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Autore: Nico    07/12/2006    4 recensioni
Michael, Maria... una notte stellata... rimpianti, amore, speranza.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maria De Luca, Michael Guerin
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Semplici parole

Esistono cose che non hai alcun bisogno di conoscere. Non hanno importanza, non rivestono alcun tipo di interesse per te, non ti rendono curiosa. Come per esempio il metodo di accoppiamento delle lumache…..forse un giorno scoprirai che anche quella disgustosa lezione è stata utile, probabilmente solo quando avvierai un allevamento per la riproduzione dei viscidi invertebrati in Olanda…..o Francia? Forse nemmeno questa è una informazione tanto cruciale da meritare di essere ricordata, a meno che veramente, in un remoto futuro, tu non decida di occuparti delle strane abitudini alimentari degli europei!

Ma è una notte stellata così magnifica che non vuoi gettare il tuo tempo riflettendo su cose così lontane da te stessa, così futili, senza senso. Il cielo è come una tela tutta dipinta di blu scuro, profondo e avvolgente come dev’essere la notte.

Ma l’artista ha deciso di intingere il pennello in un secchio di colore oro e spruzzare tutto riempiendo gli spazi, colmando il vuoto assoluto che altrimenti la tenebra creerebbe, ed ecco che lo spettacolo del firmamento si apre davanti ai tuoi occhi in tutta la sua grandezza.

Sdraiata sul tetto di casa tua sembra quasi che allungando il braccio tu possa arrivare a toccare con la punta delle dita una di quelle stelle che sai essere a milioni di chilometri da qui.

Ed esistono cose che invece avresti sempre voluto conoscere, capire….toccare.

Michael Guerin è sempre stato un mistero per te, ha rivestito il ruolo dell’enigma per così tanto tempo che avevi ormai perso le speranze di poterlo risolvere.

Non che adesso le cose stiano in una maniera molto diversa, questo no. Ancora non sai niente di lui, forse conosci ancora meno di quello che credevi. Forse adesso hai paura di lui, o forse quello che ti spaventa davvero è di non provarla questa paura, di non sentirti protetta da essa come vorresti.

Guardi le stelle e non riesci a ricordare la prima volta che posasti gli occhi su di lui. Ti sembra di averli sempre tenuti puntati lì, su quella testa di capelli dritti, su quei pantaloni lenti, in certi momenti addirittura troppo grandi, ma che sicuramente adesso gli calzano a pennello.

E allora? Non vuoi ammettere che uno dei tuoi posti preferiti su cui far cadere l’occhio, di tanto in tanto, è il suo sedere? Sei sola sul tetto, lo sarai per tutta questa notte che trascorrerai insonne a guardare le stelle, non c’è motivo di negarlo. Ma ecco….un momento…..ora ricordi la prima volta che vi siete parlati. Come potevi averla dimenticata?

"Cosa posso portarti?". Teneva la testa china, il naso sprofondato nel menù.

Sapevi chi era, l’avevi visto a scuola parecchie volte. A distanza di sicurezza, però, perché stare lontano dalla gente è quello che lui tentava di fare ogni giorno, per tutto il giorno. Sempre, e con molto successo.

Ti eri domandata il perché fosse lì quel pomeriggio, lo avevi visto passare davanti alla vetrina del Crashdown tante volte prima di allora, ma non si era mai fermato.

"Un pezzo di torta al cioccolato e una cherry cola", aveva bofonchiato, senza nemmeno guardarti in faccia. Ci eri rimasta male, quella volta, ma lui era Michael Guerin, non c’era nulla di insolito nei suoi grugniti!

Lo avevi osservato da lontano mentre aspettavi che alcuni altri ordini fossero pronti, e anche se non lo conoscevi ti sembrava diverso.

Sconfitto. E lui non appariva mai così. Arrabbiato, scontroso, indifferente, …ma mai sconfitto.

"Ecco la tua torta e la tua cola", gli avevi detto. Ti eri allontanata di qualche passo ma poi ti eri fermata ed eri rimasta lì immobile a guardarlo. E lui aveva alzato la testa, credendo probabilmente che te ne fossi andata, e allora eri riuscita a vedere quello che c’era di diverso in lui.

Ti eri avvicinata e avevi allungato la mano verso il suo viso ferito ma non avevi avuto il tempo di toccarlo perché lui te l’aveva allontanata con sgarbo e si era alzato di scatto. "Non mi toccare"

"Michael….", avevi mormorato, e per un breve istante, al posto dell’espressione rabbiosa e risentita, ti era parso di scorgere stupore. Ma lui si era voltato rapido ed era uscito, senza lasciarti il tempo di capire nulla. Lo avevi rincorso, seguendo l’istinto, e avevi posato la mano sulla sua spalla per fermarlo.

