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Autore: giambo    19/05/2012    3 recensioni
Plant, alcuni anni dopo la sconfitta di Goku per opera di Baby.
Un uomo privato della donna che ama.
Un tiranno perverso e privo di ogni scrupolo.
Un androide diviso tra l'amore per una sorella da tempo perduta e la ricerca disperata di vendetta.
E poi c'è Lui.
Lo spirito, il demone delle anime dannate. L'essere più depravato e malvagio dell'intero universo.
La sua venuta cambierà ogni cosa. Compresa la lotta per il potere che si sta consumando tra il potente re Baby, e il disperato Crilin.
Genere: Azione, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 17, 18, Baby, Crilin, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 1

 

Ci sono cose che provocano guerre, dolore e distruzione, ma certe volte, provare a distruggerle costa ancora di più.

 

Il sole, ormai morente, illuminava le stradine polverose dei bassifondi dove, una folla agitata, si muoveva velocemente, ed in silenzio, verso le loro rispettive abitazioni, alla ricerca del giusto riposo dopo una giornata di lavoro. Ad ogni incrocio, coppie di poliziotti, riconoscibili dalla divisa e dalle sofisticate armi in dotazione all'esercito nazionale, controllavano il traffico e pattugliavano le strade. Cercando di rendere il flusso di gente e mezzi fluido e scorrevole.

Yuro si asciugò la fronte con un fazzoletto mentre, la sua collega per quel turno, un'avvenente rossa sui trent'anni, gli raccontava, profondamente incazzata, del tradimento del marito. Onestamente, dentro di se, Yuro si chiese che motivo aveva avuto quell'uomo di tradire una bella donna come sua moglie. Tutti sapevano che chi infrangeva il voto matrimoniale, voto sacro per gli Tsufuru, veniva condannato a morte. Il poliziotto rivolse un'occhiata meno casta del dovuto alla collega. Era proprio una bella donna: un corpo reso attraente grazie agli allenamenti che si tenevano ogni giorno nelle caserme di polizia, corti capelli rosso scuro che incorniciavano un paio di scuri occhi marroni e due labbra carnose, risaltate dal rossetto violetto che le ricopriva, un seno non troppo prosperoso che, tuttavia, risaltava meglio la pancia piatta e le lunghe gambe ricoperte dagli aderenti pantaloni di pelle dell'uniforme.

Yuro sbuffò. Non doveva distrarsi. Amava sua moglie e suo figlio, un piccolo monello di quattro anni e mezzo che non riusciva a stare fermo per più di un paio d'ore di seguito, e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era rischiare la vita a causa di una donna in cerca di vendette a sfondo sessuale.

Cercando di ignorare il vivace chiacchiericcio della collega, che aveva cominciato ad osservare il suo torace scolpito con troppa attenzione per i suoi gusti, l'uomo rivolse tutta la sua attenzione alla folla che lo circondava cercando, con scarso esito, di individuare problemi o personaggi sospetti tra la folla. Yuro odiava il turno del tramonto. Era il momento peggiore di tutta la giornata. La gente si riversava nelle strade, desiderosa solamente di tornare a casa dopo un'estenuante giornata lavorativa. E nonostante gli Tsufuru non fossero una popolazione agitata e turbolenta come quella terrestre, gli incidenti, e le successive litigate, potevano avvenire lo stesso.

Ad un tratto, il poliziotto notò un individuo, piuttosto basso, camminare velocemente tra la folla coperto da un mantello e cappuccio nero. La cosa lo insospettì. Quale idiota sarebbe andato in giro con un mantello nero in piena estate? Deciso a vederci chiaro, Yuro rifilò una gomitata alla sua collega, interrompendo, in questo modo, la parlantina della donna.

“E dunque ti stavo dicendo che quel porco schifoso di mio marito...”

“Ehi Alexa!”

“Che c'è Yuro? Abbiamo già finito il turno?”

“Mancano ancora due ore.” biascicò l'uomo, cercando di non attirare l'attenzione del tizio incappucciato. “C'è un uomo piuttosto sospetto laggiù. Che ne dici, andiamo a fargli qualche domanda?”

Alexa volse il suo affascinante sguardo verso l'individuo indicato dal suo collega. I suoi occhi marroni andarono a soffermarsi su un individuo piuttosto basso che, coperto totalmente da un pesante mantello scuro, attendeva, con impazienza, di attraversare la strada. Appena lo vide, la poliziotta si irrigidì di colpo.

“E' piuttosto basso...” sussurrò spaventata. “E se fosse...Lui?” Yuro la guardò nervoso.

“Spero proprio di no! Se fosse Lui, intervenire significherebbe morte sicura.” una goccia di sudore scese, con esasperante lentezza, dalla tempia sinistra dell'uomo.

Alla fine, dopo essersi lanciati un'occhiata nervosa, i due colleghi decisero di andare a controllare meglio chi fosse quel tizio così particolare.

