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Autore: Angel_R    17/05/2012    2 recensioni
Piccola shot ambientata subito dopo la fine de "L'ombra del guerriero" e dedicata ll'Arciere d'acqua.
Dal testo:
"Si sentiva già meglio, aveva capito che non era l'unico a provare tutto quel dolore che cercava di ricacciare in fondo al cuore, e sentiva l'enorme fardello che portava sulle spalle un po' più leggero."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.B. Per leggere questa piccola shot è necessario aver letto "L'ombra del guerriero"




Non siamo soli





Parlare con Jarrio. Ne sarebbe davvero valsa la pena come credeva Satsuki? Avrebbe davvero fatto bene a entrambi parlare di lei in quel momento così delicato? Era passato un po' di tempo, ormai, ma il dolore era ancora tutto lì, dentro la testa e al cuore, e sembrava non volersene andare.
Nei giorni successivi alla battaglia e alla morte di Deria era come se fosse stato completamente solo, solo con se stesso. Voleva portare a termine il suo compito e salvare la Scacchiera, nient'altro. Voleva farlo per vendicarsi, per rendere giustizia a tutti coloro che avevano perso la vita in quell'inutile Guerra.
Sapeva anche, però, che non poteva andare avanti in quel modo. Non poteva dare direttive a un gruppo parecchio sconclusionato com'era quello che si stava formando lì, sotto i suoi occhi, nelle condizioni in cui era.

Si alzò e, anche se un po' esitante, raggiunse Jarrio e Varo, chini su alcuni pezzi di legno, intenti a scegliere solo i migliori per fabbricarne armi adeguate. Mise una mano su una spalla del primo uomo per richiamarne l'attenzione.
«Potrei... parlarti?» Jarrio si voltò verso di lui, socchiudendo gli occhi a causa di un raggio di sole che lo colpì in pieno. Un po' confuso, fece un cenno affermativo con la testa e lo seguì in disparte, dove nessuno poteva sentirli. Si fermarono in riva al mare, nel punto in cui l'acqua lambiva la sabbia.
Nessuno dei due parlò per qualche secondo, poi Jarrio ruppe il silenzio dopo aver preso un grosso respiro. «Ovunque lei sia, deve essere molto fiera di te, Arciere.»
Lo disse con voce tranquilla e rilassata, come se già sapesse in precedenza di cosa avrebbero parlato.
Morten fissò i suoi occhi di ghiaccio sull'uomo. «Non credo. Mi sto comportando come un ragazzino stupido. Non vi sto dando quello che meritate, me ne sto rendendo conto.»
Jarrio si voltò verso di lui, sul viso un'espressione stupita. «Spero tu non stia parlando sul serio! Guardati attorno» disse allargando le braccia verso il luogo che era diventato il loro quartier generale. «Tutta questa gente è viva e pronta a combattere anche grazie a te.»
Erano delle belle parole ma Morten non se ne riusciva a sentire grato.
«Ognuno di noi reagisce alle disgrazie in modo diverso. Tu, per esempio, ti tuffi a capofitto nel lavoro» disse Jarrio facendogli l'occhiolino. «Io... be', io cerco di rallegrarmi. Le persone che amiamo ma che non ci sono più, non smettono mai di esistere, rimangono con noi, per sempre. Ci seguono e ci proteggono. Ecco perché cerco di essere di buon umore: tutti i fratelli e le sorelle di Din che ho perso sono ovunque, ad aiutarmi nel mio cammino, e non vorrebbero vedermi gettare la spugna. Nessuno di loro, neanche il Capitano.»
Morten lo ascoltò in religioso silenzio, evitando quasi di respirare. Non aveva mai visto le cose con quella prospettiva. Aveva solo pensato al distacco, all'abbandono, alla sofferenza, cercando allo stesso tempo di scacciare tutti i sentimenti, rinchiuderli in un armadio e buttarne via la chiave. Del resto lui era bravo in quel genere di cose...
«Sempre qui con noi...» mormorò distrattamente.
Jarrio lo sentì e sorrise. «Esatto. E con questo non voglio dire che tu non debba vivere il tuo dolore, assolutamente.» Si fermò per qualche istante poi riprese. «Non so a cosa crediate nel tuo mondo, Arciere, ma io qui nel mio, penso questo. Dammi pure dello stupido, ma mi fa sentire di meno la perdita, è un modo per stare meglio in questo mondo, capisci?»
«Sì, certo.»
«Lei ti amava» disse Jarrio a bruciapelo, lo sguardo puntato verso l'orizzonte.
«Te... te l'ha detto lei?» Morten non amava parlare dei propri sentimenti, ma ormai era stato inevitabile chiederglielo.
Jarrio ridacchiò. «Certo che no, però la conoscevo abbastanza da esserne sicuro. Sei stato la prima cosa bella dopo tante disgrazie, Arciere. Tu e i tuoi amici siete giunti alla Città Volante in tempo per salvarci da quei ragni maledetti» continuò con una smorfia al ricordo di quelle bestiacce. «Ma tu... tu hai salvato lei, e di questo te ne sarò eternamente grato.» I suoi occhi erano limpidi e sinceri. Sembrava un padre che stesse parlando con l'uomo che aveva salvato la figlia dalle grinfie di un mostro.
Morten non sapeva cosa rispondere, quindi, non aprì bocca.
Jarrio gli si avvicinò e gli diede una pacca amichevole su una spalla. «Io sarò con te, Arciere, pronto a combattere.» Indugiò qualche secondo poi se ne andò, raggiungendo tutti gli altri.
Morten rimase da solo, in riva al mare, con lo sguardo rivolto all'acqua, quella stessa acqua che aveva portato via il corpo di Deria molti giorni prima.
Quell'improvvisa solitudine dopo quello strano momento d'intimità, gli fece capire che Satsuki aveva ragione, parlare con Jarrio gli aveva fatto bene. Si sentiva già meglio, aveva capito che non era l'unico a provare tutto quel dolore che cercava di ricacciare in fondo al cuore, e sentiva l'enorme fardello che portava sulle spalle un po' più leggero.

