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Autore: _joy    13/05/2012    1 recensioni
Che cosa succederebbe se fosse Caspian a lasciare Narnia e ad arrivare nel mondo reale?
Questa fanfic è ambientata dopo Il Viaggio del veliero.
Troverete delle discrepanze spaziotemporali per quanto riguarda il mondo reale che il giovane re dovrebbe incontrare rispetto a quanto scritto da C.S. Lewis... ma, del resto, questo Caspian è moro e ha profondi occhi scuri...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Edmund Pevensie, Eustachio Scrubb, Lucy Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Far away'
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Bella guarda il proprio riflesso nello specchio e sospira.
 
Proprio come pensava. Occhi rossi, guance pallide, viso tirato. Certo, aveva passato la notte a piangere, per cui era difficile che ora fosse in forma.

Sospira ancora, pensando a sua nonna. “Cosa vuoi che sia, rispetto alla guerra?” era la frase preferita di nonna Milly. E a ragione. La chiusura del secondo conflitto mondiale aveva lasciato il mondo in ginocchio. Iniziavano ora a vedersi i segni della ripresa. E del cambiamento. E lei, che non aveva vissuto le atrocità del conflitto e le difficoltà del primo dopoguerra, di cosa poteva lamentarsi?

Di nulla, avrebbe risposto nonna Milly.
Di tutto, pensava invece Bella in quel momento.

Al primo anno di Università aveva conosciuto Bob, assistente al corso di Storia Contemporanea. E se ne era innamorata all’istante. Il suo rendimento universitario ne aveva tratto immediato giovamento: mai un’assenza, seminari supplementari, richieste di avere ulteriore materiale di approfondimento da discutere poi con lui. Si era preparata talmente bene da ottenere il massimo dei voti all’esame e i complimenti del docente titolare della cattedra, che le aveva proposto di seguire altri seminari e magari di specializzarsi, in futuro, nella sua materia. Più che felice, Bella aveva accettato. E così, giorno dopo giorno, si era avvicinata a Bob.
Certo, dapprima era troppo timida per fare altro che balbettare un timido “Buongiorno”. Ma poi, pian piano, Bob sembrava essersi accorto di lei e trovare piacevole lo scambiare due chiacchiere. Che erano diventate lunghe conversazioni che i due intrattenevano ovunque: in aula, al bar, nei cortili dell’Università. Bella trascurava gli altri corsi per concentrarsi sulla Storia. E su Bob.

Finché, finalmente, Bob non l’aveva invitata a cena: Bella era ormai al terzo anno. La sua migliore amica, Penelope, trovava sospetta tutta questa attesa, tutte queste chiacchiere, caffè, discussioni interminabili su temi accademici, mai coronati da un invito formale ad uscire. Bella, invece, era convinta che fossero la dimostrazione dell’educazione e della sensibilità di Bob.

Più innamorata che mai, aveva trascorso l’anno più bello della sua vita con lui. Sì, Bob era molto impegnato e non riusciva a vederlo sempre; inoltre lei era ancora una studentessa e lui non voleva che circolassero voci sulla loro relazione per non compromettere la sua carriera universitaria, ma lei era felice di fare qualche sacrificio per lui. E se le pesava moltissimo vedere che in pubblico non le rivolgeva più attenzione, anzi, si intratteneva spesso con altre ragazze e non più con lei, ne soffriva in silenzio per non dargli motivo di pensare a lei come a una fidanzata invadente e pretenziosa.
Aveva messo a tacere le preoccupazioni di Penelope per gli atteggiamenti più elusivi di Bob, ma non poteva ignorare il fatto che, dopo mesi, lui ormai poteva tranquillamente passare settimane – settimane! – senza vederla o almeno telefonarle.

Finché, la bomba. Vanessa, una ragazza del suo dormitorio, era tonata un giorno con la notizia che l’assistente Smith – il suo Bob – si sposava con una ragazza che era la sua fidanzata da anni. Anni. Una borghese il cui padre poteva agevolare la carriera di Bob e che si era ormai stancato di vedere la figlia a casa a ricamare il corredo per un matrimonio che tardava ad arrivare.

«Quanto sono stata stupida» sibila Bella al suo riflesso, ripensando alle notti insonni, alle lacrime, alle suppliche che aveva rivolto a Bob, il quale l’aveva liquidata in tutta fretta, definendola “una ragazzina infatuata che gli stava sempre tra i piedi”.

Penelope aveva dato in escandescenze, gridando che meritava una denuncia, la gogna pubblica, la lapidazione. Bella, troppo umiliata al pensiero di che cosa la sua famiglia e i suoi amici avrebbero pensato di lei, l’aveva supplicata di lasciar perdere.

