{Etcì!}
- Bonnie’s got fever!-
Lo avevano
incastrato. O meglio, Elena lo aveva incastrato. Non si troverebbe in
quella
situazione, altrimenti.
Aveva sempre pensato ‘Tutto per
la Principessa.’ E forse avrebbe dovuto
cominciare a ricredersi sulle proprie
convinzioni; alzò gli occhi al cielo e maledisse
sé stesso, la sua competizione
con suo fratello, le debolezze umane e l’intera cittadina di
Fell’s Church (
senza un vero motivo) in ordine sparso.
Sottoforma di
pennuto del malaugurio planò sul davanzale della finestra
della sua streghetta,
tese l’orecchio, attento al minimo suono, e aguzzò
la vista; l’angelo gli aveva
detto che l’uccellino le aveva telefonato dicendole che non
sarebbe potuta
andare al pic-nic alla casa al Lago (*), programmato per quel
pomeriggio in cui
lui aveva concesso un po’
di sole, perché
si sentiva poco bene e voleva riposare. Elena era sembrata piuttosto
irritata
dal fatto che Bonnie le avesse fatto promettere di non andare a
trovarla, né di
mandare Meredith, Matt o Stefan, solo perché non voleva
rovinare la bella
giornata a nessuno; l’escamotage che aveva trovato la bella
Gilbert era stato
semplice: l’unico nome che la rossa non le aveva fatto
pronunciare era stato il
suo, e Damon era stato mandato a controllare la situazione senza poter
obbiettare nulla.
‘Fallo per me, Damon. O sarò preoccupata
per
tutto il giorno.’ Lo
aveva guardato con
dignità, con forza e determinazione. ‘Non
rovinarmi la giornata.. per favore.’ E lui non
aveva potuto far altro che
avvicinarsi in un lampo a lei, alzarle il volto con due dita sotto il
mento e
soffiarle sulla labbra che sarebbe andato a ritirare il premio, una
volta
conclusa la missione.
Poi era volato via senza dare il tempo al suo fratellino di corrugare
ancora di
più la sua fronte rugosa dai mille pensieri, evitando
così una discussione che
avrebbe vinto ma che non aveva voglia di iniziare.
Ora si trovava
lì, ancora sul davanzale, a scrutare la cameretta del suo
pettirosso cercando
la sua figura; la streghetta non si trovava lì ma lui era
stato abbastanza
furbo da aguzzare l’udito per sapere dove si trovasse in quel
momento.
Con una certa soddisfazione aveva colto una parte di discorso tra la
ragazza e
la madre, dove la donna si mostrava preoccupata di lasciarla sola a
casa ma
Bonnie la tranquillizzava dicendole che si sentiva meglio e che poteva
andare a
lavoro senza problemi.
Dopo un breve ma estremamente affettuoso saluto, Damon aveva sentito i
passi
leggeri della rossa salire le scale; quando la streghetta
entrò in camera lo
fece senza guardare la finestra e, quindi, senza accorgersi minimamente
della
presenza del vampiro.
Nonostante questo, anche sottoforma di corvo, lui la osservò
attentamente e
quasi d’istinto sorrise intenerito: Bonnie aveva un pigiama
in plaid rosso con
un tema a base di ranocchie verdi qua e là, la chioma
ribelle di riccioli rossi
era ancora più scompigliata mentre gli occhi – per
quell’istante in cui li
aveva visti- gli erano sembrati molto più lucidi del solito.
Appena
l’uccellino
gli diede le spalle, diretta alla scrivania per prendere
chissà cosa, il corvo
usò il becco per aprire la finestra che la strega non
chiudeva mai a chiave – che
si fosse presa la febbre per quella ragione? Del tutto possibile
considerando
il numero di volte in cui lui era entrato in quella stanza, anche di
notte
senza farsi vedere, usando quel accesso che rimaneva sempre
aperto per qualche
minuto; il tempo di entrare, guardarla per un po’ in
silenzio, godendo della
pace intorno a lui – ogni tanto si era persino lasciato
andare a qualche carezza
senza motivo, forse per la amabilità di cui lei era dotata
da sempre e che lo
spingevano sempre a fare le cose più assurde. Come
morire per lei, ad esempio. Lo avrebbe fatto, senza problemi,
esattamente come lo avrebbe fatto per il suo angelo delle tenebre.
