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Autore: abbey    18/05/2012    0 recensioni
Sentii un'esplosione dentro di me che distrusse ogni cosa ma non so bene se fu colpa di quella frase o degli sguardi che mi rivolgeva o di quello che venne dopo. Ricordo solo che dentro di me ci fu un blackout che durò per molto molto tempo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Abbey?Abbey?Abbey dove sei?Dai vieni fuori,devo dirti una cosa!» Sentivo la voce ovattata di mia sorella provenire dal piano di sotto - insistente e pungente come solo la sua poteva essere - e cominciavo già ad irritarmi.
«Fred,sono su!» figuriamoci se aveva sentito,era sorda e ci vedeva poco cosa che per un'ottantenne sarebbe stata più che normale ma per una che aveva appena compiuto ventisei anni era un tantino strano.Al suono di un paio di chiavi che cadevano corsi in fretta giù per le scale - per evitare che distruggesse la casa,ci desse fuoco alla o chissà cos'altro - e le battei una mano sulla spalla facendola spaventare.
«Fred,per i ventisette pensiamo ad un apparecchio acustico,eh?»
«Hey,porta rispetto per quelli più grandi di te e non prendermi in giro,sono tua sorella!»
«Lo so,non ti preoccupare,me lo ricordi ogni giorno. Allora che vuoi?» capii che ci avrebbe messo tanto quando appoggiò la borsa sul bracciolo del divano e buttò la giacca sulla sedia accanto alla poltrona di mamma,quella che puzzava un po' di fumo ma comoda come nient'altro.
«Nicholas torna in città,domani. Ha finito a Broadway,con gli spettacoli e tutto il resto e sì,insomma,vorrebbe rivederti,parlarti e non so cos'altro.Ecco.» non so nemmeno cosa pensai in quel momento,forse a talmente tante cose che ora non ne ricordo nemmeno una,nemmeno mezza.
«Pensi che lo incontrerai?» che razza di domanda era quella? Ovvio che lo avrei incontrato,dio mio,erano mesi e mesi che non assaporavo quelle labbra,guardavo quegli occhi,stringevo quelle mani.
La guardai e penso che i miei occhi nei suoi le dissero molto,tanto,troppo,più di quello che volevo sentisse e che lei stessa volesse sentire.
«Abbey - quel sospiro usato come pausa mi infastidì parecchio - stai attenta,per favore.»
«A cosa,attenta a cosa? Dio mio,piantala!»
«No non la pianto,sai che non mi piace,che tutta questa storia non mi piace neanche un po'!»
«Fred io so già come la pensi,me l'hai detto un sacco di volte - troppe,decisamente troppe - e penso tu sia stata abbastanza chiara ma adesso non ho intenzione di ascoltarti. Non ancora.» rimase un po' colpita dalla mia affermazione - era abituata a vedermi sempre obbediente e anche sottomessa,un po' - e ora che stavo crescendo e prendendo le mie decisioni da sola si trovata un po' spaesata ma sapevo che sarebbe stata bene lo stesso.
«Okay,fai quello che ti pare.» e dopo aver preso la sua roba - ed essere inciampata un paio di volte nel tappeto suo maledetto - uscì sbattendo la porta e facendo tremare il vaso della nonna sulla mensola più vicina e più pericolante.

