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Autore: Bibi94    12/05/2012    1 recensioni
L'estate è ormai vicina e la diciottenne Vic attende le vacanze pugliesi, trascorse in compagnia degli amici di sempre. Ma, i quadri di fine anno scolastico le prospettano giorni molto diversi rispetto a quelli sognati: niente mare né feste, la chimica ha deciso di riprendersi la sua rivincita, costringendo la ragazza a dover preparare l'esame di riparazione. Una notizia deludente, la quale, tra lezioni e sotterfugi, porterà Vic a entrare in contatto con Richi e Filo, due ragazzi che condividono la sua stessa sorte di rimandata. E, proprio grazie a loro, l'estate della nostra protagonista sarà destinata a cambiare, a seguire una meta non definita che si rivelerà quasi divertente. Almeno fino a quando l'equilibrio non sarà spezzato da triangoli e malintesi...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Ed eccomi di nuovo qui, a pubblicare il primo capitolo di una storia che è nata durante una classica lezione di chimica. Tanto per intenderci, la trama e i suoi sconvolgimenti sono puramente fantastici, ma devo ammettere che alcuni personaggi del racconto traggono ispirazione da persone reali, che, bene o male - giudicate voi, non saprei dare una giusta risposta :P - hanno influenzato lo sviluppo dell'intreccio. Ok, ok, so che mi sto dilungando troppo in spiegazioni di cui "nun ve ne po' frega de meno", ma ci tenevo a chiarire questo dettaglio. :) Per il resto, vi auguro una buona lettura e, soprattutto, tanti consigli per renderla migliore!! Commentate in molti!! :D :D)

Quell’estate sarebbe stata spettacolare: mari azzurri, brezze marine, bagnini muscolosi. La Puglia si preparava a entrare nella mia vita, per non uscirne più. Almeno fino a settembre, quando il ritorno alla quotidianità avrebbe obbligato anche noi, ingenui diciottenni, ad abbandonare i suoi luoghi da sogno. Ma, tre mesi erano più che sufficienti per vivere quest’avventura, programmata nel corso dell’anno precedente. I biglietti erano già stati comprati: il pullman sarebbe partito il 20 giugno, alle 4.00 di mattina, dall’Autostazione di Piazza XX settembre. Certo, il viaggio si prospettava lungo, ma cosa c’è di più stimolante se non un’attesa trascorsa in compagnia degli amici di sempre? Arrivati, avremmo raggiunto l’albergo per depositare le valigie, pesanti e faticose da trascinare. Poi, voilà lo spasso, la spiaggia e i campi di pallavolo, dove infinite partite ci avrebbero portato a insultarci l’un l’altro. La sera, invece, sarebbe stata dedicata alle sedute nei pub, alle feste e alle discoteche, con litri di sambuca pronti a riscaldare i nostri corpi.
Questa era l’estate. L’estate dei diciotto, la più indimenticabile di tutta la mia vita.
“E i quadri?”. Ci pensò Marilena, in un caldo pomeriggio di metà giugno, a ricordarmi la sfida che, prima della partenza, avrei dovuto affrontare. In verità, non si trattava esattamente di una missione da vincere: la parola più adeguata sarebbe stata “miracolo”. Un miracolo difficile da compiere, ma ugualmente intrinseco nelle mie speranze. Infatti, da lì a poco, il 18 dello stesso mese, la scuola avrebbe pubblicato i quadri di fine anno scolastico, attesi con felicità da chi sapeva di sapere, temuti da chi non poteva negare le proprie lacune in una o più materie.
