eburnea, la linea
affusolata della schiena. Bulma era perfetta.
Osservò poi i propri polsi,
forti e scattanti, la propria pelle, imbrunita dal sole, i propri fianchi sodi e
mascolini…più un guerriero che una dama, si disse, mordendosi il labbro
-
andiamo?- la voce di Bulma la riportò alla realtà.
La seguì per le stanze
dell’enorme palazzo.
Bulma le parlava con la sua voce allegra, intercalando spesso le frasi con
una risata.
Chichi le sorrideva inconsapevole, persa ormai nei suoi
pensieri.
Fu solo davanti al corridoio che divideva le loro stanze che osò
pregarla
- Bulma…con Goku…no…- le disse con voce tormentata
Bulma la fissò
sgranando i pallidi occhi
- certo che no…- le rispose lentamente.
Ma ogni
sorriso si era spento sui loro volti.
Vegeta aveva lasciato qualche moneta sullo squallido letto ed era sparito
prima dell’alba, senza incontrare l’odioso locandiere.
Giusto per evitare
ogni tentazione.
Aveva raggiunto Ovestonia percorrendo il sentiero
principale, e sul limitare del giorno la figura del paese si stagliava sul
profilo rossastro della natura all’alba.
" …Arriva ad Ovestonia con i primi
raggi del sole e studia il territorio…"
Si aggirava per la città come una
figura mistica.
Avvolto nel suo mantello scuro, osservava con i suoi occhi
acuti ogni angolo della cittadina.
Molte donne, risvegliate per l’inizio di
una dura giornata, lo videro vagare, scuro e silenzioso.
Quando la piazza si
animò, penetrò in una delle locande sulla piazza della cattedrale. Seduto in un
angolo nascosto affilava senza fretta la lunga lama della sua spada.
Solo le
campane della messa lo risvegliarono dalla sua lunga trance.
Quando fuoriuscì
di nuovo sulla piazza il sole freddo gli ferì gli occhi.
Scosse il viso e
fissò la scalinata della chiesa.
Un sorriso crudele gli illuminò il
viso.
- buon giorno B.B.-
Bulma ondeggiò il ventaglio e sbadigliò. Era stanca ed assonnata e
quell’odore di incenso non faceva che peggiorare il suo mal di testa.
Una
piccola spinta la scosse.
Chichi, seduta accanto a lei, le lanciò un’occhiata
infiammata.
La ragazza sbuffò nuovamente prima di riprendere il canto del
Salmi.
Si guardava intorno annoiata, attendendo la fine della
celebrazione.
Suo padre era in una delle prime file ed aveva il suo stesso
cipiglio tediato; sua madre, al contrario, che cantava a voce alta, stonando,
sembrava divertirsi.
Bulma si sistemò il corpetto stretto, troppo stretto,
come le aveva saggiamente ricordato Chichi prima di uscire dal palazzo quella
mattina
- Bulma stai andando a Messa!-
- Non per questo devo vestirmi come
una suora!- le aveva risposto allegra…
Solo ora aveva capito quanto la sua
amica avesse ragione.
Le campane della Messa interruppero i suoi
pensieri.
Presa per mano da suo padre si diresse verso l’uscita.
Una piccola folla si era radunata nella piazza.
Qualcuno pregava per una
grazia, altri chiamavano il sindaco, altri fissavano irriguardosi le due
fanciulle che lo accompagnavano.
Bulma fissava le persone, incuriosita,
mentre Chichi, nervosa, cercava spazio per allontanarsi.
Fu allora che Bulma
e quella figura si videro.
Il petto di Bulma tremò nel suo candido vestito
quando quell’essere incappucciato sparì in un angolo buio.
- tutto bene?!- le
chiese protettiva Chichi, sentendola tremare.
- Andiamo a casa…- rispose lei,
accelerando il passo verso la carrozza.