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Autore: Manila    17/05/2012    0 recensioni
Heero, Relena, un invito a cena e tanti ospiti indesiderati...
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA. SONO MORTIFICATA E SARO' LIETA DI FORNIRVI SPIEGAZIONI IN VIA PRIVATA. A PRESTO!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heero Yui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Mila, perché è lei;
a OnlyHope, che ha visto nascere questa storia facendo le ore piccole insieme a me;
alle ragazze del Caffè, perché ogni giorno è bello da quando ci sono loro;
al mio calciatore preferito, dolce come Rareba, testardo come Heero, pestifero come Duo.

Grazie a chi avrà anche solo la pazienza di leggerla.
 


Indovina chi viene a cena?
 
                                                         
-Presa di posizioni-


Guardo il cielo terso di azzurro, mentre le fresche e dolci onde del mare mi bagnano fino ai polpacci. Di tanto in tanto chiudo gli occhi quando sento che i raggi del sole diventano un po’ troppo prepotenti ma mai esageratamente fastidiosi e mi abbandono, col naso rivolto all’insù, a questa pace a cui tanto ho ambito e che finalmente si è tramutata in realtà. Qualche spruzzo sul viso mi informa che non sono solo e a conferma di questa notizia che un tempo non mi avrebbe lasciato piacevolmente colpito, giunge diritto alle mie orecchie il suono più melodico che io conosca. La risata di Relena mi riporta alla realtà, apro gli occhi e li rivolgo a lei. Se in questo momento al mio posto ci fosse stato qualcuno come Rareba o come Duo, sono certo che non avrebbero esitato ad affermare di trovarsi dinnanzi ad un meraviglioso spettacolo. Forse lei avrebbe anche gradito un simile slancio da parte mia, peccato che io, Heero Yui, non sia molto espansivo e che certi pensieri, seppure mi sfiorino spesso, restino confinati nella mia mente che a lei non rimane mai totalmente chiusa in modo ermetico. Con un bikini color oro e nero , avvolta dalla vita in giù in un pareo di pizzo, la mia bionda fidanzata si avvicina a me con un sorriso impertinente. Mi avvolge le braccia attorno al collo e le sue labbra sfiorano il lobo del mio orecchio sinistro.
- Balla con me!- il suo respiro sul mio collo e la sua voce suadente fanno sì che le mie difese crollino del tutto e che mi abbandoni contro il suo corpo,  sulle note di una vecchia canzone che giunge da non so dove. E’ proprio quest’ultimo particolare che m’insospettisce. Somewhere over the rainbow in versione Hawaii ?!?! Da dov’è sbucata fuori? E poi, cosa ci faccio io su una spiaggia insieme alla principessa?
- Heero?- è la sua voce che cerca di attirare la mia attenzione. – Heero?- mi chiama nuovamente . Abbasso lo sguardo sulle sue labbra e mi accorgo che la sua voce sta cambiando e che tutto ciò che ci circonda sta cominciando lentamente a sfumare. Cerco di stringerla più a me per non perdere quel caldo contatto ma percepisco chiaramente che non mi resta altro che lasciarla andare…..
