Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: Supernovae    16/05/2012    3 recensioni
I pensieri di un bambino orfano di fronte al suo borsellino vuoto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Spesso era geloso della felicità altrui.
Ai suoi occhi era solo luce artificiale, più simile ad un gioiello di oro placcato.
Uno scintillio tanto accecante quanto finto.
Derideva quegli assemblaggi di sorrisi.
Ogni bambino ne possedeva uno, e tutti i bambini ne formavano centomila.
Solo stupidi e superficiali, si diceva, quella era la loro natura.
Tuttavia quegli stessi pensieri gli mormoravano che volevano sentirsi leggeri.
Infatti Mello, come tutti gli altri, desiderava sorridere.
E Mello otteneva ciò che voleva.
Il primo passo per imparare un mestiere, cominciava osservando.
Notava tante labbra all'insù, tanti denti ed erba pestata malamente.
Il secondo passo consisteva immediatamente nell'imitazione.
Così imparò a vestire sorrisi cuciti su misura per lui. Un abito sottomarca.
Sorrisi di circostanza accompagnate da risate, immediate come se acquistate direttamente da un distributore automatico.
Il tutto necessario era infilare la monetina -una frase, una battuta- nella fessura giusta, e in pochi secondi era stato fornito di una lunga risata rumorosa.
In principio gli appariva tanto facile.
Tuttavia le monetine che gli servivano le conservava tutte nel suo borsellino.
E come ogni borsellino, questo con il tempo si svuota.
A maggior ragione se offrire una monetina agli altri, per regalargli un sorriso, non gli dispiaceva. Ma a lungo andare si era ritrovato con un borsellino semivuoto poichè nessuno si curava di saldare il loro prestito.
Così, senza rivendicare le proprie monetine, si affannava per trovarne qualcuna qua e là, caduta o dimenticata, sotto un tappetto o fra i fili d'erba.
Con il timore che la sua ricerca risultasse vana, lacrime salivano e velavano quei grandi occhi azzurri; e nel momento in cui trovava quel soldino, ironicamente questo non entrava mai nella fessura.
Rotolava sul pavimento, nascondendosi alla sua vista, ritrovandosi incapace di raccoglierlo.
Incapace, si diceva. Parole che stracciano il cuore.
Qui la maschera si scioglieva sotto la cascata di quelle lacrime che sgorgavano ora libere sul suo viso. Le piccole mani se prima tremolavano, ora tremavano.
Manine impacciate, mani il cui sangue si era trasformato in rabbia verso se stesso.
Le nocche e i polsi battevano forti contro il muro della propria stanza.
La sedia su cui ogni giorno sedeva e studiava capitombolava sul pavimento.
Un fallito, questo si ripeteva, in una linea infinita dentro la propria testa.
Come altre parole che si sentiva dire ogni giorno, eterno secondo, il pazzo, il grave problema. Mello non otteneva mai ciò che desiderava.
Sei stato bravo -non abbastanza, affermava-, hai dei begl'occhi -non dire stupidaggini-. Ciò che lo disturbava era l'immagine di sè.
Un individuo insignificante che faceva scontrare i propri cuscini contro la porta della stanza sgorgando lacrime che nessuno doveva vedere.
Così desiderava, ma ciò non poteva accadere.
Infatti la porta si aprì di qualche centimetro svelando una figura nell'ombra.
«Mel--?» una vocina preoccupata si faceva spazio nel rumore.
«Vai via! Via!» ha urlato, fuori controllo, con la voce spezzata nel pianto e nell'adrenalina, nell'odio.
Non voleva che lo vedesse così, non voleva spaventarlo, non voleva che lo vedesse così. Non voleva che notasse che non aveva toccato nessuna delle sue cose, che nella rabbia si potesse scorgere quel minimo di lucidità che gli avrebbe permesso di avvicinarcisi.
Tra tante, la cosa più importante che quel bambino non doveva vedere era il suo borsellino attualmente privo di monete.
Non aveva più nulla da dargli, se avesse avuto bisogno di monete e sorrisi avrebbe dovuto chiedere a qualcun'altro. Questa era una delle cose che gli faceva più male.
Per tutto quel tempo si era finto ricco, anzi, si era creduto ricco, per questo aveva prestato a tanti le proprie monete, più di altri, proprio a quel ragazzino dai capelli rossi costretto fuori dalla porta, lontano dal suo mondo che stava andando a distruggersi.
Se non ha niente da dargli, significa che sei povero e non puoi offrire niente.
Nemmeno un sorriso. Non voleva dargli questo dispiacere per questo lo teneva fuori. La verità era un'altra però, avrebbe voluto permettergli di entrare, avrebbe voluto ricevere un sorriso e si sarebbe alimentato di quello.
Moneta offerta e moneta ricevuta.
Eppure, nonostante fosse un suo diritto, non ebbe mai il coraggio di chiederglielo.






------------------------------



Premetto con un: spero non sia OOC il caro Mello.
Ho da aggiungere che, probabilmente ciò che ho scritto risulterà contorto e mi spiace se qualcosa non verrà capito perchè espresso male o in modo incomprensibile. Spero però che si capisca cosa intendo esprimere.
Comunque se vi può far piacere potete chiedermi chiarimenti di qualunque genere.
Infine ringrazio chiunque abbia letto questa roba indicibile.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Supernovae