"Michael, aspetta…io volevo dirti che…."

"Che ti dispiace? Lasciami perdere De Luca, continua a comportarti come hai sempre fatto!"

Avresti voluto dirgli che guardarlo era quello che avevi sempre fatto, e che quello che stava succedendo in quel momento era solo una piccola variazione sul tema, e che ciò che ti faceva davvero paura era la paura stessa che vedevi riflessa nei suoi occhi, ma non avevi aperto bocca, e quella volta lo avevi lasciato andare per la sua strada, qualunque essa fosse.

Ma ora lo sai qual’era la sua strada, non è vero? Adesso conosci il motivo per cui Michael Guerin non è mai stato un ragazzo come tutti gli altri, o almeno uno dei motivi.

Ma sai che tutte le sue esperienze, tutto quello che ha dovuto passare in tutti quegli anni in cui non ha fatto altro che prenderle da suo padre di santa ragione, l’hanno reso quello che è. E quante volte ti sei chiesta come hai potuto non vedere, non renderti conto che c’era qualcosa di più di un carattere scontroso ed introverso a perseguitarlo.

Ora guardi le stelle e immagini di vederlo lassù, diverso da com’è adesso, amato, forse, da qualcuno che meritava di averlo più di Hank.

Ma mai quanto lo ami tu. E tutto quello che sai è che non puoi dirglielo, non hai voluto agire quando avresti dovuto, quando tutto quello che dovevi fare per tenerlo per sempre al tuo fianco era prendergli le mani e dirgli che qualunque cosa potesse accadere, qualunque cosa lui fosse, tu non l’avresti abbandonato.

Hai invidiato Isabel e Max Evans, ti sei chiesta il motivo per cui Michael Guerin avesse deciso di dare la sua fiducia a loro e a nessun altro. Ma da quel giorno al Crashdown anche tu sapevi qualcosa.

"De Luca". La sua voce ti aveva colta di sorpresa alle spalle quel pomeriggio a scuola, nello spogliatoio delle ragazze, quando ormai eri rimasta l’ultima a finire di cambiarsi.

"Oh….ciao". Non avevi parole. Eravate vicini, e il suo occhio non era più nero. Ma non avevi immaginato tutto, non è vero? Sapevi di poterti fidare dei tuoi sensi….forse non in quel momento, però, col suo corpo solo a pochi centimetri dal tuo. Irradiava il calore di un termosifone e ti domandasti se, per caso, anche lui si sentisse nel tuo stesso modo.

"Ti ho vista parlare con Liz Parker stamattina, davanti agli armadietti".

"Io non mi ricordo….parlo sempre con Liz e….."

"E mi stavi guardando. Ti ho vista." La sua voce era qualcosa di minaccioso e sexy allo stesso tempo. Volevi allontanarlo da te, ma non volevi muoverti, desideravi spingerlo via ma le tue braccia fremevano per il desiderio di chiudersi attorno al suo collo e attrarlo a te.

Come potevi confessargli che era tutto vero, che lo stavi guardando, ma che era quello che facevi sempre, ogni giorno da ormai non sapevi più quanto tempo?

"Non lo so, non ricordo quello che facevo"

"Bèh, De Luca, te lo dico io quello che facevi, stavi dicendo a Liz Parker quello che hai visto ieri." E il suo viso era talmente vicino al tuo mentre con le mani ti schiacciava le spalle contro l’armadietto che come un brivido percepisti il suo respiro. Sapeva di tabasco, e stranamente anche quello ti piaceva.

"Non ho detto una parola a Liz, te lo giuro"

Lui ti aveva guardata per un lungo momento cercando di scorgere la sincerità nei tuoi occhi, poi aveva iniziato ad allontanarsi e a lasciarti di nuovo lo spazio per respirare senza sentire il suo profumo dritto nelle narici. "Sarà meglio per te, è un segreto che deve rimanere tra noi, ok?"

Tu avevi annuito, incapace di parlare. Non era facile assorbire la novità. Condividevi un segreto con Michael Guerin.

E lui se n’ era andato, lanciandoti un ultimo sguardo prima di uscire dallo spogliatoio. Sorrideva?

