Fumetti/Cartoni americani > Altro
Segui la storia  |       
Autore: OceanOfDarkness    11/05/2012    0 recensioni
Nell'universo Marvel post-Civil War, l'incontro fra due vecchi compagni di battaglie dà il via ad una nuova avventura fra Italia e Stati Uniti, in cui giovani eroi nascono e maturano all'ombra di un intrigo internazionale.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nota: per ovvie ragioni di semplicità tutti i dialoghi sono in italiano, anche quelli che a rigor di trama dovrebbero essere in inglese. L'aspetto e ogni altra caratteristica di Natasha Romanoff, Joystick, Scorpion e Deadpool sono di esclusiva proprietà di Marvel Comics. I nomi e ogni altra caratteristica di personaggi creati sono inventati e, se presentano somiglianze con personalità reali, ciò è del tutto casuale.

 

"Non credere che mi faccia piacere essere duro. Ma sai meglio di me che illuderli è sbagliato". Natasha è girata, tiene il volto nascosto per non farmi vedere le sue reazioni. Respira profondamente prima di rispondere.

"Fra illuderli e qualsiasi cosa tu abbia fatto prima c'è un abisso, Ocean. Un abisso".

"Già. È il mio stile. Lo sapevate. E non sono cambiato. Non in questo".

"Ne riparleremo. Ora ti metto in contatto con Hill". Hill. Maria. Quasi mi ero dimenticato di lei. Non che sia un male. Maledetta spia. Cerco di mascherare l'irritazione, ma in ogni caso Natasha sta trafficando con un qualche congegno marchiato Stark Industries e non bada a me. Scatta sull'attenti quando sullo schermo appare il volto di Maria Hill. Mi scappa un mezzo sorriso. Lo schermo è pieno di scritte – di dati sull'ambiente, sulla temperatura, sull'interlocutore. Maria Hill, deputy director of S.H.I.E.L.D. – come se non lo sapessi. A volte Stark ci tratta come bambini. Idiota. Natasha parla in russo, troppo velocemente perché io riesca a seguirla. Ma si gira appena due o tre volte verso di me. Non la sento mai pronunciare il mio nome. Tocca a me. In piedi, di fronte allo schermo, guardo Hill negli occhi.

"Ocean".

"Hill".

"Bentornato". Attende una mia reazione che non arriva. "Romanoff mi stava raccontando del tuo piccolo show". Sorrido. Non sono compiaciuto – semplicemente solo un'idiota chiamerebbe Natasha Romanoff. "Non farmi pentire di averti richiamato". È il momento.

"Se non sei pentita ora, potresti esserlo fra poco. Come forse Romanova", e ci metto tutte le cattive intenzioni possibili per farle notare il suo errore, "ti avrà accennato, ho delle condizioni". Pausa. Bene così: ora è lei in silenzio.

"Per prima cosa, tecnologia di livello S.H.I.E.L.D. per tutto il team. Voglio il pacchetto completo, niente scherzi. Secondo, io non sono sotto il controllo dello S.H.I.E.L.D., non prendo ordini diretti e non accetto interferenze. Da questo momento in poi mi sento libero di condurre questa missione come meglio ritengo senza timore di ripercussioni". Abituato a studiare Natasha per ogni minimo segno di una reazione, Hill è un libro aperto. Contrae la mascella e dilata le narici. Sguardo fisso. Un vero militare. "Vai avanti", mi dice. Troppo buona.

"Nei vostri registri non deve figurare per nessun motivo il nome Ocean. Quella persona non esiste più e, se tornerà, lo farà senza preavviso. Il mio nome da ora in avanti è Ghost. Non chiedere il perché". Annuisce.

"Ora, parliamo del team di supporto..."

"Ti metto in contatto con Tony". Respiro a fondo, cacciando l'aria dentro i polmoni. Non parlo con Tony Stark da qualche anno e l'ultima volta che ci siamo visti la sua armatura è quasi andata distrutta. Non farlo arrabbiare. Fai il bravo politico.

"Tony". Chino leggermente la testa. Ricevo in cambio un sorriso finto.

"Tony, ho dei nomi. Persone che voglio qui". È immobile. Mi prendo un secondo per osservarlo. Non sembra invecchiato, e si trincera dietro espressioni costruite. Un politico, appunto.

