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Autore: Vortex    15/05/2012    6 recensioni
Crescendo sta cominciando ad assumere anche un certo grado di maturità che va a compensare l’arroganza che ha perso, quella che lo faceva sentire “La Stella dell’Universo” e soprattutto gli faceva credere di poter giudicare gli altri di primo acchito, senza nemmeno aver conosciuto la storia che avevano alle spalle. Forse Yuu si è solo stancato di doversi giostrare continuamente con Aoi e quindi ha fatto in modo che quest’ultimo gli somigli un po’ di più.
Eppure basterebbe fare come Takanori.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Aoi, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: mi piacerebbe da morire ma no, i Gazette non mi appartengono, al contrario di questo scritto, frutto della mia povera testa.



Come Takanori

 





Yuu ed Aoi sono due entità distinte. Il tempo scorre e le loro vite si svolgono parallelamente l’una rispetto all’altra. Il margine di differenza che sta a dividerle è sottile, ma netto; chiunque possa vantare di aver conosciuto entrambi ha avuto modo di rendersene conto.
Yuu è solo, non è in grado di invitare un altro membro della propria band ad uscire insieme, per qualche motivo che non riuscirebbe a spiegare nemmeno a se stesso, opta sempre per la compagnia di altri colleghi. Aoi è perennemente acclamato dai propri fan, ogni sua movenza è sensuale ed esprime la voglia di ribellione rispetto ad una società troppo rigida.
 

All’inizio non c’era altro che un’accozzaglia di sentimenti da esprimere e la solida voglia di farlo. All’inizio non c’era altro che un ragazzo abbagliato dal proprio fratello maggiore, che desiderava condividere con lui quel linguaggio fatto solamente di suoni, senza alcuna regola da seguire. Fu così che nacque l’amore per la musica. Fu così che Yuu creò Aoi.
La prima volta che prese in mano una chitarra, le sue dita accarezzarono con deferenza il manico lucido, sfiorarono le corde spesse e tese; un sorriso compiaciuto fiorì sul volto con spontaneità non appena fu in grado di intonare una melodia.
 

Yuu è un uomo, ed in quanto tale deve sottostare agli schemi imposti dalla propria società, senza possibilità di appello. Aoi è un inno alla sensualità, ed in quanto tale è un’entità libera da ogni tipo di regola. Vive sotto i riflettori, gli altri lo guardano e tutto ciò che deve fare è intrattenerli. Nient’altro. Si dimena sul palco con le proprie movenze fluide e voluttuose; può mostrare la lingua e sorridere ammiccante ad uno degli altri membri della band, avvicinarsi ancheggiando con la chitarra tra le braccia ed una promessa negli occhi fulgidi, può raggiungere l’altro, stampargli uno schioccante bacio sulla guancia ed allontanarsi ridendo per non essersi concesso così facilmente.
 

Aoi è un estraneo, questo Yuu lo ha sempre tenuto bene a mente. A volte non può davvero fare a meno di chiederselo: come può una persona nata da un sogno essere più reale di un uomo in carne ed ossa?  
All’inizio era stato divertente destreggiarsi tra le maschere che aveva fabbricato: linee di copione imparate a memoria, ripetute fino alla nausea. Takanori è bravo in questo. Gioca a comportarsi come più gli conviene a seconda delle situazioni in cui si trova. Persino i suoi testi hanno delle proprietà mutevoli; lui si adatta ad essi, o più semplicemente li interpreta.

Basterebbe fare come Takanori.

Yuu ha trentatrè anni nonostante – tralasciando i soliti acciacchi fisici- non riesca proprio a sentirseli sulla pelle. E non sa se è perché, arrivato ad un certo punto della propria vita, Aoi è subentrato, suonando, urlando o anche solo facendo casino con l’unico intento di farsi sentire. Aoi ha sopraffatto Yuu ed ha preso il suo posto, relegandolo nell’angolo dal quale sarebbe stato libero di uscire solo quando anche l’ultima spia delle telecamere di sarebbe spenta, solo quando anche la benché minima traccia di trucco sarebbe svanita.

Yuu vive un’esistenza interrotta.

Ma forse basterebbe fare come Takanori.

Aoi ama Uruha. Lo ama in modo diverso rispetto a come potrebbe fare un mero amico, il suo è un sentimento viscerale, passionale, lussurioso e tinto dalla libidine; è quello di un rivale che gioca a fare l’amante, o forse di un amante che gioca a fare il rivale, non ha ancora deciso. Lo chiamano fan service, ma entrambi sanno quanto sia diversa la realtà da quel termine. Per essere più meticolosi si potrebbe definire come il momento in cui lasciano che siano rispettivamente Aoi ed Uruha a muoversi di fronte ad un nutrito pubblico e a giocare con i propri corpi anche solo per compiacere se stessi.
Quando aveva visto Ruki ed Uruha assumere atteggiamenti ambigui per la prima volta -atteggiamenti che gli erano sembrati di gran lunga troppo complici-  Yuu aveva sentito simultaneamente Aoi scalpitare e ruggire contro il suo petto per emergere e rivendicare ciò che considerava suo.

