Un apparente stato di quiete
È mezzanotte.
Un apparente stato di quiete.
A passi leggeri
varco la soglia,
un inchino deciso
per non sbatter la testa,
un inchino alla vita,
la danza è conclusa.
Indugio seduta
su di un letto di paglia,
lenzuola di seta
in questo vuoto affollato.
“O tu o io”
dico allo specchio,
una preghiera
come un lamento.
Tremo se penso
che è stato tutto uno sbaglio,
ma son dietro le quinte
e finalmente riposo.
Sono le tre.
Mi muovo agitata,
un sogno
che pare un tormento,
ho fame di fuoco
e sete di vento.
Un apparente stato di quiete,
ma dentro è battaglia.
“O tu o io”
ripeto allo specchio.
È un desiderio,
una promessa a me stessa,
un inchino incerto
per non sbatter la testa.
È un volo acrobatico,
un tiepido inverno,
ma son dietro le quinte
e finalmente respiro.
Sono le sette.
Mi sveglio di scatto
e cado dal letto.
Sono di gesso,
a passi pesanti
oltrepasso la soglia.
La casa è sparita,
solo papaveri rossi
ed un vestito da sposa.
Dietro le quinte,
dove il tempo si ferma
e il cielo è più bello,
voglio restare.
In questo spazio infinito,
dilettante di vita,
m’inchino di nuovo
e ricomincio la danza.