Ma ora sei tu a sorridere, perché la prima cosa che ti era venuta in mente una volta assorbito lo shock era che dovevi assolutamente chiedere a Isabel Evans quale marca di fondotinta e correttore usasse. Su Michael aveva fatto un lavoro assolutamente perfetto!

Segui con lo sguardo il sottile filo di fumo che esce dal comignolo e si perde nella notte, come se non fosse mai esistito. Non hai mai capito fino in fondo la mania che tua madre ha per i camini, si ostina ad accenderlo finché è quasi estate, dice che crea atmosfera.

E ti illudi che le stelle siano sempre lì ad aspettare, dall’inizio dei tempi e fino alla fine. Ma sai che non è così, sei stata attenta durante le lezioni di astronomia, e ti hanno spiegato chiaramente che seppure in migliaia, milioni di anni, anche quelle muoiono come un giorno sono nate. Si espandono, si espandono ed esplodono nell’universo lasciando solo pulviscolo spaziale. Poi più nulla.

Da quel giorno qualcosa è cambiato. Non subito, né velocemente, ma in maniera costante.

Da quel giorno nello spogliatoio lui è venuto tutti i giorni al locale, a volte con i suoi due amici, più spesso solo, e rimaneva lì per ore, mangiando e leggendo.

Hai incontrato i suoi occhi che ti seguivano, di tanto in tanto, e dentro sapevi che era per te che era lì. Per controllarti, forse, per vigilare sulla promessa che gli avevi fatto.

Era stancante e frustrante sentire sempre i suoi occhi puntati addosso, ma anche elettrizzante. Settimane passate così, braccata dalla sua presenza a prescindere dal fatto che ci fosse o no, nella vita reale e di notte, nei sogni.

"Cosa stai leggendo?". Non era stato facile trovare il coraggio di avvicinarlo, ma avevi stretto gli occhi, e avevi raggiunto il tavolo quasi senza guardare.

Lui aveva chiuso il libro di scatto, ma poi lo aveva sospinto verso di te.

"Ulisse, di James Joyce", avevi letto sulla copertina. "Sembra una cosa complicata!"

"Non lo è".

"A no? Bèh, lo sembra. Non credevo ti piacessero libri così"

"Ti sembro stupido, forse?"

Un’altra cosa che avevi notato di Michael Guerin era che tendeva sempre a buttare le cose sul piano personale, soprattutto quelle che lui riteneva insulti. "No, affatto. Voglio dire, è solo che da quello che so non vai molto bene a scuola, quindi….ho sbagliato supposizione, scusa"

"Niente", aveva borbottato lui, ma allungando la mano per riprendersi il libro le vostre dita si erano sfiorate. Ti batteva il cuore, temevi che sarebbe scappato e avevi tentato di farlo tu per prima, per attutire il colpo. Ma la sua mano ti aveva trattenuta. Lo avevi guardato con occhi sbarrati, ma lui non accennava ad alzare lo sguardo.

"Senti, Maria…..mi dispiace per quello che ti ho detto nello spogliatoio, a proposito di quella cosa e del fatto di non dirla a Liz"

Non ti aspettavi che proprio lui avrebbe ritirato fuori l’argomento. "Non le ho detto nulla"

"Lo so, mi fido."

"Perché?"

"Non lo so. Sento che posso fidarmi di te"

Siete rimasti qualche secondo con le dita intrecciate, ma ti ricordi la profondità di quel primo contatto voluto da entrambi. Mai potresti dimenticarlo, nemmeno se tutte quelle stelle sopra la tua testa decidessero di esplodere allo stesso momento come una supernova.

"Ti va di vederci….stasera?"

Era stato lui a parlare. Non ne eri così sicura, ma le sue guance erano rosse, e stentavi a riconoscere lo stesso ragazzo che avevi osservato da lontano per tanto tempo, così distante da essere irraggiungibile.

Avevi sorriso. Era curiosa questa versione di lui, nuova e affascinante. "Certo. Va bene qui davanti alle 9? A quell’ora finisco il turno, ti aspetto"

Lui si era alzato, come se quella frase fosse stata un commiato, per il momento, ma ti aveva sorriso, e avevi pensato che fosse così bello vederlo assumere quella semplice espressione che la giornata pareva migliore solo per quello, anche se avevi i piedi gonfi e la schiena dolorante.

"Alle 9, perfetto. E….Maria….hai la macchina?"

"Si….perchè?"

"Così, per decidere dove portarti, vagliare le possibilità!"

