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Autore: taemotional    18/05/2012    1 recensioni
[Nakanishi] [JunDa] [KoKame]
"Guardò i compagni del suo tavolo. Non li conosceva molto bene, ma tutti li consideravano i più belli della scuola, e in effetti avevano attorno a loro una strana aura, che sapeva molto di autocompiacimento.
Vedendolo mangiare da solo, lo avevano invitato al loro tavolo e lui, perché no, aveva accettato."
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Commento: Ho scritto un altro po' della JinDa ma credo che l'abbandonerò per il momento... è troppo impegnativa! Dopo essere uscita dal "Ciclo dei pianeti" akame credo che per un po' avrei dovuto passare a generi un po' più leggeri... e a proposito ho in mente una Nakame abbastanza originale... credo xD Vabè! Parlando di questa ficci... è mooolto vecchia xD Ma le ficci scolastiche mi piacciono e infatti mi sono molto divertita a scrivere questa! Spero vi piaccia ^^ (per Paula: la kokame non è proprio sempre al centro dell'attenzione... ma sono due fighi!! :D)

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~LUCE~
 
Taiyou no HIKARI

"Te sei il mio pinky.
Avvolgiamoci con questo filo rosso”

 
“Avanti, Nakamaru-kun, un ultimo sforzo!”
Il sole iniziava a diventare insopportabile. Maru correva all’interno di quel rettangolo verde. Solo.
Un ultimo sforzo... continuava a pensare ricordando le parole del suo sensei.
Controllava il pallone, non aveva nemmeno bisogno di guardare la porta, sapeva esattamente dove si trovasse.
Un ultimo dribbling attorno a quei coni rossi a terra, caricò il piede e segnò.
Restò a guardare la palla che, dopo qualche millesimo di secondo ferma sulla rete, tornò a rimbalzare a terra.
Il suo respiro era affannato, ma gli bastò sentire la mano del prof sulla sua spalla per sentirsi meglio.
“Bel tiro, Maru”
“Grazie, Akanishi-sensei
 
Era a mensa, davanti a lui un piatto di miso fumante.
Non era abituato a mangiare là, davanti agli occhi di tutti, di solito si portava il bento da casa e mangiava con gli altri della sua squadra, ma quella era l’ultima settimana prima delle vacanze estive di fine Luglio, e non c’erano allenamenti.
Ovviamente però, lui, Nakamaru, continuava a giocare, anche se da solo.
Guardò i compagni del suo tavolo. Non li conosceva molto bene, ma tutti li consideravano i più belli della scuola, e in effetti avevano attorno a loro una strana aura, che sapeva molto di autocompiacimento.
Vedendolo mangiare da solo, lo avevano invitato al loro tavolo e lui, perché no, aveva accettato. Dopotutto sentirsi gli sguardi di tutti addosso non gli dava fastidio. Ovviamente tralasciando il fatto che quelli sguardi erano prettamente maschili, essendo quella una scuola che non permetteva l’iscrizione alle ragazze.
Decise di prendersi un po’ gli impicci dei suoi nuovi compagni, mentre iniziava a mangiare.
Erano quattro e imparò velocemente i loro nomi: uno di fronte all’altro c’erano Tanaka e Kamenashi, mentre proprio davanti a lui sedevano Ueda e Taguchi.
All’improvviso Ueda si alzò e decine di sguardi si posarono su di lui. Sorrise, ne era consapevole.
Decise di stiracchiarsi e lasciò che quelle persone si godessero almeno un po’ della sua pelle candida sotto la camicia dell’uniforme.
Maru trattenne una risata. Invece Taguchi scattò in piedi interrompendo quel contatto visivo che lo infastidiva.
“Tatsuya...!” esclamò capendo le sue intenzioni.
Ueda mosse impercettibilmente la testa facendo segno di seguirlo e poi si avviò tra i tavoli uscendo dalla porta est.
L’altro restò un secondo in piedi, poi guardò Nakamaru, il nuovo ragazzo che gli stava di fronte.
“Ehm... devo... andare a prendere una cosa dal prof di Giapponese che mi sta aspettando... ehm..  nella sua aula” disse, quindi schizzò via sulla scia dell’altro ragazzo.
Ovviamente Maru sapeva che quei due stavano insieme, lo aveva capito subito. Anche perché il prof che aveva nominato si trovava proprio in quel momento a ingozzarsi di tenpura all’altro lato della mensa. Si soffermò su quel tavolo, quello dei professori, e lo scrutò attentamente, ma, non trovando chi cercava, tornò a concentrarsi sui suoi spaghetti ormai freddi.
Accanto a lui il ragazzo chiamato Tanaka parlava incessantemente di arti marziali mentre Kamenashi lo osservava, più interessato al suo viso che a quello che gli stava spiegando.
Maru ebbe un’altra intuizione; lasciò cadere il suo fazzoletto e si chinò fingendo di raccoglierlo.
Tornò su vittorioso. Lo sapeva, che quei due avevano intrecciato i loro piedi sotto al tavolo.
Aveva uno strano sesto senso per scovare le coppie omosessuali di quell’istituto. Non che lui lo fosse. O per lo meno non gli interessava saperlo. Certo, quando era andato a letto con una ragazza un paio di anni prima, non aveva provato nulla. Ma non per questo si definiva gay. Semplicemente credeva alla frase che gli aveva detto tempo fa il suo sensei.
Quando si ama... si ama... non importa chi, vero?
E lui, quella ragazza, non l’amava. Era stato solo curioso, punto.
Sorrise da solo.
Dava davvero tanta importanza a quello che gli diceva il sensei.
Preso da questi pensieri non si accorse prima che anche Kamenashi e Tanaka si erano allontanati dal tavolo e che era rimasto solo.
Sbuffò poi decise di alzarsi e tornare al campo, magari per correre un po’, e, chissà, magari per vedere il suo prof.
 
