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Autore: Mokusha    17/05/2012    1 recensioni
"Quel giorno era il mio compleanno.
E lui era con me.
E mi aveva portata su una spiaggia, a Santa Monica. A vedere il sole nascere.
Come potevo non amarlo?
Come?
Con quale cuore?
In quale vita?"
Quarto episodio della serie: THERE'S NO LIFE WITHOUT YOU.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'There's No Life, Without You.'
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3 aprile 2012.

"Hai preso tutto? Tieni, portati questa sciarpa... Lo sai che in aereo c'è sempre l'aria condizionata, e poi ti ammali. Tu ti ammali sempre. Hai messo le vitamine in valigia?"
"Miss..."
" E qualcosa per il mal di gola? E... "
"Miss..."
"Chissà com'è, ho il sospetto che questa valiglia immensa tu l'abbia riempita di canotte assolutamente poco coprenti e occhiali da sole."
"Miss, quando sono partito per il mio primo tour, anni fa, mamma mi ha fatto meno raccomandazioni. Stai tranquilla."
"E' che..."
"Miss..."
Mi prese il viso tra le mani e mi guardò negli occhi. Sorrisi. Lo sapeva, lo sapeva benissimo che ai suoi zaffiri non sapevo resistere. Eravamo all'areoporto, il suo volo sarebbe partito di lì a brave. Sarebbe cominciata una nuova avventura, un nuovo viaggio. I sogni di milioni di anime si sarebbero realizzati, e la 'sua famiglia' era pronata a riabbracciarlo. Peccato che sarei stata io, a non poterlo fare, per un bel po'.
In circostanze normali l'averi seguito anche io. Mi aveva proposto più e più volte di seguirlo, ma avevo sempre rifiutato, seppur controvoglia. Avevo appena trovato un buon lavoro a Los Angeles, e stavo cominciando ad uscire dai guai in cui mi ero cacciata, iniziando a camminare con le mie gambe. Vivevo ancora da lui, questo sì, ma gli pagavo regolarmente l'affitto, nonostante mi scontasse sempre troppi soldi.
Non era il caso di mollare tutto solo perchè il mio cuore gli apparteneva più di quanto potessi permettermi.
Stavo cercando di fare la brava e di non piagnucolare troppo, ma non era affatto semplice, per due motivi: primo, sono emotiva. Così emotiva. Troppo emotiva. Secondo: mi sarebbe mancato. Da morire. Più che da morire. La convivenza, seppur così quasi fstidiosamente 'amichevole', non era stata certo un toccasana dalla mia dipendenza da lui.

"Miss, mi mancherai tanto anche tu. Lo sai, vero?"
Ahia. I miei sforzi per non farmi travolgere dalle emozioni erano messi a dura prova.
"Lo so?" domandai, con voce incerta.
"Certo che lo sai, sciocchina."
Lasciai che mi avvolgesse in un abbraccio, e mi strinsi a lui.
"Lo so." sussurrai.
Mi è sempre impossibile descrivere il senso di sollievo, sicurezza e appartenenza che provo ogni volta che mi abbraccia. E' come se smettessi di esistere. O forse, è come se cominciassi finalmente ad esistere davvero.
"Mi prometti che non piangerai?"
"E se ti dicessi che è un tantino troppo tardi?"
Sorrise.
"Miss, Miss, Miss. Cosa devo fare io con te, piccola Miss?"
Cosa devi fare, mi chiedi, uomo della mia anima?
Oh, non c'è risposta.
Esisti. Esisti, Jared. E' questo il problema. O per meglio dire, la mia grande fortuna.
Tu esisti.
Non ti risponderei nemmeno 'Potresti amarmi.' perchè, non credo che cambierebbe nulla. Non mi sarebbe più semplice, staccarmi da te, neppure se mi amassi. Non sarebbe mai semplice.
Mi strinsi nelle spalle.
"Niente." mormorai.
Sembravo una bambina.
Ma vedi, Jared, forse quando sono con te, voglio essere un po' bambina. Per rifugiarmi nel tuo essere uomo.
Mi baciò una guancia, e tornò a guardarmi.
Sospirai.
"Forza, soldato. Vai a fare ciò che ti riesce meglio: trasformare i sogni in realtà."
"Prima ho bisogno di un po' di polvere di fata."
Sorrisi. Mi sollevai sulle punte, e gli schioccai un bacio.
"Meglio?"
"Decisamente meglio."
Mi abbracciò, di nuovo. Forte. Poteva stringermi fino a farmi male. Lui non mi avrebbe mai fatto del male.
"Te la caverai Miss. Io tornerò presto. Non ti lascio. Okay?"
Annuii.
"Lo so, Jay Jay."
"Fai la brava."
"Promesso."
"Ti voglio bene."
"Mai quanto te ne voglio io."
Mi abbracciò per l'ultima volta. Finchè mi stringeva, sussurrò: "Ogni volta che canterò Alibi sarai lì con me. "
"Ed io ti sentirò."
"Torno presto, Miss."
"Ciao, Jay."

