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Autore: JeffMG    13/05/2012    0 recensioni
Brama
Genere: Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco che si soffoca tutto con note e ghiribizzi dorati, ma voglio la vita vera!
La voglio stringere tra le mani questa ardita puledra che continua a fuggire, la intravvedo dietro fumi di nebbia,
mai lei si fa stringere al petto e galoppando fugge via come funesta.
E' solo in parole che so conoscere il mio male che aitante si accinge a crescere.
L'effimera bellezza di un volto di marmo mi scivola addosso, non è mia ed io la voglio con grandi sacrefici,
quali quelli di uno spadaccino a cui hanno sottratto l'arma e deve difendersi contro il mantello pece della morte,
eppure la rincorro io questa stella di speranza, questa stella che promette la grazia di Deii sovrani.
Come pesa questa pena sulla gobba di un brutto, toglie cibo alla bocca l'infamia del popolo che aizza contro il fuoco come fossi un mostro! 
Oh povera Madre Natura, perché questo? 
Donami fulgidi occhi di Paride, la velocità di Achille, non abbandonarmi al fango che mi tinge il volto...
Sei stata ignobile eppure io ti perdono.
Tramutami nel sogno che ho ardito per vincere la crudeltà del mondo che mi spinge all'abisso. 
Da lontano sento le loro voci, mi disprezzano dal profondo del cuore per queste mutevoli forme di brutto. 
Persino la solitudine accompagna l'esistenza in gravi silenzi profondi, nella sua ira tace anche il mondo. 
Bianchi altari aspettano Dee argentee pronte a salirci, nelle loro vesti porpora che spingono sospiri di sollievo all'umano sprezzante della morte. Si scatena la tempesta nei loro occhi, hanno donato troppa gioia!
Si riprendono tutto le vigliacche e finiscono per giacere negli abissi del mare con l'oro d'anime rubate!
Sono la felicità effimera che ti illude e poi ti deruba anche la lingua. 
Nelle tarde ora notturne odo i passi del nulla farsi ancora più vicini, un baratro comincia ad avanzare verso me, 
i gioielli incerti del mio futuro tardano ad arrivare, ed ecco che la Sfinge più grande del presente è pronta a schiacciarmi. 
In candida seta pensavo di discendere scivolando su essa, per sfuggire con il fiato in gola, da un breve inferno terreno, 
ma essa è volata via ed ecco che mi aggiro nella desolazione e nell'ignoto, dove niente dona speranza anche all'uomo che sempre la ritrova. 
Il grande cerchio illuminato cade su pelli pallide e le colora di mille screzi dorati
mentre risate salgono in cielo come tirate da una grande corda
che la luna ancora invisibile afferra e dona agli amanti della notte;   nel pallido grigiore della sua luce, l'aspetto ma mai lei mi nota,
e un usignolo tra i rami, nascosto dai dardi, mi sussurra di attendere promesse troppo vaghe per essere credute.
Che il canto mio giunga anche alle orecchie di un sordo, che ognuno possa sentire cosa io ho dentro l'animo acerbo,
una fiammella ancora arde, negli archi di un vecchio tempio qual'era la mia gioia.
Cosa si può offrire al cuore umano, quando esso è già colmo di una bellezza simile all'Alba del mattino?
Solo che essi si svuoti e si tramuti in cenere, come è cenero quello di mostri che bevono sangue da calice di vino, 
per colmare il bisogno di vita nel loro corpo.
Qui è il templio in cui prego nel miracolo, nell'ombra che ha promesso di cullarmi, nel suono di un'arpa che mi ha fatto addormentare, nel sogno che vola come gli anni, attraverso corone di tempo, sogno le figlie appartenenti alla Brama, in esso trovo la vita parallela,
che sia essa quella vera e quella supposta tale sia la falsa?
  
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