Ueda iniziò a correre verso la piccola foresta che delimitava il perimetro della scuola a oriente e entrò. Poi si appoggiò a un albero sul limite di una radura bagnata dal sole.
Infine l’altro trovò quel nascondiglio.
“Junno...” disse quasi implorandolo. L’altro si avvicinò e iniziò a baciarlo in vari punti del suo viso, senza un ordine preciso.
Ueda chiuse gli occhi e si lasciò toccare, registrando nella sua mente gli effetti che quel contatto producevano su di lui.
“Tatsuya,” diceva Taguchi nei momenti in cui riprendeva fiato, “Non sai quanto mi dia fastidio che gli altri ti guardino in quel modo”
“Scusa per prima...” rispose Ueda mentre Taguchi iniziava a slacciargli la camicia maledicendo uno ad uno tutti quei bottoni “E’ che ho un continuo bisogno di sapere che vuoi solo me”
Infine riuscì a sfilargliela.
“Continuerò a ripetere che ti amo, se è questo che vuoi” disse Taguchi giocherellando finalmente con quei capezzoli rosati.
Ueda sorrise malizioso. “Non ce n’è bisogno, sono solo un po’ viziato” disse poi avvicinò le loro labbra, “Va bene anche solo così...” infilò la sua lingua e costrinse Taguchi a scivolare a terra con lui.
“Non ti fai male così..?” chiese Taguchi facendo perno coi palmi delle mani in modo da non pesargli.
“Che fai...? Non sento il tuo calore se non mi premi a terra” disse Ueda infilando le mani sotto la sua maglietta.
Taguchi si lasciò andare e lo baciò, facendo aderire i loro corpi.
Poi gli slacciò anche i pantaloni e passò la sua mano sopra ai boxer aderenti.
“Certo che ti ecciti con poco” scherzò Taguchi.
“Non dirlo nemmeno, mi basterebbe solo sentire la tua voce per esserlo” sussurrò Ueda.
Taguchi affondò il suo viso in quello dell’altro.
La schiena di Ueda a contatto col suolo irregolare iniziò a graffiarsi.
 
