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Autore: Miss Kon    11/05/2012    2 recensioni
Adoro Lala e Gsor, adoro anche la loro storia anche se è triste. Ed amo la parte che racconta del loro incontro perchè è stato qualcosa che mi ha toccato il cuore.
Per questo ho deciso di fare questa piccola one-shot senza pretese.
Su una piccola piazzola a qualche metro da lei un fagotto informe, vestito con una salopette e una felpina, singhiozzava e sussultava con una cedenza fissa.
Avanzò di un altro passo mentre dentro la sua testa dei vecchi ingranaggi cercavano disperatamente di ricominciare a funzionare come una volta, dovendo vincere la ruggine e le tare che il tempo aveva lasciato passando.
Si avvicinò di un passo ancora. E poi di un altro. Poi di un altro ancora.
In fine lo raggiunse.
Aprì e chiuse la mano destra a più riprese, mentre con uno scricchiolio secco il colore candido della sua pelle si scrostava un po’.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non c’è molto da dire. È un lavoro dedicato a Gsor e Lala perché la loro storia è bellissima e perché adoro entrambi ♥






Don’t cry.


Avanzò con passo incerto e un po’ zoppicante, mentre un leggero clangore l’accompagnava lungo quelle strade deserte e spettrali.
Il vento, freddo a causa dell’inverno che andava avanzando, sibilava sinistro tra gli spazi vuoti tra le case.
Ai lati dei vicoli lastricati cumoli di immondizia e di bambole coronavano quel piccolo teatrino lugubre ed horror.

Soon I know I'll wake from this dream



Un singhiozzo soffocato si fece strada lungo le vie strette tra le case vuote e cupe.
Sotto la coltre di capelli stopposi e nodosi le sue orecchie riuscirono a carpire quel piccolo pigolio.
Voltandosi piano, mentre uno scricchiolio inquietante accompagnava quel gesto, guardò la strada alla sua destra.
Piano voltò il resto del corpo e, sempre accompagnata da quel clangore metallico, imboccò la strada e camminò con andatura zoppa fino a vederlo.
Su una piccola piazzola a qualche metro da lei un fagotto informe, vestito con una salopette e una felpina, singhiozzava e sussultava con una cedenza fissa.
Avanzò di un altro passo mentre dentro la sua testa dei vecchi ingranaggi cercavano disperatamente di ricominciare a funzionare come una volta, dovendo vincere la ruggine e le tare che il tempo aveva lasciato passando.
Si avvicinò di un passo ancora. E poi di un altro. Poi di un altro ancora.
In fine lo raggiunse.
Aprì e chiuse la mano destra a più riprese, mentre con uno scricchiolio secco il colore candido della sua pelle si scrostava un po’.
Inclinò la testa di lato e sorrise mentre lo stridio di alcuni ingranaggi riempiva l’aria.

Hello



“Piccolo” cominciò con voce limpida e senza nessuna intonazione degna di nota “Vuoi che ti canti una canzone?”
Il bambino alzò piano la testa, e la guardò.
Il viso colmo di lacrime ed arrossato per un attimo fu segnato da un sincero stupore. Il piccolo, attraverso il velo di lacrime cercò di mettere bene a fuoco l’interlocutrice.
Poi un piccolo sorriso sincero si aprì sul suo volto.
“Una canzone? Canteresti per me? Nessuno l’ha mai fatto! Io mi chiamo Gsor, canta, signorina fantasma.” le disse, tirando un po’ su con il naso.
La bambola sorrise e con un tonfo si sedette per terra, davanti al bambino.

Don't cry



Il vento soffiava lugubre tra le case vuote di quella città fantasma. Ai lati dei vicoli lastricati cumoli di immondizia e di bambole coronavano quel piccolo teatrino lugubre ed horror.
Un canto, in lontananza, si levava ricordando a quella città che una volta era stata viva.






[P.S. Le frasi in corsivo sono tratte dalla canzone “Hello” degli Evanescence]
  
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