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Autore: micRobs    13/05/2012    6 recensioni
"Kurt annuì, distogliendo lo sguardo imbarazzato e sospirando ancora. «Vuoi ancora andare in un posto che solo noi conosciamo?» Domandò d’un fiato."
Cosina Klaine scritta per il compleanno di SereIlu.
Hope you like it.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pairing:Kurt/Blaine
Genere:Sentimentale, Romantico
Avvertimento:One Shot, Slash
Rating:Verde
Note:Sì, lo so, la maggior parte di voi si stanno chiedendo cosa io ci faccia in questa parte del fandom. Beh, la risposta è maledettamente semplice: oggi è il compleanno della meravigliosa SereILU e mi sembrava davvero di cattivo gusto regalarle una storia sul mio OTP, invece che sul suo. Così eccomi qui! Ci ho provato, mi sono fatta venire il diabete e ne sono più o meno soddisfatta. E nulla, spero possa piacere anche a voi, nonostante io non sia assolutamente pratica di questo pairing.
Note di betaggio:La storia è stata betata come al solito dalla mia Vals a cui vanno tutti i miei ringraziamenti di volermi talmente bene da leggere una Klaine.
 

A Sere,
ci ho provato e spero di non aver fallito,
nonostante il mio cervello si sia ammutinato un paio di volte
e abbia provato a farmi scrivere “Thad” al posto di “Kurt”.
Buon compleanno!
 

 
 
 
  

Somewhere only we know

 
 