“Hai visto quei due ragazzini del primo anno?” chiese Kamenashi portando Tanaka al solito posto dietro la scuola.
“Cosa?”
“Hai visto come ci guardavano?” disse, ma l’altro non lo ascoltava e gli sfilò la divisa “Aspetta! Koki! E se ci seguono?”
Poi uno ad uno Tanaka iniziò a slacciare la fila di bottoni della camicia.
“Eeeh...” disse Kame rinunciandoci “E’ il prezzo di essere belli” disse ridendo, mentre Tanaka concludeva anche con la camicia.
“Kazu-chan!!” urlò trovandosi di fronte alla canottiera bianca che Kame indossava al di sotto “Ancora?”
“Ma che vuoi...” si lamentò Kame aiutandolo a sfilarsi quell’ultimo indumento.
“Pure d’estate? Te l’ho detto centinaia di volte di non indossarla! Già ci vuole un eternità con la divisa...”
“Non ti piace la suspense?” disse Kamenashi assumendo una posizione provocante.
“Ma che dici... conosco il tuo corpo meglio del mio... è seccante e basta, altro che suspense...” poi gli baciò il collo.
“Uffa... lo sai che non posso farne a meno di indossarla... è come se non mi mettessi le mutande”
Tanaka riemerse dal suo collo e lo guardò serio.
“Ecco, a proposito, se decidessi di non indossare nemmeno quelle, allora sarebbe il massimo”
Scoppiarono a ridere. Poi Kame infilò una mano nei suoi calzoni e strinse forte.
“Ma se le porti anche te, le mutande”
Tanaka fece una smorfia “Non esagerare, sono delicato là sotto”
Kame sorrise “Tanto oggi niente sesso”
“Eeh??!!” sbottò Tanaka.
“A differenza tua, io vorrei passare gli esami finali e prendere il diploma”
“Allora che ne dici di venire da me a studiare?” propose Tanaka con noncuranza.
“Ma anche no. So cosa intendi tu per ‘studiare’ in quei casi”
“Mmm...” Tanaka mise il broncio “Okay... ma poi non ti lamentare se sfogo i miei bisogni con qualcun altro”
“Guarda che ti picchio!”urlò Kame.
Tanaka rise e lo baciò.
 
Nakamaru si era appena cambiato, indossando un paio di pantaloncini corti e una t-shirt blu.
Poi uscì sul campo.
Era appena passata l’una e il sole batteva forte sulla sua testa.
Si portò una mano sugli occhi e tentò di guardare il campo a 360° ma del suo sensei nemmeno l’ombra. Pensò che in quel momento gli sarebbe andata bene anche solo quella. Iniziò a correre intorno a quel rettangolo verde.
Non lo sapeva ma Akanishi era proprio là ad osservarlo.
Si era appoggiato a una colonna e con lo sguardo aveva iniziato a seguire il percorso dell’alunno, senza perderlo d’occhio, come sempre.
Ripensò al primo giorno di liceo di Maru e gli venne da sorridere. Era proprio un moccioso all’epoca, ed ora eccolo: capitano della squadra di calcio, e pronto a diplomarsi. Li aveva contati, i giorni che mancavano a quel giorno.
A un certo punto Nakamaru si fermò a metà del terzo giro e si accasciò a terra.
Doveva essere proprio stanco... Ma perché non si rialzava?
Senza pensarci due volte iniziò a correre nella sua direzione. Non si era cambiato, e con i jeans impiegò più tempo del necessario.
Quando lo raggiunse iniziò a chiamarlo senza ottenere risposta. Gli si gelò il sudore sulla schiena.
Ci voleva ossigeno. Gli aprì la bocca e ci soffiò dentro tutta l’aria che aveva in corpo.
In quel momento Maru aprì gli occhi e quando vide il suo sensei sopra di lui gli venne un colpo.
“Yuichi! Grazie al cielo...” disse aiutandolo ad alzarsi. Maru si sfiorò le labbra, cercando di ricordarsi se era stato un sogno.
“Akanishi-sensei...” iniziò ma il prof lo bloccò.
“Va bene solo Jin” disse sorreggendolo mentre lo accompagnava sotto la tettoia della panchina, all’ombra.
 