Gli incontri così affrettati,organizzati malamente e fatti quasi per caso mi mandavano fuori di testa. Proprio non li sopportavo,sembravano quasi una cosa brutta,una cosa da tenere assolutamente nascosta.
Ero seduta su quella maledettissima panchina da più di due ore - non era lui in ritardo ma io in netto anticipo,devo ammetterlo - e tamburellavo ansiosamente sulla borsa appoggiata sulle mie ginocchia tremanti e quasi doloranti. La musica mi suonava quasi lontana nelle orecchie e distinguevo a fatica le parole della canzone,ero impegnata più che altro a contare i battiti del mio cuore che accelleravano spaventosamente ogni volta che qualcuno mi passava davanti più lentamente di un altro.
«Scusi posso sedermi?» mi sembrò che disse questo,quella voce lontana che percepì alla mia destra così feci di sì con la testa e ripresi a contare anche se ormai mi ero distratta. Così alzai lentamente la testa dal mio iPod evitando un giramento assurdo di testa e lo vidi,era lui,era davvero lui e quasi non lo riconobbi.
Quell'accenno di barbetta che gli incorniciava il volto lo rendeva più adulto,più uomo e i capelli - i ricci erano praticamente spariti - gli stavano proprio bene così corti. Lo osservai per circa un quarto d'ora,incapace di dire niente perchè quel viso mi mandava in tilt e proprio lui annullava ogni mio pensiero.
«Nicholas?» continuava a fissarmi senza dire niente,senza muovere un muscolo,senza darmi un solo e minuscolo segno di vita e stavo morendo.Insomma,era un anno che non ci vedevamo e mi aspettavo almeno un sorriso,uno sguardo più brillante di quello precedente e il suo petto alzarsi e abbassarsi un po' più velocemente. Avrei voluto fare io qualcosa,come saltargli addosso o qualcosa del genere,ma stava contagiando anche me con il suo distacco.
«Non mi dici niente?» non volevo suonasse come una minaccia o roba simile ma fu così e forse fu proprio quello a rovinare tutto.
«Cosa dovrei dire,eh? Non ho ricevuto tue foto per tutto questo tempo e non posso prendermi nemmeno un secondo per guardarti? Per vederti vicino a me?» ehi,ehi,frena.
«Puoi sentirmi vicina anche abbracciandomi.»
«Dopo tutto questo tempo dovresti sapere che le cose che non mi va di fare non le faccio.»
Sentii un'esplosione dentro di me che distrusse ogni cosa ma non so bene se fu colpa di quella frase o degli sguardi che mi rivolgeva o di quello che venne dopo. Ricordo solo che dentro di me ci fu un blackout che durò per molto molto tempo.
«Quindi da quel sospiro e da quel "ti vuole parlare" dovevo capire questo?»
«Sei libera di capire quello che ti pare,Abigail,ma adesso ascoltami.» per carità,il mio nome intero non lo pronunciava nemmeno mia madre,se non quando era molto molto arrabbiata e non capitava da anni.
«Sai benissimo che a volte succedono cose che non ci saremmo mai aspettati succedessero,che le persone cambiano e dimenticano quello che hanno promesso o detto tempo prima,giusto? Bene,associa queste cose al mio nome e otterrai la risposta.»
«Cavolo,Nicholas,parla! Non voglio cercare nessuna risposta da quelle cavolo di parole buttate lì a caso,tanto per fare la persona seria. Cosa ti costa assumerti le tue responsabilità per un fottutissimo secondo? Dimmelo,se hai il coraggio,dimmelo in faccia che non te ne frega più niente! Di me,di te,di noi,di tutto quello che abbiamo costruto in sei fottuti anni. Dai,dimmelo adesso!» in quel momento volevo solo investirlo con la mia rabbia perchè era l'arma più potente che avessi in tasca e perchè quel buio totale che avevo dentro si era insinuato anche nei pensieri e quindi non capii più niente. Urlare non mi era mai piaciuto ma in quel momento amai farlo. Non abbassò la testa,non chiuse gli occhi,non spostò lo sguardo,niente. Come suo solito.
Semplicemente si alzò,mi guardò - abbassando lo sguardo perchè ero più bassa di lui - e disse «ciao.»
Il "ciao" più brutto e bagnato della mia vita. Il "ciao" che odiai,odio e odierò per sempre. Il "ciao" che mi distrusse e che poi mi ricostruì.

Quella sera corsi in camera mia e quasi sfondai la porta,mi fiondai nei cassetti della mia comodina e tirai fuori tutte quelle lettere che gli avevo scritto ogni giorno che era stato lontano da me con il corpo e con la voce. Le presi,ispirai il profumo e le bruciai. E osservai le fiamme rosse e la carta fare un cattivo odore e diventare sempre più nera. La osservai accartocciarsi,ripiegarsi in posizioni strane e infine sparire che era poi la cosa che desideravo di più. Sparire,come aveva fatto lui. Sparire,come aveva fatto il nostro amore. Sparire,come noi.

Ti ho amato davvero tanto. Lo giuro,ti ho amato come i bimbi amano i loro palloni di calcio e le bimbe le loro barbie preferite. Ti ho amato come il sole ama il suo cielo e la luna ama le sue stelle,quei suoi piccoli corpi luminosi che ti sono entrati negli occhi una notte d'inverno quando eravamo ancora sconosciuti a noi stessi. Ti ho amato come il cuore ama il suono del proprio battito e come i sorrisi amano la bocca su cui nascono. Ti ho amato con l'anima e con tutti gli organi che un essere umano possiede ed è in grado di usare volontariamente e involontariamente ma adesso - che l'oceano separa i nostri corpi,le nostre parole separano i nostri cuori e tu non ricordi il mio nome - non ti amo più.
  
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