Non aveva ancora pensato a chiedersene il motivo.
Damon, una volta
volato velocemente dentro la stanza, ritornò, appena
poté, ad avere un paio di
gambe e braccia e la salutò con fare allegro “Ciao
uccellino!”
La reazione di
Bonnie fu.. bizzarra.
Era sobbalzata, spaventata e colta alla sprovvista – come al
solito- e si era
girata velocemente verso di lui ad occhi per un nano secondo sgranati,
solo che
mentre si voltava verso di lui lo aveva salutato con un sonoro
“Etcì!” Poi
aveva perso i sensi e Damon, solo grazie ai suoi riflessi
più sviluppati, l’aveva
presa appena in tempo.
Quello di
salvare Bonnie, per lui, era come un impulso primordiale –
come se fosse nato
per questo, come se in un’altra esistenza quello fosse stato
il suo unico
compito e obbiettivo.
Mentre la prendeva in braccio e la sistemava nel letto, sotto le
coperte,
continuava a ripetere frasi nella sua testa come ‘Il favore che mi dovrà Elena
sarà mastodontico.’ Oppure ‘Dopo questo lavoraccio, l’angelo non
potrà
evitare di aggiungere punti alla lista. Non che mi serva, ovvio.’
Non
notò, tuttavia, al tono per niente convinto dei suoi
pensieri.
Il suo uccellino
aveva sospirato nel sonno e lui l’aveva guardata senza sapere
bene come “E
adesso cosa devo fare, eh? Me lo dici tu, streghetta?”
Damon non aveva
potuto fare a meno di stupirsi, sgranando gli occhi – tanto
nessuno poteva
vederlo-, alla risposta effettiva
di
Bonnie che al suono della sua voce aveva sussurrato il suo nome.
Forse fu la dolcezza con cui lo disse, forse fu semplicemente il fatto
che
fosse lei a dirlo e che sempre lei sembrasse una perfetta damigella
bisognosa d’aiuto.. forse fu tutto questo o forse no, ma il
vampiro non poté
far a meno di prendere la sedia abbinata alla scrivania e sedersi
accanto al
letto della ragazza, senza obbiettare a quello che non era un ordine.
Si mise a braccia conserte e incrociò le caviglie sul letto
del suo pettirosso,
attento a non creare un contatto per non disturbarla;
passò quello che a lui
sembrò solo qualche secondo ad osservarla mentre dormiva. Semplicemente
quello,
senza fare altro e senza pensare a nulla.
In realtà
passarono più di quattro ore, in cui Bonnie aveva alternato
periodi di sonno
tranquillo ad altri di un sonno più inquieto che,
però, venivano spazzati via
da Damon che la chiamava – con il semplice intento di
svegliarla- o che la
toccava con lo stesso obbiettivo. La sua streghetta però non
si era mai
svegliata, anzi, si era limitata a tranquillizzarsi e a tornare a
dormire- magari
sussurrando qualche frase sconnessa e senza senso.
Il vampiro non
ricordava come fosse avere la febbre; probabilmente, quando era umano
ed era
più piccolo l’aveva avuta qualche volta ma era
semplicemente passato troppo
tempo e alcuni ricordi cominciavano a divenire sfocati e
irraggiungibili; in
parte era curioso di sapere cosa stesse succedendo nel corpo del suo
pettirosso
ma il suo orgoglio da ultracentenario vampiro faceva prevalere quella
parte che
disprezzava ogni tipo di debolezza umana. Sapeva anche di non essere un
ottimo
termometro, dato che tecnicamente era morto e non aveva calore in
corpo, quindi
si limitava a tenere sotto controllo i respiri della fanciulla che
doveva
salvaguardare non avendo altro da fare.
Damon si
sorprese alla vista degli occhi da cerbiatta della rossa che lentamente
si
aprivano, ormai si era abituato a quella situazione di stasi e di pace
liberatoria, senza maschere da indossare.
Erano lucidi, i suoi occhi, e il corvino era abbastanza sicuro che non
si
potesse dire lo stesso della sua streghetta.
La prima cosa
che le sentì pronunciare fu un mormorio roco “..sei qui..”
Il vampiro aveva corrugato la fronte e si era lasciato andare al senso
più
pratico della faccenda; prese la bottiglia d’acqua che la
ragazza aveva sul
comodino e ne verso un po’ nel tappo avvicinandoglielo alla
bocca per farla
bere.
