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Autore: e m m e    20/05/2012    10 recensioni
Non è facile avere a che fare con Sherlock Holmes, ma quando Greg si trova a gestire una cotta per il fratello maggiore del proprio irritante compagno di scuola, le cose si fanno ancora più difficili.
[Seguito di "Crush" - Teen!AU - Per lo Sherlothon]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Lestrade , Molly Hooper, Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Autore: emme
Fandom:
Sherlock BBC

Titolo: Più fatti e meno parole
Personaggi: Greg, Mycroft, Sherlock, John, Molly
Riassunto: Non è facile avere a che fare con Sherlock Holmes, ma quando Greg si trova a gestire una cotta per il fratello maggiore del proprio irritante compagno di scuola, le cose si fanno ancora più difficili.
Rating: Pg
Word: 2672 (fdp); 2778 (W)
Generi: Introspettivo, commedia, romantico
Avvisi: Slash, Teen!AU
Note: Scritta per il secondo turno della Sherlothon @ Sherlockfest_it, a cui partecipo nel mitico, meraviglioso, splendido, insuperabile team Canon.
Il prompt di questo secondo turno è: “Qui non si tratta di pericolo, ma di inevitabile annientamento.” Tratto da L’Ultima Avventura, di Conan Doyle.
Beta: Stavolta nessuno. Non ho avuto il tempo né lo sbatti di farla correggere.

NOTATE BENE QUESTA NOTA XD: La fan fiction è il seguito di Crush. Per quanto mi riguarda potete anche leggerla per conto suo, ma ci capireste ben poco.

 

Più fatti e meno parole

 

