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Autore: yllel    13/05/2012    3 recensioni
reinterpretazione della scena del laboratorio alla fine della seconda stagione. Molly Hooper finalmente e' libera, anche se questo significa la fine del grande gioco. Non il personaggio che sono abituata a raccontare!
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Molly Hooper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non mi piace. Chiaro risultato di una noiosa domenica pomeriggio, ma personalmente sono convinta che sia molto piu’ probabile una cosa del genere che quello che mi piace raccontare nelle altre mie storie.

Ho letto qualche ipotesi  in rete,  cosi ho provato, giusto per non farmi mancare nulla.

ATTENZIONE: spoiler, spoiler, spoiler sulla scena del laboratorio alla fine della seconda stagione. L’interpretazione tuttavia e’ mia.
Naturalmente i personaggi non mi appartengono, li utilizzo solo per distrarmi un po’.
 

IL MOMENTO PIU’ BUIO

 
Molly Hooper non aveva mai avuto nulla in comune con Sherlock Holmes. Non la Molly che lei aveva sempre preteso di rappresentare,  per lo meno. La timida patologa che lo accontentava e che aveva una cotta smisurata per lui, che si faceva manipolare e che perdonava crudeli osservazioni o commenti maleducati.
Quella Molly Hooper quella sera cessava comunque di esistere e, paradossalmente, lo faceva nel momento in cui aveva invece  qualcosa in comune con Sherlock Holmes: entrambi stavano per affrontare il momento piu’ buio della loro esistenza.
“Ti sbagli, sai?”
Lei aveva sobbalzato, girandosi verso il buio del laboratorio da cui stava per uscire, riuscendo ad individuare la sua alta figura che piano era uscita nella penombra.
Ci siamo, si era ritrovata a pensare. Aveva lavorato tanto per quel momento, ma ora c’era una strana sensazione a stringerle il cuore.
“Tu conti”
L’espressione di Molly si era fatta assolutamente stupita... era davvero  curiosa di vedere come lui avrebbe posto la questione.
“Hai sempre contato. E io ho sempre avuto fiducia in te”
No. Questo non poteva essere vero. Andava ben oltre quello che si era aspettata da lui, quello che immaginava Sherlock Holmes avrebbe potuto dire per blandirla l’ennesima,ultima volta.
“Ma hai ragione. Io non sto bene” quell’affermazione fin troppo sincera l’aveva spiazzata del tutto. E il dubbio l’aveva colta subito dopo.
Lui sa.
“Dimmi cosa c’e’ che non va”
Le parole le erano uscite dalla bocca prima ancora che potesse pensarle sul serio, d’istinto. E non era piu’ questione di recitare una parte, di sondare le sue intenzioni...quell’uomo sembrava davvero in pena e d’improvviso tutti i dubbi degli ultimi tempi si erano ripresentati, perche’ lei  gia’ sapeva che cosa le avrebbe risposto.
“Molly. Io sto per morire”
Proprio l’affermazione che si era aspettata. Quella per cui si era lavorato per tutto quel tempo. Nonostante questo, non aveva sentito nessun accenno di trionfo dentro si se’ e in quel momento era stata capace di dire una sola cosa.
“Di che cosa hai bisogno?”  perche’ ora glielo stava chiedendo? Doveva lasciare che fosse lui a farsi avanti, a dirle cosa pensava di fare. A rivelarle i suoi piani.
Sherlock aveva cominciato ad avvicinarsi.
“Se io non fossi quello che penso di essere, quello che tu pensi che io sia... mi aiuteresti ugualmente?”
Se io non fossi il brillante consulente investigativo che penso di essere  ma un totale disastro, incapace di proteggere i miei amici... se io non fossi il cattivo che va eliminato come ti e’ stato insegnato a pensare... mi aiuteresti ugualmente?”
Aiuto. Se davvero lui sapeva, perche’ pensava che lei potesse aiutarlo?  Perche’ si stava scoprendo a quel modo?
Molly non aveva esitato a ripetere la sua domanda, in parte per curiosita’ ma soprattutto per l’incapacita’ di dare  una risposta a tutte quelle che si agitava dentro di lei.
“Di che cosa hai bisogno?”
“Di te”. I loro occhi si erano incatenati e lui sembrava quasi dispiaciuto.
Da quelle semplici due parole lei aveva avuto finalmente conferma  che Sherlock sapeva e per un unico attimo,  era davvero rimasta meravigliata dalle sue straordinarie qualita’ e capacita’ deduttive. Aveva impiegato anni per costruirsi quell’identita’, per trasformarsi nella persona che tutti conoscevano e apprezzavano e invece lui sapeva, forse l’aveva sempre saputo. Chissa’ se questo Moriarty l’aveva previsto.
Moriarty il suo capo, Moriarty il suo mentore… l’uomo che negli ultimi dieci anni si era preso cura di lei e l’aveva trasformata in un’abile criminale, una bugiarda e assassina, complice dei suoi delitti.
Forse si erano traditi quando lui aveva preteso di essere interessato a lei per approcciare Sherlock la prima volta.
O forse, semplicemente, lei non era stata cosi brava a inventarsi quella personalita’,  a fingere una vita che non aveva vissuto e a raccontare di un padre morto che invece non aveva mai conosciuto, al solo scopo di far abbassare la guardia a Sherlock.
E quel Natale, quando le aveva chiesto scusa dopo i suoi crudeli commenti… ora capiva che era una commedia studiata ad arte per ingannarli.
Sherlock Holmes in un certo senso li aveva gia’ battuti.
E Molly sapeva che il grande gioco era finito. Almeno per lei. Finalmente era libera. Si accorse con sollievo di averlo sempre desiderato e sperato, in fondo al cuore. Aveva solo bisogno che lui la aiutasse.
“Tu conti. Hai sempre contato” Ora si faceva chiaro il significato di quelle parole, lei aveva sempre contato perche’ lui l’aveva sempre tenuta d’occhio e aveva invertito le parti, facendo cadere lei nella sua rete.
“Ho sempre avuto fiducia in te” fiducia che alla fine, nel momento piu’ buio, lei l’avrebbe aiutato facendo  la scelta giusta.
La scelta di schierarsi dalla parte del bene.
Un gioco piu’ grande stava per avere inizio.
E questa volta avrebbero giocato nella stessa squadra.
 
Aiuto. Forse e’ meglio che mi concentri sul matrimonio. Quello della fanfic, naturalmente.
A presto, spero! 
  
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