-Capo, dove stiamo andando esattamente? Non che non mi fidi di te … -
Blackjack nitrì e sbatté ancora una volta le possenti ali nere per tenersi su. Era già un’oretta che volavano nel cielo blu, ma nessuno dei due aveva provato ad aprire bocca. Nonostante tutto sembrasse tranquillo, c’era tensione nell’aria.
-Da lei- Percy non pronunciò il nome della sua ragazza per timore di consumarlo. Si diede mentalmente dello stupido non appena si accorse di aver pensato di poter consumare un nome. Da quando aveva conosciuto Annabeth faceva ragionamenti sdolcinati che mai prima avrebbe preso in considerazione.
Il pegaso voltò la testa per guardarlo meglio. –Capo, ma se vi rivedrete tra qualche giorno, perché stiamo andando a casa sua?-
Percy si passò una mano tra i capelli con un sospiro, esitando qualche attimo prima di rispondere. –Non lo so, ma sento che devo farlo-
Blackjack era proprio un chiacchierone, una volta che aveva aperto bocca non la chiudeva più. –Fare che cosa, capo?-
Il ragazzo non fiatò. Piuttosto tirò fuori dalla tasca una piccola scatola e cominciò a passarsela da una mano all’altra, pensieroso. Stava facendo la cosa giusta?
-Capo, non sarà mica … -
Blackjack sbandò per poter avere una visuale migliore e a Percy sfuggì la scatola dalle mani. Con un urlo degno di un mostro, Percy iniziò ad inveire contro il pegaso, che abbassò le orecchie, sconsolato.
-Mi dispiace, capo … -
-In picchiata, devo recuperarlo!Subito!-
 
Bagnato dalla testa ai piedi, ansimando pesantemente, Percy riuscì ad arrivare alla porta della casa di Annabeth con la famosa scatola. Suonò il campanello e si piegò sulle ginocchia per cercare di recuperare il fiato.
-Tu sei Percy, dico bene?-
Il signor Chase si stagliava sulla soglia, gli occhiali storti e i capelli sparati in tutte le direzioni. Percy saltò in aria quando lo vide: sembrava seriamente uno scienziato pazzo!
-Sì, signore. Sono Percy, un amico di sua figlia-
Il padre di Annabeth inarcò un sopracciglio, non credendo chiaramente a quello che Percy aveva detto. Da quando in qua un ragazzo si presentava a casa di sua figlia –sua figlia, la sapientona- fradicio e con il fiatone se era solo un amico? Mai. La risposta era evidente, ma gli resse il gioco.
-Annabeth non è in casa- gli comunicò con un sorrisetto soddisfatto.
-Come non è in casa?- quasi strillò Percy.
-Papà stava scherzando, Testa d’Alghe- Annabeth spuntò da dietro la schiena del signor Chase.
Percy si illuminò d’immenso nel vederla. Senza fare caso al padre di lei, la abbracciò stretta, godendosi il profumo delicato dei suoi capelli. Quanto gli era mancata!
Annabeth si agitò, cercando di liberarsi dal suo placcaggio. –Ma che fai!Va bene che sei il mio ragazzo, ma datti un contegno!-
Il signor Chase se ne uscì con un sorriso trionfante. Lo sapeva lui che Percy non era solo un amico! Però se ne stette zitto e ritornò in casa con l’intenzione di lasciarli da soli. I due innamorati nemmeno si accorsero che se n’era andato.
 
Alla fine non gliel’aveva chiesto. Aveva buttato la scatola e aveva preteso che non fosse mai esistita. Si era solamente goduto quel pomeriggio con Annabeth con il suo migliore sorriso stampato in faccia.
Aveva seriamente bisogno di un anello per dimostrare ad Annabeth il suo amore? Ovviamente no.