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Autore: NamelessLiberty6Guns_    16/05/2012    10 recensioni
Questa è una one shot dedicata a tutti i fan dei Metallica da una neo-fan.
A chi è stato al concerto il 13 maggio e a chi non c'è stato.
E' la storia di una bambina di quattro anni che si innamora di una nenia suonata dalle chitarre elettriche.
Tratto da una storia vera.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una nenia suonata dalle chitarre elettriche.

 

-Metallica-

 

Sara non era una bambina come tutte le altre.

I suoi genitori avevano divorziato poco dopo il compimento del suo primo anno d'età. Sua madre aveva trovato un degno sostituto del padre dell'amata figlia: Federico. Un uomo serio, robusto e lavoratore, amante della musica. Sara gli voleva talmente bene da iniziarlo a chiamare ben presto papà. Federico aveva talmente tanta influenza nella vita della 'figlia' da passarle la passione per la musica. Insieme sceglievano, dall'immensa collezione di CD che Federico possedeva, la musica da ascoltare durante i loro viaggi. Per questo Sara aveva una conoscenza musicale sicuramente superiore a quella dei suoi coetanei.

 

Sara quel giorno aveva 4 anni. Era il 1998.

Era un sabato e la famiglia sarebbe partita per un weekend in Austria, precisamente a Salisburgo, città tanto amata dal 'padre' di Sara. 'Padre' e 'figlia' erano intenti a cercare dei CD da portare in auto. Sara trovò, frugando qui e là, un CD dalla copertina completamente nera, con una scritta in alto a sinistra e un serpente attorcigliato disegnato in basso a destra. La curiosità avvolse Sara, tanto da porgere il CD a Federico, che sorrise dolcemente.

“I Metallica? Sei Sicura?” disse lui.

“Sì.” rispose la piccola.

“Bene, vada per i Metallica.”

E Federico aggiunse l'album nero ad altri quattro CD colorati che precedentemente avevano scelto. Sara non sapeva chi erano i Metallica, ed era la consapevolezza di non conoscere la loro musica che la spingeva a volergli conoscere.

 

Così nel primo pomeriggio la famiglia salì in auto alla volta dell'Austria. Appena saliti in auto, lo stereo passava ancora un One Shot '80. Però, entrati in autostrada, Federico estrasse il Cd, inserendo nello stereo quello contenuto dall'album nero. Le prime note sembravano provenire da un film di paura, però questo non fermò la curiosità di Sara, neanche quando la canzone prese toni alti ed aggressivi. Le canzoni dell'album nero era veramente molto belle, nonostante le note traboccassero di rabbia, aggressività, con toni graffianti e duri. Finché ad un tratto non iniziarono note magiche. Note che sembravano provenire da un sogno. Una melodia incantatrice. Poi altre note si aggiunsero, avevano un qualcosa di leggermente orientale, con la dolcezza di una ninna nanna, una nenia cantata dalle chitarre elettriche. Sara sapeva cos'era una chitarra elettrica. L'aveva vista in mano al cantante di uno dei gruppi preferiti del 'papà', i Dire Straits. Le note poi si alzarono leggermente, senza perdere la loro connotazione sognante. Ed un colpo di batteria diede inizio alla canzone. Il cantante cantava con dolcezza, diversamente dalla maggior parte delle canzoni precedenti. E Sara chiuse gli occhi. Non sapeva cosa il cantante stesse raccontando, era troppo piccola per capire l'inglese, ma capiva che il cantante stava parlando di qualcosa a cui teneva, qualcosa che gli stava veramente a cuore. Era persa in quelle noti dolci ed aggressive. La canzone si alzò leggermente nella parte che anticipava il ritornello. Si erano aggiunti anche i violini, ed il ritornello tronò a toni alti ma non disturbanti, leggiadri. Le chitarre suonavano cullando dolcemente Sra, ancora ad occhi chiusi. E pian piano la canzone iniziò ad alzarsi, fin quando la voce del cantante tornò arrabbiata. E di nuovo, voci alte per sottolineare ciò che il cantante aveva da dire. Sara presagiva che l'aspettava una sorpresa. Ed infatti dopo il ritornello, partì un assolo. Un meraviglioso assolo che provocò in Sara dei piacevoli brividi lungo la schiena. Note magnifiche che raggiunsero punte altissime, per poi scendere lentamente. Il cantante ribadì, con dolcezza, ciò che aveva scritto. E la canzone finì così, con le note magiche con la quale era iniziata, le quali sfumarono pian piano, fino ad essere sostituite dalla canzone seguente, che già partì con note arrabbiate.

