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Autore: dont_Forget    17/05/2012    0 recensioni
questa è una fiction demenziale nata ad un'ora demenziale della notte e pertanto includente elementi piuttosto demenziali, quali sono anche i personaggi (che purtroppo non sono miei T_T) di questa fiction. ho voluto immaginare la frequentazione che i ragazzi avevano della propria casa e della casa gli uni degli altri, ed è venuta fuori una demenziale idiota storia con quel certo languorino notturno come tema centrale. spero vi divertirete leggendo, e lasciatemi commenti riguardo cosa ne pensate! :D buona lettura ;)
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Paul McCartney , Ringo Starr
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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''sembra incredibile quanto si riesca a far silenzio quando la propria vita dipende da questo.''
pensò John mentre usciva in punta di piedi dalla cucina di Paul. Soddisfatto del lavoro compiuto si diresse con espressione raggiante verso la porta, compiacendosi della propria astuzia. Sempre in silenzio tombale stava iniziando a girare lentamente la maniglia della porta, quando... ''John.'' sentenziò una voce dal fondo del corridoio. Il povero Lennon, non sapendo proprio che fare, stette immobile, ancora con il palmo sulla maniglia. ''ti vedo John, so perfettamente che cosa hai fatto e penso che dovresti pentirtene istantaneamente.'' continuava la voce di Paul, bassa e chiara nel buio delle 2 del mattino. John, semplicemente, tacque. Non mosse un muscolo, non emise neanche un rantolo. Aguzzò l'udito sperando di sentire i passi di Paul che si allontanavano, ma trascorsero i secondi e ancora il silenzio grava nell'aria e nella mente di un Lennon in pigiama, spettinato e scalzo. Fece il disperato tentativo di continuare a girare la maniglia, ma sapeva perfettamente che Paul non l’avrebbe fatto scappare neanche se si fosse tuffato in una fontana d'acqua ghiacciata e si fosse fatto arrestare per atti osceni in luogo pubblico. Infatti, la voce bassa di Paul parlò di nuovo. ''è inutile che scappi Lennon, so perfettamente che cos'hai rubato e voglio che tu lo rimetta al suo posto. SUBITO.'' Disse con un tono autoritario che questa volta fece emettere a John un verso che sembrava quello di un criceto zoppo che viene strozzato. Sempre con estrema lentezza, il criceto zoppo allentò la presa sulla maniglia e guardandosi i piedi si voltò verso il bassista, che annuì, sorridendo nel buio. “Adesso torna di là e rimetti al suo posto ciò che hai preso. Avanti, non fare lo scemo.’’ Esclamò Paul quando Lennon si mise carponi e cominciò a gattonare verso la cucina con il pacco di merendine stretto tra i denti. "oh avanti Lennon, piantala di fare il cretino e trova velocemente il modo per spiegarmi perché diavolo vieni a rubare a casa mia!" sbraitò Paul sollevando di forza John, a quattro zampe sul pavimento. Il chitarrista tolse il pacco di merendine dalle proprie fauci e, sventolandolo come un fazzoletto bianco, si difese dal Paul spazientito. Un Paul senza pazienza è un essere molto crudele. Può essere letale se vuole, e questo John lo sa molto bene. "e va bene, McCartney, se proprio insisti." cominciò Lennon con la voce acuta di una casalinga sommersa dai vestiti da stirare e i piatti da lavare e i bambini da accudire. Vi lascio immaginare quanto fosse squillante la sua voce visto che Paul si tappò le orecchie e chiuse un occhio lanciando uno sguardo di rimprovero a John con l'altro. Quello non abbassò affatto il livello di falsetto con cui stava parlando, e continuò: "devi sapere che la mia adorabile e preziosissima ‘mamma’ Yoko, dopo aver allegramente festeggiato il non so cosa di non so chi a casa nostra ha avuto la geniale idea di chiudere il frigorifero con il lucchetto, e cosí adesso il povero, buono caro e bello John, l'irresistibile e favoloso chitarrista dei Beatles...NON PUO’ MANGIARE!!! Voglio dire, ma capisci la gravità del problema che..." e continuò a cianciare riguardo il terribile torto che aveva subito dalla 'mamma Yoko'. “non vuole che mangi, capisci? Dice che mangio troppo e che ingrasso, e che pian piano inizierò ad assomigliare ad un elefante incinto! Ma dico io, sono un uomo! Gli uomini non si devono preoccupare della linea, è roba da femmine! Io voglio mangiare, ma lei non lo capisce e non…’’ “va bene, va bene basta, adesso piantala di piagnucolare e vai a rimettere a posto il…’’ Paul venne interrotto dal tonfo di qualcosa di pesante che cade sul pavimento. Si voltò di scatto verso la cucina, da dove era sembrato provenire il rumore, simultaneamente a John. Restarono entrambi in ascolto per qualche secondo, poi si guardarono con occhi spalancati. “ecco, lo sapevo! Lo sapevo che a casa tua c’erano i mostri, l’ho sempre detto a George! io non voglio non voglio non voglio ho paura ho pauraaaa…’’ piagnucolò John nascondendosi dietro le spalle di Paul. “ho capito! Si, è vero, hai ragione, ci sono proprio i mostri. Sarà un ladro?’’ sussurrò Paul con tono ironico ma senza riuscire a nascondere del tutto il tremolio della voce. “non lo soooo ti prego non andiamo a vedere voglio scappareeeee..’’ piagnucolò ancora John tirando Paulie per il braccio. “shh. Smettila di fare lo stupido e seguimi. In silenzio!’’ “nooo io non voglio venirci là dentro..’’ “smettila! Niente merendine sennò! E ti potrai scordare il gelato del sabato pomeriggio!’’ disse ancora Paul, sussurrando con rabbia. John in tutta risposta mugolò. Iniziarono ad avanzare lentamente, in punta di piedi. Arrivati davanti alla porta socchiusa della cucina Paul portò un dito alle labbra per indicare a John di smettere di gemere, e poi se lo scrollò silenziosamente dal braccio. Infilò la mano attraverso la porta semiaperta e con un movimento veloce accese l’interruttore ed aprì la porta di scatto. “al…..tolà.’’ Disse Paul con tono più fievole quando l’orripilante spettacolo fu visibile ai suoi occhi. Rimase immobile sulla soglia, con le braccia larghe pronte a fermare la fuga dell’eventuale ladro, e il sopracciglio destro ancora più sollevato del solito a causa della sua espressione rassegnata*. “chi è? Avanti, cosa aspetti Paul? Fallo fuori! Dagli un bel destro, e poi un sinistro! Fagli…’’ si interruppe Lennon affacciandosi nella cucina. Anche il suo tono si affievolì quando vide cosa stava succedendo. George in pigiama, seduto sul pavimento, li guardava con la bocca aperta. La bocca che, potè constatare ben presto John, era piena di biscotti al cioccolato che senza ombra di dubbio erano stati presi dal mobile aperto della dispensa di Paul. George stava immobile, gli occhi strabuzzati come se avesse visto una mosca con gli occhiali da sole, la faccia tutta sporca di cioccolato e sul pigiama -con un orso ricamato sul petto- una montagna di briciole scure. “George….CHE CAZZO CI FAI NELLA MIA CUCINA? A mangiare I MIEI BISCOTTI PREFERITI? Alle due di notte di una fottuta domenica di luglio?! Che cosa ci fate qui entrambi? Me lo spieghi, OrsettoGeorge, eh?’’ chiese arrabbiato Paul, e la sua ombra imponente coprì il viso di orsettoGeorge il quale lo guardava dal basso verso l’alto con espressione intimorita e la bocca ancora aperta a mostrare il contenuto pastoso. “affefo fame..’’ pigolò il chitarrista dai capelli scuri, immobile sotto la straordinaria imponenza di Paul McCartney all’apogeo della mania di superiorità che spesso lo coglieva mentre gli altri facevano gli stupidi quando non erano ubriachi, o ogni volta che qualcuno indossava vestiti imbarazzanti, cosa che succedeva piuttosto spesso. La sua autostima e vanità lo rendevano ridicolo, tanto che alla fin fine risultava lui il più cretino di tutti. "ti sembra una giustificazione effettivamente giustificante? A me no. Sputa il rospo George, perché diavolo vieni a mangiare i miei biscotti?’’ chiese Paul con le braccia conserte, aspettandosi una risposta ragionevole. George: "…’’, Paul: "…?’’, John: "…!’’, George: "…affefo fame…’’ John scoppiò in una rumorosa risata, mentre Paul sbraitava contro George con la forza di un topo a cui viene rubato il formaggio.  D’un tratto una figura scura scavalcò la finestra mettendo i piedi sul davanzale pulito e ben lucidato, facendo cadere il vaso di fiori violetti che vi era poggiato sopra. "ops.’’ fu tutto quello che disse la figura quando il vaso s’infranse. Con un salto scese sul pavimento screziato di terra e rimontò come poteva i cocci del povero vaso. Si pulì l’una con l’altra le mani, strofinandole diverse volte. Quando ebbe terminato la difficoltosa operazione si girò in direzione della dispensa, ma si immobilizzò quasi fosse stato pietrificato dallo sguardo di Medusa. Mosse solo gli occhi, scrutando John che ridacchiava coprendosi inutilmente la bocca con una mano, Paul con il sopracciglio destro più alzato che avesse mai visto e George per terra, coperto da una montagna di briciole. "ehm, stavo giusto passando a salutarti, Paul. Come stai fratello, va tutto bene?’’ chiese Ringo senza muovere altro muscolo oltre quello della mascella. Passarono alcuni istanti in cui George guardava Paul, Paul guardava Ringo e Ringo guardava John, che continuando a ridacchiare guardava la bocca imbriciolata –ancora aperta- di George. Poi Paul tornò a sbraitare “non è possibile però! Metterò lucchetti non solo al frigo, caro John, ma anche a tutte le credenze e alla dispensa, alla porta e alle finestre! Mi state derubando, oltre che deturpando l’aria fresca della mia umile dimora!’’ disse con aria altezzosa. Terminò la sfuriata con un “il McDonald è aperto 24 ore su 24, ed è a due passi da qui!’’. Poi si voltò, e come se niente fosse successo uscì dalla cucina e si diresse nella propria camera chiudendosi tutte le porte alle spalle. Ringo riprese a masticare addentando altri tre biscotti, John aprì il tanto agognato pacco di merendine di cui ne mangiò più di mezza con un solo morso. Ringo, con una scrollata di spalle, aprì l’anta centrale della credenza e prese tutti gli ingredienti per fare un hot dog, e si mise ai fornelli. Intanto Paul sbuffava davanti allo specchio nella propria stanza, pettinandosi e ammirando il proprio sorriso smagliante, compiacendosi della propria pazienza e della bellezza delle proprie mani. Si mise a letto e si addormentò, con il rumore di piatti e posate in sottofondo.
 
 
 
 
 
 
 
 
*:come si può descrivere la faccia -.-‘? Sappiate che aveva esattamente questa faccia, o meglio ^.-‘. ;)
  
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