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Autore: Unriccio    15/05/2012    3 recensioni
L'ultimo di una serie di tanti incontri. Solo che, stavolta, nella mente insondabile di Loki, dio del caos e delle malefatte, c'è dell'altro. Qualcosa che lo tormenta, qualcosa che si è stancato di tenere dentro. Per Tony Stark non è semplice discernere tra verità e menzogna, tra tormento e beffa. Per Tony Stark, non è la migliore delle mattinate.
"Tell me, would you kill to save your life?"
Implicita Frostiron (Loki/Tony)
Genere: Angst, Dark, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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So, let it all burn

«Stark.»

Tony, sentendosi chiamare, si voltò lentamente, riconoscendo perfettamente la voce priva di inflessione che aveva parlato. Loki, vestito solo di un pantalone nero e una camicia bianca con alcuni bottoni ancora sbottonati, era in piedi, di fronte alla grande vetrata sotto la quale si estendeva l’intera New York, ancora poco illuminata dalla pallida luce del mattino. Tony era stato colto di sorpresa, di solito a quell’ora Loki era già scomparso in un lampo di luce. Non era mai capitato che si trattenesse più a lungo del necessario. Si alzò dal letto e continuò a fissare la lunga schiena dell’altro per un po’, in silenzio, aspettando che continuasse a parlare. Quando finalmente il dio si girò, Tony poté notare su quel volto pallido e affilato un’espressione triste, in qualche modo rassegnata. Durò solo una frazione di secondo, però, prima che il solito sorriso che non faceva presagire nulla di buono tornò a posarsi sui suoi lineamenti. Loki fece qualche sinuoso passo avanti, riducendo di molto la distanza con l’altro.

«Stark. Ci ho riflettuto a lungo, sai? Ormai ti sei accertato che io non ho intenzione di ucciderti, almeno per il momento. Dunque, cosa ti frena?»

Una delle lunghe mani di Loki andò ad accarezzare lentamente la guancia di Tony, per poi scivolare sul suo collo, dove piccoli segni rossastri facevano la loro prepotente comparsa. Tony rimase immobile, come se un animale pericoloso –un serpente- strofinandosi contro di lui stesse decidendo se ucciderlo subito per divertimento, o più tardi per necessità. Si azzardò però ad inarcare un sopracciglio.

«Perché non mi hai ancora ucciso, Stark? Perché non ci hai neanche provato? Le occasioni te le ho date.» Gli occhi verdi del dio brillarono di malizia, alludendo alla lunga serie di notti –e non solo-. «Sai benissimo che facendolo, uccidendomi, salveresti molte più vite di quante ne hai salvate finora. Saresti una persona migliore. Ne hai la possibilità, perché non la sfrutti?» Stavolta fu Loki a sollevare un sopracciglio, ma la sua non era una vera domanda. Tutto quel discorso, era tipico di Loki. Si stava facendo beffe di Tony, e implicitamente anche di tutti gli altri Avengers, che avevano ricevuto l’ordine inviolabile dello S.H.I.E.L.D. di non uccidere Loki. Volenti o nolenti, dovevano tenerlo vivo, e restituirlo vivo ad Asgard. Al resto avrebbero pensato gli Asgardiani. Tony sbuffò, irritato, pronto a dare una risposta tagliente, ma fu interrotto da Loki.

«O forse, se in gioco ci fosse la tua vita…» con un fluido movimento delle dita, Loki fece comparire un sottile pugnale d’argento dal manico inciso e tempestato di pietre verdi simili a smeraldi, ma contenenti, al loro interno, una polvere dorata che riluceva e sembrava in qualche modo viva e pulsante. A Tony venne in mente ciò che gli era stato riferito sul martello di Thor, “forgiato nel cuore di una stella morente”. La sottile e affilatissima lama brandita da Loki seguì il profilo della gola di Tony, facendolo rabbrividire. «Per salvare te stesso, lo faresti, Stark? Mi uccideresti, se non avessi altra via di scampo?» E poi, con uno scatto fulmineo, Loki strinse la mano libera attorno a una delle mani di Tony, e con una presa ferrea lo costrinse ad impugnare lo stiletto, e a rivolgere la punta verso la sua pelle diafana ed esposta. Il sorriso di prima, quello che di gioioso non aveva proprio nulla, era svanito. Al suo posto, era apparsa un’espressione tormentata, gli occhi si erano fatti lucidi, e i cerchi scuri attorno alle orbite sembravano essere divenuti improvvisamente più marcati ed evidenti. Con una mano bloccava le dita di Tony attorno all’impugnatura del pugnale, con l’altra, stringeva mortalmente la gola di Tony, mozzandogli il respiro. Tony era ipnotizzato, conscio di ciò che accadeva, ma incredulo e incapace di reagire.

