You’re
my Kriptonite.
“Ti voglio bene.” Sussurri nascosta dalla penombra
della notte, ghigno. Tu,
però non mi vedi seppur sei a pochi centimetri da me. Non
rispondo, non posso
rispondere; mentirei con un ‘anche io.’ Tu capisci,
ti appoggi a me e pensi che
magari io già mi sia addormentato. Non è
così. Non riesco a dormire con te così
vicina; come facevo da piccolo a starti vicino ventiquattro ore su
ventiquattro
senza avere nessuna reazione; è impossibile. Tu respiri
lentamente, non hai
ancora preso sonno e ti aspetti una qualsiasi reazione da me. In
realtà sai
benissimo che non ti parlerò, non posso parlarti sarebbe
sbagliato. Non ti
ricordi, nostra madre ce lo disse quando eravamo piccoli. ‘
Non potete volervi
così bene. E’ sbagliato, è da persone
malate.’ Urlò lei picchiandoti, cercai di
difenderti, ma si lei che papà erano troppo grossi per noi,
e non potevamo
nulla. Ti amavo già da allora, non potevo smettere di
perdermi nei tuoi occhi
così verdi, cazzo. Ed era impossibile non notarti quando
andavi in giro, già
all’età di quattordici anni facevi scalpore tra i
ragazzi, ma io ero geloso e
tu mi promisi che non ti saresti mai messa con nessuno. Un anno dopo i
miei
quattordici anni andai via, a fare il militare. O meglio nostra madre
mi mandò
in una scuola per militari, e lì mi tagliarono finalmente i
capelli. Non mi
piaceva quel posto, non mi piaceva semplicemente perché non
c’eri tu; perché a
svegliarmi non era il tuo meraviglioso sorriso, ma era un orribile
donna col
culone che gridava insulti, su insulti. Più ti guardo,
più penso che mi sei
mancata, più capisco che devo andarmene o ricadrò
nello stessa trappola di
tanti anni fa. Già, tu sei sempre stata all’oscuro
di tutto. Eppure è colpa tua
se non sono riuscito a diventare un vero artista, è colpa
tua se non ho avuto
il coraggio di andare in guerra, è colpa tua se io ora sono
considerato come un
errore di genetica. E’ colpa tua, cazzo, se
marcirò all’inferno. E’ colpa dei
tuoi splendidi occhi tentatori, delle tue labbra così rosse
che non permettono pensieri
casti, del tuo seno abbondante e delle tue gambe lunghe. Colpa del tuo
sorriso
che fa invidia al sole, colpa delle tue barzellette scandenti che fanno
ridere
solo te. Colpa tua e delle tua dannata perfezione. Io ho provato a non
amarti,
ci ho provato in quei cinque anni che ho fatto lì, ma cazzo
è impossibile.
Smettere d’amare te, e come provare a spegnere un enorme
incendio soffiando. Io
ci ho provato giuro, ma è sempre stato impossibile.
“Babù, non riesci a dormire?” Sussurri,
quasi temi che io dorma davvero. Ti
accarezzo i capelli, sono così belli.
“No, scimmia, non riesco a dormire.” Ti rispondo,
tanto ormai è inutile negare
che io e te potremmo mai avere un rapporto normale.
“Dopo cinque anni di silenzio nei miei confronti, questo
è tutto ciò che mi sai
dire?” Sei arrabbiata, lo capisco perché stai
praticamente urlando. Sei ferita
perché non ho mai risposto alle tue numerose lettere dove
dicevi che ti
mancavo, che mi volevi lì con te, e che ero il fratello
migliore del mondo.
Sbuffo sonoramente, perché dovrei risponderti? Forse
parlarti è stato uno
sbaglio, ma non riesci più a stare senza le tue dolci parole.
“Perché? Perché non hai mai risposto
alle mie lettere? Perché non sei più
tornato?” Hai tante domande e poche risposte, vuoi sapere
perché ho dovuto
abbandonarti. Be’ o porto anche te negli abissi della
dannazione, o ti lascio
stare. Ho preferito la prima, non voglio rovinarti, ma tu sei
così stupida e
non lo capisci.
“Perché sono un bastardo.” Mi
girò di lato, non voglio guardarti o potrei innamorarmi
di nuovo. Come se avessi mai smesso dopo tutto. Sorrido. Tu non ne hai
neanche
idea di quanto con un solo tuo gesto la mia giornata possa cambiare e
la mia
vita prendere una piega del tutto diversa.
“Dimmi la verità babù!”
Esclami abbracciandomi, trattengo il fiato il cuore
impazzisce. Perché lo hai fatto? Senza neanche preavviso
poi. Dopo vent’anni
senza un abbraccio né un bacio arriva il contatto tanto
atteso. Ti accorgi del
mio cuore che batte così forte, e mi stringi ancora di
più.
