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Autore: amrty    13/05/2012    2 recensioni
E se Dean non fosse andato a Stanford per recuperare Sam quella volta ?
(Wincest)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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“Sam Winchester?”

“Si sono io, chi parla?”

“La chiamo dall'Ospedale di Ogden. Abbiamo ricoverato un certo Dean Winchester e come recapito abbiamo trovato questo numero.”

“Dean ??? Cosa è successo? È grave?”

“Stiamo ancora cercando di capirne la causa, è in coma.”

 

In coma.

Sam continua a pensarci mentre corre come un pazzo. Ci metterà comunque troppo per i suoi gusti ma non aveva avuto altra scelta.

Jessica era rimasta sconvolta. In un unica sera aveva dovuto spiegarle che aveva un fratello, di cui non parlava MAI e che ora era in ospedale. E che doveva andarci da solo.

 

Dodici ore dopo quella chiamata infernale Sam è davanti a Dean.

Dean.

Mai una chiamata, mai una visita. Da quando era andato a Stanford non l'aveva più sentito.

Ed ora eccolo lì, a pochi metri da lui, così vicino e mai così distante.

 

“Mi scusi Dottore potrebbe dirmi come sta mio fratello?”
“Sarò sincero con lei, suo fratello sembra in ottima e perfetta salute. Tranne per il fatto di essere in coma. Non riusciamo proprio a spiegarcelo”

“Scusi? Ma non c'è nulla che può fare? Per farlo svegliare?”

“No mi dispiace, l'unica cosa da fare ora è aspettare.”

Il tono che usa però sembra più voler dire “perdi le sue speranze in partenza.”

Non sanno neppure che cavolo abbia.

Dean, cavolo, non era così che volevo rivederti.

 

“Ciao Dean, sono Sam. Mi hanno chiamato, chissà come tu nel portafoglio porti il mio numero e loro hanno ben pensato di chiamarmi. Né è passato di tempo eh fratellone? Cosa saranno, cinque anni?”

Ricorda ancora la litigata con papà e le grida. Parole dure erano uscite sia dalla sua bocca che in quella di suo padre. Ma mai da Dean. Lui era rimasto in disparte ad osservare quella ennesima litigata. Senza forse capire che era l'ultima, o forse proprio per questo aveva deciso di restarne fuori.

John che gli diceva che se andava via poteva anche non tornarci mai più. Ed era quello che aveva fatto. Per lui la vita da cacciatore era morta ed insieme ad essa... la sua famiglia.

Neppure Jessica sapeva del suo passato, nessuno sapeva molto di Sam Winchester, studente modello a Stanford. E questo era tutto ciò che Sam voleva: essere un secchione studente di legge con una vita estremamente noiosa.

Ma ora, lì davanti al capezzale di Dean, si domanda se forse non sia stato troppo egoista. Magari in questi anni Dean aveva bisogno di lui. Beh, il suo numero l'aveva, come si era dimostrato, quindi avrebbe potuto anche usarlo. E comunque aveva papà.

Papà giusto! Doveva chiamarlo!

Ma perché l'ospedale non aveva chiamato lui????

 

“Qui parla la segreteria telefonica di John Winchester, lasciate un messaggio”

“Papà? Sono io, Sam. Mi hanno chiamato dall'ospedale in Ogden per Dean. È in coma, dovresti venire. Nessuno capisce cosa sia successo.”

 

Aspetta per due giorni. Prima di capire che John non verrà.

Trova conferma nei suoi sospetti quando scopre che Dean è ricoverato da ormai una settimana.

“Una settimana? E perché mi avete chiamato solo adesso?”
“Inizialmente abbiamo chiamato il numero di un certo John Winchester, ma trovando sempre la segreteria abbiamo successivamente optato per il suo. Mi dispiace per il ritardo.”

 

“Dean che fine ha fatto papà? In cosa vi siete cacciati sta volta? Cosa posso fare per aiutarti?”

Ci sono mille altre domande che vorrebbe fargli, ma Dean non può rispondergli.

Maledizione!

“Idiota che sei Sam! Perché hai lasciato che accadesse? “

la verità è che non sapeva più niente della sua famiglia, o almeno di quello che ne rimaneva, da molto, troppo tempo.

Una morsa gli strinse lo stomaco, una morsa che sapeva molto di senso di colpa.

Si perché in tutti quegli anni in cui lui faceva la bella vita da studente chissà cosa aveva dovuto passare Dean. E lui non si era mai chiesto niente. Mai aveva ripensato a ciò, a chi, aveva lasciato indietro.

No, questa era una bugia.

“Una bugia che mi racconto così bene Dean che alla fine quasi ci credevo perfino anch'io”

Ma ora che è davanti al corpo di suo fratello non riesce ad arginare la diga. Tutti i sogni, i ricordi, tutto ciò da cui era scappato e che aveva cercato di dimenticare ora stava tornando a galla.

“Non farmi questo Dean, please. Svegliati, fai qualche tua stupida battuta, una pacca sulla spalla e poi via. Ognuno per la sua strada come prima. Così potrò dimenticare anche questo come tutto il resto.”

Ma Dean continuava a restare immobile, certo vedeva il ritmo del suo cuore battere regolare, ma chissà con la mente dov'era.

“Dove sei Dean ? Torna da me”

 

“Torna da me”

Quante volte la notte Dean sussurrava nella sua testa queste semplici parole: Torna da me.

Ogni notte il destinatario era sempre lo stesso, lo sarebbe sempre stato.

Sam, torna da me.

 

Quando aveva avuto quella enorme lite con loro padre Dean non aveva detto niente, come sempre era rimasto ad osservare. Le parole crudeli che si sputarono in faccia quel giorno ferirono anche Dean. Perché Sam era così arrabbiato con John, così convinto a tagliare i ponti con quella vita da cacciatori. Ma non si rendeva conto che lasciando la caccia lasciava anche lui? A lui non ci pensava?

Ho bisogno di te fratellino, non lasciarmi qui, non qui da solo.

Ma non aveva detto niente, aveva guardato Sam andarsene a studiare lontano. L'aveva guardato allontanarsi da quella vita che gli stava stretta, da un padre padrone e da.. lui.

Si anche da lui, perché Sam non si fece più vivo. Non una chiamata, niente.

Da parte sua Dean si era ripromesso di non farla mai quella chiamata, anche se solo le stelle sapevano quante volte aveva preso in mano il telefono per farla.

Ma non sarebbe stato giusto. Sam aveva quello che voleva: una vita normale, lontano da loro.

Ed eccoti accontentato fratellino, anche se a me manchi più di quanto vorrei ammettere.

 

Qualche anno prima Dean era stato tentato di andare da Sam. Papà era sparito da troppo tempo, e lui aveva bisogno di una mano. Ma quando era arrivato a Stanford l'aveva visto, là al bar con i suoi amici, e quella bella ragazza, doveva per forza essere la sua fidanzata. L'aveva guardato tornare al suo alloggio insieme alla ragazza, guardando i loro baci, osservando il sorriso di suo fratello.

E non ne aveva avuto il coraggio, di strapparlo da tutto quello. E se n'era andato. Con una pugnalata nel petto, certo, così dolce e così amara. Dolce per aver visto di nuovo Sam, così felice poi come rare volte lo ricordava con loro, e amara, perché quel sorriso ormai non era rivolto solo ed esclusivamente a lui. Ma era giusto così. Era giusto che quel sorriso appartenesse ad una bella ragazza. E mentre giurava di non guardarsi più indietro, asciugò una temeraria lacrima che infida gli era scappata.

  
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