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Autore: sheisfaith    15/05/2012    3 recensioni
Ero terrorizzata:mi aveva raggiunta. Cosa voleva quell’uomo da me?
All’improvviso mi bloccò,prendendomi un braccio. Voltai lo sguardo nella sua direzione e cominciai a piangere disperata.
“Ti prego,non farmi del male.” Singhiozzai.
L’uomo allentò la presa e sorrise. “Non voglio farti del male,sta’ tranquilla.”
Ero sicura di conoscere quella voce,ma in quel momento non riuscivo a ricordare dove l’avessi sentita.
Si tolse gli occhiali da sole e cominciò ad osservarmi attentamente,dalla testa ai piedi,mettendomi in soggezione.
Ma quando incrociai il suo sguardo,il sangue mi si raggelò nelle vene.
[tratto dal capitolo 3]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho voluto postare anche il secondo capitolo,altrimenti sarebbe stato solo confuso. Enjoy xx

Non era la prima volta che prendevo un aereo,eppure ero spaventata come se fosse il mio primo volo. Mi attendevano 7 ore di viaggio e mi ero ben attrezzata;mp3,computer e qualche enigmistica. Per non parlare delle innumerevoli scorte di cibo che mi ero portata dietro.
Cominciai con la musica del mio mp3,in riproduzione casuale.
Quando sentii l’aereo decollare,mi abbandonai ai miei pensieri e in quel momento mi tornarono in mente loro,i 30 Seconds to Mars.
Quanto li amavo,quei tre uomini. Erano loro che riuscivano a farmi tornare il sorriso,ed erano sempre loro a consolarmi quando tornavo a casa piangendo.
Non ricordo con precisione il giorno in cui divenni Echelon,quando la mia amica Roxy mi fece ascoltare una loro canzone e cominciai ad amarli più di me stessa. Ed è difficile da credere che è passato più di un anno,da quel giorno. L’unico rimpianto che ho è quello di non poter essere andata al concerto del 18 giugno,a Roma.
Mi addormentai poco dopo,persa tra mille pensieri e mi risvegliai a pochi minuti dall’atterraggio sulle dolci note di Alibi.
Guardai fuori dal finestrino;non riuscivo ancora a credere di essere a New York. Una lacrima mi rigò il volto.
“Ehi,stai bene?” mi chiese il ragazzo seduto accanto a me,avendo notato la lacrima sul riflesso del finestrino,dall’accento americano.
“Si sto bene. È solo nostalgia di casa.” Risposi,cercando di farmi capire.
Avevo sempre amato l’inglese e me la cavavo bene sia nel parlarlo sia nello scriverlo,ma di certo parlare con un americano che non capisce una parola d’italiano,non era poi così semplice.
“Sei italiana,giusto?” chiese poi il ragazzo.
“Si,vengo da una piccola città che si trova in Abruzzo.” Risposi,consapevole del fatto che non avrebbe potuto conoscere la mia città.
“Oh,capisco.  Io sono di New York,sto tornando dopo una vacanza a Roma.”  Continuò lui. “Come ti chiami?”
“Federica.” Risposi,cercando di scandire bene il mio nome,in quanto pronunciarlo sarebbe stato un tantino difficile,per un americano.
“È davvero un bel nome.” Disse,facendo uscire un meraviglioso sorriso. “Io mi chiamo Matthew,ma puoi chiamarmi Matt.”
Guardai meglio quel ragazzo,Matt. Era davvero carino e aveva degli occhi verde smeraldo e i capelli castani che gli formavano una morbida cresta all’insù.
“Cosa ti porta qui a New York?” domandò Matt,una volta scesi dall’aereo.
“Studi. Ho vinto una borsa di studio e ho deciso di venire a studiare qui a New York.”
“Capisco,davvero interessante. Sei mai stata a New York,prima d’ora?”
No,questa è la prima volta e se devo essere sincera,non so nemmeno dove sia il liceo.” Ammisi.
“Bene,allora sarò la tua guida.” Disse Matt,con un sorriso. “Adesso però andiamo a mangiare,ti va?”
Annuii e andammo a mangiare una pizza all’interno dell’aeroporto.
Prima di partire mi ero informata sulle scuole e su alcune case in affitto nei dintorni. Non volevo stare nei dormitori scolastici,così mi ero trovata un piccolo appartamento poco costoso e un lavoro per potermelo permettere.
Ero decisa a cavarmela da sola,senza l’aiuto di nessuno.
Avevo visto New York tante volte nei film,eppure era così diversa nella realtà. Grattacieli che sembravano toccare il cielo in ogni angolo e lunghe strade percorse da centinaia di taxi gialli e altrettante macchine.
Il fuso orario mi aveva completamente stravolta;ero partita da Roma alle sei di sera e a New York era ora di pranzo. Ma mi sarei abituata presto.
Matt mi portò in giro per la Grande Mela,prima di arrivare al liceo,che si trovava appena fuori Manhattan. Era davvero come l’avevo sempre immaginata,
New York!
Mentre camminavamo per le vie della metropoli,notai due uomini,vestiti in modo strano ed eccentrico e appoggiati ad una macchina super costosa,che avevano gli occhi fissi su di me. Entrambi indossavano degli occhiali da sole scuri e degli strani cappelli di lana in testa e cominciai ad avere paura;così accelerai il passo,lasciando un po’ indietro Matt.
    
 Jared

Il tour era ormai finito da tre mesi e io e i ragazzi avevamo deciso di prenderci una pausa. Io e mio fratello Shannon avevamo comprato una casa a New York e avevamo invitato Tomo a seguirci,ma aveva preferito rimanere a Los Angeles con Vicki.
I giorni sembravano non passare mai,nella città che non dorme mai,nonostante di cose da fare ce ne fossero a migliaia. Le bionde che mi portavo a letto ogni sera non mi soddisfavano e cominciavo ad annoiarmi. Così quella mattina io e Shan uscimmo,sperando di trovare qualcosa da fare.
Ci eravamo mascherati per bene,in modo da non essere fermati da decine di Echelon urlanti in cerca di qualche foto e autografi. Ma ero ignaro che,quella mattina,la mia vita sarebbe cambiata.
Vidi passare una bellissima ragazza,dagli occhi scuri e i capelli castani. Era la creatura più bella che avessi mai visto e c’era qualcosa in lei che mi aveva letteralmente rapito. Vidi che camminava accanto ad un ragazzo,il fidanzato forse,e non appena si accorse che il mio sguardo si era posato su di lei,accelerò il passo.
Non potevo perderla,dovevo conoscerla a tutti i costi.
“Shan,vado a farmi un giro. Ci vediamo più tardi.” Dissi a mio fratello,prima di avviarmi a piedi all’inseguimento di quella ragazza.
Camminai a debita distanza,attento a non farmi vedere e notai che lei e il ragazzo si erano fermati davanti all’Empire State Building per poi proseguire lungo la Fifth Avenue. Camminarono a lungo,poi si fermarono davanti ad un grande edificio appena fuori Manhattan. Entrarono dentro ed io mi avvicinai;solo davanti l’entrata mi resi conto che quello era un liceo.

  
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