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Autore: LuciaDeetz    16/05/2012    4 recensioni
Loki, recentemente tornato ad Asgard dalla guerra sulla terra, diventa lo zimbello di tutti dopo aver subito un attacco aereo molto singolare. Come reagirà? Riuscirà a prendersi la rivincita?
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Loki Laufeyson, ex dio dell'Inganno dell'Olimpo nordico chiamato Asgard, alzò gli occhi dal libro.

Thor Odinson dio del Tuono, suo malaugurato fratellastro ed erede al trono di Asgard, fino a quel momento alle prese con un fantastico gioco in solitaria di lancia-e-acchiappa-Mjolnir per sconfiggere la noia pomeridiana, buttò il martello-boomerang sull'erba e fissò il fratello.

«Be'? Cos'hai da guardare?» chiese Loki Laufeyson al fratellastro, che sembrava gli stesse facendo lo screening del cranio con lo sguardo.

Thor Odinson scrollò le spalle e tornò superconcentrato al suo gioco.

Se c'era qualcosa che a Loki Laufeyson faceva pulsare la tempia, era essere disturbato mentre lavorava per accrescere la propria cultura, che era per lui motivo di forte orgoglio e che sfoggiava ogni volta che se ne presentava l'occasione. Stupido Thor. Non poteva certo sperare di eguagliare la sua sconfinata intelligenza analizzandogli ogni capello che aveva in testa.

Loki Laufeyson era tornato da poco nel mondo fatato del libro, quando si accorse che quel ritardato del suo fratellastro lo stava ancora studiando come un raro esemplare di scimmia dello zoo.

«Si può sapere perché mi guardi così?»

Thor Odinson indicò un albero qualche metro più in là. «Memorizza bene.»

«Che dovrei memorizzare?»

Loki Laufeyson osservò l'olmo dai rami folti. Non c'era niente di particolarmente interessante da vedere né da ricordare. Le foglie dalle moltissime tonalità di verde si muovevano debolmente nella brezza. Su uno dei rami stava posata una bella gazza pasciuta, un animale abbastanza raro in Asgard ma che comunque rientrava nella normalità. Che Thor fosse patito del bird-watching, quel volgare passatempo midgardiano?

«Inventati un'altra scusa, Thor» disse, e ritornò ancora una volta al suo libro.

Un soffio di vento più forte gli scompigliò i capelli.

Un'altra cosa di cui Loki andava molto fiero erano proprio i suoi capelli neri pece, che mai più avrebbe permesso a qualcuno di definire "peli sozzi di pantegana", come alcuni rifiuti umani avevano osato fare incuranti della loro incolumità.

Si passò una mano fra la capigliatura per rimetterla in ordine, perché guai se aveva una ciocca fuori posto, e si accorse di due cose al tempo stesso.

La prima, che una gazza gli aveva cagato sulla sua bellissima chioma.

La seconda, che Thor e le due guardie al cancello del palazzo avevano i visi deformati nell'inutile tentativo di soffocare le risate sul nascere.

Un unico pensiero attraversò la mente di Loki Laufeyson: vendetta, tremenda vendetta.

***

La sera dello stesso giorno, Loki Laufeyson camminava avanti e indietro sul tappeto di pregiata stoffa asgardiana della sua stanza, battendo i piedi come un rinoceronte in delirio ad ogni passo.

Oh, l'aveva memorizzata bene sì, quella bastarda color puzzola che si era appena votata al supplizio eterno. Avrebbe polverizzato le guardie e tutti quei beceri civili che si erano divertiti a sghignazzargli addosso quando era entrato nei locali del bagno per lavarsi. Avrebbe scambiato lo shampoo di Thor con del mastice per fargli capire cosa si provava a subire un affronto simile. Avrebbe... no. Per prima cosa doveva trovare quel miserabile uccellaccio che se l'era filata il secondo dopo la scoperta del misfatto, e soddisfare così la sua sete di sangue. Poi avrebbe pensato al trattamento da riservare agli altri pezzenti.

Mentre la sua mente malvagia concepiva tali macchinazioni, qualcuno bussò alla porta.

«Vattene via» disse Loki.

«Ti ho portato qualcosa da mangiare» disse Thor da dietro la porta.