Dopo che lui fu sparito, rimasi per dieci minuti buoni da sola in mezzo all'areoporto, con lo sguardo fisso sulle porte che l'avevano inghiottito. Poi, raccolsi il buon senso che mi era rimasto, e uscii. Non appena fui fuori, il sole caldo di Los Angeles mi investì, e il mio cellulare prese a squillare.
Lo tirai fuori dalla borsa e quando vidi il nome sul display un sorriso mi illuminò il volto.
"Jared?" risposi.
"Stai facendo la brava?"
Scoppiai a ridere.
"Negli ultimi dieci minuti me la sono cavata"
"Così ti voglio. Mi sono dimenticato di dirti una cosa."
"Dimmi."
"Ti voglio bene Miss."
"Jay?"
"Sì?"
"Grazie."
"E di cosa?"
"Di avermi chiamato dopo dieci minuti solo per farmi ridere. E per dirmi che mi vuoi bene. Ti voglio bene anche io. Tanto. Fai buon viaggio, soldato."

Quella non fu l'unica telefonata. Nel mese e mezzo sucessivo ci sentimmo per ore, tutti i giorni, anche a fusi orari improponibili.
Sentivo la sua mancanza, certo.
Mi mancavano gli abbracci, e i buffetti. Mi mancava trovare le sue cose sparse per stada, vedere spartiti e disegnini stupidi sparsi ovunque. Però era sempre con me, come sarebbe sempre stato. Sempre.

18 maggio 2012
04:32 a.m.


"Miss... Miss, svegliati. Svegliati, su."
"Mmmmh..." bonfonchiai, voltandomi dall'altra parte.
"Miss, forza. Dormigliona, apri gli occhi."
A fatica, costrinsi le mie palpebre ad alzarsi.
"Jay?" borbottai, senza ben sapere se ero persa in un sogno oppure sveglia.
"Proprio io. Ma ti sei addormentata vestita?"
"Ero al telefono con te." mi sentii dire "E ho preso sonno."
"Pure bello pesante, questo sonno, a quanto vedo. Forza, vieni con me. Ci dobbiamo sbrigare. Dormirai in macchina, su!" disse, finchè mi prendeva in braccio. Non mi accorsi nemmeno di quando mi fece salire in macchina.
Mi svegliai solo quando fummo quasi a Santa Monica.
Lo fissi, finchè il mio cuore batteva così forte che temetti mi si sarebbe spaccata la cassa toracica.
"Jay?"
"Oh, ben svegliata, principessa."
"Ma che ore sono? E cosa ci fai qui?"
"Sono le cinque e mezzo, e cosa ci faccio qui, lo scoprirai molto presto."
Sorrisi.
"Sto sognando, non è vero? Oh, sì sto sognando. Mi vieni sempre a trovare nei sogni. E' sempre stato così, anche quando non ci conoscevamo. Sicuramente è un sogno questo."
Lui si limitò a sorridere, e continuò a guidare in silenzio.
Dopo poco tempo parcheggiò l'auto vicino al molo, e mi aiuto a scendere. Quando fui in piedi davanti a lui, mi abbracciò stretta. E lo sentii. Sentii il mio corpo perdersi tra le sue braccia.
"Sei qui." sussurrai, mentre due lacrimoni mi rigavano le guance. "Sei qui davvero. Davvero."
"Mi mancavi. Mi mancavi tanto."
"Anche tu. Non sai quanto. Ma... Ma ho fatto la brava."
"Lo so. Vieni qui."
Mi prese la mano e mi condusse in spiaggia. Si sedette sulla sabbia e io mi accoccolai tra le sue gambe.
Tenevamo entrambi gli occhi puntati sull'orizzonte. Il sole stava nascendo.
"Guarda." bisbigliò lui, al mio orecchio, finchè una leggera brazza mi scompigliava i capelli.
"E' l'alba. Un nuovo giorno. E questo è un giorno molto speciale."
Chiusi gli occhi, lasciando che le mie lacrime di commozione scendessero tranquille e libere. Mi abbandonai contro di lui. Non potevo credere che se ne fosse ricordato. Riusciva sempre a rendere ogni minuto che passavo con lui semplicemente perfetto. Più di una favola. Più di un sogno. Era lui a rendere ogni giorno speciale.
Quel giorno era il mio compleanno.
E lui era con me.
E mi aveva portata su una spiaggia, a Santa Monica. A vedere il sole nascere.
Come potevo non amarlo?
Come?
Con quale cuore?
In quale vita?
"L'hai fatto davvero." sussurrai. "L'hai fatto davvero."
"L'ho fatto davvero. Perchè sei l'essere umano a cui tengo di più in questo Pianeta."
"Jay..."
"Buon Compleanno, Miss."

   
 
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