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Autore: KH4    17/05/2012    0 recensioni
Provare a realizzare un desiderio, anche il più piccolo, è quanto di più difficile possa esserci. Lei ne aveva uno, piccolo, immensamente importante. Il suo unico amico e confidente, era lo specchio della sua stanza, la maschera che decise di indossare, la sua unica difesa. Provare a cambiare e arrivare a lui, era tutto quello che desiderava realizzare.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indosserò una maschera. Andrò alla festa. Ballerò con lui. Poi… di nuovo me stessa.

L’aveva pensato tante volte, me lo ero ripetuta in continuazione, davanti a quel semplice specchio che stava nella mia stanza. Mi sono sempre chiesta come avesse fatto a non rompersi, considerata l’ingente quantità di stupidate che gli ho rifilato, per non parlare dei miei assurdi incoraggiamenti. Posso dire…. di avergli confessato tutti i miei segreti e le mie angosce, anche se, forse, sarebbe stato più gratificante ricevere delle risposte: non c’era possibilità che ridesse di me o mi giudicasse male, il che la dice lunga su quanto sia coraggiosa, ma mi è sempre andato bene così.

Perché io sono una persona mediocre.

Ho un aspetto mediocre, vestiti e carattere mediocri… quindi, è naturale che passi tanto tempo davanti a un'inanimata lastra di vetro a cercare un minimo di autostima. Dovrei essere triste, cioè, avrei dovuto, ma non ne ho mai trovato la ragione: una persona è quello che è perché lo sceglie, indipendentemente da come la vedono e la giudicano gli altri. Almeno, questo è sempre stato il mio pensiero.

Ma io ho una personalità prevedibile e un po’ goffa, a detta della mia saccente coscienza.

Porto sempre con me una spazzola e uno specchietto, perché non riesco mai a tenere i capelli come vorrei.
Non posso fare a meno di mangiare caramelle alla menta forte quando posso comprarmene un sacchetto intero.
Quando sono nervosa, mi estraneo dal mondo e mi mordo le dita fino all’inverosimile.

A quel tempo, mi era molto difficile fare qualcosa di diverso e nuovo, perfino il parlare con i miei compagni sapeva di impossibile. Non sono mai stata brava a farlo, non c’erano argomenti per cui spendere una parola o un sorriso, e il liceo era peggio di un campo minato. Anche se credo nelle stranezze della vita, pensare che potesse capitarmene anche solo una non mi è mai passato per la mente: come ho detto, sono una persona mediocre, lo sono sempre stata, e il rimanere nel mio angolino mi andava più che bene.

Eppure…..volevo che tu mi notassi.
Anche solo una volta, sai…..per farmi sentire bene.

Sapevo di pretendere troppo, di non avere possibilità; sei sempre stato il migliore, il più popolare, con una modestia che non mi sarei mai aspettata. Affascinante com’eri, avevo sospettato che fossi anche bastardo, come quel tuo amico che non faceva altro che vantarsi di avere una fidanzata con le tette enormi e un sedere da paura. Non me ne sarei affatto sorpresa, ma in qualunque locale all’ultimo grido potessi andare, tu per me eri lì, a pochi metri da me, con le mani incrociate sul banco e lo sguardo rivolto fuori dall’aula. Cadevo nell’ansia, in quei momenti, perché io era proprio vicino alla finestra che tanto ti attraeva, e sebbene non sia mai stata il tuo oggetto di contemplazione, l’avere i tuoi occhi addosso mi copriva di brividi inimmaginabili. Mi facevi sentire nuda e vulnerabile a qualsiasi cosa, un guscio rotto e disfatto in tanti pezzi, ma i respiri che seguivano quella sensazione erano i più profondi che avessi mai esalato. Riuscivi a darmi tanto senza neppure accorgertene, a farmi scoprire quanto poco sapessi di me stessa e di quei sentimenti che occupavano costantemente il mio cuore e la mia mente.