Ma Sara si era innamorata.

Si era fottutamente innamorata di quella canzone.

“Papà, rimetti la canzone di prima.” disse.

“Ti piace?” chiese l'uomo facendo ripartire la canzone.

“Sì, è bellissima...”

 

Da quel giorno i Metallica divennero il titolo di quella canzone. Se sara chiedeva al 'padre': “Papà, mi fai sentire i Metallica?”, l'uomo metteva su quella magica canzone. La canzone cambiò titolo quando Sara andò in prima elementare.

 

“Nothing else matters.”

Da allora quella canzone fece compagnia a Sara per tutta l'infanzia. Non sapeva nulla dei Metallica, era troppo innamorata di 'Nothing else matters' per ascoltare altro, e poi, era anche troppo piccola. Ma la canzone c'era sempre, e l'album nero doveva essere sempre in auto quando la famiglia viaggiava. Alle elementari, Sara scoprì l'amore per le lingue, per il Giappone. Decise da grande di laurearsi in Giapponese. E 'Nothing else matters' era sempre lì con lei. Anche quando in quarta elementare divenne una super fan dei Queen, sempre grazie a Federico, nel suo primo mp3 quella canzone non poteva mancare. Scoprì il nome del cantante dei Metallica guardando il dvd del concerto tributo a Freddie Mercury.


 

James Hetfield.


 

Ma si sa, l'adolescenza è un brutto periodo.

E per Sara lo fu in modo particolare. Purtroppo, a dodici anni, inciampò nei Tokio Hotel. E i Queen, i Metallica, i Dire Straits, i Guns N' Roses, i Led Zeppelin, uscirono dal suo mp3 per far spazio alla band tedesca. Il suo amore per il Giappone si assopì in un angolino del suo cuore. Accecata dall'amore impossibile per il chitarrista dei Tokio Hotel, iniziò a definirsi emo e a deprimersi per le ingiustizie della vita. Ma a tredici anni i problemi sembrano ostacoli invalicabili.


 

Per fortuna un gruppo giapponese la salvò.

Sara aveva quattordici anni che un gruppo giapponese di nome The GazettE la conquistò, salvandola dagli emo e da quell'amore impossibile.

E fu lì che si accorse dell'errore che aveva fatto.

Dopo due anni di totale dedizione al suo nuovo gruppo preferito, Sara aveva sete di musica. Voglia di conoscere nuovi gruppi, nuova musica, spanziando liberamente fra il rock e il metal.


 

E in un'afosa sera d'agosto Sara tornò bambina.

Stava cenando.

La televisione in sala era accesa, programmata su un canale musicale.

Finché ad un tratto non iniziarono note magiche. Note che sembravano provenire da un sogno. Una melodia incantatrice. Poi altre note si aggiunsero, avevano un qualcosa di leggermente orientale, con la dolcezza di una ninna nanna, una nenia cantata dalle chitarre elettriche.

Sara si catapultò giù dalla sedia.

I Metallica erano tornati.

Si rivide bambina, su quel sedile.

'Avevo solo quattro anni.' pensò.

Federico le fu subito accanto.

So close, no matter how far

Couldn't be much more from the heart

Forever trusting who we are

And nothing else matters...”

 

Come ho fatto a dimenticarmi di questa canzone?”

E si mise a cantare. Ci mise l'anima.

Era la canzone della sua infanzia, una canzone che ERA la sua infanzia.

 

E Sara si mise a cercare fra i cd del padre. Aveva sete di Metallica.

Vi trovò, oltre all'album nero, 'Kill 'em all.' 'Master of puppets'. '...and justice for all.'

 

 

Oggi Sara ha diciassette anni.

Oggi è il 13 maggio 2012, ed è a Udine con due sue amiche metallare.

Sono le 11 e 30, e fuori dallo Stadio Friuli ci sono già centinaia di persone.

Fra nove ore e mezza i Metallica suoneranno davanti a lei.