Akanishi gli porse una bottiglia con una bevanda zuccherata.
“Tieni, ti farà bene, già si vede che stai meglio” disse avvicinando il suo viso.
Maru, nell’incrociare i suoi occhi neri e acquosi era diventato rosso, per questo stava meglio. Ogni volta che pensava a quegli occhi, non gli venivano in mente altri aggettivi, se non quei due.
Akanishi li socchiuse leggermente e Maru lo trovò estremamente provocante. Impercettibilmente allargò le gambe e socchiuse le labbra.
“Avanti, bevi” gli disse il prof sussurrando.
Maru obbedì ma, per la fretta, gliene scivolò un po’ ai lati della bocca, finendo lungo il collo.
Akanishi seguì con lo sguardo quel piccolo rivolo e semplicemente lo asciugò con un dito, sorridendo.
Il ragazzo non ce la faceva più. Scattò in piedi.
“Mi scusi, vado a farmi una doccia, sensei ” disse sottolineando l’ultima parola come per volersi auto convincere che quell’uomo aveva minimo venti anni più di lui e sicuramente era fidanzato. Schizzò via ed entrò negli spogliatoi comuni.
Si spogliò con forza ed entrò in una porta secondaria. Oltre, c’erano una decina di docce, separate solo da un sottile muro di cemento rivestito di mattonelle celesti.
Ne aprì una a caso, e si gettò sotto il getto d’acqua gelata sperando di calmarsi.
Invece gli tornava alla mente la sua voce e i suoi capelli lunghi e castani legati alti con un elastico blu, il suo colore preferito.
Iniziò a toccarsi, appoggiando la fronte al muro di fronte. Gli sfuggì un gemito.
“Yuichi...” si sentì chiamare alle spalle da quella voce. Non volle voltarsi, una mano ancora sul proprio fallo gonfio.
Lo sentì avvicinarsi ed entrare sotto quel suo stesso getto, con ancora i vestiti addosso.
Si girò lentamente. Akanishi glielo impedì fermandolo al muro col suo corpo, poi scambiò la mano di Maru con la sua.
Iniziò a muoverla avanti e indietro, massaggiandolo piano.
Maru strinse con forza la manopola dell’acqua.
 
Kamenashi e Tanaka uscirono dal loro nascondiglio e si mostrarono alla luce del sole.
Si diressero verso il campo da calcio.
“Quello è il tizio che si è seduto con noi a pranzo” disse Tanaka socchiudendo le palpebre per vedere meglio.
“Boh... neanche mi era accorto... ma è il capitano della squadra di calcio o sbaglio?” rispose Kamenashi seguendolo con lo sguardo mentre entrava negli spogliatoi.
“Ecco,” sbottò Tanaka “Ora sicuro ci ruberà le docce... ma a quest’ora non dovevano essere finiti gli allenamenti di calcio?”
Kame fece spallucce. Videro Akanishi che, lentamente, lo seguiva.
“Ah! Chissà se il prof è libero oggi pomeriggio, che dici Kazu?” chiese Tanaka.
Kame lo fulminò “Non ci provare nemmeno...”
“Ahah sta calmo... non lo sai che il sensei è innamorato del capitano?”
“Eh?”
“Massé dai lo sanno tutti! Tranne che lui ovviamente” disse Tanaka ridendo, “Per questo nessuno ci ha mai provato con lui finora... mi pare che si chiami Nakamaru? Ha la nostra età.”
“Bah, questa è bella... ecco perché uno elegante e composto come il capitano non fosse fidanzato” disse Kamenashi guardando l’altro con la coda dell’occhio.
Tanaka fece finta di non aver sentito.
Si sdraiarono sull’erba. Tanaka provò a mettersi cavalcioni su di Kame che, subito, lo bloccò scansandolo.
In piena luce era impossibile, lo sapevano entrambi.
Restarono in silenzio per qualche minuto.
Poi Tanaka sospirò e si allungò sull’erba tentando di guardare quel sole.
“Che succede?” chiese Kame poggiandosi sui gomiti, mentre osservava lo schizzetto del campo che entrava in funzione.
“Pensavo... e se tu ti diplomassi e io invece restassi indietro?” chiese, mentre quel getto d’acqua si avvicinava verso la loro direzione.
“Non ti preoccupare, Koki, andrà tutto bene, capito?” disse Kame sicuro “E poi i tuoi voti sono migliorati”
“E’ grazie a te se ora studio un po’ di più... perché ho paura di non diplomarmi insieme a te”
Kame si voltò a guardarlo. L’acqua li investì in quel momento ma non ci fecero caso, poi il getto, di nuovo, si allontanò.
Tanaka intrecciò le dita della sua mano con quelle dell’altro.
“Promettimi che non mi lascerai.”
“Sono certo che non avrai problemi... ma se dovesse succedere, ovvio che non ti lascerei, la scuola non c’entra con noi due”
Tanaka sorrise.
“Certo che questi ragionamenti non sono proprio da te” disse Kame scherzando.
“E cosa sarebbe da me?”
“Per esempio... costringermi a fare l’amore alla luce del sole anche se non voglio”
“Hai ragione” disse Tanaka e gli diede un baciò sulle labbra, “Ma non oggi, andiamo a studiare, ognuno a casa sua.”
Kame restò interdetto “Così mi fai sentire in colpa!”
“Baka”
 