"Carmilla Black – Scorpion. È un'agente S.H.I.E.L.D., no?". Annuisce. "Al momento Black è libera da altri incarichi. È tutta tua".

"Olivia Yanizeski". "Chi?". "Joystick. Dei Thunderbolts". Un lampo di sorpresa, smorzato immediatamente al punto da sembrare quasi un tic alle sopracciglia.

"Joystick sta scontando un periodo di riabilitazione post-detenzione e..."

"Appunto. Ve la tengo d'occhio io, la rendiamo utile e la reintegriamo fra i buoni".

"Non è così semplice, ammesso che io sia d'accordo". Non è d'accordo. "Ci sono permessi di trasferimento da firmare e far approvare, uffici da informare...lo sai come funziona. Vai avanti".

Mi scappa un mezzo sorriso. Non gli piacerà l'ultimo nome.

"Deadpool".

"Fammi capire. Tu vuoi affidarti a una spia, ad un'ex supercriminale e a un mercenario psicotico incontrollabile?"

"Pare che queste compagnie mi si addicano. Cos'è che dice il file S.H.I.E.L.D. su di me? Che sono un..." – fingo di non ricordare. È un bell'assist, Tony. Non sprecarlo.

"Sadico arrogante egomaniaco con disturbi della personalità". Sorrido. Anche lui, quasi.

"Tony, c'è stato un periodo in cui eravamo qualcosa che si poteva definire amici. Se io sono qui, parlando in tutta tranquillità con te e con Hill, è perché voglio sedermi a un tavolo, esaminare il passato e decidere cosa conta e cosa no. Sono il primo a volermi lasciare alle spalle le cose che ho visto e che ho vissuto".

"Non si direbbe". Non avevo finito. Stringo i pugni, fuori dal campo visivo di Stark. Stark il politico, l'affarista, o il supereroe?

"Abbiamo combattuto insieme. Io questo non lo dimentico. Non sarò mai stato un Avenger a tutti gli effetti, lo ammetto. Ma sono pronto, per il bene di questa missione, a fare un passo indietro su determinati atteggiamenti che posso aver tenuto nel passato. E a tendere la mano".

"Nessuno è più felice di me di sentire questo. Ma capisci la mia posizione. Se tu non riuscissi a controllare i tre che vorresti al tuo fianco, le possibili conseguenze sarebbero disastrose. Disastrose, capisci".

"Sono pronto a garantire io per loro".

"Garantirò io". Avevo dimenticato che Natasha fosse ancora qui. Non capisco – cosa vuole fare?

"Vedova, non credo che..."

"Lasciamelo fare, Tony. Ne vale la pena. Garantisco io per tutti loro".

"Bene. Domani avrete i tre pazzi e il materiale. Buona fortuna". Schermo nero. Tipico di Stark: andarsene pur di non mostrare una reazione. Questo pensiero mi trattiene appena un istante, ma è quanto basta a Natasha per uscire dalla stanza di corsa. Provo a seguirla, inutile: scomparsa. Tanto vale pensarci domattina.

 

Notte di sogni confusi. Un bel mix di memorie che non aveva senso da nessuna angolazione. La prima cosa che faccio appena mi alzo è mettere gli occhiali da sole. Un po' perché non ho una maschera e un po' perché, fra le altre cose, il display mi dice quanto manca all'arrivo del mio team. Due ore. Sbuffo e scendo le scale – le stanze sono al secondo piano, gli ambienti comuni al primo.

"Buongiorno". La voce di una ragazza. Mi giro e gli occhiali mi avvertono che è The Future. Devo ricordarmi di ringraziare Stark.

"Buongiorno, Future".

"Chiamami Melissa". Sorride. Ricambio. È bionda, un po' insipida. Il nasone non aiuta.

"E tu chiamami Ghost". Niente nomi veri, vorrei dirle. "Come mai The Future, in ogni caso?"

"Beh, perché sono giovane e perché penso che tutti i giovani debbano contribuire alla costruzione di un..."

Sbotto a ridere. "Quando vorrai raccontarmi la vera storia ti ascolterò volentieri. Come mai non hai la maschera?".

"Oh, sai, non penso che la dovremmo portare sempre. In fondo siamo un gruppo, no?"

