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Autore: ReiraIchinose99    16/05/2012    1 recensioni
C'è dell'autobiografico, lo ammetto. E' uno sfogo,ed è volutamente velato. Ultimamente mi sono appassionata molto al poeta e scrittore D'Annunzio, per cui ho voluto iniziare con "Piove" che mi riporta a quello che io considero un capolavoro ("La pioggia nel pineto"), dell'Alcyone (1903).
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tears
 
Piove. Sulle mie guance, nella mia testa, nei recessi più putrefatti dell’anima.
Un canto.
E’ un canto perpetuo il mio. Un suono che si confonde col silenzio, il silenzio di un’anima affranta dal tumultuoso incedere di sentimenti fatali.
Il silenzio.
Corrode gli angoli del cuore, e riporta alla luce un passato ricco di ovattate e sbiadite immagini. Emanano un fulgore che di tanto in tanto balugina nei miei occhi.
Tu, quello che si riflette al loro interno. Tu quello che galleggia muto e inesorabile, nel languore di queste pupille.
Tu, quello imprigionato nelle criptiche memorie di un cuore martoriato.
Tu, il desiderio proibito, lussureggiante rimembranza di un’infanzia dorata.
Improvvisamente l’idillio si smembra, il quadro sgargiante e aulente si sfascia. Rimane un sottile ago di luce soffusa, ed io, sono una creatura in bilico che prova a muovervi sopra i suoi passi. I passi di un cammino difficoltoso, arduo. Sotto un baratro, un oscuro abisso insondabile. 
Insondabile. Come il tuo cuore agonizzante in una pozza di acqua contaminata. Riuscirai a sfuggire alla tempesta? Eppure tu, incurante, continui a volgere lo sguardo altrove, indifferente. La visuale è capace di fornirmi come immagine, solo un manto plumbeo. Will you hold me now?

I can’t forget…
But how can I make it disappear?
How can I make disappear this love?

E’ puro, ma maledetto.
Altera il perno attorno al quale ruota l’esistenza.
Fa perdere qualsiasi barlume di ragione.
Annebbia la vista.
Annebbia i sensi.
Tenta di razionalizzarsi, ma è solo uno sciame che porta via la speranza. Un vento che riga il volto di chi ne è affetto, di tante lacrime, che come gocce di cristallo si insidiano agli angoli degli occhi, e cadono.
Cade una lacrima.
Un uncino mi perfora lo stomaco.
Ne cade un’altra.
Ed ecco che una fitta lancinante mi ferisce nuovamente.
Qualche attimo e i lineamenti sono impegnati a costruire una smorfia di sofferenza.
Non c’è niente di platonico in questo, ora lo so.


  
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