“Certo che non l’avevamo mai fatto alla luce del sole, eh?” chiese Taguchi stendendosi di fianco accanto a Ueda.
“Già, sembra più vero così” rispose passando la mano sui capelli ancora umidi di sudore dell’altro “Vuoi fare una doccia?”
Taguchi annuì e lo aiutò a rivestirsi, poi si avviarono verso la scuola, diretti agli spogliatoi del club di calcio, gli unici aperti tutto il giorno.
Mentre camminavano incrociarono Kamenashi e Tanaka che invece stavano uscendo dal cancello che dava sul campetto.
“Ah!” esclamò Kame, notando delle foglie sui loro capelli “Ma non trovate pace voi due!”
Ueda scoppiò a ridere.
“Comunque,” disse Tanaka, “Se state andando alle docce meglio che aspettiate un po’... dentro ci sono Akanishi-sensei e il capitano Maru-kun.”
Ueda sgranò gli occhi “No! Non ci credo!” poi corse precipitandosi negli spogliatoi.
Taguchi si mise una mano sulla faccia “Il sensei lo boccerà proprio nella sua materia preferita”
 
Nakamaru gemette e si liberò nella sua mano. Ma quel liquido venne presto portato via dall’acqua corrente.
Akanishi lo fece voltare e il ragazzo non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi.
“Yuichi...” continuava a chiamare il suo nome.
Dolcemente gli prese il viso tra le mani e lo alzò, incrociando i suoi occhi marrone.
Maru restò paralizzato ma stavolta non spostò lo sguardo. Alzò una mano e lentamente gli sciolse la coda di cavallo.
I suoi capelli si bagnarono immediatamente e ricaddero sulle spalle, incorniciandogli il viso.
“Jin...” disse con un filo di voce, temendo di rompere quella sottile lastra di cristallo che li racchiudeva.
Akanishi prese leggero le sue mani e le poggiò sul suo ventre, proprio sotto l’ombelico.
Maru sentì il mignolo sfiorargli il bottone dei jeans e, istintivamente lo slacciò, abbassando poi anche la cerniera.
Le mani gli tremavano e Akanishi lo aiutò a sfilarli. Poi si tolse anche la maglia e poggiò entrambe le mani ai lati della testa del ragazzo.
Nakamaru si incantò a osservare il suo corpo, le spalle larghe e il petto ampio e liscio.
Sentì di poter essere al sicuro, tra le sue braccia.
Dal volto di Akanishi scomparve il sorriso, sostituito da un espressione colma di desiderio.
Lo baciò avido e quella sottile barba che si era dimenticato di fare la mattina graffiò le sue guancie. Maru chiuse gli occhi.
Iniziarono a scivolare a terra ma non smisero nemmeno un secondo di baciarsi e toccarsi.
“Yuichi...” disse Akanishi come faticasse a far uscire ogni singola sillaba “...posso penetrarti?”
Maru non rispose, ma allargò di più le gambe e l’altro si posizionò tra di esse. Si fermò solo per guardarlo negli occhi.
Poi si sfilò le mutande e le gettò nell’angolo insieme agli altri vestiti.
Nel momento in cui diventarono un solo corpo Maru gridò. E si morse il labbro.
Se solo Akanishi avesse provato un decimo del piacere che sentiva lui in quel momento sarebbe stato magnifico.
 