Allora basterebbe davvero fare come Takanori.
 

<< Oh sei ancora qui. >> la voce sorpresa di Kouyou lo fa sobbalzare. Non se l’aspettava.
<< Già … ultimamente ho sempre molto da fare. >>
Scorge con la coda dell’occhio Kouyou  stringersi lievemente nelle spalle, arricciando un po’ le labbra. << Hai bisogno di un passaggio? >>
<< Oh non ce n’è bisogno, posso prendere la metro … >> mentre ancora cerca di articolare un rifiuto, l’altro lo interrompe con un sorriso.
<< Ho tempo. >> faccenda chiusa, senza possibilità d’appello.
Yuu chiude la bocca, incurvando le labbra verso l’alto, scuotendo piano la testa. Con Kouyou è sempre così. A questo punto deve addirittura chiedersi se sentirsi grato nei confronti del motociclista con il quale aveva fatto un piccolo incidente un paio di giorni prima, grave abbastanza da costringerlo a portare la propria macchina dal meccanico. 


Hey, Kouyou, te lo ricordi come eravamo all’inizio?
 

<< Spengo tutto e andiamo, allora. >> dice, preferisce non farlo attendere troppo, non sarebbe molto cortese da parte sua. E pensare che di gentilezza da Kouyou non ne aveva ricevuta tanta i primi tempi; non lo aveva mai trattato male, ma il fastidio nei suo confronti trapelava. Per Yuu l’altro era una fonte d’ispirazione, nonostante tutto, c’erano ancora tante cose che non sapeva fare, ma Kouyou gli aveva insegnato quello che c’era da sapere in pochissimo tempo. Lo aveva sempre stupito la diligenza e la determinazione dell’altro, anche lui stava migliorando se stesso mentre lo aiutava, non era certo un professionista e di strada ne aveva ancora tanta da fare, ma non sembrava scoraggiarsi mai.
<< Fai con calma. >> il sorriso che gli rivolge gli ingarbuglia il petto. Non sorride spesso come Yutaka, ma il modo il cui lo fa riesce ad illuminargli il volto.

 

Sono cambiato da allora, non è vero? Anche tu lo sei.
Entrambi siamo cambiati, anche se non ne ricordo il motivo.


Aoi durante gli anni ha subito tante modifiche, muta insieme agli altri membri della band. Tra di loro sono in grado di influenzarsi parecchio, anche se l’ha capito troppo tardi. Si potrebbe dire che Kouyou abbia un certo ascendente Yuu, e non è giustificabile mediante la maggior esperienza –anche se inizialmente si trattava proprio di questo- o l’età.
Crescendo sta cominciando ad assumere anche un certo grado di maturità che va a compensare l’arroganza che ha perso, quella che lo faceva sentire “La Stella dell’Universo” e soprattutto gli faceva credere di poter giudicare gli altri di primo acchito, senza nemmeno aver conosciuto la storia che avevano alle spalle. Forse Yuu si è solo stancato di doversi giostrare continuamente con Aoi e quindi ha fatto in modo che quest’ultimo gli somigli un po’ di più.

Eppure basterebbe fare come Takanori.

Non ci volle molto prima che Uruha, da inesperto chitarrista bisognoso di aiuto, cominciasse a considerarlo come fa ora; le battaglie tra loro sono i live ed il duettare delle loro chitarre intrattiene il pubblico, li fa sentire vivi.  Aoi – ed anche Yuu- è sicuro che nessuno all’infuori di Uruha –e quindi di Kouyou-  riuscirà mai a fargli provare una sensazione simile.

<< Finito? >>
<< Finito. >> confermando, Yuu indossa la giacca primaverile che usa per proteggersi dal venticello della sera, afferra la borsa ed esce insieme a Kouyou.
Camminano a passo spedito, parlando del più e del meno, scherzando e ridendo. Si sente bene al suo fianco, di sicuro Uruha è la persona a cui Aoi è più legato. Una parte di Yuu si ritrova a desiderare ardentemente, con una disperazione che non esiterebbe a definire patetica, che per lui sia lo stesso nei confronti di Kouyou. E non vede, non vede nemmeno più le imperfezioni per quanto è … abbacinato. C’è forse un modo per definire ciò sente?  