Sul tetto di casa tua ti sembra quasi di tornare indietro nel tempo a quella sera che sembra così lontana ma che nei fatti non lo è per niente. Solo pochi mesi, un battito di ciglia nell’eternità ma un’eternità per il tuo cuore. E per il suo, forse.

Ma come può essere la fine di una cosa che è appena cominciata e che non riesci a toglierti dalla testa nemmeno per un secondo? Nemmeno per dormire? Ed è per questo che stai qui, stanotte, perché quando l’hai cercato lui non c’era, e può darsi che non tornerà oggi, ne domani….

Ma sotto questo cielo stellato, con tutto il firmamento che minaccia di crollarti in testa da un momento all’altro, ti senti più vicina a lui, ovunque si trovi.

Ti chiedi se può sentirti, ma poi ridi di te stessa e della tua stupidità. Come potrebbe? Captando i raggi cosmici? Tutto puoi pensare di Michael, ma non che sia una specie di parabola, altrimenti avrebbe usato questa dote molto prima, e per cose ben più importanti che comunicare con te!

"Sei in anticipo"

"Non avevo gran che da fare".

Lo hai visto appoggiato al muro del Crashdown, intento a guardarsi la punta degli anfibi prima che si accorgesse di te. Non riuscivi a credere che di lì a pochi minuti saresti uscita con Michael Guerin. Quasi tutti, a scuola, parlavano male di lui, e anche se eri certa che molti esemplari di sesso femminile subissero il suo fascino, nessuno lo conosceva davvero.

Nemmeno tu. Poteva essere uno spostato, poteva approfittarsi di te e minacciarti in qualunque maniera nel caso avessi deciso di parlare. Ma sembrava così….non credevi di poter mai arrivare ad associare tali aggettivi a lui, ma tra i sentimenti che riusciva ad ispirarti c’ era senza dubbio anche il senso di protezione. Era innocente, e a modo suo, in quella maniera così unica e indescrivibile che era Michael, indifeso.

"Come ti ho detto ho la macchina. Ci servirà?"

Lui aveva allungato la mano, ma notando il tuo sguardo smarrito aveva sorriso. Di nuovo. "Le chiavi, De Luca, guido io. Non voglio farmi uccidere da una donna".

Eccolo che riemergeva dagli abissi profondi il mostro che non era neppure tanto nascosto in profondità. Decidesti di non dire nulla ma gli tirasti le chiavi praticamente sulla zucca.

"Dove andiamo?"

"Vedrai".

Non ci era voluto molto, ma pareva un altro mondo.

Non eri mai stata nel deserto di notte, e anche i posti che conoscevi parevano appartenere ad un altro luogo. Le rocce che di giorno si stagliavano appuntite contro l’orizzonte, infuocate dai raggi del sole, erano adesso ombre tetre che si distinguevano appena, sospese nel cielo senza appoggio visibile.

Ma se qualcosa di meraviglioso in tutto quel buio c’era, era il cielo stellato. Le luci della città erano lontane e non arrecavano alcun disturbo alla notte, lasciando che fossero gli astri a farla da padrone, come doveva essere.

"Vieni, voglio portarti in un posto". Ti aveva presa per mano e tu avevi stretto la sua, un po’ perché non avevi idea di dove stavi mettendo i piedi, e un po’ perché ti piaceva sentire le vostre dita intrecciate, volevi assaporare il momento e l’oscurità ti permetteva di farlo senza rivelare l’imbarazzo che provavi.

Per fortuna indossavi scarpe da ginnastica, non sarebbe stato semplice arrampicarsi al buoi sulle rocce senza rischiare di romperti l’osso del collo. Ma poi vi siete fermati su uno spuntone di roccia piatto, che si sviluppava ad alcuni metri di altezza rispetto al suolo.

Michael si era tolto la giacca e l’ aveva stesa per terra, poi si era seduto e ti aveva invitata a fare lo stesso. Sul suo giubbotto. "Che gentile!"

"Almeno non potrai andare a raccontare in giro che non ho avuto riguardi per te!"

"Io non vado a raccontare niente in giro, Michael".

Lui si era sdraiato con le mani incrociate dietro la nuca, e fissava il cielo, assorto.

"Perché mi hai portata qui?", ti sei azzardata a domandare. Speravi ardentemente che lui non avesse intenzione di rimanere muto tutta la sera. Un ululato ruppe l’aria e tremando ti sei fatta più vicina. "Che cos’è?"

"Lo spirito del coyote, credo". Ti era parso di sentirlo ridere.