Akanishi si separò da lui e a Maru già mancava la sua presenza dentro di sé. Gli sorrise dolcemente ed iniziò ad accarezzargli i capelli, mentre Maru respirava con la bocca socchiusa.
Il ragazzo allungò una mano e gli sfiorò una guancia, mentre ancora non si capacitava di quello che era successo.
Sorrise anche lui.
 
All’improvviso un rumore come di passi attirò l’attenzione di Akanishi, che si stava rialzando.
Si sbrigò e tirò su anche Nakamaru, che si appoggiò al muro di fronte per non cadere.
Ueda entrò facendo finta di nulla.
“C’è qualcuno??” disse  avvicinandosi all’unica doccia aperta. Poi sbirciò l’interno.
Akanishi faceva finta di lavarsi i capelli, e voltandosi assunse un’espressione meravigliata.
“Ah, Ueda-kun,”disse tranquillo mentre Maru si vergognava troppo e rimase di spalle “Che fai qua?”
“Ma... sensei” disse esaltandosi, “Fate il bagno insieme e non mi chiamate?”
Maru sbiancò.
“Non è che state insieme...” chiese con un sorrisetto. A quel punto Maru si voltò.
Akanishi scoppiò a ridere “Ma che vai pensando? Dato che l’acqua qua era già calda gli ho chiesto se potevo darmi una sciacquata anche io... e poi” continuò dando un colpetto a Maru “ti piacerebbe, eh?”
Ueda era sempre più divertito. Maru sogghignò.
“Con quell’affarino che hai...” iniziò il ragazzo senza finire la frase.
Ueda decise che era ora di andarsene, così, sempre ridendo, uscì dalle docce.
Akanishi schiacciò Nakamaru contro la parete laterale.
“Affarino, eh...? Non la pensavi allo stesso modo mentre poco fa gemevi in quel modo” gli disse a un orecchio.
Maru sorrise e sentì la mano di Akanishi passargli dietro la coscia,e a quel punto alzargli la gamba per portarla su, fino al suo fianco.
Fece lo stesso con l’altra e lo prese su. Maru portò le braccia attorno al suo collo e poggiò la testa sul suo petto.
In questo modo Akanishi uscì dal getto che oramai non era più tanto freddo e si diresse allo spogliatoio.
“Se Ueda-san è ancora di là e ci vede in questo modo, lo prendo a pugni”   
Akanishi rise e lo fece sedere sulla panca dello spogliatoio. Non c’era nessuno.
“Pensavo te la saresti presa con me” disse.
“Te saresti stato il secondo, subito dopo di lui” rispose Maru mentre seguiva la sua figura che tornava alle docce a riprendere gli indumenti.
Si rivestì e Maru osservò ogni suo singolo movimento senza muoversi. Poi Akanishi aprì  il proprio armadietto e prese un asciugamano pulito. Si avvicinò al ragazzo e con cura iniziò ad asciugarlo. Infine lo abbandonò sui suoi capelli, mentre gli faceva indossare i suoi vestiti abituali.
“Jin,” chiese Nakamaru all’improvviso, “Cosa succederà ora?”
“Ora succede che non ti lascerò più in pace un secondo” disse facendola sembrare una minaccia.
Maru fece un’espressione scocciata ma il suo cuore sorrideva, e Akanishi lo vide.
Uscirono alla luce del sole. Maru si protesse gli occhi, accecato da quel bianco che li avvolgeva.
 

“Quando ci siamo innamorati, non c’erano dubbi tra di noi, questo lo ricordo chiaramente anche ora.
La sensazione di quel momento, vorrei che entrambi la custodissimo sempre nei nostri cuori...
Questo FILM che appartiene solo a te e a me.”

   
 
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