Ma Penelope guardava la sua amica sfiorire e se ne disperava. L’aveva convinta a lasciare il dormitorio per andare a vivere a casa di suo zio, fuori dal campus, in modo da non sentire i pettegolezzi e da evitare di trovarselo davanti svoltando ad ogni angolo.
Traslocare era stata una buona idea. Vivere nel campus era piacevole, ma se la tua migliore amica entra in modalità “zombie” e non vuole mettere il naso fuori dalla porta per paura di incontrare l’assistente fedifrago, alla fine non è nemmeno più così divertente. Tra l’altro, i loro vicini di casa erano ragazzi giovani e c’era quell’Eustace che chiaramente aveva perso la testa per Bella…

Peccato che lei non ne voleva proprio sapere.
 
E anche quest’oggi, mentre aspetta che Bella scenda, sbircia fuori dalla finestra del salotto e vede Eustace che fissa speranzoso le finestre al piano di sopra. Scuote la testa divertita. Lui di solito le aspetta fuori casa, fingendo di essere appena uscito, e le accompagna per un tratto. È così dolce, e Bella nemmeno lo vede. Ah, che fatica quella ragazza.

«Cosa guardi?»
«Buongiorno, Bell! Ehm, niente…»
«Fammi indovinare: c’è Eustace fuori dalla porta?»
«Ehm…no, no…solo che…»
Bella accenna a un sorriso.
«Sai, dovreste uscire insieme, voi due»
«Cosa?»
«Lo so che ti piace, dai»
Penelope arrossisce furiosamente.
«Non è vero! E poi lui ha occhi solo per te»
«Solo perché non lo considero, Pen. Ho scoperto che con i ragazzi funziona meglio così…»
«Ecco, non intristiamoci di prima mattina. Già per farti tornare a lezione ho dovuto faticare non poco…»

Le due ragazze escono e Eustace le vede subito. Sorride e si avvicina.
«Buongiorno. Anche voi pronte per uscire?»
Penelope gli sorride e Bella sbuffa.
«Sì, che casualità, vero?»
Eustace arrossisce e fa per rispondere, quando il suo sguardo si appunta su qualcosa alle spalle di lei e le due amiche lo vedono trattenere bruscamente il fiato.
«Ma che…?»
«Eustace?» domanda, esitando, una voce matura dietro di loro.
Le ragazze si voltano.
 
O-mio-Dio! È il primo pensiero di Penelope.
Lo conosco…ma dove l’ho visto? Si chiede invece Bella.
 
«Caspian…» sussurra Eustace.
il giovane avanza verso di loro. Eustace sembra aver visto un fantasma, Penelope è trasognata. Bella, invece, si sofferma a guardare gli abiti di una foggia strana e poi volta la testa. Ma da dove è arrivato? C’è il muro della loro casa lì…
Poi volta di nuovo la testa e si trova a guardare in due occhi neri come la notte.
E, inspiegabilmente, la coglie di nuovo la sensazione di un attimo prima:dove l’ho già visto…chi è?
Ma sostiene quello sguardo che sembra volerle leggere dentro, come se anche lui si stesse ponendo delle domande su di lei.
Poi Eustace avanza e tende una mano.
«Caspian, ma che cosa…»
E lui – Caspian? – distoglie gli occhi e accenna a un movimento con le spalle.
«Non so. Io ero al castello, ovviamente, ma ho sentito una voce, sono salito nell’ala ovest e poi…mi sono ritrovato qui»
«Ma è impensabile! Inammissibile! Credevo che solo noi…»
Eustace si interrompe bruscamente, gettando un’occhiata alle due ragazze.
Penelope sta ancora fissando Caspian a bocca aperta.
«Scusatemi, io…vi accompagnerei davvero volentieri, ma devo…insomma…»
Bella lo fissa e lui arrossisce. Poi lei guarda di nuovo Caspian. E, incredibilmente, riceve per tutta risposta un inchino.

Penelope strabuzza gli occhi.
«Mia signora…» mormora il giovane.
«No, Caspian!» interviene bruscamente Eustace, facendosi avanti e mettendogli una mano sul braccio.
«Vieni, dobbiamo trovare Lucy e Edmund…»
«Lucy e Edmund! Quale meravigliosa notizia! Ma allora…»
«Sì, ehm…ne parliamo dopo. Quando siamo da soli» Eustace solleva eloquentemente un sopracciglio.
Caspian guarda le due ragazze, ancora ammutolite, e annuisce.
«Certamente. Con il vostro permesso» mormora poi, accennando di nuovo ad un inchino.
«Ok, qui non si…ehm…usa. Comunque, ragazze, ci vediamo più tardi. Scusate ancora…»
E si allontanano insieme, scomparendo in casa.
 
«Bell» esclama una frastornata Penelope, rivolta all’amica, ancora perplessa.
«Quel tipo…ti ha fatto un inchino?»
 

   
 
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