Dentro la macchina c’è un tenue odore di profumo per ambienti chiusi, come quello emanato dall’alberello di cartone che suo padre teneva appeso allo specchietto centrale, l’aroma di pino gli ricorda la sua infanzia nel Kansai e sente una stretta al cuore.
<< Ultimamente passi tanto tempo con Kazuki-kun, eh, Aoi? >>
Il suo sguardo scivola sulle strade intrecciate percorse dalla vettura, Yuu non ha il coraggio di sostenere, seppur indirettamente, gli occhi conturbanti di Kouyou, lo fanno sentire a disagio. << Già, quel ragazzino … >> dice ridacchiando. << Ancora non ha capito che deve assolutamente smetterla di farmi sentire vecchio insistendo con il chiamarmi Shiroyama-senpai. >> scoppia a ridere seguito subito dopo dall’altro.
<< Mi chiedo come sia arrivato vivo fino ad oggi rivolgendosi a te in quel modo. >> risponde poi, sogghignando.
L’espressione di Yuu cambia improvvisamente, quella che si delinea sul suo viso sembra una smorfia, Kouyou resta per qualche secondo in silenzio, prima di imitarlo.
Poi Yuu sente l’esigenza di cambiare discorso. << E con la tua bella come va? >> si stampa sul viso un ghigno malefico, dovuto principalmente all’origine del soprannome che Ruki aveva dato alla fidanzata di Kouyou appena ne era venuto a conoscenza. Più che altro aveva deciso di chiamarla in quel modo perché, anche dopo averla conosciuta, quella donna era rimasta ai suoi occhi tanto insignificante, da non meritare nemmeno lo sforzo di doversene ricordare il nome. O probabilmente era stato solo perché lo aveva trovato divertente e magari questi ultimi pensieri appartengono principalmente a Yuu.
<< Mh … Non troppo bene. Sai com’è, tutta questa segretezza, il divieto imposto dalla PS Company di sposarci … Merita più stabilità. >>
<< E tu vorresti fare sul serio con lei? >> chiede algido. Non lascia trasparire neanche l’ombra di un'emozione.
Kouyou non risponde. Esibisce semplicemente una smorfia che Yuu ha imparato a classificare come fuga dalle repliche scomode.
<< Sei proprio un bambino. >> gli dice scherzosamente.

Può fare come Takanori.

Una volta entrato nel mondo dei major, Yuu aveva cominciato a sperimentare sulla propria pelle cosa volesse dire il successo, la fama, i soldi e l’essere accecati dalle luci della ribalta. Ogni azione giudicata da milioni di persone che si aspettano da te un certo modo di essere. La musica, le acclamazioni della folla in delirio, i set fotografici, gli stilisti e gli abiti costosi. Gioielli raffinati, parrucchieri, collaboratori di ogni tipo.
E poi c’è anche quella parte che rimane nascosta dietro l’ombra dei riflettori, quella che non si può udire perché sovrastata dal rumore degli applausi e le grida. La vita vera. In molti tentano di immaginarla, azzardare descrizioni dettate dalla fantasia di chi può solo ammirare da lontano; pure Yuu ci aveva provato, prima, ed ora sa esattamente cosa voglia dire. E anche se sotto uno sguardo superficiale ed incurante si potrebbe pensare che non faccia alcuna differenza, il margine del cambiamento incide sulla musica, oltre che sull’anima. La differenza in realtà è marcata e dolorosa, quanto parlare guardando il proprio riflesso sul parabrezza e scoprirsi inadeguato. Ancora una volta.

Ancora non ha imparato a fare come Takanori.

<< Sai Yuu … >> l’interpellato ha un sussulto, raramente l’altro lo chiama in questo modo. << Rinuncerei a lei senza esitare se da questa scelta dipendesse continuare a far parte della band. >>
Yuu inarca un sopracciglio.
<< Tu insieme a tutti gli altri siete la cosa più preziosa che io abbia mai avuto. >> conclude Kouyou, prima di chiudersi in un ostinato silenzio.
Probabilmente, se parlasse ora, le cose cambierebbero, magari riuscirebbe, finalmente, a far coincidere Yuu con Aoi. Ma le parole sono vuote, così come il suo sguardo. E, di nuovo, Yuu desidera semplicemente saper fare come Takanori.





Note di Vortex: Oh eccoci qui. E' passato un bel po' dal mio ultimo aggiornamento, eh? Diciamo che è da un po' che non passo di qui, povero fandom, prima o poi riuscirò a recuperare con tutte le recensioni in arretrato che devo fare! *Fiduciosa*
Ad ogni modo, questa è la prima AoixUruha che faccio, yeah, non sono riuscita a superare il rating verde però sono comunque soddisfatta di me stessa U_U
Diciamo che ci ho messo parecchio qui dentro, voglio bene a questa shot perchè molti dei pensieri di Aoi appartengono anche a qualcun'altro *si guarda intorno fischiettando*.
Ho inserito anche Kazuki degli Screw perchè il vecchio su twitter ha periodi in cui non fa che parlarci continuamente, inoltre è puccioso quel ragazzo U_U
Inizialmente volevo fare una cosa a lieto fine, un po' diversa, ma poi ci ho ripensato mentre la stendevo perciò beccatevela così com'è. Questa sera sono distrutta dal sonno e per questo sto commentando la fic in modo assurdo, perciò è meglio se taglio qui. Grazie per aver letto. Caso mai voleste dirmi che ne pensate le recensioni me gustano(?), perciò fatevi pure avanti che non mordo.

  
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