Mastice e farina, ecco cosa ci voleva. Si pregustava già l'urlo da struzzo di Thor davanti alla necessità di rapare a zero la sua criniera dorata e gongolò di piacere.

«Loki, stai bene? Perché piangi?» chiese Thor, la voce strozzata dall'angoscia.

Dargli del deficiente era proprio un eufemismo.

«Ascolta, Loki» riprese il fratellastro. «È una battaglia persa fin dal principio. Come la catturerai? Ti conosco abbastanza da dire che sterminare tutte le gazze di Asgard non ti basterebbe. Che hai intenzione di fare? Le gazze hanno le ali, tu no. Hai mica intenzione di vivere sopra un albero aspettando che ti voli addosso?!»

Nonostante la sua stoltezza, il fratellastro aveva fatto una giusta osservazione.

Ma c'era una cosa a cui lui, Loki, non aveva pensato. Come aveva fatto a non pensarci? Era la soluzione a tutti i guai e a tutte le angherie subite!

«Grazie Thor, buonanotte Thor!» disse al fratellastro.

Non ce la faceva a stare serio. Tutto si sarebbe sistemato. Non si sarebbe appollaiato su un albero come aveva suggerito quel decerebrato, ma avrebbe fatto molto di più. I suoi desideri più reconditi sarebbero stati soddisfatti. Aveva l'eternità a sua disposizione per farsi conoscere come l'Incubo di Asgard. L'avrebbe fatta pagare a tutti gli idioti che avevano osato ridere di lui con la stessa moneta che gli era stata lanciata. Gioia e tripudio, siano lodati Midgard e gli insignificanti esseri umani!

Si lanciò sul letto, ebbro di eccitazione. La sua mente riprese a partorire piani malati, stavolta così malati che, se Odino padre di tutti gli déi ne fosse venuto a conoscenza, avrebbe volentieri dato il suo unico occhio in dono ai giganti del ghiaccio affinché si riprendessero quel figlio ingrato.

***

«Heimdall, devi farmi un favore.»

Loki Laufeyson si fermò davanti al guardiano del Bifrost.

«Cosa vuoi, Loki? In base al regolamento, non ti è permesso lasciare Asgard fino a tempo indeterminato.»

Se fosse stato del suo umore normale, avrebbe come minimo incendiato quel guardiano dall'armatura dorata. Ma quel giorno era un giorno gioiglorioso, come aveva letto in uno dei suoi libri, e niente e nessuno l'avrebbe fatto adirare. Mwahahahahah!

«Devi solo teletrasportare una certa cosa da Midgard a qui...»

***

Thor Odinson si stava abbioccando all'ombra dell'olmo incriminato.

Era una bellissima giornata di sole, di gazze non se ne vedevano e pure suo fratello era fuori dalle scatole. Un po' gli dispiaceva per lui. Non bastava tutto quello che aveva dovuto subire su Midgard, ora c'erano anche gli attacchi aerei nel regno degli déi. Però non si sentiva affatto in colpa di essersi smascellato dalle risate.

Come si dice... si parla del diavolo e spuntano le corna.

Sentì dei passi felpati sull'erba e aprì gli occhi. Una sagoma torreggiava davanti a lui.

«Ma che...?» borbottò, la vista ancora annebbiata dal sonno.

Era Loki, la faccia contorta in un ghigno perverso, che teneva in mano una borsa di plastica traboccante di lattine colorate.

«Redbull ti mette le aaali!!!»
~fin~
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Mi rendo conto che questa storiella è di una demenzialità abissale.
È da un po' che volevo scrivere qualcosa sui Vendicatori, e in particolare su Loki e Thor. Ecco qui quindi ciò che la mia mente perversa è stata capace di concepire alle due della scorsa notte.
L'idea è nata guardando delle vecchie foto sul cellulare. Ne avevo una che avevo scattato un pomeriggio dello scorso anno al parco ducale di Parma. Ero seduta sul prato insieme ad un'amica e studiavamo mitologia germanica (lol), e all'improvviso mi è arrivata la bomba di un piccione sul braccio.
Il collegamento con lo spot della Red Bull è stato istantaneo (ho sempre sognato di prendermi la rivincita con quel piccione e ora sono invidiosa di Loki che può farla in testa a chi gli pare) e così anche l'idea per la trama della fanfiction.
Sotto con la frutta marcia, non mi offendo! XD
   
 
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