Forse dovrebbe mangiare qualcosa..
Non sapeva bene cosa fare e si limitò a quel gesto che
Bonnie sembrò
apprezzare.
Dal rossore delle guance e dallo sguardo poco comprensivo Damon dedusse
che la
febbre fosse salita, guardò per qualche istante fuori dalla
finestra ma alla
voce del suo pettirosso le rivolse nuovamente attenzione.
“Che ore
sono..?”
“E’
il
crepuscolo. Ti sei persa una fantastica giornata di sole.” Le
rispose con il
suo solito tono, che ormai era diventato il suo marchio di fabbrica.
“..Elena..”
Mormorò lei e Damon, traducendo la domanda nascosta le
rispose subito “Ha
chiamato un paio di volte per sapere come stavi ma dormivi. Mi ha fatto
promettere di avvisarla appena ti svegliavi e le ho dovuto dare la mia
parola.”
E Damon
Salvatore mantiene sempre la parola data.. forse per questo Elena gli
aveva
affidato Bonnie per quel giorno.
“
Perché sei
qui?” Fece l’uccellino corrugando la fronte.
“La tua
amica ha
trovato un espediente alla promessa che le hai fatto fare.”
“Scusa..”
Il vampiro
corrugò la fronte, non comprendeva quelle scuse. Presumeva
non fosse colpa sua
per essersi beccata quel malanno di salute, tuttavia si
limitò a scrollare le
spalle “Non mi sono perso niente.”
“Sei buono.”
Damon
l’aveva
fissata di scatto per un secondo poi era scoppiato a ridere.
“Ma anche timoroso..”
La risata del
vampiro si era attenuata di colpo “Stai delirando.”
Affermò serio, conscio che
Bonnie sapesse che nessuno poteva
dargli del codardo senza pagarne le conseguenze. Tuttavia, se era la
febbre a
parlare, non poteva fare nulla.
“..la pietra.. distrugge e crea..”
Spazientito da
quella situazione, mosse d’istinto. Si inginocchiò
vicino al letto e passò una
mano sulla fronte imperlata di sudore della ragazza. Lei
sospirò, gradendo quel
contatto “Fresco.. bello..”
La fronte del vampiro si corrugò nuovamente ma,
senza sapere bene perché,
non ritirò quel contatto; sperava che il delirio del suo
pettirosso cessasse e
nutriva forti speranze dato che lei aveva chiuso gli occhi sospirando
nuovamente.
Nonostante tutto
stare in ginocchio non era qualcosa che poteva accettare di buon grado:
si alzò
velocemente e sorrise serafico al mugolio di protesta del suo uccellino
dato
che aveva tolto la mano dal suo viso; Damon aveva alzato le coperte e
sveva
borbottato un “Fammi posto, streghetta.”
Bonnie,
stranamente docile e drogata dalla febbre si era scostata, aveva chiuso ancora gli
occhi. Si sentiva
incredibilmente stanca. Di solito la febbre saliva con la sera e non
sapeva
quanto avrebbe potuto resistere prima di riaddormentarsi.
Senza dare tempo a Damon di fare alcunché, si
accoccolò al suo petto, espirando
profondamente, grata a quel contatto fresco – nonostante lui
indossasse ancora
la maglia con lo scollo a V.
Il vampiro aveva
poggiato il mento sul capo della sua streghetta e aveva ricambiato
l’abbraccio.
Solo per farla stare meglio e per
mantenere la parola data, si disse alquanto confuso dalla
situazione ma non
intenzionato a modificarla.
Le mani di Bonnie chiuse a pugno sul suo petto erano piccole e
bollenti, così
come la sua fronte. Il sangue che le scorreva nelle vene doveva
sprigionare un
calore assoluto. Damon si leccò le labbra ma tutti i suoi
istinti di natura
mostruosa cessarono alla voce, improvvisa perché lui pensava
che dormisse,
della rossa.
“..Damon.. Domani non ricorderò
nulla,
vero?”
Il suo sorriso
si era fatto divertito “Perché?”
“La febbre
è
alta.. questo l’ho capito..” Il corvino
sentì uno sbuffo caldo sul suo petto “..
Anche se è di passaggio è.. una
seccatura..”