"Se una cosa la sanno in due non è più un segreto. E la tua identità potrebbe interessare a qualcuno..."

"Vivo qui e non ho famiglia".

"Mi dispiace, non sapevo".

"Non potevi saperlo – e non ti preoccupare. La colazione ti aspetta nel salone e...Natasha mi ha detto di dirti di non cercarla".

"Ha detto così?"

"Mh-mh".

"Sai dov'è andata?".

Scuote la testa. Sorride per tutto il tempo, mentre camminiamo verso il salone. Mi lascia solo davanti ad un piatto di biscotti al cioccolato. Sì. Sono nel bel mezzo di un salone, dentro a un castello nel centro Italia, mangiando biscotti al cioccolato.

Un'ora e mezza ancora. Mi alzo e mi ritrovo davanti Melissa – mi stava aspettando?

"Mi chiedevo se ti andasse un po' di allenamento..."

Annuisco. Non che io non apprezzi i suoi tentativi – anzi. Ma spero che non sia sempre così. La seguo fino alla training room, che poi è uno stanzone con qualche attrezzo (due quadri svedesi alle pareti, pesi sparsi qui e là, un trampolino e un cavallo) e i tatami sul pavimento. Non siamo soli. Liberté – un omone di colore tutto muscoli – si sta accanendo contro un sacco da pugilato. Il suono dei suoi pugni rimbomba, è fin troppo ritmato.

"Senti se vuole allenarsi con noi". Melissa gli va accanto, lui fa subito sì con la testa.

"Okay, un piccolo esperimento di lavoro di squadra. Voi due contro di me. Pensate ad una strategia e adattatela se non funziona. Nessun colpo proibito". Mi riscaldo guardandoli di sfuggita. Fra i due è Liberté che dà gli ordini. Ottimo. Mi fanno cenno di essere pronti. Li aspetto, immobile. Melissa va subito qualche metro alle mie spalle – ad uno sguardo di Liberté si avvicinano entrambi. Ormai sono a un metro e mezzo. Stringo i pugni, guardando fisso davanti a me e ignorando Melissa dietro...o almeno così credono. Concedo loro un altro passo e colpisco. Un calcio, il mio piede sul petto di Melissa. Zero secondi per reagire, una capriola nella direzione opposta per evitare le mani di Liberté che spostano l'aria. Lo invito ad avvicinarsi, lui carica. Quanta inesperienza. I suoi pugni sono potenti e precisi, ma terribilmente lenti. Scarto lateralmente ogni volta – sinistra, destra, sinistra. Si concede un sorriso. È il momento: altri tre pugni, altri tre movimenti. Sinistra, destra, destra – sono di fianco a lui e quasi non mi vede. Pugno nelle costole, calcio destro al ginocchio, gomito destro sullo sterno. È giù. Melissa mi piomba addosso con un salto, ma io non sono più lì. A mezzo metro da lei, lo spazio che serve per un gancio sinistro. Si abbassa, è veloce e mi atterra, ma le cingo la vita con le gambe e la ribalto. Spalle a terra. Le afferro il braccio destro per...due mani gigantesche mi afferrano per le spalle e mi lanciano lontano. Atterro dignitosamente, rotolando subito in piedi. Fermi. Ansimano. Io no. Il display degli occhiali dice cinque minuti all'arrivo del team. Sorrido e lascio la stanza: basta lezioni, per il momento.

 

Due agenti S.H.I.E.L.D. scaricano del materiale dal jet atterrato sul retro del castello: una spianata minuscola, ma l'aereo può decollare e atterrare in verticale. Dovrò farmi dare i progetti, sembra utile. La prima a scendere è Joystick. Olivia. È di nuovo bionda, un bel miglioramento. E muscolosa, come il costume di pelle lascia intravedere fin troppo facilmente. Gran lottatrice. Dietro di lei Carmilla. Non la conosco, e mi sento idiota a notare solo i capelli verdi. Il costume le copre il volto fino al naso, ma lascia scoperta la pancia. Esibizionista. Nel frattempo Olivia mi bacia la guancia con le sue labbra enormi, poi torna al suo bagaglio. Siamo di poche parole. Meno male che quell'altro compensa. A proposito, dove...

