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Autore: maxie    08/12/2006    11 recensioni
Piccolo scambio di parti. E se una volta tanto fosse Cameron a salire sul tetto, per pensare?
Chi mai la raggiungerà? La risposta la sapete già, ma cliccate sul titolo ugualmente perchè... Ne vale la pena!!
(breve ONE SHOT)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"PUOI ESSERE QUESTO PER ME, HOUSE?"



Allison uscì dalla sala d'ambulatorio uno, sospirando pesantemente, lo sguardo leggermente vacuo.

Nella sua mente si affollavano una miriade di pensieri, una considerevole parte rivolta alla paziente appena visitata e quella rimanente al suo solito chiodo fisso da un anno a quella parte. Chi se non House?

"Dio.." si ritrovò a pensare "..venticinque anni e un quasi certo cancro al seno..come diavolo faccio a dirglielo? dovrò consultare Wilson prima..certo la diagnosi non è certa, non sono obbligata ad esprimerle ora i miei timori.."

Ancora una volta non era stata capace di dire la verità.

mentre pensava, camminava senza meta all'interno dell'ospedale e infine si accorse di essere giunta di fronte all'ascensore

"ma sì, andiamo sul tetto..dopotutto sembra che ad House serva spesso per schiarirsi le idee..potrebbe aiutarmi,no?"

La ragazza ripose le sue speranze in quello, una boccata d'aria fresca per alleviare il pensiero della morte, sempre estremamente pesante anche per un medico, per lei in particolar modo. Una speranza patetica all'apparenza..ma chi spera più di lei? Chi cerca di autoconvincersi meglio di lei riguardo cose che nemmeno pensa?

"Blin!"

L'ascensore si aprì e la donna vi entrò senza prestare troppa attenzione a chi ci fosse all'interno.

"Dottoressa, ora si maltrattano gli zoppi?"

"House!" Cameron sobbalzò, colta di sorpresa

"Già, grazie per avermelo ricordato! inoltre mi hai appena pestato un piede."

La donna sospirò, in quel momento era totalmente priva di forze per rispondere alle sue stupide battute

"Scusa, ero sovrappensiero, non ti avevo visto..Scusami."

Le porte scorrevoli si aprirono poco dopo e Allison si precipitò fuori immediatamente

"Cameron?"

"Sì?"

"Paziente da commiserare intensamente?"

"Già.."

L'immunologa diede le spalle all'ascensore e si diresse verso le porte conducenti al tetto,sempre più pensierosa, era davvero una brutta giornata.

"Merda" pensò raggiunto l'esterno "Piove."

Dopo averci riflettuto un attimo arrivò a concludere che qualche goccia non le avrebbe impedito di svuotare la mente, e che comunque per quanto "le persone" a cui teneva dessero peso alla sua acconciatura poteva farsi una bella doccia improvvisata.

Si sedette sul muretto, un panorama grigio cupo si estendeva a perdita d'occhio.

"Perchè non sono capace di vivere serenamente? Non posso pensare a nulla che non mi ricordi House. O la morte.
Sono due cose diverse, è chiaro..ma entrambe mi procurano lo stesso profondo senso di solitudine, e di tristezza. sono entrambe cose sulle quali sono impotente."

Questo tipo di pensieri si affollava dentro di lei, fino a quando, immancabilmente, una lacrima cominciò a farsi spazio nei suoi occhi per poi intraprendere la ripida discesa lungo i solchi del bel viso della ragazza.


tac..tac..tac..


Una nota camminata si avvicinava e Allison se ne accorse, senza però girarsi come era solita fare ogni qualvolta sentisse arrivare l'uomo che amava. Era stanca.

"Cameron? Abbiamo un paziente."

"Arrivo"

"Tutto ok?"

Ecco.alla fine riusciva sempre a stupirla con qualche uscita inusuale. quando mai si era interessato alle sue condizioni di salute fisica o psichica?

"Sì, arrivo."

"Tu stai bene quanto io corro i cento metri in otto secondi netti. Che hai?"

"Nulla. Arrivo"

Hose fece un segno di assenso con il capo, e dopo aver abbassato lo sguardo per un attimo, pensieroso, si voltò nuovamente verso la porta.

"House."

Impossibile. Non ce la poteva fare. Doveva, doveva parlare, sfogarsi, piangere e urlare contro di lui tutta la sua frustrazione. ma non ce la poteva fare.

Il medico si rivolse nuovamente a lei, lo sguardo impassibile nascondeva una luce di profondo interesse misto a una gran dose di curiosità, tipica di lui.

"Non ce la faccio. La sotto una donna sta morendo, e qui non ho nessuno a cui appoggiarmi."

"Andiamo, Chase è forte e giovane e inoltre ti adora, sbottona un po' la camicetta, avvicinati suadente e sarà il tuo bastone a vita!"

"House..ti prego..sto male. Aiutami."

"Non vedo come, io devo già sorreggermi al mio, di bastone, non vorrai che ci appoggiamo in due su di lui, poveraccio..So che sei magra, ma insomma.."

E' chiaro, non vuole saperne. Almeno ci ho provato. Ma sono ancora sola.

Cameron tornò a fissare l'orizzonte, stremata.

"Cameron."

House si avvicinò al muretto con fatica, ogni volta che si poneva in modo serio la sua gamba sembrava pesare di più, sembrava volerlo dissuadere dal parlare.

"Io..come posso aiutarti? Non ti assicuro nulla, dopotutto sono un povero storpio misantropo, però posso provarci."

La ragazza si girò, stupita, allibita quasi. Poi recuperò rapidamente il senno e riuscì a capire l'importanza di quel momento in tutta la sua completezza.

"Solo..avvicinati"

"Uh, pensavo peggio"

"Stammi accanto, House"

Il nefrologo zoppicò piano accanto a Allison, e quest'ultima gli tese la mano, seria.

Dopo un attimo di incertezza lui la prese nella sua e le si affiancò silenzioso.

L'immunologa, tenendo la mano di House nella propria, gli passò il braccio attorno le spalle e appoggiò la testa a quella di lui.

"puoi essere questo per me, House?"

Il silenzio era percepibile quasi fosse un qualcosa di concreto, spezzato solamente dal picchiettare incessante della pioggia. Greg la guardò per la prima volta negli occhi, direttamente, privo della sua solita freddezza.
Alla fine rispose, il tono incerto

"Spero di esserne capace."




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