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Autore: Itsfree    17/05/2012    3 recensioni
Salve a tutti!
Questa storia non è assolutamente nuova anzi il prologo è stato scritto un anno fa ma non ho mai voluto postarla qui per due motivi:
1) non ero sicura del filone della storia (che ora ho cambiato riportandola qui)
2) non la ritenevo all'altezza delle aspettative di voi lettori (non che ora ne sia sicura).
Spero sia una storia "fuori dal comune" e come feci allora ribadisco che è interamente dedicata ad una persona davvero speciale nella mia vita alla quale ho rubato pure il nome per la protagonista della storia. Ci saranno sia persone famose sia "normali". Em em spero vi piacciano le storie abbastanza tristi.
PS: ogni capitolo, ad eccezione del prologo, avrà legato a sè un link della canzone che maggiormente lo rappresenta.
PS 2: non tratta dei Jonas Brothers di per sè, vedrete. A voi il prologo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO
 
Non era la prima volta che mi trovavo da sola a casa di Sabato sera. Erano le 22, 35 ed io mi divertivo sempre così tanto a stare lì, davanti ad una stupida scatola di plastica nera, seppur ultrasottile e abnorme, che sapeva sputare solo cose stupide e superficiali.
Mia madre era uscita, credo con il suo nuovo amico di cui mi aveva parlato descrivendolo come un "uomo affascinante" non alludendo ad altri aggettivi o nomi che mi avessero fatto capire come poteva essere fatto. 
Sarei potuta uscire con i miei amici, non molto numerosi lo devo ammettere, ma l'idea di passare una serata "pizza tra amici" non mi allettava molto. Nei miei appena compiuti sedicianni spesso venivo etichettata come una ragazza strana, ma di certo non lo pensavo di me stessa, sempre che strana non significasse essere solo più sulle sue o pensare alla musica come la sua vera migliore amica ormai da tempo.
 
Poi mia madre chiamò a casa dicendo che non sarebbe tornata a casa per la notte e lì il nervoso tornava a darmi il tormento. Sembravo io la madre e lei la figlia.
E poi la gente si chiede come mai io non fossi così piena di iniziative:mi sembra ovvio, dovevo occuparmi di una madre,ormai donna, che si comportava come una sedicenne, ed io non potevo comportarmi come essa. 
 
Mi mancava mio padre. A volte mi fermavo a pensare come sarebbe stato se a restare con lui a Los Angeles fossi stata io, e non fossi venuta fino a Melbourne con mia madre. Ma qualcuno ha voluto così. Non di certo io.Ovviamente le volevo bene, ma non mi piaceva si comportasse così, come se tutto girasse attorno a lei.
Non pretendevo neanche chissà cosa, ma solo che iniziasse a fare la MADRE, perchè sì a volta la mamma "amica" è utile, ma secondo me non aiuta a crescere una persona che ti asseconda o te le fa passare tutte come farebbe una vera amica.Volevo semplicemente vivere la mia adolescienza normalmente, ma questa era la mia vita e non si può cambiare più di tanto.
 
Mio padre non lo vedevo da quasi tre anni ormai: non c'era stato alla mia cresima, non c'era stato ai miei quattordici anni, nè ai miei quindici tanto meno ai miei sedici.Non c'era stato alla mia prima storiella, forse infantile, ma pur sempre importante benchè la prima, non c'era stato per farmi fare le guide per la patente della moto. Sì ne possedevo una.
Una volta, da piccola avevo un cavallo, a Los Angeles, e avere una moto , seppur non fosse la stessa cosa, mi ricordava esso.
La moto era una delle mie scappatoie per ogno volta che avrei voluto cambiare la mia vita o urlare in faccia a tutti : 
L'ANCORA DI SALVEZZA DI RACHEL HOPE COHEN.
  
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