She combs
her hair, she’s like a rainbow
She comes in colors ev'rywhere
She combs her hair
She's like a rainbow
Coming, colors in the air
Oh, everywhere
She comes in colors
Le arriva tra i
colori ovunque
Lei pettina i suoi
capelli
Lei è come l’arcobaleno
Arrivando, porta i
colori nell’aria
Oh, ovunque
Lei arriva tra i
colori
(She’s a Rainbow,
The Rolling Stones)
Chissà
qual era la cosa più straordinaria di lei.
I capelli, veniva da pensare.
Biondissimi,
ondulati, e lunghi oltre il ginocchio.
Era una pazza, Natal’ja.
E c’era
anche stata, in manicomio, Lys.
Le avevano strappato dalle braccia sua figlia, quella figlia avuta a tredici anni, e
avevano sbattuto in galera suo marito, che per difenderla dalle accuse aveva
quasi ucciso la direttrice del Collegio.
La
direttrice che aveva firmato ogni possibile documento, affinché la ribelle
biondina russa fosse rinchiusa al più presto.
Così
s’era ritrovata lì, a guardare un soffitto troppo bianco, a pregare un Dio in
cui non credeva, nel reparto delle Furiose.
A pensare a lui, il teppista greco
che l’aveva sposata, che l’aveva seguita anche in Siberia, la sua Siberia.
Il giorno
in cui era nata Natal’ja c’era la bufera di neve, e settantasette gradi sotto
zero.
Lei non soffriva il freddo, lei,
sotto il cielo bianco di Krasnojarsk, camminava in sottoveste.
Le sue
sottovesti di seta e di stracci, sempre troppo leggere, sempre troppo indecenti.
Leggeva la mano ai soldati sul confine, Natal'ja, la piccola zingara slava.
Eterea e irraggiungibile, coraggiosa oltre ogni limite, di quel coraggio che l'avrebbe portata a morire.
Alzava i
suoi occhi cristallini, grigiazzurri,
solo per cercare Geórgos, il brigante di Sparta.
Gee, come lo chiamavano i suoi amici,
Georgij, come lo chiamava lei.
L’amore
della sua vita.
Il ragazzo che l’adorava, il padre di Céline.
Sognava
la Rivoluzione, Natal’ja.
Era questa la cosa più
straordinaria di lei.
A
ventitré anni l’avevano uccisa.
Sovversiva politica, traditrice
dello Stato.
Non era
vero niente.
La Russia dei poveri non esisteva,
e lei la voleva inventare.
Era il
1848.
Cos’era rimasto dei suoi capelli
biondi, tanto lunghi da sfiorar la follia, dei suoi
occhi color cielo prima della neve?
Del suo
amore senza confini, del suo cuore perso in Grecia, tra le dita bagnate di
sangue di Geórgos, tradito e massacrato come se non fosse mai stato un eroe?
Lei l’aveva lasciata nell’aria,
come l’arcobaleno, la Rivoluzione.
Note
Krasnojarsk: Città della Siberia Centrale.
Una
storia fugace, una sorta d’istantanea, breve, ma non abbastanza per essere una drabble ;)
Non ci
sono ancora riuscita, a star sotto le 110 parole, ma me ne farò una ragione, e
intanto spendo due parole per questa flashfic ;)
Natal’ja
è la protagonista della mia originale storica, Sic Volvere Parcas, e George, Geórgos, è il suo grande amore.
Non
occorre aver letto la storia, per capire questa flashfic, perché è, appunto, un
susseguirsi d’immagini che delineano la sua figura.
L’ho
presentata più malinconicamente, qui, Lys.
Lei l’ha fatta davvero, la Rivoluzione,
anche se poi è finita male.
Ci tengo
a specificarlo, questo, perché la sua storia forse non ha un lieto fine, ma non
per questo tutto è perduto.
Chi sta
seguendo Sic lo saprà ;)
Ad ogni
modo, spero davvero che questa manciata di parole vi sia piaciuta, perché ci
tengo tantissimo, e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se vi
va ;)
Grazie in
anticipo,
Marty