“Smettila, e staccati. Non sei una cozza.” Cerco di
concludere la serata lì ma
tu non molli, poi qualche gemito. Piangi. Mi chiedo se anche tu sei
stata male
in questi cinque anni, se tu abbia mai sofferto la mia mancanza. Ovvio,
le
lettere. Ma non ho mai avuto il coraggio di aprirle, solo alcune, ma
mai lette
fino in fondo. Avevo paura di cosa avrei trovato, paura di aver trovato
un
invito ad un matrimonio o chissà quant’altro.
“Tu mi manchi, mi mancano le nostre serate, i nostri baci, mi
manchi.”
Sussurri, vero. Da piccoli, a quattordici anni non potevamo far a meno
di non
baciarci. Sapevamo che non era normale poiché i fratelli non
si baciano, ma noi
eravamo diversi e lo sapevamo.
“Danielle, mi vuoi bene?” Sputo quelle parole quasi
come fossero palle di pelo,
anche perché prima mi avevi detto che me ne volevi.
“NO.” So cosa stai per rispondere, ti prego non lo
fare. Tu non puoi ricambiare
i miei sentimenti, non puoi, è sbagliato, è
contro ogni legge. E’ sbagliato, ed
io ti amo.
“Io ti amo, Fede.” Lo hai detto, è da
quindici benedetti anni che aspetto
quelle tre parole e ora che finalmente le pronunci ne ho quasi paura,
non
voglio trascinare anche te in quell’orribile posto chiamato
inferno. Non lo
avrei mai fatto, tu
sei un angelo e come
tale dovevi vivere in un posto adeguato a te. Dovevi smettere di
pensarmi,
seppur ci amassimo. Ti stringo forte per un attimo, poi mi alzo dal
letto.
Nonostante tu ti aggrappi a me con tutta la tua forza, ti stacco e vado
via.
Esco in strada, sti cazzi del pigiama, e dei vestiti; ne
comprerò altri.
Cammino per pensare, anche se fa freddo. La amo, voglio stare con lei.
Che fa
se è mia sorella? Magari potremmo provarci. Magari saremmo
potuti scappare via,
lontano, in un posto nascosto da qualunque cosa, un posto senza queste
cosiddette ‘norme sociali’, un posto dove avremmo
potuto amarci. Quel posto
però non esisteva, mi sarei dovuto mettere il cuore in pace.
Prima o poi sarà
resa giustizia.
“Amore,
mettiti il completo buono.” Mia madre entra senza preavviso
nella mia camera,
già di nuovo in quella casa. E’ passato solo un
mese e sono di nuovo a contatto
con tutti i miei familiari, hai fatto bene tu ad andartene. La guardo,
annuisco
e guardo fuori dalla finestra. Gli alberi sono spogli, il cielo
è grigio, come le
persone che siedono su delle sedie del medesimo colore ad aspettare che
il
prete inizi la messa. Sbuffo. Chi cazzo vuole sentire una stupida
messa?
“Amore sbrigati, o gli invitati penseranno che sei uno
sfaticato.” Già ‘sta
merda di cerimonia non è per dirti addio, ma per far vedere
agli altri di
quanto a noi dispiaccia che tu te ne sia andata. Scendo di malavoglia,
ancora
devo capire se è uno scherzo o tutti fanno sul serio. Mi
avvicino alla cripta,
c’è scritto:
YOU’RE MY KRIPTONITE.
In grande,
lo guardo, sorrido. Corro a casa, quella frase mi sembra
d’averla sentita da
qualche parte. Forse nella tua unica lettera che avevo letto,
l’ultima dove mi
dissi che non avresti più scritto. Presi le altre,
incominciai a leggere, a
divorare ogni singola parola; accorgendomi con disprezzo che in ogni
lettera
alludevi alla morte, che in ogni lettera dicevi che eri superman ed io
la tua
kriptonite.
Cerco, cerco e piango. Forse avremmo dovuto veramente provarci, ma
destino
vuole che anche il mio pianto sia interrotto. Il campanello. Vado ad
aprire, il
postino è bigotto e buffo, si scusa per il così
tanto ritardo; la lettera era
stata persa e poi ritrovata. La apro, non leggo neanche chi
l’ha scritta o chi
sia il destinatario, lo so.
Caro bubù,
Questa è davvero l’ultima lettera che ti scrivo.
Ti scrivo per scusarmi, non dovevo provare quei sentimenti per te e me
ne
scuso; ma ho sempre pensato che tu ricambiassi. Sono una stupida, oggi
me lo
hai fatto capire e sto per togliermi definitivamente la vita. Sembra
una cosa
facile detta così, ma io odio quel grilletto. Devo farlo
però. Solo così potrò
raggiungere quel posto dove io e te potremmo finalmente stare insieme,
e non
importa se quel posto sarà il paradiso o
l’inferno. Perché comunque io sarò con
te. TI AMO.
Tua per sempre,
la scimmia.
Lessi le
ultime righe con le lacrime che mi accarezzavano il viso, era in
momenti come
questo che amavo abitare all’ultimo piano.
Me:
Ma grazie a chiunque sia arrivato fin qui!
E a chiunque recensirà :’D
Be’, alla prossima. <3