"Davvero…perché siamo qui?"

"Non lo so…ci vengo spesso. Pensavo che….niente".

"Dimmelo…..cosa pensavi?"

"Pensavo che anche se tutto quello che hai visto è un occhio nero tu sappia già quello che significa".

Sei rimasta in silenzio per un po’, forse per il timore di dire ad alta voce ciò che entrambi già sapevate. Ti sei domandata se questo avrebbe reso le cose ancora più strane, confuse.

Ma più strane e confuse di così? Era difficile crederlo possibile. "E’ stato tuo padre, non è vero? L’ho visto in giro, ogni tanto. Sembra sempre ubriaco"

"E’ sempre ubriaco. E ogni tanto mi lascia qualche regalino. Niente di grave, comunque, sono uno che guarisce in fretta".

"Ti picchia, mi pare già abbastanza grave. Qualcun altro lo sa?"

"No, nessuno". Avevi difficoltà a crederlo. Non ti sembrava possibile che avesse scelto proprio te per condividere quel peso. Ma in effetti non era stato veramente lui a scegliere, il destino aveva deciso per voi.

"Nemmeno Max e Isabel?"

"No".

Stranamente il fatto che soprattutto Isabel non sapesse ti rendeva quasi felice.

Ti sei sdraiata al suo fianco, e avete parlato per molte ore….di lui….di te…..e ancora ti riscoprivi a desiderare di avere più tempo per conoscerlo, e a temere il sorgere del sole, perché in qualche modo sapevi che sotto la luce delle stelle lui era veramente se stesso.

Ti sei ritrovata con la testa appoggiata alla sua spalla e il suo braccio attorno alle tue, come se non ci fosse nulla di più naturale tra voi che quella prossimità, quella intimità. Ti sei voltata per osservare ancora una volta il suo profilo ma hai incontrato i suoi occhi, invece, e lo stupore ti ha fatta rimanere immobile, in attesa di una mossa di qualunque tipo da parte sua.

Finché le sue labbra non si sono posate timide sulle tue, più morbide di quanto avevi immaginato, più gentili di quanto lo avevi ritenuto capace. Ti era sembrato durare secoli, ora lui era in parte sopra di te, ma il suo peso non ti schiacciava mentre le tue mani vagavano curiose lungo la sua schiena, e le sue ti incorniciavano il volto come se temesse che scappassi.

Vi siete separati, ad un certo punto, e respirando affannosamente avete di nuovo rivolto lo sguardo al cielo.

"In questo momento darei tutto quello che ho per poter toccare con mano questo spettacolo", aveva mormorato, stringendoti le dita.

C’erano tante cose che non andavano nella vita di Michael Guerin, cose più grandi di lui, molto più grandi di te, ma quella notte era solo vostra, e anche se fosse stata solo una non l’avresti dimenticata.

E le altre notti? Quelle le dimenticherai? Ti stai chiedendo se tra voi c’è stato veramente quel qualcosa di serio e importante la cui mancanza ora ti sta spaccando il cuore? Non ti sembra più così indispensabile far sapere a tutti di voi due, ora. In fondo non era già abbastanza così?

Sapevi di averlo, dopotutto, perché le persone come Michael Guerin sono di quelle che non abbassano mai la guardia, che costruiscono muri quasi invalicabili per proteggersi dall’esterno. Muri che hanno solo una piccola, minuscola porta, e tu non ne conosci il motivo, ma la chiave della serratura te la sei ritrovata in tasca come si trovano i regali sotto l’albero di Natale. E un giorno hai infilato la mano ed era lì, l’hai provata ed era quella giusta.

E anche se c’era ostilità in Max e Isabel, e se era chiaro che Michael soffriva per questo, la tua chiave continuava ad aprire quella porta ogni volta che stavate insieme, e in ogni bacio, in ogni carezza, in ogni parola pronunciata sottovoce perché nessun altro potesse sentirla sapevi che un altro pezzetto del suo spirito era tuo. Non di Max…non di Isabel, soprattutto….tuo, e di nessun altra.

Ti rigiri nel sacco a pelo matrimoniale che hai comprato solo un paio di settimane fa. Eri stanca di dover portare quattro coperte per trascorrere la notte fuori, in quel posto che ormai era diventato il vostro rifugio. E questa sera hai anche pensato di andarci, ma poi…….da sola non avrebbe lo stesso significato, vero? Senza di lui non fa altro che ricordarti che ora non ci sarà più un noi da proteggere, perché tu l’hai cacciato, non lo hai saputo amare come avevi promesso che avresti fatto.