Volevo parlarti, ma il singolo briciolo di autostima che chiedevo al mio riflesso ogni mattino non era sufficiente, non più.
Volevo l’impossibile, volevo uscire dalla mia ombra e salutarti, dire il tuo nome e sperare che tu mi ricambiassi. Volevo raggiungerti, ma ero perfettamente cosciente che non ne sarei mai stata in grado. Il mio viso era fin troppo scoperto, la mia anima era lì, in bella vista, sotto la luce del sole. Soltanto al buio avrei potuto fare qualcosa di diverso, che non mi fosse mai appartenuto.

Lì….ho pensato alla festa. Una delle tante, di quelle che i tuoi amici organizzano il sabato sera per “Ampliare i loro orizzonti”. Non mi piacevano, queste cose, non mi piacciono tutt’ora: tra cattive compagnie e quello che i giornali continuavano a scrivere, mi passava la voglia di indossare qualsiasi abito troppo sgambato. Probabilmente avrei continuato a tenere il mio unico capo decente in fondo all’armadio, se non avessi deciso di mettermi alla prova.

Desiderai un giudizio, un commento, un complimento….una voce umana. Qualcuno che mi dicesse qualcosa che non mi era mai sentita dire, che mi avrebbe fatto sentire così a mio agio da farmi ricordare quanto potesse essere meraviglioso essere una ragazza.
Desideravo che fossi proprio tu a dirmi quelle cose. Mi sarebbe stato sufficiente un “Ciao” o una di quelle rapide chiacchierate che si perdono fra le note della musica ad alto volume, ma fui così folle da pretendere di più: trasformata in qualcuno che non poteva lontanamente assomigliarmi, volli avvicinarmi a te e sfiorarti con le mie dita. Sì, avrei fatto il primo passo: mi sarei fatta avanti, avrei nascosto tutto il mio timore dietro la maschera che portavo, per poi ritrarmi e lasciarti nel dubbio, inducendoti a cercare una persona sempre statati vicino fisicamente.

Di tutti i miei pensieri egoistici, quello fu il più forte, il solo a cui cercai di attribuire una qualche concretezza; ero sicura di me – anche se le caviglie mi tremavano per i tacchi che portavo – e farmi spazio fra le persone fu così facile che quasi non ne accorsi.

A pensarci ora…mi viene da ridere.
Se solo fossi stata abbastanza intelligente da provare a parlarti come qualunque essere umano, non avrei finito per rimanere così ferita e delusa.
Avrei dovuto intuirlo…che tu avessi lei.

Un ragazzo come te non poteva essere solo, non poteva sorridere a quella maniera senza qualcuno che lo ispirasse. Il suo volto era impresso nella tua mente, ti aspettava fuori da quella che finestra che tanto guardavi. Lasciavi scivolare via il tempo e tutto ciò che non ti serviva per accorciare la distanza che ti separava da lei, così bella e gentile da non avere nessun difetto. Tornare a confidarmi col mio specchio, a guardarmi senza esprimere un pensiero, fu istintivo. Quella sera, io rimasi in un angolino, a guardarmi i piedi e cercando di sparire dentro al muro; non aveva più importanza il mio aspetto, il vestito corto o quegli sguardi che mi avevano seguito per un certo tempo. Il sentirmi costretta dalla stoffa e da quella maschera perse tutto il suo peso e mi ritrovai soffocata dalla mia stessa stupidità.
Realizzare che non sarei mai stata capace di arrivarti abbastanza vicino da dirti che ti volevo bene, ruppe qualcosa all’interno del mio cuore, ma forse…è più corretto dire che fu proprio il mio cuore a disperdersi in tanti cristalli.

Sento ancora il loro tintinnare, li sto raccogliendo con pazienza e minuzia, anche se sono trascorse molte stagioni. Non dovrei farlo, ma non riesco a smettere, non posso cacciarti via da quello che rimane di me stessa, anche se le mie dita sanguinano al solo rimembrare quella sera.

Posso prendere e stracciare la tua immagine tutte le volte che voglio.
Posso ripetermi fino alla nausea che l’unica ad aver sbagliato sono io.
Posso anche sperare che qualcuno veda in me una persona meravigliosa e unica……. tanto non riuscirei comunque a venir fuori da questa matassa sentimentale che ho creato con le mie stesse mani. Qualsiasi cosa io possa fare……non riuscirei a dimenticarti o ad odiarti per il fatto di non esserne capace.

E tutto perché io….sono una persona mediocre.

  
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