-Heero? E dai Heero, svegliati!- questo gracchiare lo conosco bene e quando apro gli occhi mi ritrovo lì, dove mi aspettavo di essere. La cabina che funge da camera da letto è immersa nella penombra, illuminata solo da tasti colorati che si accendono e spengono  ad intermittenza. Gli altoparlanti diffondono la famosa canzone della spiaggia, insieme alla voce del mio collega che non demorde e continua a ripetere il mio nome come un disco rotto. E’ quasi peggio di Duo Maxwell…Sfrutto la mancanza di gravità, mi do una spinta col piede sul soffitto e arrivo fino alla tastiera del pc, pigio un pulsante e sullo schermo compare il faccione di Paul su cui c’è sempre stampato un sorriso a mio dire spesso irritante.
-Finalmente!- mi rimprovera bonariamente,  - Pensavo fossi caduto in letargo…La colazione è pronta, vieni in sala mensa. Ancora qualche ora e potremo far ritorno a casa- sospira nostalgico. Paul Jafferson è stato il collega/superiore che mi ha affiancato in questi due mesi trascorsi nello spazio. E’ un uomo sulla cinquantina ma con lo spirito di un adolescente. Oltre ad essere un ingegnere aerospaziale di straordinario talento, è anche una persona dotata di grande umanità. Appena messo piede su questa stazione orbitale mi ha preso sotto la sua ala protettiva. Probabilmente devo ricordargli suo figlio, di qualche anno più giovane di me , rimasto sulla Terra a studiare. Oltre a farmi da docente, si è anche premurato di farmi da maestro di vita e presto capirete il perché. Non mi sorprende affatto che sia già in piedi, pronto ad operare. Ormai il lavoro che dovevamo svolgere qui è quasi del tutto completato, mancano solo gli ultimi dettagli e lui sta contando ore, minuti e secondi che mancano per riabbracciare la sua famiglia, che non vede da due mesi e che deve mancargli terribilmente.
 – Dammi ancora qualche minuto- gli rispondo , interrompendo la comunicazione. In breve tempo cerco di curare , per quanto possibile, la mia igiene personale. Certo, sarebbe preferibile una doccia rivitalizzante ma mettersi a rincorrere l’acqua per tutta la cabina non sarebbe l’ideale. Controllo i miei parametri vitali, infilo una tuta spaziale pulita e con una leva abbasso i pannelli intorno ai vetri. Ciò che mi circonda è un manto nero trapuntato di brillantissimi diamanti. Niente Sole, niente profumo di salsedine, niente onde a solleticarmi le gambe e, soprattutto, niente melodica risata, fresca e genuina. Solo buio, silenzio e solitudine. C’è stato un tempo in cui credevo di non aver bisogno d’altro ma ora sento che le cose sono cambiate. Certo, lo spazio e le  sue sconfinate distanze fanno parte di me, tant’è vero che ho chiesto io questo incarico temporaneo. Avevo bisogno di rompere un po’ la solita routine e la rigidità che l’etichetta che vige a palazzo impone . Fare la guardia del corpo ha numerosi vantaggi ma quella vita fatta di tanti, spesso troppi schemi stava finendo per logorarmi. Mi affaccio nuovamente in una direzione ben precisa e il pianeta che riflette il colore azzurro si staglia davanti ai miei occhi, per metà avvolto nell’oscurità. Guardo l’orologio digitale incastonato nel muro. Segna le 3:15 a.m. riferendosi all’ora in vigore a Sanq Kingdom. La principessa starà sicuramente dormendo e non mi risulta difficile immaginarla sommersa dal centinaio di coperte che utilizza perché soffre tanto il freddo, con indosso la felpa che mi ha chiesto ripetutamente di donarle “per sentire il tuo profumo nel periodo che trascorreremo lontani”, mi ha chiarito quando le ho chiesto cosa avrebbe dovuto farsene. La canzoncina hawaiana continua a riecheggiare tra le pareti e mi sembra di essere ancora su quella spiaggia, a ballare tenendola tra le braccia.