Glie l’hai anche detto una volta. "Ti amo Michael".

Ma lui ti aveva tappato la bocca con un bacio. "Ci sono tante cose che non sai di me, Maria. Forse non mi ameresti se le conoscessi, quindi non dirlo".

Non gli avevi risposto. Ma sai che in fondo anche lui, a quelle parole, ci aveva creduto. E ora sai che non erano una bugia, ma è troppo tardi.

Siete andati al lago quella sera, il sole stava tramontando e le nuvole erano rosse e arancioni proprio come in uno di quei quadri impressionisti che ti piacciono tanto. Andavate a nuotare lì ogni tanto, era il bello di vivere in un posto quasi sempre caldo. Ma non eravate soli, quella volta.

Eri stupita, e anche Michael lo era. Sapevi che Liz stava uscendo con qualcuno, quello che non sapevi era che quel qualcuno era Max.

Nuotavano e ridevano, ignari della vostra presenza, finché Michael non aveva parlato, e Max era sbiancato al suono della sua voce. Era venuto verso di voi, mentre Liz era rimasta nell’acqua.

"E così io non posso vedere Maria mentre tu non hai alcun problema ad uscire con Perfetta Parker, vedo!"

"Michael, non fraintendere….è diverso fra me e Liz. Noi non abbiamo mai fatto…."

"Cosa?! Non vi siete mai baciati?! Non vi siete mai toccati?! Cosa, Max?"

"No, non l’abbiamo fatto"

Era un discorso troppo strano per non intervenire. Quello che Max stava dicendo non aveva alcun senso. "Si può sapere perché quello che io e Michael facciamo dovrebbero essere in qualche modo affari tuoi?"

"Maria, non ti immischiare. Michael sa cosa intendo".

Ti sei voltata verso di lui in cerca di una risposta ma lo hai visto abbassare lo sguardo. "Michael….di che cosa sta parlando?"

Quell’urlo ti rimbomba ancora nelle orecchie.

Vi siete voltati tutti insieme, appena in tempo per vedere i capelli di Liz scomparire.

Hai gridato, ma lei non poteva sentirti. "Liz! O mio Dio, Liz!"

Ti sei tuffata, seguita da Max e Michael. Il fondale era fangoso e tutto era torbido, non riuscivate a distinguere nulla sotto il pelo dell’acqua. Vi siete immersi tutti varie volte, e dopo qualche minuto Michael era riemerso portando su con se Liz, priva di conoscenza.

Sdraiata a terra continuava a non respirare. "Dobbiamo portarla in ospedale!"

Vedevi Max e Michael scambiarsi degli sguardi, e non riuscivi a capire perché perdessero tempo in quella maniera quando il volto di Liz era ormai cianotico. "Michael! Morirà se non la portiamo immediatamente in ospedale!"

Max ti aveva guardata ancora una volta, poi senza rivolgersi a Michael, le aveva posato le mani sul petto. Erano trascorsi solo pochi secondi quando una luce bianca aveva cominciato a defluire dai suoi palmi e ad irradiarsi. Lo fissavi a bocca spalancata, ma Liz continuava a non aprire gli occhi.

"Michael, mi devi aiutare. E’ troppo difficile, ho bisogno della tua energia, o non ce la farà"

Hai spostato lo sguardo su di lui come se lo vedessi per la prima volta. "Tu cosa…."

"Michael! Non c’è tempo, aiutami!"

E lui l’aveva fatto, posando le mani accanto a quelle di Max. La luce che emanavano non era bianca, ma rossa. Liz aveva mosso le palpebre, poi aveva aperto gli occhi completamente e aveva cominciato a tossire e a sputare acqua.

Ma tu non avevi occhi per lei in quel momento. Non riuscivi a distoglierli da Michael, dalle sue mani e dalla luce che irradiavano e che ora iniziava a scomparire. Lo avevi visto allungare un braccio verso di te. Voleva toccarti e ti sei allontanata. "Maria, per favore….lasciami spiegare…."

"Io non ….non riesco a capire….cosa…..cosa sei? Cosa hai fatto a Liz?"

"L’abbiamo salvata, altrimenti sarebbe morta annegata", aveva detto Max.

Ma non riuscivi a sentirlo, il suono delle sue parole era coperto dal fischio che sentivi forte nelle orecchie. "Io….devo andarmene….non posso stare qui", avevi balbettato alzandoti in piedi.

