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Autore: Momos    16/05/2012    1 recensioni
-Allora, qual'è il vero motivo per cui sei tornata qui?- mi chiese Andy guardandomi negli occhi appena fu sicuro che Emy fosse lontana.
-Lui mi ha chiamata dopo un anno intero...-presi un respiro -ha detto che mi vuole vedere, capisci?- risposi tremando. Andy mi strinse forte
-quando e dove dovete vedervi?- mi chiese dolcemente
-tra due giorni al solito bar- risposi cercando di tornare calma
-vuoi che ti accompagni?- mi chiese accarezzandomi
-Si, ti prego! Non so cosa potrei fargli- risposi asciugandomi gli occhi
-Ricordati che è tuo padre- mi rispose lui dolcemente
-Ricordati che mi ha abbandonata. Ha scelto la sua carriera al posto mio-
-Lo hanno obbligato, conosci bene in che situazione era Sty- mi rispose
-Resta il fatto che mi cerca solo quando devo firmare qualche cartaccia per evitare che si sappiano le cose- risposi io alterandomi
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per le persone normali dover cambiare posto in cui vivere continuamente è una specie di maledizione. Per me, è un modo di vivere. Odio stare troppo tempo nello stesso posto, soprattutto in posti come quelli in cui mi trovavo ora. Una tristissima cittadina in cui gli unici rumori sono quelli di antifurti di macchine o case.

-Me ne sto andando proprio per questo, non è uno dei posti migliori in cui stare. Me ne andrò a Los Angeles- mi dissi da sola girando intorno alla macchina per arrivare al mio sportello.

-Portami con te!- urlò una ragazzina. Io mi voltai, mi avrebbe portato solo guai, ne ero consapevole. La conoscevo, abitava vicino casa mia e sentivo continuamente urla provenire dal suo appartamento.

-Ma non sei un pò troppo piccola?- chiesi confusa. Si avvicinò mostrandomi la sua patente. -Hai solo un anno meno di me?! Sembri molto più piccola!- risposi incredula. Sembrava una quindicenne quando in realtà aveva ben 22 anni.

-Lo so, me lo dicono tutti! Ormai ci ho fatto l'abitudine. Piacere, sono Emy- rise lei. Io scossi la testa e aprii lo sportello

-Bè in questo caso, puoi venire. Ovviamente ogniuno paga per se- risposi. Non avevo molti soldi a disposizione quindi era meglio precisare tutto fin dall'inizio. Lei annuì e sorrise. Sembrava proprio una ragazzina.

-Dobbiamo solo passare a casa a prendere le mie cose- mi disse. Io annuii.

-Ma i tuoi non ti diranno nulla?- le chiesi mentre si sedeva sul sedile di fianco al mio. Lei rise e iniziò a guardare fuori senza rispondermi. Iniziai a guidare lungo una strada dritta fingendo di non sapere dove abitasse finchè Emy mi disse di fermarmi. Era il mio stesso quartiere, quello macabro e abbandonato in cui vivevano solo famiglie povere o giovani troppo ribelli non adatti alla reputazione dei genitori.

-Abiti qui?- Chiesi fingendo. Lei annuì, -ci abitavo anche io, proprio lì- dissi indicando il palazzo che un tempo doveva essere stato blu a guardare i pezzi di muri non rovinati dal tempo.

-Io abito lì- disse lei indicando il palazzo proprio di fronte al mio. Quello era il più bel palazzo del quartiere, era l'unico ad essere rimasto di un rosso intenso e senza crepe a rigarlo. Scendemmo dalla macchina e iniziammo a salire i piani, ovviamente niente ascensore. Arrivammo in cima, Emy aprì la porta con una calcio e mi fece entrare.

-La aprivo anche io così!- risposi ridendo. Entrai in casa seguita da lei.

-Bè, penso che tu conosca come sono gli appatamenti qui, non serve che ti faccia fare un giro no?!- mi chiese lei dirigendosi verso la sua stanza.

-La mia è identica, anzi ora che mi ci fai pensare devo tornarci. Appena hai fatto ci andiamo un secondo- risposi, lei annuì mentre infilava i suoi panni in valigia. Ci si mise seduta sopra per chiuderla e poi preparò una borsa infilandoci dentro le cose di prima necessità, cd, trucchi e una macchinetta fotografica che valeva più di tutti i palazzi del quartiere messi insieme.

-Lì ci sono dei post it e una penna, puoi scrivere quello che ti dico?- chiese

-Dimmi tutto- riposi afferrando la penna.

-Sto partendo per L.A con una perfetta sconosciuta, non preoccuparti per me so badare a me stessa. Continua a vivere come hai sempre fatto, fregandotene di me. Senza alcun tipo di affetto, Emy- erano parole vuote, non riuscivo a percepire nessun tipo di sentimento mentre le pronunciava, ne tristezza ne odio. Scrissi tutto e lasciai il post it bene in vista. Senza chiedere spiegazioni riaprii la porta e la aiutai a portare giù la sua valigia evidentemente troppo pesante per lei. Appena la posammo in macchina ci dirigemmo verso il mio palazzo. Fortunatamente abitavo al primo piano. Con un calcio aprii la porta e la feci entrare. Emy rise

-Questa è messa peggio della mia!- disse entrando in casa.

-Per quanto ci dovevo stare in questa casa, andava bene!- risposi -lavoravo in un bar la mattina e in un ristorante la sera fino a tardi, quindi mi serviva solo un letto e un tetto- vagai per quello che un tempo era la mia camera. Emy girovagava per la casa silenziosa. Finalmente trovai quello che cercavo, dentro il portagioie infilato dietro l'armadio lo afferrai e lo misi in tasca. Emy si girò verso di me

-cosa c'era qui?!- mi chiese indicando una gigantesca libreria -libri?-

-CD, LP, Dischi in vinile! La mia roba insomma- risposi dirigendomi verso l'uscita.

-Non lasci un bigliettino per avvertire che vai via?- mi chiese lei

-Nessuno da avvertire!- risposi tagliando corto. Tornammo alla macchina e partimmo. Emy aveva un sorriso gigantesco sul viso, il mio esatto contrario.

   
 
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