 
«Siamo arrivati?»
«Ancora no.»
«Hai intenzione di dirmi dove stiamo andando?»
«Direi proprio di no.»
«Posso aprire gli occhi?»
«Blaine, tesoro, non puoi semplicemente goderti il viaggio e lasciar fare a me?»
Il ragazzo in questione si sistemò meglio sul sedile, incrociò le braccia al petto e sbuffò sonoramente. Si fidava ciecamente di Kurt, ma essere prelevato da casa senza preavviso, costretto a seguirlo in macchina e bendare accuratamente gli occhi, lo aveva messo un tantino a disagio perché era un comportamento che non si addiceva per nulla al suo ragazzo.
Doveva ammettere, però, che la cosa lo incuriosiva ed intrigava parecchio. Non era un avvenimento di tutti i giorni essere rapiti dal proprio fidanzato e Blaine aveva intenzione di mettere da parte le paranoie e lasciarsi andare completamente a lui. Dopotutto, era Kurt quello razionale e posato fra i due: di sicuro sapeva esattamente ciò che faceva.
«Ti sei ammutolito?»
La sua voce lo distrasse dai suoi pensieri e Blaine si voltò verso di lui, pur non vedendolo.
«Mi hai detto di stare zitto, ho solo ubbidito.»
Sentì Kurt ridacchiare e non poté fare a meno di lasciarsi contagiare dal suo buon umore. «Non ti ho detto di tacere» obiettò, «ma solo di rilassarti e pensare ad altro.»
Blaine fu sul punto di aggiungere qualcosa, quando la voce di Kurt lo sorprese ancora. «E comunque siamo quasi arrivati» gli rese noto.
L’altro si raddrizzò immediatamente, l’adrenalina che gli scorreva nelle vene ed un sorriso entusiasta ad illuminargli il viso.
«Oh, ci abbiamo messo tanto» commentò.
«Come se fosse mai stato un problema» mormorò Kurt.
Blaine inarcò un sopracciglio. «Nel senso che…?»
Ma Kurt si riservò il diritto di non rispondere, limitandosi a spegnere il motore e a scendere dalla macchina.
Blaine stette un attimo, non sapendo cosa fare, indeciso se dare o meno una sbirciatina, adesso che Kurt non poteva vederlo. Beh, evidentemente si sbagliava.
«E tieni ancora la benda» lo ammonì improvvisamente quello, da qualche parte alla sua sinistra.
Il ragazzo annuì, mordendosi un labbro per evitare che il suo coinvolgimento in quella storia risultasse troppo evidente.
La portiera alla sua destra si aprì e Blaine avvertì l’aria calda di metà giugno sferzargli il viso e infastidirlo appena.
Era difficile uscire dall’abitacolo privato del senso della vista, ma quello fu un problema di cui Blaine non dovette preoccuparsi, dal momento che la mano di Kurt raggiunse immediatamente la sua e il ragazzo poté aggrapparsi a lui per non cadere.
Come faceva ogni volta: lasciare che fosse Kurt a reggerlo, a tenerlo in piedi quando lui non ne aveva la forza, quando lui non ne aveva la voglia. E Kurt era sempre lì e la sua mano era sempre salda, stretta alla sua. Sicura.
Kurt chiuse la macchina, lasciando che le sue dita si intrecciassero a quelle di Blaine e incamminandosi con lui. Lentamente, senza fretta.
D’altra parte, Blaine non poteva vedere dove si stavano dirigendo. Si limitava a lasciarsi guidare da Kurt, esplorando la zona con gli altri sensi, quelli che non erano stati messi al bando dal suo ragazzo.
Faceva caldo, erano all’aperto, c’era profumo di erba appena tagliata e legno umido. Era tutto stranamente silenzioso e, per quanto si sforzasse, Blaine non riusciva a percepire rumori al di fuori di quelli che caratterizzavano la natura.
«Gradino» lo avvertì Kurt.
Blaine posizionò il piede avanti, tastando il suolo alla ricerca dello scalino incriminato per evitare di inciamparci pietosamente. Quando lo trovò, gioì internamente di quella piccola vittoria e proseguì fiducioso.
«Altro gradino.»
Stavolta, però, l’ammonimento di Kurt non lo raggiunse in tempo e Blaine si ritrovò a perdere malamente l’equilibrio e a rovinare pericolosamente a terra trascinandosi dietro l’altro ragazzo.
«Blaine!» esclamò Kurt, istericamente. E Blaine aveva ancora la benda sugli occhi e le dita intrecciate a quelle di Kurt che ora era praticamente sdraiato sopra di lui.
«Ti sei fatto male?» domandò, apprensivo.
Kurt rise di rimando, rimettendosi in piedi e dando una mano a Blaine per tirarsi su. «Sono io che ti sono caduto addosso» constatò, «dovrei essere io a domandarlo a te.»
Blaine si spolverò velocemente i pantaloni e, immediatamente dopo, tese la mano cercando quella di Kurt. Quest’ultimo la afferrò e, aiutando l’altro a salire gli ultimi due gradini, continuò a camminare.
«Mi dirai tu quando posso ricominciare a vedere?» Chiese quello.
Kurt sorrise. «Mi sembra ovvio» rispose.
Aprì il grande portone di legno, guidando Blaine all’interno, dopodiché sospirò. «Ci siamo quasi, dai!»
Blaine avvertì immediatamente il cambio di temperatura e la voce di Kurt riecheggiò in ridondanti e sibilanti eco fra le pareti di quell’edificio ignoto. Ma dove accidenti erano?
Percepì Kurt immobilizzarsi al suo fianco e, voltandosi verso di lui, gli chiese se ci fosse qualche problema.
Kurt scosse il capo, ma quando si ricordò che Blaine non poteva vederlo, si affrettò ad aggiungere «Sto solo cercando di ricordare da che parte andare.»
Blaine boccheggiò un paio di volte. «Devo preoccuparmi?» Si interessò.
In tutta risposta, l’altro si produsse in una cristallina e tranquilla risata. «Direi di no. Da questa parte.»
L’altro si sentì leggermente tirare e si ritrovò a seguire Kurt, senza sapere dove si stessero dirigendo e con le orecchie piene del riecheggio smorzato dei loro passi cadenzati.