 

Alle 15 e 20 i cancelli vengono aperti, vengono controllati i biglietti. Sara fa una corsa perdifiato sulla plastica che copre l'erba dello Stadio, verso le prime file, che guadagna con facilità. Un'altra ora e mezza di attesa.

 

Never opened myself this way,

life is ours, we live it our way,

all this words I don't just say

and nothing else matters...'

 

Suona la prima band di supporto, i Gojira. Sono veramente bravi, e Sara comprime l'agitazione con un bel po' di headbang, che farà di sicuro anche durante i Metallica. Poi la seconda band di supporto, i Machine Head. Guarda gli altri fan darsi ad un pogo pazzesco.

Ma ormai manca un'ora ai Metallica.

Coloro che le hanno regalato la canzone della sua infanzia, che sta scoprendo pian piano.

Le luci dello stadio sono accese, e gli altri fan inneggiano.

Oheeeeeohehoheoheee!! Metaaallicaaa!!”

 

Parte “It's a long way to the top” degli AC/DC

E le luci si spengono.

Urla generali.

Sara ha il cuore in subbuglio.

E parte l'intro di Morricone.

E le luci si accedono.

 

James Hetfield.

Kirk Hammett.

Robert Trujillo.

Lars Ulrich.

 

Sono lì, sul palco.

 

Sara urla, il concerto è iniziato.

 

Non sono più i Metallica di 'Nothing else matters', sono passati vent'anni da allora.

Nel frattempo uno dei membri ha anche lasciato la band.

Critiche si sono abbattute sul gruppo.

Ma lei se ne sbatte totalmente.

Perchè i Metallica sono in gran forma stasera.

 

I fan cantano, tutti. Sara compresa, anche se si imbroglia un po' sulle parole, anche se è talmente contenta che non sa se saltare, cantare e fare headbang, perché se fa le cose tutte e tre insieme rimane senza fiato. Vede James Hetfield sul megaschermo, oppure lì, quasi davanti a lei, e ancora non ci può credere.

 

E poi parte 'Nothing else matters'

 

Sara canta a squarciagola.

 

Trust I seek and I find in you 
Every day for us something new 
Open mind for a different view 
And nothing else matters

 

“Datemi pure della bimbaminchia” pensa.

“non è colpa mia se Nothing else matters è la mia preferita.”

 


Never cared for what they do 
Never cared for what they know 
But I know...”

 

Ormai Sara è già quasi senza voce.

 

So close no matter how far 
It couldn't be much more from the heart 
Forever trusting who we are 
And nothing else matters

 

Vorrebbe che James la sentisse.

Vorrebbe potergli dire quanto è importante per lei quella canzone.

Quanto era felice la prima volta che l'ha sentita,

quanto era felice di averla riascoltata,

dopo averla dimenticata,

Never cared for what they do 
Never cared for what they know 
But I know...”

 

Vorrebbe dirgli che quando l'ha ascoltata nell'Ipod

a tutto volume

ha pianto.

 

 


I never opened myself this way 
Life is ours, we live it our way 
All these words I don't just say 
And nothing else matters”

 

Vorrebbe dirgli che si sta innamorando di loro,

che con quel concerto i Metallica rimarrano stampati

a fuoco nel suo cuore

per sempre.

“Trust I seek and I find in you
Every day for us something new 
Open mind for a different view 
And nothing else matters

 

“James, sai che torno bambina ogni volta che la ascolto?”

 

 

Never cared for what they say 
Never cared for games they play 
Never cared for what they do 
Never cared for what they know 
And I know...”

 

L'assolo.

Sara quasi impazzisce cantando.

“James, sai quante volte ho tentato di suonare

questo assolo con una chitarra invisibile?”

 

“So close no matter how far 
Couldn't be much more from the heart 
Forever trusting who we are 
No, nothing else matters...”

 

 

 

 

 

 

 

 

Il concerto è finito.

I Metallica hanno fatto un ultimo inchino.

Sara è tornata a casa con la maglietta e i suoi ricordi, qualche foto e un'immagine sfocata di James Hetfield fatta con il cellulare.

I Metallica si sono appena guadagnati una fan.

Sara è sicura di una cosa sola: era destino che quel sabato le capitasse fra le mani proprio il 'Black album'.

Era destino che prima o poi, anche lei sarebbe diventata una fan dei Metallica.

 

 

Tratto da una storia vera.

Perchè Sara esiste veramente.

Sono io.



 

  
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