L'incappucciato non cercò in nessun modo di scappare. Attese, apparentemente tranquillo, l'arrivo dei due poliziotti. La folla, che aveva cominciato a sospettare qualcosa, cominciò a fare il vuoto attorno a quell'individuo così strano.

“Buonasera agenti. Posso fare qualcosa per voi?” domandò quest'ultimo, anticipando i due colleghi. Era una voce simpatica e cordiale, che apparteneva chiaramente ad un maschio.

“Vorremmo che lei si togliesse il cappuccio Signore.” dichiarò Yuro, leggermente più rilassato dal tono cortese dell'individuo. Alexa, invece, caricò di nascosto il fucile.

“Il cappuccio? Piuttosto strana come richiesta. Non avete niente di meglio da fare voi poliziotti? Che ne so', impiccare qualche simpatico manigoldo che ha avuto il coraggio di offendere il grande Baby.” la voce dell'uomo si era caricata di una leggera vena di sarcasmo. Pur notandola, Yuro decise che non era il caso di fare la parte dell'esaltato del regime. Aveva una voglia matta di allontanarsi il prima possibile da quello strano individuo.

“Qualunque sia il nostro compito, a lei non le costa nulla levarsi, solo per un minuto, il cappuccio.” dichiarò Alexa con un tono minaccioso ed un'espressione severa sul suo affascinante volto. Davanti a quelle parole, l'individuo rise. Scocciata dall'arroganza dell'uomo, Alexa puntò il fucile contro il petto di quest'ultimo che, rilassato come sempre, alzò lentamente le mani verso l'orlo del cappuccio.

“E va bene...non dovrebbe prendersela così tanto signorina. Sa, potrebbe causarle qualche guaio.

“A davvero? E che genere di guaio nanerottolo?” domandò con voce beffarda la rossa ormai convinta dell'arrendevolezza dello straniero.

“Beh...ad esempio, potrei decidere, DI LASCIARLA IN VITA!”

Con uno scatto fulmineo, l'individuo si abbassò il cappuccio. I raggi arancioni del sole illuminarono una folta chioma ribelle nera come il carbone, un viso scavato e provato da dolori disumani, e un paio di occhi neri come le tenebre. Un'espressione impassibile completava il volto dell'uomo.

Prima che i due poliziotti potessero formulare anche un solo pensiero coerente, Crilin colpì, ad una velocità inumana, Alexa allo stomaco. Con un urlo strozzato, la donna svenne. Tuttavia, prima che toccasse terra, il piccolo guerriero l'afferrò con un braccio per la vita.

Nel frattempo Yuro, ripresosi parzialmente, tentò di prendere la pistola che portava al cinturone dell'uniforme. Tuttavia, quando le sue dita della mano destra accarezzarono l'impugnatura dell'arma, l'uomo si trovò davanti una mano aperta.

E sul palmo della mano vorticava un ki-blast di colore viola.

Criln era immobile. Per lui, in quel momento, non esisteva più nulla. La folla che, impazzita dalla paura, scappava da tutte le parti, i poliziotti che accorrevano imprecando sul posto, la donna svenuta che sorreggeva. Niente di tutto questo lo toccava più.

Esisteva solo l'uomo che aveva davanti a lui, e il ki-blast che riscaldava il palmo della sua mano sinistra.

Yuro era letteralmente terrorizzato. Non voleva morire. Aveva ancora così tante cose da fare, da vedere, da vivere.

“T-ti prego.” balbettò mentre a malapena si accorse di essersi urinato nei pantaloni. “H-ho una moglie ed un bambino piccolo a casa! T-ti scongiuro!”

Crilin rimase impassibile. Solo un fioco scintillio nei suoi occhi color pece fece capire che aveva ascoltato la supplica dell'uomo. Si concesse il lusso di osservare, per qualche istante, l'uomo terrorizzato che aveva davanti a se. Poi, lentamente, parlò.

“Anche io avevo una famiglia, una bellissima famiglia.” mormorò con voce dolce. “E lo sai che fine ha fatto, vero?”

Yuro spalancò i suoi occhi dal terrore mentre sudore gelido gli scendeva dalle tempie.

“N-no! No! Non...” prima che potesse finire di parlare, Crilin lasciò partire il suo colpo che, implacabile, incenerì la parte superiore del poliziotto.

Successivamente, il piccolo guerriero osservò i miseri resti di quell'uomo a cui aveva appena distrutto sogni e speranze. A lui e alla sua famiglia.

Una lacrima uscì dal suo occhio destro. Una perla liquida che scese con lentezza lungo tutta la sua guancia. Fino a cadere sulle ceneri del corpo di Yuro.

“Mi dispiace.” mormorò con voce rotta.

Poi, prima che arrivassero altri poliziotti, il guerriero si alzò in volo con Alexa ancora svenuta in braccio.

CONTINUA

  
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