«Uccidimi, Stark.» La voce era indurita, ma decisa. Tony avvertì la pressione della mano di Loki sulla sua, un attimo per decidere, poi la lama si allontanò di qualche centimetro, giusto il necessario per poter poi affondare, con un unico colpo sicuro e preciso, per poter recidere pelle, carne, muscoli, trachea. -Un'unica pugnalata, per far concludere tutto.- La punta aguzza scalfì lievemente il collo di Loki, mentre gocce di sangue rosso intenso sbocciavano sul candore marmoreo e rotolavano giù, fino a macchiare la camicia. Tony era riuscito a riprendere possesso di sé giusto in tempo, ed aveva potuto deviare la traiettoria del pugnale da un lato. La gola di Loki non era squarciata e grondante di sangue, ma solo solcata, sul lato destro, da un lungo ma non profondo taglio diritto. La presa di entrambe le mani di Loki si era allentata, per cui Tony riuscì a far cadere a terra l’arma insanguinata, ai loro piedi, e a riprendere fiato, ansimando faticosamente. Loki lo guardava. E Tony, restituendo lo sguardo, seppe cosa dire.

«No, Loki.»

Poi intrecciò le dita delle loro mani che fino a poco prima stringevano lo stiletto, osservandolo mentre la sua risposta, evidentemente inaspettata, lo colpiva pesantemente, lasciandolo immobile, spogliato della sua arroganza. Gli occhi lucidi, le sopracciglia corrugate. Eccolo qui, Loki, dio del caos e delle malefatte, che veniva colto di sorpresa da un inutile mortale. Riscossosi, Loki troncò il contatto tra le loro mani, -fredde, gelide come sempre- ma si avvicinò all’orecchio di Tony, i suoi capelli neri che solleticavano l’altro, e gli mormorò, le labbra che sfioravano con piccoli guizzi il lobo di Tony:

«Allora, lascia che tutto bruci.»

Nella sua voce, tornata vellutata e pericolosa, -vino e miele e sangue e ghiaccio- si avvertiva di nuovo l’ombra inquietante di un sorriso. Un secondo dopo, quando Tony alzò lo sguardo, si ritrovò seduto sul suo letto. Niente Loki. Niente sangue sul pavimento.

«JARVIS, l’ubicazione attuale di Loki?»

«Sconosciuta, signore. Localizzato l’ultima volta due settimane fa nel centro di Londra, e scomparso da allora.»

Ancora una volta, Loki aveva eluso tutti i sensori e ingannato JARVIS. Prevedibile. Ma quel loro ultimo incontro… era avvenuto? Voltandosi verso il comodino per prendere alcune pasticche contro il mal di testa, vi trovò sopra un pugnale d’argento, tempestato di pietre verdi, appoggiato su un cuscinetto di velluto nero.

Se fosse un avvertimento, uno scherzo -o una promessa-, Tony non riuscì proprio a capirlo.

 

Note: questa fanfiction, liberamente ispirata dalla canzone “Hurricane” dei Thirty Seconds To Mars, è volutamente (ahah) sconclusionata e incomprensibile. Ma mi ronzava in testa, quindi ho dovuto scriverla. Chiedo perdono. Ora, nel caso in cui qualcuno volesse chiedere spiegazioni, dare un’interpretazione di quel che ha capito, o anche insultarmi pesantemente, bene, è liberissimo di farlo.
Alla prossima,

Unriccio.
(P.S.: questo che vedete qui su sarà presto il mio nuovo nickname, ecco perché non combacia con quello attuale.)

   
 
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