Damon
l’aveva
scostata per fare in modo di guardarla negli occhi ma tenendola
comunque
affianco a sé “Sei sicura.. non ricorderai nulla?”
Lei aveva
corrugato la fronte ma, dato il suo mal di testa e il calore che
sentiva –
nonostante la freschezza di Damon l’avesse attenuato-
purtroppo ne era
abbastanza certa. Si chiese se quello fosse il momento di
lucidità prima di non
capirci nuovamente e in maniera definitiva nulla. Annuì
debolmente, senza
capire il senso di quella domanda.
“Bene..”
Mormorò
il vampiro, sollevato “perché avevo voglia di fare
una cosa che non dovresti
ricordare..”
La voce di
Bonnie ormai era lieve, sentiva le palpebre pesanti e sentiva una forte
pulsazione alle tempie che le procurava dolore e fastidio insieme,
mormorò un “Cosa..?..”
Per puro spirito da curiosona, non certa che avrebbe fatto capito il
senso
delle parole di Damon.
Il vampiro
però
non sprecò troppo fiato, sorrise di un sorriso smagliante e
luminoso, come intenerito –
il che anche Bonnie lo
avrebbe trovato strano se non avesse avuto la febbre.
“Questo.”
Poi le labbra
fresche del vampiro furono su quelle brucianti della streghetta, in un
bacio sciocco,
un leggero contatto semplice e puro proprio come lei e come la parte
nascosta
di lui.
Damon aveva tenuto gli occhi aperti, troppo curioso di vedere la
reazione del
suo piccolo pettirosso indifeso che – abbastanza lucida da
capire cos’era
appena accaduto- aveva sgranato visibilmente gli occhi; il vampiro
strinse la
presa che aveva sui suoi fianchi e l’avvicinò
ancor di più al suo corpo. Con
una calma che non sapeva di poter avere chiese un approfondimento a
quel casto
bacio e si estasiò quando il suo uccellino chiuse le
palpebre lasciandosi
andare a tutte quelle sensazioni – ghiaccio bollente nella
pelle, nel cuore,
nell’anima unita per quei miseri istanti.
La imitò e chiuse l’ingresso alle sue iridi nere,
stranamente tranquillo e
beato mentre teneva tra le braccia la sua calda e piccola.. Bonnie.
Era un vampiro ultra centenario e non ricordava in tutta la sua
esistenza di
aver mai donato, e ricevuto allo stesso istante, un bacio del genere;
per la
prima volta niente era frenetico o agitato dalla brama del sangue nella
gola,alterante
di tutte le sensazioni pure; non c’era quella voglia di
giocare alla
seduzione.. lui sapeva già, in un modo o
nell’altro, che con Bonnie non ce ne
era bisogno. Non c’era mai stato dopo tutto.
Posero fine al
bacio in contemporanea, dopo un tempo che parve ad entrambi troppo
corto. La
streghetta stava per cadere tra le braccia di Morfeo, esausta.
La febbre l’aveva stordita completamente, si sentiva avvolta
da un torpore
calmo e – mentre regolarizzava il respiro, senza aprire gli
occhi- sorrideva
tranquilla.
Damon, nel suo inconscio, rimase affascinato da
quell’immagine effimera; il
rossore che aveva sulle guance, gli occhi chiusi e sereni, i petali di
rosa che
aveva per labbra, schiusi mentre le soffiava un respiro caldo
regolarizzando il
battito del cuore che rimaneva come sottofondo melodioso di quel
momento
sfuggevole.
Entrambi imperfetti, entrambi con mille spregi ma racchiusi –
insieme- in un
momento perfetto e magico.
“Non so se
odiarti o amarti di più di quanto già non
faccia..” Mormorò l’uccellino
allungando le braccia per allacciarle alla vita del vampiro,
ricambiando l’abbraccio
in cui lui l’aveva già avvolta.
Damon aveva
semplicemente adorato sentire quelle parole, sorrise, beffardo solo
come lui
poteva essere, inclinò il capo per poter sussurrare
all’altezza del suo
orecchio “Dato che non ricorderai probabilmente nulla.. posso
anche dirti che..”
soffiò e la fece rabbrividire e, questa volta, la febbre non
c’entrava nulla “..Preferirei
scegliessi la seconda opzione..”