“…Somewhere over the rainbow
Way up high
And the dreams that you dreamed of
Once in a lullaby
Somewhere over the rainbow
Blue birds fly
And the dreams that you dreamed of
Dreams really do come true ooh ooooh…”*


-…E io di te ho potuto portare solo il dolce ricordo…- penso ad alta voce , pentendomi amaramente di essere diventato così melenso e chiedendomi come tale ignominia possa essere successa. Colpa di Relena e di questo sentimento che è esploso prepotentemente nel mio cuore, oppure è attribuibile a quel puccioso di Rareba che ogni tanto sciorina frasi al diabete mellito che ricava dai bigliettini dei cioccolatini? L’ennesimo trillo del citofono mi avverte che Paul comincia a spazientirsi e mi vedo costretto a rinunciare al dilemma appena pronunciato. Un ultimo sguardo alla Terra e mi avvio alla porta. Ora ho anche io un motivo per tornare a casa, ora lì c’è qualcuno che mi aspetta... Lascio la mia “camera da letto” (inutile specificare che è priva del letto…)e afferro la maniglia posta sul muro che mi trasporta in quella che viene denominata “sala mensa”. Dopo essermi abituato ai luculliani pranzi di corte,nei primi giorni trascorsi sulla piattaforma orbitale, questi cibi liofilizzati o ridotti in poltiglia mi sembravano la cosa peggiore che si possa proporre ad un essere umano ma poi il mio passato di soldato è riemerso inducendomi addirittura ad apprezzarlo. Quando le porte automatiche si aprono, grida di giubilo vengono rivolte alla mia persona e un saldo braccio si avvolge attorno al mio collo fin quasi a strozzarmi.
-Hey hey, cosa abbiamo qui?- Paul indaga scompigliandomi i capelli, fastidioso come una mosca – Heero Yui che di notte continua a dormire sognando la bella fanciulla che ha lasciato sulla Terra!- Alla sua, si aggiungono altre grasse risate.
-  Lascia che ti dica una cosa…- continua con l’espressione da uomo di mondo -… La prossima volta che fai un viaggio nello spazio, prima di partire sciupatela per benino. Cominci a farmi pena con lo sguardo rivolto verso il nostro pianeta e l’aria da cane bastonato!Sei giovane, di bell’aspetto e in età sessualmente attiva, dacci dentro!!!- Oh Dio, sembra di sentir parlare Duo! Possibile che debba beccarli sempre io i tipi psicologicamente instabili? Se sapesse che la ragazza a cui si riferisce non è altro che la sua sovrana si condannerebbe alla pena di morte di sua spontanea volontà. Il tenente Noin ha suggerito sia a me che a Relena di tenere nascosta per un po’ la nostra storia e ho ritenuto che il consiglio fosse più che ragionevole. Stiamo insieme da poco, lei ricopre una carica importante, ha sangue reale e la mia posizione resta alquanto ambigua. Certo, non viviamo più nell’epoca in cui un sangue blu non può non dico sposare ma anche solo frequentare un membro del popolo, tuttavia non è saggio diffondere la notizia, almeno per ora. Risultato del raziocinio della nostra amica: l’intero equipaggio si permette di farsi beffe di me e della mia ragazza, ignorando totalmente di stare ironizzando su una delle donne più potenti dello spazio, donna che, tra le altre cose, adorano come persona e seguono quasi ciecamente come leader. E’ da qualche settimana che va avanti questa storia: ogni mattina mi alzo e quando giungo in questo luogo spunta sempre l’altruista di turno disposto a dispensare consigli su come gestire la mia presunta “nostalgia” e come tenere a bada i miei istinti primordiali. La cosa mi preoccupa abbastanza. Durante il primo periodo di permanenza qui non era così, appena arrivato nessuno ha mai azzardato una parola sull’argomento: ognuno assolveva al proprio compito per la costruzione dell’ala non ancora funzionante della piattaforma e , per quanto mi riguarda, mi limitavo a mantenere dei rapporti civili con i colleghi, senza particolari coinvolgimenti emotivi . Questa congiura ai miei danni si è scatenata a partire da una notte durante la quale il caro Paul ha diviso la cabina con me poiché la sua segnalava un’anomalia nella distribuzione dell’ossigeno. Il mattino seguente l’esimio collega ha giurato di avermi sentito pronunciare il nome di una ragazza nel sonno. Da quel momento in poi ho perso la pace: in breve l’avvenimento ha fatto il giro della piattaforma e tutti i membri maschi dell’equipaggio hanno colto la palla al balzo per mettere su questa sceneggiata che prontamente si ripropone tutte le sante mattine. Sulle prime ho preferito ignorarli ma ora sono grato di essere giunto alla fine dell’incarico, non ne posso più. Come adesso, ad esempio: come si fa a non avere un travaso di bile nel momento in cui ti si chiede quali tra le posizioni 5, 19 e 23 del Kamasutra preferisci? Ok, chi è il primo che vuole morire a poche ora dal ritorno sulla Terra?
 
 
 
 
 
 
* Somewhere Over The Rainbow, Israel Kamakawiwo'ole



  
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