Anche Michael si era alzato e ti guardava spaventato. Ti supplicava di ascoltarlo con gli occhi, sapevi che desiderava abbracciarti, avevi imparato a conoscerlo abbastanza bene per capire che aveva bisogno di te.

E ora sai che era quello il vero e unico momento in cui potevi dimostrargli che tutto quello che volevi era lui, e che non ti importava di accettare mani luminose e guarigioni miracolose nel pacchetto.

Quando l’hai capito sei corsa a cercarlo. Sei andata anche a casa di Hank, ma lui non c’era. Da nessuna parte.

E quando sei arrivata a casa di Isabel lei era lì, seduta sulla veranda, e piangeva tenendosi il viso tra le mani.

"Isabel…"

"Maria…che ci fai qui?"

"Sto cercando Michael. Non riesco a trovarlo da nessuna parte".

Isabel aveva ripreso a piangere e ti era venuto naturale sederti accanto a lei e circondarle le spalle per darle un po’ di conforto. "Se n’è andato".

"Chi?"

"Michael….se n’è andato".

Non sai dire quello che hai provato in quel momento. Come poteva essersene andato così, senza salutarti? Senza una parola? Avevi così tante cose da dirgli, da spiegargli….

"No, non è possibile….io ho bisogno di parlargli, devo dirgli che mi dispiace per come l’ho trattato….non può essere andato via…"

"Michael non ha mai avuto nessuno, Maria. Solo me e Max…e te. Tu eri importante per lui, più di quanto avessi mai potuto immaginare. Ma ora che sai, e che ha capito che non puoi accettare quello che è, credo che non riesca a sopportare di rimanere qui. Lui per primo non è mai riuscito ad accettarsi fino in fondo".

"No…si sbaglia! Non mi importa di sapere quello che è! Io lo amo così com’è, Isabel, ma non ero pronta…non ero preparata…."

"Lo ami davvero Maria?". Avevi annuito, sopraffatta dal dolore. Se n’era andato, e non avresti più potuto dirglielo.

"Mi dispiace, allora, perché Michael ha sempre creduto di essere un mostro….pericoloso. Ma ha visto qualcosa in te, ti ha permesso di avvicinarti quando scacciava anche me e Max che siamo come lui".

"E cosa siete, Isabel?". Dovevi saperlo. Volevi saperlo, perché se mai lui fosse tornato avresti potuto dimostrargli che non avevi paura.

"Alieni".

E dunque? Ti è quasi dispiaciuto scoprire che gli alieni non sono gli omini verdi che credevi, che non hanno tentacoli e nemmeno le antenne sulla testa.

Sorridi pensando a Michael e al fatto che in un certo senso lui i tentacoli ce li aveva davvero. Ma è solo un momento, poi quello stesso pensiero ti fa salire le lacrime agli occhi.

Che cos’hai? Paura?

Si, paura di non sentire più le sue mani grandi accarezzarti la pelle, terrore di non sentire più i peli di tutto il corpo rizzarsi al calore del suo alito sul tuo collo…..di non vedere più i suoi occhi……

E’ strano scoprirlo così, pensavi fosse solo roba da romanzi rosa da quattro soldi, scritti apposta per ragazzine come te, che si commuovono davanti a sentimenti creati ad arte da una penna con poco talento e molti fronzoli. Ma una cosa è sacrosanta, tra tutte le stupidaggini che hai letto.

L’amore, quello vero, vince le distanze, e durerà per sempre.

Guardi le stelle, Maria, e sai che qualunque cosa accadrà nella tua vita lui sarà sempre una parte di te. Avrai dei figli? Forse. Conoscerai un altro uomo con il quale percorrere la tua strada? Forse.

Amerai per sempre Michael Guerin tenendolo al caldo nel tuo cuore fino all’ultimo giorno che ti sarà concesso per respirare?..........Giuralo, Maria, giuralo, e stai certa che sarà così.

Socchiudi gli occhi e ti pare che il cielo sia ancora lì, solo un po’ più chiaro di come lo ricordavi.

Le stelle sono meno visibili, l’alba è vicina, profuma di pulito, come se tutto quello che è accaduto il giorno prima non contasse più niente e fosse stato cancellato da un colpo di spugna.

Li richiudi, stringi forte le palpebre perché sai che non sarà così.

Perché lui non c’è più. Perché ne hai bisogno ma ne dovrai fare a meno. Perché sai che in fondo è stata colpa tua.

Un soffio d’aria ti accarezza le guance, ma non è fresca come te l’aspettavi. E’ calda, invece, e profuma di…..

