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Autore: Bale    18/05/2012    1 recensioni
Jack sfida Kate a giocare a golf...con una conclusione del tutto inaspettata!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack, Kate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kate era andata alle grotte a prendere dell’acqua. Jack non c’era.

Aveva sinceramente sperato di incontrarlo. Non si vedevano da giorni ormai.

L’unico motivo per il quale avrebbe voluto trasferirsi alle grotte era lui.

E invece se ne era rimasta in spiaggia, aveva lasciato vincere il suo orgoglio.

Riempì un paio di bottiglie, mentre Charlie le raccontava le sue prodezze sul campo da golf.

-Dov’è Jack?-   chiese lei, interrompendolo bruscamente.

-Non lo so-   rispose lui confuso.

Caricò nel suo zaino le bottiglie appena riempite e fece per andarsene.

Salutò distrattamente Charlie e si diresse verso la foresta.

Fu allora che lo vide.

Jack e Hurley emersero dagli alberi.

Il dottore, non appena la vide, sorrise dolcemente.

Si avvicinò a lei senza badare a nessun altro e, con tono più provocatorio che incuriosito, le chiese:

-Che ci fai qui?-

Non smetteva di sorridere. Sembrava felice di vederla.

-Acqua-   rispose semplicemente lei, stringendosi nelle spalle.

Si guardarono per diversi istanti senza fiatare.

Erano entrambi molto felici di essere lì insieme.

-Hai da fare in spiaggia?-   chiese all’improvviso il dottore.

-Niente di particolare-

-Ti va una partita a golf, allora?-    propose entusiasta.

-No-

La risposta fu secca e decisa. Jack non riuscì proprio a nascondere la sua delusione.

-Perché no?-

-Perché tu sei un pessimo giocatore e ti batterei ad occhi chiusi-

Kate scoppiò a ridere.

-Che cosa? Io un pessimo giocatore?-

-Proprio tu. Ieri hai vinto soltanto perché Charlie è ancora più incapace di te-   disse abbassando leggermente la voce.

-Scommettiamo?-

-Cosa?-   si incuriosì lei, senza abbandonare il suo ghigno di sfida.

-Se vinco io ti trasferisci alle grotte-

Quella proposta la stupì.

Forse anche Jack sentiva la sua mancanza, forse anche lui desiderava starle accanto giorno e notte.

O forse era semplicemente il suo spirito medico a parlare?

Lo faceva solo per la sua salute o c’era sotto qualcosa di più?

Decise che non le importava e afferrò la mano che Jack le stava tendendo.

-Se vinco io, sarai tu a portarmi l’acqua in spiaggia ogni volta che ne avrò bisogno-    disse stringendogliela.

-Affare fatto-

Si diressero felici verso il campo da golf.

Era deserto, non c’era nessuno.

Jack sorrise soddisfatto e lasciò a lei il primo lancio.

In realtà non aveva mai amato il golf. Era lo sport preferito di suo padre e, automaticamente, lui lo odiava.

Ci aveva giocato diverse volte con i suoi colleghi, ma sempre controvoglia.

Eppure non se la cavava male. Aveva vinto spesso.

In quel momento, sotto il sole di un isola sperduta chissà dove, quello sport cominciava a piacergli.

Dopotutto era l’unica distrazione che aveva e Kate stava rendendo quel passatempo ancor più interessante.

Continuarono a giocare senza parlarsi, ognuno perso nei propri pensieri.

-Nooooo!-   esclamò all’improvviso Kate.

Aveva sbagliato un tiro decisivo.

-Forse è meglio se inizi a fare i bagagli!-   la schernì Jack.

-Non è ancora detta l’ultima parola-   si difese lei.

Toccava a lui.

Sembrava un tiro abbastanza facile, ma cercò di valutare bene tutti i fattori prima di scegliere il ferro da usare.

L’afferrò con convinzione e si avvicinò alla sua pallina.

Nessuno fiatava. La tensione era palpabile.

All’improvviso, però, qualcosa interruppe quel momento. Un acquazzone.

Cominciò a piovere all’improvviso, come spesso accadeva soprattutto nella parte interna dell’isola.

I due rimasero interdetti per qualche istante: il temporale li aveva decisamente colti di sorpresa.

Fu Kate a prendere l’iniziativa: afferrò il polso di Jack e lo trascinò via, lontano dalla sua pallina.

Lui, preso alla sprovvista, si lasciò cadere la mazza da golf.

Erano già completamente fradici, quando si gettarono in un grosso cespuglio.

Si fermarono a riprendere fiato. Avevano corso a perdifiato, le gambe facevano male ad entrambi.

-Gran bel rifugio!-   esclamò lui con tono ironico.

In realtà l’acqua filtrava comunque tra le foglie.

-Scusami, ma è l’unico che ho trovato nei dintorni-   si scusò Kate, ironica anche lei   -Fosse stato per te, saremmo ancora lì a giocare-

Il respiro di entrambi stava ridiventando normale.

-Allora chi ha vinto?-   chiese Jack, conoscendo già la risposta.

Lui era stato in vantaggio fin dal primo tiro, la vittoria gli spettava di diritto.

-Nessuno-    rispose Kate indignata.

-Come nessuno?-

-Appena smette di piovere si continua. O si ricomincia. Dipende dallo stato del campo-

Erano fradici, stanchi e affannati.

Lo sguardo di Kate indugiò, per qualche istante, sui pettorali e le spalle di Jack ben visibili sotto la maglietta bagnata. Ispezionò i suoi tatuaggi, provò l’impulso di accarezzargli la pelle.

Si avvicinò a lui lentamente, fissandolo attraverso i suoi capelli bagnati che le scivolavano sul viso.

Erano paurosamente vicini. Si annusarono.

Jack odorava di pioggia, di sudore.

I capelli di Kate emanavano un odore insolito ma piacevole, forse dovuto alla pioggia.

Le loro labbra quasi si toccavano, gli occhi persi in quelli dell’altro.

Si baciarono.

All’inizio lo fecero lentamente, con delicatezza; poi presero a farlo con foga, con sentimento.

Erano su quell’isola da chissà quanto tempo, i loro corpi urlavano e fremevano di desiderio.

Lui si fece strada nella bocca di lei, le lingue intrecciate, gli occhi chiusi in preda alla passione.

Jack le posò le mani sui fianchi, poi prese ad accarezzarle la schiena sollevandole la maglietta.

Le sue mani erano bagnate; le sue labbra disidratate, ma morbide e sensuali.

Nessuno dei due seppe mai la durata di quel bacio. Seppero solo che fu interrotto da strani rumori, una strana presenza.

Qualcosa si muoveva nell’ombra, nella foresta. Forse un orso, magari un altro orso polare. Oppure un cinghiale. E se invece fosse stato qualcosa di peggio?

Kate, ancora una volta, prese la mano di Jack e lo trascinò via con sé.

Arrivarono alle grotte spaventati, bagnati e confusi.

Presero fiato e si guardarono negli occhi.

Nonostante tutto, si sentivano stranamente felici.
   
 
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