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Autore: dont_Forget    13/05/2012    1 recensioni
Un sorriso distese le labbra sottili di Paul, che lentamente lasciò andare indietro la testa, e stando in piegi davanti al giradischi chiuse nuovamente gli occhi, abbandonandosi ai ricordi di quell'ultimo album pubblicato con gli altri Beatles, quell'ultima tourné, quell'ultimo anno tutti insieme, intatti, eterei nella sua anziana memoria.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Paul McCartney , Ringo Starr
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente in mezzo a mille scartoffie trovò quella vecchia polaroid, coi bordi consumati e l'inchiostro ingiallito. La contemplò, ritornando con la mente a quelle giornate intense, chiudendo gli occhi annusò la carta. Sembrava impossibile che l'odore di una persona potesse impregnare un materiale e poi conservarsi perfettamente, non sfumare o cambiare con il passare del tempo o il cambiamento del luogo in cui é stato conservato. Allora Paul chiuse gli occhi e portò quel pezzo di carta stampata più vicina al viso, ne annusò l'essenza, la passò tra le dita  come per prendere un pò di quel profumo, il profumo di John.
Erano passati diversi decenni da quando John era morto, ma nonostante ciò l'inchiostro sulla polaroid non era del tutto scolorito, e l'odore era ancora perfettamente riconoscibile per il cuore raggrinzito di Paul. Quella foto era rimasta per tanti anni dentro il cassetto di John e ne aveva assorbito l'odore, che adesso si poteva annusare nell'aria della sua vecchia camera, al centro della quale Paul era seduto. Aveva acquistato quell' appartamento subito dopo che Yoko aveva annunciato di non volerlo, che rimanere ad abitare li senza John l'avrebbe distrutta. Non era stato mai spostato niente da allora, sulle pareti c'erano ancora i vecchi quadri e lo specchio del bagno era sempre lo stesso, così come il lavandino, le tende e i piatti su cui tanto tempo prima era stato consumato quell'ultimo pranzo, la mattina prima che John fosse ucciso. Tutto era rimasto esattamente com'era, Paul non aveva avuto il coraggio di spostare niente, se non per spolverare quel poco che bastava per rendere l'aria respirabile, e tantomeno aveva portato via qualche cosa, magari un lenzuolo o un libro con la copertina impolverata. Paul si crogiolava nel pensiero che fosse tutto esattamente come John aveva lasciato, e centellinava l'odore rimasto nei vestiti, i graffi sugli effetti personali, gli spazzolini e i tappeti. Continuò ad annusare quella fotografia, che ritraeva lui e John da giovani, quando ancora i suoi capelli non erano bianchi e le sue ossa erano solide e giovani e le guance non erano incavate, la pelle senza le rughe e le mani non raggrinzite. Ora invece guardandosi allo specchio tutto quello che poteva vedere era un vecchio avvilito e solo, solo ad avere quei ricordi, l'unico a conoscerne l'esistenza. Da quando anche Ringo era morto non poteva fare altro che mantenere saldo il pensiero, la memoria di ciò che era stato, di ciò che con i Beatles aveva costruito, ciò di cui adesso sentiva il peso gravare sulle proprie deboli spalle. Era l'unico a conoscere la vera storia, ciò che realmente sentiva nello stomaco ogni volta che in studio di registrazione faceva le prove, ascoltava le doppie voci, modificava i testi.
Era una voce che girava, quella dell'amore tra lui e Lennon, si, ma solo lui aveva potuto sentire che veramente esisteva, era l'unico a poter ricordare quanto fosse palese ogni volta che insieme lavoravano sui testi, a sentire l'inesorabile presenza di quella linea sottile e quasi invisibile che gli permetteva di capirsi con uno sguardo, quell'intesa segreta di cui tanto si vociferava. C'era senz'ombra di dubbio un legame speciale tra loro, Paul lo riconosceva e anche se si era sposato e aveva avuto figli da diverse donne sapeva che quella linea che lo univa a John non si era spezzata mai. Non sarebbe corretto chiamarlo amore, perché no era di quello che si trattava. Non c'entrava neanche il sesso, non c'era niente di fisico nel loro rapporto. Era piuttosto un sentimento, indefinito, da qualche parte tra l'amore più catartico e l'amicizia piú sincera e sentita, qualcosa che sembra banale cercare di definire con un qualsiasi termine, qualcosa di senza nome, di mai detto, mai considerato, mai capito veramente.
Paul rimise dentro il cassatto quella vecchia polaroid, accarezzandone la carta e a malincuore girando la chiave dell'armadio. Poi si mise in ginocchio sul pavimento appoggiandosi sul letto, e con non poca difficoltà riuscì a mettersi in piedi. Non pianse, non scagliò oggetti per terra né strappò le foto appese alle pareti. Solo indugiò, guardandosi intorno, osservò tutto quello che i suoi occhi riuscivano a vedere e a memorizzare, poi si avvicinò piano al vecchio giradischi sorretto da un mobile nell'angolo della stanza, e tirò fuori un disco dal cassetto. Let it be, l'ultimo disco inciso, l'unico che John avesse deciso di portare nel nuovo appartamento quando si era trasferito. Quella era la primissima copia, confezionata proprio sotto i suoi occhi tanti, troppi anni prima, in un tempo che adesso gli sembrava un'altra vita. Tirò fuori il disco dalla copertina impolverata e lo mise sul piatto, mise su la puntina e cominciò a girare, e Paul ascoltò la propria voce giovane risuonare nella stanza, le note di two of us gli fecero ricorare i giorni in cui avevano inciso il brano e inevitabilmente gli tornò alla mente Linda, il suo primo vero amore. Un sorriso distese le labbra sottili di Paul, che lentamente lasciò andare indietro la testa, e stando in piedi davanti al giradischi chiuse nuovamente gli occhi, abbandonandosi ai ricordi di quell'ultimo album pubblicato con gli altri Beatles, quell'ultima tourné, quell'ultimo anno tutti insieme, intatti, eterei nella sua anziana memoria. Si ricompose solo alla fine della seconda canzone, prese la giacca dalla sedia di pelle accanto alla porta e poi, dando un'ultimo sguardo alla stanza, percorse il piccolo corridoio che portava all'ingresso ed uscì.
Non sapeva se sarebbe più tornato in quella casa, sentiva che mancava poco alla fine, le sue ossa erano fiacche e la sua mente troppo stanca per resistere ancora a lungo in quel mondo che era così tanto diverso da quello che aveva conosciuto nella sua giovinezza. Si chiuse la porta alle spalle e scese le scale sino al portone, in silenzio. Tirò su lo sguardo verso la finestra e vide John affacciato, che sorrideva e agitava la mano in segno di saluto. Accanto a lui apparve anche George, e poi Ringo. Insieme lo salutarono ed urlarono il suo nome, e Paul rispose con piacere ai loro sorrisi. Infine si voltò, e per quanto le sue gambe fragili gli permettevano, camminò spedito verso la casa dalla quale, lo sentiva, non sarebbe piú uscito.
  
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