«D’accordo» annunciò Kurt dopo qualche minuto. «Fermati qui.»
Blaine annuì, il cuore che batteva forte e le mani improvvisamente sudate e troppo vuote senza le dita di Kurt intrecciate alle sue.
Le scarpe di Kurt si muovevano da qualche parte davanti a lui: Blaine ne sentiva il rumore ma non riusciva a percepire altro.
«Perfetto» esordì dopo un attimo, «Adesso puoi guardare.»
Blaine sospirò ma fece come gli era stato ordinato. Tolse la benda e aprì gli occhi, sbattendoli un paio di volte per abituarsi alla luce, dopodiché si guardò intorno.
La prima cosa che notò fu Kurt. Se ne stava lì in piedi e lo fissava con quello sguardo felice ed emozionato che puntualmente stringeva il cuore a Blaine.
«Cos-?»
La sua attenzione venne poi catturata dal marmo e dal legno. Tanto e ovunque. Blaine conosceva troppo bene quel posto.
Kurt era più in alto rispetto a lui e Blaine ci mise relativamente poco a notare che lo stava fissando da uno dei gradini di un’ampia scalinata.
Blaine boccheggiò stupidamente. Lui conosceva quel posto, lui conosceva dannatamente bene quel posto.
«Kurt» mormorò basito, «cosa…?»
L’altro sorrise. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, poi cominciò.
«Quante probabilità» sembrava talmente emozionato che Blaine non poté fare a meno di innamorarsi appena un po’ di più di lui, «quante probabilità c’erano che passassi proprio tu su questa scalinata quel giorno?»
Blaine avvertiva gli angoli degli occhi bruciare e il respiro morirgli in gola, perché era Kurt ed era tutto perfetto.
Aprì la bocca per rispondere, ma Kurt proseguì, interrompendolo.
«Scusami?» Sorrise. «Ciao, posso farti una domanda? Sono nuovo qui.»
Il cuore di Blaine mancò un battito.
«Kurt» sussurrò, la voce rotta dall’emozione. «Io…»
«Dai, Blaine!» Lo riprese l’altro. «Falla bene!»
Blaine rise, scuotendo il capo e avvertendo l’emozione scoppiare dentro di lui. «D’accordo, d’accordo.» si scusò, «Ricomincia.»
Kurt si schiarì la voce.
«Scusami?» ripeté, «Ciao, posso farti una domanda? Sono nuovo qui.»
Blaine allungò una mano verso di lui. «Piacere» affermò, «Blaine»
L’altro sorrise, le guance tinte di rosso, «Kurt» rispose afferrandola, «Cos’è tutta questa confusione?» continuò.
E Blaine avrebbe davvero voluto rispondere che probabilmente era il suo cuore che batteva emozionato, ma si limitò a sorridere ancora e ad assecondare il suo ragazzo.
«Sono gli Usignoli. Di tanto in tanto improvvisano un’esibizione in aula magna.»
«Te lo ricordi» mormorò Kurt.
«Anche tu» convenne Blaine. «Adesso mi spieghi?»
Kurt annuì, distogliendo lo sguardo imbarazzato e sospirando ancora. «Vuoi ancora andare in un posto che solo noi conosciamo?» Domandò d’un fiato.
Blaine sbatté un paio di volte le palpebre, confuso, non sapendo bene cosa rispondere a quella domanda.
«Sempre» sussurrò.
L’altro annuì e sorrise, dopodiché allargò le braccia guardandosi intorno. «Beh, puoi venire qui» constatò, alzando le spalle. «Magari per qualcuno è solo una scala nel bel mezzo di una scuola lussuosa» spiegò, «ma per me, per noi, è dove è iniziato tutto.»
«Kurt» mormorò Blaine, allungando una mano e afferrando la sua. Aveva bisogno di sentirlo, di saperlo lì, di avere la certezza di stare realmente vivendo quel momento, di non essere nel bel mezzo di uno dei suoi sogni più fantasiosi. Perché Kurt andava oltre ogni suo sogno ed era una consapevolezza talmente concreta da stordirlo e lasciarlo senza fiato. Senza parole, senza pensieri.
Kurt lo raggiunse, fermandosi di fronte a luì e facendo in modo che i loro sguardi si intrecciassero. «Magari per qualcuno è solo una scala nel bel mezzo di una scuola lussuosa» ripeté, la voce ridotta ad un sussurro. «Ma è su questa scala che io ho capito che non avrei mai più potuto lasciare andare la tua mano.»
Blaine ridacchiò e Kurt si sentì offeso, per un attimo, dall’ilarità del suo ragazzo. Era decisamente fuori luogo.
«Non rido di te» si affrettò a spiegare Blaine, «rido di me.»
Kurt inarcò un sopracciglio e Blaine continuò. «Vorrei poter dire che anche per me è stato lo stesso» confessò, imbarazzato, «ma sai che mentirei.»
L’altro abbassò il capo trattenendosi dal ridere. «È dovuto morire un canarino, Blaine, per fartene rendere conto.»
«Non era mia intenzione!» si difese, «Non sono mai stato bravo in queste cose, lo sai.»
Kurt annuì. «Meno male che io sono stato bravo per entrambi» gongolò.
«Adesso non esagerare» lo riprese Blaine, «anche io ci ho messo il mio.»
Kurt ridacchiò. «Non lo sto negando» acconsentì. «Allora» esclamò dopo un istante. «Non hai nessuna scorciatoia da mostrarmi oggi?»
Blaine fece una smorfia. «Quella non era una scorciatoia» gli fece notare.
«Oh» rispose Kurt, la voce sporcata da quella malizia che Blaine aveva imparato ad amare. «Ma io non ti sto chiedendo di portarmi in aula magna.»
E Blaine rise, posando le mani sui suoi fianchi e cercando le sue labbra per un bacio al contempo urgente e delicato.
Avvertì le dita di Kurt intrecciarsi tra i suoi capelli e la sua bocca muoversi leggera e morbida insieme alla sua.
E andava tutto bene, perché Kurt era lì, tra le sue braccia e nella sua vita: in un posto che solo loro conoscevano.
 
The End.
 
     
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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