Non conosceva da molto tempo il Cavaliere d'Aria, ma lei l'aveva saputo capire alla perfezione, come quasi nessun altro aveva fatto prima di allora. Forse era perché anche lei aveva subito una perdita molto importante, anche peggiore della sua, o perché essendo più grande, riusciva a guardare le cose in modo più maturo, ma era stata in grado di aiutarlo con qualche semplice parola, proprio come inconsapevolmente aveva fatto Jarrio.
Si lasciò cullare dalla strana calma che aveva avvolto lui stesso e l'ambiente circostante ancora per qualche secondo.
Il mare ribolliva quasi pigramente, ma all'orizzonte non si vedeva niente se non un'enorme e infinita distesa di acqua scura.
Spesso aveva sorpreso Milla immobile sulla spiaggia con lo sguardo perso verso il punto in cui avrebbe dovuto essere la Tomba del Ladro. Non la biasimava. Se anche per Deria ci fossero state speranze di ritorno come per Ryan, anche lui non si sarebbe dato per vinto, ma sapeva che niente e nessuno avrebbe potuto riportare in vita il Capitano di Din.
Lui aveva il compito e l'onore di liberare la Scacchiera dal male che l'Ingannatore stava infliggendo da troppo tempo ormai, e avrebbe assolto le sue responsabilità a tutti i costi.
Jarrio aveva ragione, dovevano farlo per tutti coloro che non c'erano più e per tutte quelle persone che ancora speravano in un futuro diverso dal presente in cui vivevano.
Si riscosse, lanciò un'ultima occhiata alla linea che separava il cielo dal mare e si diresse verso l'accampamento e quella che, ormai, era diventata la sua gente.
Milla e Rustico avevano trovato, non si sa come o dove, del metallo. Perfetto, proprio quello che serviva per preparare al meglio il contrattacco.










Piccola shot che mi è venuta in mente appena ho finito di leggere "L'ombra del guerriero", nonché mia primissima fiction su questa bella saga.
La morte di Deria è stata tristissima, anche se non è stata affrontata direttamente, ma, bensì, tramite un flashback. Mi sarebbe piaciuto che nel corso della storia la relazione tra lei e Morten venisse approfondita maggiormente, ma essendo i libri scritti dal punto di vista di Ryan, non c'è stato molto spazio per questa coppia.
Il discorso che Satsuki ha fatto a Morten mi ha colpito per la sua forza e la sua profondità, e ho provato a immaginare come potesse essere se davvero l'Arciere avesse seguito il consiglio del Cavaliere e avesse parlato con Jarrio.

Spero di aver scritto qualcosa di gradito, fatemi sapere!



Angel

  
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