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Autore: HermyLily89    16/05/2012    5 recensioni
Il giorno successivo al ritorno al Distretto 12. Katniss ripensa a quanto tutto sia cambiato.
Dalla fic: "Una lacrima scivola silenziosa sulla guancia bagnando il cuscino, ridando vita alla mia anima, al mio cuore, facendolo battere. Mi stringo a quell’ammasso di stoffa e piume d’oca trovandolo fastidioso, freddo, privo di quel calore che sarebbe capace di farmi sentire al sicuro."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La parentesi di una finzione?



Sistemo il cuscino sotto la testa, colpendolo con decisione con le nocche, perché si compatti bene sotto la mia testa. Le mie mani sono ancora troppo perfette per essere mie ed i miei capelli profumano si quelle lozioni che le donne di Capitol City adorano usare spesso. Vorrei poter tornare quella di prima, la cui unica preoccupazione era sfamare la famiglia e andare in giro per i boschi con la leggerezza dei sedici anni, ma con la maturità di una ragazzina cresciuta in fretta.
E’ inutile, i giochi mi hanno trasformata, mi hanno calcato sul viso una maschera che mi sta stretta, che mi toglie l’ossigeno, l’aria e la libertà. Quella libertà che ero solita collegare a Gale, la mia parentesi di tranquillità nella monotonia della sopravvivenza.
Gale, che mi ha visto trasformarmi attraverso un maxischermo, che ha vissuto quel cambiamento nel silenzio, prendendosi cura di Prim e di mia madre.
Gale.
Una lacrima scivola silenziosa sulla guancia bagnando il cuscino, ridando vita alla mia anima, al mio cuore, facendolo battere. Mi stringo a quell’ammasso di stoffa e piume d’oca trovandolo fastidioso, freddo, privo di quel calore capace di farmi sentire al sicuro.
Chiudo gli occhi e subito vedo quei capelli biondi che solo ieri ho salutato, pensando si trattasse semplicemente di una parentesi tremenda e sconvolgente. Un evento da dimenticare, da rimuovere, da cancellare. Quella stretta di mano, un saluto, un addio a quella finzione che ci aveva riportato indietro. Perché era quello: una finzione durata il tempo necessario di una parentesi.
Ed allora perché mi mancano le sue battute argute, il suo bisogno di proteggermi?
Perché mi manca la grotta e il suo petto che accoglieva la mia testa?


Perché mi manchi, Peeta?

E' come un sussurro che si libera dalle mie labbra, finalmente; un sussurro che infrange il mio orgoglio, la mia durezza e la finzione.
Una parentesi.
Sì, ma una parentesi che non ho intenzione di chiudere.


 



La prima volta che scrivo su Hunger Games.
La prima volta che indago nella psiche di un personaggio della saga.
Ma sentivo che per te avrei dovuto farlo.
Ti amo.


 

   
 
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