"Michael", mormori, e temi che nell’ aprirli completamente scoprirai che stai ancora sognando, che l’umido che senti sul viso non sono le sue labbra ma solo la rugiada.

Devi avere coraggio, però, non puoi gettare alle ortiche nemmeno la possibilità che sia vero.

Lo fai. I contorni del suo viso, chinato sul tuo, diventano sempre più nitidi, finché sei certa che è reale, e non solo la proiezione dei tuoi desideri.

Cerchi di sederti ma lui dolcemente te lo impedisce e si sdraia, raggomitolandosi al tuo fianco. Ti abbraccia e ti stringe forte.

"Credevo te ne fossi andato….per sempre"

"Volevo"

Ruoti all’interno del suo abbraccio e lo stringi a tua volta, seppellendo il viso contro il suo petto.

"Ma sei tornato", sussurri. Non vuoi dirlo ancora troppo forte. E se cambiasse idea?

"Sei tornato per salutarmi?". Puoi permetterti di sperare? Meriti di sperare?

Lui non risponde, senti il suo cuore battere forte, sai che il tuo batte allo stesso ritmo e sai che se lui se ne andrà sarà come continuare ad averlo spaccato a metà.

"Mi dispiace Michael, non volevo scappare così"

"No…..è normale…..tutto è normale….ma non io. Io sono…."

"Sssssh…non parlare. Non dirlo. Non ha importanza"

"Ha importanza Maria!" Percepisci la tensione in lui, senti i muscoli del suo corpo contrarsi, la sua mascella stringersi nello sforzo di non lasciarsi andare. "Ha importanza perché è per colpa di quello che sono che tutti si sono sempre tenuti alla larga da me. E’ per colpa di quello che sono che per la rabbia ho quasi ucciso Hank scagliandogli contro una sedia….è per colpa di quello che sono che sei scappata". Pronuncia con un filo di voce le ultime sillabe.

"E’ per merito di quello che sei che Max e Isabel non sanno darsi pace senza di te. E’ per merito di quello che sei che Liz è viva…..è per merito di quello che sei che io ti amo"

Ti sembrano vuote le tue parole. Solo lettere che compongono una frase mai abbastanza articolata, mai abbastanza profonda da esprimere quello che provi per lui.

Ma speri che comunque lui riuscirà a crederti.

Perché le stelle, in certi momenti, in certe ore della notte, sono meravigliose, brillano come i fari che indicano la rotta alle navi anche nel bel mezzo di una tempesta, appaiono vicine, ti sorridono. Ma non sono accanto a te, e il loro calore non ti raggiunge, non ti riscalda l’anima.

"Ho tentato di andarmene, ero sicuro di riuscirci. Un camionista si è fermato e io ho accettato il passaggio, ma poi…non ce l’ho fatta". Senti che ha la voce rotta, vibra sotto il peso delle emozioni che sta provando, ma non vuoi interromperlo.

"Non posso andarmene perché sarebbe come scegliere di essere infelice. Credevo che esistesse solo questo. Ma poi ho conosciuto te. E ho capito che esiste un di più…anche per me"

Ti allontani da lui e lo guardi negli occhi. Che bisogno c’è delle stelle del cielo quando il loro brillare è così caldo, e abbagliante, da farti venire voglia di piangere?

Scosti la parte superiore del sacco a pelo e gli fai posto, non desideri altro che sentire il suo corpo premuto contro il tuo in un abbraccio che credevi perduto e che ora, invece, è reale come l’alba che sta spuntando e che eri certa avresti visto da sola.

"Io non ho paura di te, Michael. Non potrei mai averne. Nemmeno se ti mettessi a volare come superman!". Lo scruti di traverso, e finalmente sorride. Ti pare bellissimo quando lo fa, non smetteresti mai di guardarlo

Non smetterai mai di amarlo.

"Com’erano le stelle questa notte?"

"Bellissime. Ma c’era qualcosa che mancava"

Dal modo in cui ti guarda sai che conosce la risposta. Ma sai anche che questa volta vuole sentirselo dire. E tu lo farai, perché adesso la vita ti sorride come l’alba di un giorno nuovo.

Premi dolcemente le tue labbra sulle sue, vuoi sentirlo, assaporare il suo corpo, saperlo tuo.

E non c’è rimasto più nulla da dire, tranne quelle poche, semplici parole. "Tutto quello che mi mancava era solo il mio ragazzo dello spazio".

Fine

  
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