“Non
ricorderò
niente..” fece con voce lamentosa, cercando di aprire gli
occhi senza riuscirci
– presto si sarebbe addormentata. “Che
rogna..”
Damon sorrise e,
inevitabilmente, si rilassò “Riposa ora, caro il
mio piccolo pettirosso. Devi
guarire..”
La streghetta
non rispose ma si lasciò semplicemente andare,
l’ultima cosa che percepì – a meta
tra la lucidità e il delirio del sonno- furono le labbra del
vampiro in un
ultimo e semplice tocco fugace sulle sue. Sorrise e si
addormentò,
tranquillizzata dalla presenza al suo fianco – fresca e
più inebriante dell’elisir
di vita che non aveva mai potuto assaggiare.
Dormivano
entrambi, adesso, con la consapevolezza che sarebbe tornato tutto come
prima –
una volta svegli- ma che, nello stesso istante, niente sarebbe stato lo
stesso.
Non nei loro cuori, non nelle loro anime bianche come la purezza e nere
come la
notte in cui tutto sarebbe stato rinchiuso.. come in un scrigno
argentato e
segreto.
***
Bonnie si
stiracchiò nel letto sbadigliando, il sole le colpiva il
viso e l’aveva
svegliata. E poi aveva fame, aveva i crampi allo stomaco.
Si mise a sedere passandosi una mano sul volto, confusa.
Non ricordava l’ultima volta che aveva mangiato e si chiese
cosa fosse
successo.. ci mise qualche istante prima di ricordarsi della mattina
precedente.
Le era venuta la febbre e aveva disdetto la gita con Elena alla casa al
lago,
sorrise accorgendosi che si sentiva estremamente meglio.
‘Dicono che la cosa migliore di stare male
è
che quando guarisci stai meglio di prima..’
Pensò arricciando le labbra ‘Chissà
come mai ho la sensazione che non
sia questo il motivo del mio buon’umore?’
“Sarà
solo un
impressione..” Borbottò, appena finì la
frase non controllò i sensi e starnutì
sonoramente “Etcì!!!”
E quando Bonnie
si alzò dal letto per dirigersi, saltellando,
in cucina e prepararsi qualcosa di buono, non fece attenzione in giro.
Se lo avesse fatto, altrimenti, avrebbe notato la piuma nera con i riflessi arcobalenici ai piedi del suo letto, testimone di una notte avvolta in una soffice nebbia.
BlindSpace :)
Questa
Shot è nata in un momento di delirio e voglia di sfogo,
ragion per cui non ho idea di come sia uscita fuori.
All'inizio volevo leggere qualcosa Donnie ma mi sono resa conto di aver
letto praticamente
tutto, allora ho deciso di creare qualcosa io.
Mi sono basata su i miei non
ricordi di una notte di febbre per metter su la teoria che
Bonnie non avrebbe ricordato nulla di quello che è accaduto.
Una volta sono stata male, avevo la febbre ( come Bonnie..)
e tutt'oggi ho una notte di buco, dato che non ricordo nulla xD
Spero
che il finale non lasci troppo con l'amaro in bocca
e che questa piccola storia vi sia piaciuta :)
*E' riferita alla casa che ha Elena Gilbert nel film The Vampire Diaries.
**Vorrei far notare l'uso dei possessivi.. Su chi, e come xD
Baci.
-Eyes.
Coming Soon ;)
Caccia al Colpevole
Bonnie
McCullogh/Damon Salvatore
..Of course xD
Da
qualche tempo, a Fell's Church, avvengono delle scomparse misteriose
e metodiche.
Quando, una mattina, lo sceriffo ritrova un corpo dissanguato, i
ragazzi - consapevoli della parte oscura
del paese- si ritrovano per cercare di capire cosa sta succedendo.
Il primo pensiero va allo spietato Damon che, con il suo alone di
mistero attorno e grazie ai suoi precedenti
verrà accusato di essere tornato dalla parte dei cattivi.
Prima che questo venga fatto presente al vampiro in questione avviene
un imprevisto: Bonnie trova il coraggio di opporsi agli amici
e avrà un solo giorno di tempo per dimostrare che Damon -
per una volta- non ha nulla a che fare
con quella faccenda.
Ci riuscirà?
Per la fiducia, attraverso incanti, imprevisti e nuovi dubbio, una nuova caccia ha inizio a Fell's Church.
A
presto!!