Mi giro di scatto solo per vedere Deadpool che mi piomba addosso. Con un ginocchio sul petto mi inchioda a terra, con l'altro piede mi schiaccia il polso destro.

"Vaffanculo".

"Ocean, Ocean, Ocean. Ti sono mancato? Sì? No? Mi annoiavo a casa. Lavori, lavoretti, lavorucci. Logan. Odio Logan. E lui odia me, e quindi non mi fanno fare niente. Ora ci divertiamo, sì?"

"Deadpool".

"Sono io".

"Levati-di-dosso".

"Oh. Ooh. Certo".

Se qualcuno ride lo ammazzo. Non Deadpool, ovviamente. Lui non si può ammazzare. Il che lo rende ancora più irritante.

"Sai, è stato carino da parte tua lasciarti atterrare".

"Aspetta, io non..."

"Dico, essendo tu il protagonista e tutto quanto..."

"Eh?"

"...ed essendo quasi a fine capitolo, non ti rubo altro spazio. Vai pure avanti".

Non sono sicuro che colga il mio sguardo assente da dietro gli occhiali. Ora capisco perché Stark me li ha spediti a velocità record.

Una mano tesa mi risveglia da quest'incazzatissima ipnosi.

"Carmilla. O Scorpion. O Greenie. Come vuoi tu".

Ricambio la stretta. "Ghost. Piacere. Riesci a tenere a bada il matto per qualche minuto?"

Approfitto del break per rientrare nel castello. L'ampia tavolata del salone è coperta di strumentazione – schermi, occhiali, maschere, qualche arma. Prendo posto, gli altri sono già seduti: mancano Scorpion e Deadpool, arrivano immediatamente. Butterfly e Tricolore si alzano – uno sguardo d'intesa che dura un attimo, abbastanza per farmi capire che il discorso è preparato.

"Per prima cosa vorrei ringraziare ufficialmente lo S.H.I.E.L.D. e i suoi agenti per il supporto che ci hanno offerto". È Tricolore a cominciare, ha un vocione un po' anonimo e un costume che rivela la sua ammirazione per Capitan America. Comprensibile. Il mantello stona però. Non mi sembra il caso di interromperlo per spiegare che non sono un agente S.H.I.E.L.D..

"Da qualche mese abbiamo cominciato a lottare contro la criminalità che controlla questo paese. Piccoli gesti, magari, ma che hanno significato un cambiamento per un paese abituato a subire senza reagire". Deadpool tamburella freneticamente con le dita sul tavolo. Odia i populismi gratuiti. Non è l'unico.

"Nel frattempo abbiamo cercato quante più informazioni possibili sui nostri nemici, per cercare di prevedere le loro mosse e colpire più duro. Ora abbiamo qualcosa in mano" – Deadpool mi dà un calcio sotto al tavolo e ridacchia. Okay, il doppio senso l'ho capito anche io, ma perché non può stare fermo? – "ed è come un secondo inizio. Butterfly, a te per i dettagli".

Sorrido quando Butterfly fa un passo avanti. Se lo merita, dopo che l'ho maltrattata ieri.

"Nella notte di domani una nave da carico attraccherà a Bari. Porta metalli preziosi e risorse minerarie dall'est e stando a quello che si dice è una transazione fra un gruppo greco-macedone e il clan dei Semerano. I Semerano sono protetti dalle amministrazioni locali...se riuscissimo a fermare questa transazione, i loro programmi a lungo termine sarebbero pesantemente danneggiati. Solo noi possiamo farlo – e dobbiamo farlo. È fondamentale non farci notare, né al porto né sulla nave: serve un team piccolo. Suggerimenti?". Tocca a me.

"Io e Deadpool, di sicuro. E quattro dei vostri. Li conosci meglio di me, la scelta è tua". Annuisce. Forse riuscirà a non odiarmi.

"Oltre a Tricolore e me, direi Nightingale e Capitan Ombra. Se non ci sono obiezioni". Interessante.

"Quanto agli altri" – aggiungo – "Joystick e Scorpion vi alleneranno". "Bene. Si parte domani alle diciassette. Debrief". Giusto che sia Tricolore ad avere l'ultima parola.

"Sarà una passeggiata". Deadpool è in piedi di fianco a me.

"Speriamo". 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Altro / Vai alla pagina dell'autore: OceanOfDarkness