La sottoscritta, nonostante il grande impegno dimostrato nel corso degli ultimi mesi, si trovava nel secondo gruppo di persone. Tutta colpa della chimica. La causa della mia ansia derivava solo, unicamente, dall’obbligo di studiare atomi, reazioni e sostanze pure. Infatti, a scuola non andavo male: la mia media tendeva a superare l’8, ma, quell’anno, rischiava di essere lasciata in sospeso proprio dalla materia che più detestavo. Purtroppo, matematicamente, la somma dei voti ottenuti da febbraio a giugno – un quattro, un cinque e mezzo e, last but non least, un misero tre – non si avvicinava neanche di un miglio al tanto agognato sei. Inoltre, la già tragica situazione era aggravata dalla professoressa, la quale aveva perso ogni stima nei miei confronti in seguito allo scarso interesse mostrato nel corso di una conferenza sul ruolo quotidiano della chimica. Ammettiamolo: in quell’occasione, mostrai abbastanza esplicitamente il mio menefreghismo, ma l’atteggiamento poteva essere giustificato dalla stanchezza che, da giorni, aveva colpito il mio corpo. A ciò si aggiungeva una nottata trascorsa in bianco, dedicata allo studio delle funzioni esponenziali e dei logaritmi, bestie nere della matematica. In simili condizioni, come si poteva esigere la mia concentrazione? Eppure, a nulla servirono le scuse ripetute più volte alla prof, disgustata all’idea di dover preparare argomenti che non fossero collegabili alla sua materia.
Così, dopo due mesi di Inferno, mi ritrovai a vivere con ansia le mie giornate estive, fino alla fatidica mattina del 18 luglio. Il Sole, riscaldando l’intera città, sembrava presagire buone notizie. Ma, meglio di chiunque altro, sapevo che non sarebbero stati i suoi raggi di luce a capovolgere positivamente i miei tre mesi futuri: tutto dipendeva da quel malefico voto, esposto nell’atrio principale a partire dalle ore dieci. Nonostante la scuola avesse sempre rispettato gli orari, mi presentai davanti all’ingresso mezz’ora prima. Non potevo nascondere una certa vergogna, che nasceva dalla stizza di dover condividere i miei voti con le altre persone, ascoltando commenti e risolini. Osservando i ragazzi che, nel giro di poco tempo, si accavallarono davanti al portone, cominciai a respirare in modo lento e faticoso. Un tentativo di mantenere la calma fallito miseramente.
Poi, ecco il gran momento: le porte si aprirono. Nel giro di un attimo, fui risucchiata dalla folla in corsa. Ognuno di loro superava i più lenti, curioso e impaurito allo stesso tempo. Incontrai sguardi e volti conosciuti, salutai velocemente studenti più grandi, fino a quando fui raggiunta da alcuni miei compagni di classe, che discorrevano sulle vacanze estive. Cercammo di farci spazio nella ressa, ma dovetti convincermi ad attendere il calo della “marmaglia”. Prima o poi, mi sarei trovata di fronte ai quadri. Prima o poi, avrei scoperto il mio destino, mettendo fine a quella lenta agonia che mi trasportava nella tragica fantasia dei poemi epici cavallereschi. Persa in questi pensieri, non mi accorsi del vuoto creatosi davanti a me, il quale mi affriva la possibilità di posizionarmi esattamente di fronte ai tabelloni delle classi quarte. Fu proprio Marilena a prendermi per mano e a spintonare gli sconosciuti per appropriarsi della strategica posizione.
“Pronta?” mi domandò con un sorrisetto così ansioso da far trapelare la mie stesse paure.
“Forse…”.
“Benissimo”. Girò la testa e, avvicinato il naso al foglio pieno di numeri, cercò l’elenco degli studenti di IV D.
Io, non avendo il coraggio necessario, mi limitai a spiare i suoi movimenti, fino a quando notai i suoi occhi prima sgranarsi, poi fermarsi a osservare un punto indefinito del pavimento.
“Mary, allora?”.
Risposta attesa, ma non pervenuta. Tutto ciò non presagiva nulla di buono, ma la speranza non poteva svanire così.
Sospesi la respirazione e mi voltai verso il tabellone.
Scorsi l’elenco dei nomi, trovando immediatamente la lettera M.
Mancini Vittoria.
Mi assicurai di leggere la linea giusta. Non c’erano numeri, ma solo asterischi che nascondevano i voti della pagella. E tre parole nella colonna della media finale: Sospensione di giudizio.
La Puglia aveva rigettato la mia richiesta di iscrizione.

  
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