La casa di Sherlock era in pieno centro: un elegante appartamento a tre piani. Solo l’ingresso era grande come metà della casa di Greg.
Molly e lui osservarono il tutto a bocca aperta, dai dipinti ottocenteschi alla mobilia d’antiquariato, così strana in una casa di città eppure così di buon gusto.
John invece lasciò cadere lo zaino a terra, di fianco a quello di Sherlock e si mosse nella casa come se fosse perfettamente a suo agio.
« Che tipo di ricerca dovete fare? » domandò la voce suadente di Mycroft alle loro spalle. Era infatti entrato in casa per ultimo, dopo aver parcheggiato la macchina.
« Come se ti interessasse » bofonchiò Sherlock inoltrandosi in quella che doveva essere la cucina.
« Qualcosa di chimica » rispose invece John con un sorriso. « Io non ci capisco niente. »
« Nemmeno io, se è per questo » sbottò Greg, come se ammettere di non capire niente in chimica, proprio come John, potesse essere considerato un pregio da Mycroft.
Ma la sua battuta ebbe il merito di spostare l’attenzione del giovane su di lui, che lo squadrò da capo a piedi.
Greg avrebbe voluto sprofondare al di sotto dell’elegante pavimento di marmo e sparire per sempre dalla faccia della terra.
Molly fece un sorrisetto e si defilò alla ricerca di Sherlock senza prestare alcuna attenzione ai tre, rimasti ancora nell’ingresso.
« Sei il figlio dell’ispettore Lestrade, vero? » domandò allora Mycroft, togliendosi gli occhiali da sole e portandoseli in alto sulla testa.
« Eh? Ah, sì. Io- »
« Ha avuto delle noie con il Ministro degli Interni, recentemente. Portagli i miei saluti. »
Greg non aveva idea di come diavolo quel ragazzo sapesse tutte quelle cose su suo padre e le noie che il governo gli aveva dato.
L’unica cosa che riuscì a fare fu di annuire e sbattere le palpebre, a bocca aperta.
Mycroft aggrottò un attimo le sopracciglia nell’osservarlo e si trattene un secondo di troppo sul volto di Greg.
Poi all’improvviso un angolo della sua bocca salì verso l’alto e Greg seppe di essere definitivamente perduto, perché quella era la stessa identica espressione di Sherlock quando giungeva a qualche conclusione.
« Posso farmi un tè, Mycroft? » domandò allora John, interrompendo quel breve momento di tensione.
Mycroft gli fece cenno di andare e John non se lo fece ripetere due volte.
« A-aspetta! Vengo anche io! » esclamò Greg, colto dal più completo panico alla sola idea di rimanere da solo con Holmes senior.
E girati i tacchi sgusciò via all’inseguimento di John, il quale dal canto suo in quella casa era rimasto l’unico ormai a non sapere niente della colossale cotta di Greg.
Cinque minuti dopo la testa di Mycroft sbucò dalla porta della cucina – perfettamente all’avanguardia, con i più moderni elettrodomestici in bella vista – e cercò con lo sguardo il volto di suo fratello.
Erano tutti seduti al grande tavolo rotondo, tranne John che armeggiava con il bollitore. Sherlock sembrava sul punto di sciogliersi sul tavolo tanto era annoiato.
« Cerca di non far esplodere niente questa volta, fratellino. »
« E tu cerca di non mangiare tutta la torta che è nel frigorifero » replicò Sherlock senza sollevare lo sguardo.
Greg osservò le guance di Mycroft arrossarsi di collera e dovette distogliere lo sguardo.
« Se mi volete sono in camera mia. »
Sherlock sbuffò: « E dove, sennò? »
« Grazie, Mycroft! » ci tenne a precisare John con un sorriso.
Mycroft sparì di nuovo e Greg poggiò la testa sul tavolo: « Merda » bisbigliò. « Merda, merda, merda. »
« Mi sono perso qualcosa? » domandò John a quel punto, sedendosi a sua volta con una tazza di tè fumante in mano. Nessuno aveva voluto favorire e lui non aveva insistito troppo per prepararne delle altre.
« Il cuore di Greg è in serio pericolo » rispose Molly, con un sospiro molto romantico.
Sherlock ridacchiò: « Qui non si tratta di pericolo, ma di inevitabile annientamento. »
« Molto incoraggiante. Grazie, stupido idiota. »
« Ti sei innamorato? » domandò John con gentile stupore e un pizzico di divertimento.
« Certo che no! »
« Invece sì! » ribatté Molly allungandosi sul tavolo con un sorriso complice.
Greg le lanciò un’occhiata che l’avrebbe incenerita seduta stante se cose del genere non accadessero solo nei fumetti: « Se non stai zitta- »
« Andiamo, Lestrade! Tanto ormai lo sanno tutti... lo sa anche mio fratello. Non avrai creduto di farla franca davanti a lui? Se non avesse notato le tue pupille dilatate sarebbe bastato dare un’occhiata al cavallo dei tuoi- »
Greg saltò sulla sedia con i pugni stretti: « Quando cavolo imparerai a farti gli affaracci tuoi, stronzo borioso che non sei altro?! »
John spostò lo sguardo da Greg a Sherlock, con la consapevolezza che lentamente si faceva strada sul suo volto.
« Ah... capito » disse e tossicchiò, nascondendo la faccia dietro la sua tazza di tè.
L’improvvisa rabbia di Greg si spense in un secondo e si sentì il ragazzo più idiota della terra.
Si sedette di nuovo coprendosi il volto con le mani e bofonchiò: « Uccidetemi e occultate il mio cadavere. »
« Quanto a questo... si potrebbe anche fa- »
« Non essere idiota, Sherlock. Greg ha un problema, e noi dobbiamo aiutarlo. »
Sherlock e Molly posarono il loto sguardo su John, allibiti.
« Non ho alcuna intenzione di aiutarlo con il suo problema. Esistono quelle riviste che leggi anche tu, chiuso in bagno per non farti sentire dai tuoi genitori. Ho sentito che molti ne fanno uso. Potresti provare, Greg. »
Greg sollevò la testa, incredulo. Molly ridacchiò, nascondendo la bocca con le mani e John arrossì come se si fosse avvicinato troppo al fuoco.
« Non mi sto riferendo al problema fisico, scemo! Cristo, Sherlock... a volte mi meraviglio di quanto tu possa essere... lasciamo perdere. Sto parlando del problema psicologico. »
« Per quello è ormai troppo tardi. E ancora non mi risulta che gli scienziati abbiano trovato una cura per le cotte adolescenziali » proruppe Molly, dondolando sconsolata la testa. In effetti avrebbe voluto avere anche lei una cura per le cotte adolescenziali.
Greg li guardava a bocca aperta: « Ma voi non siete normali. »
« Parla quello che si vorrebbe fare mio fratello » sbottò Sherlock.
« Ma vai a fare i tuoi esperimenti e non rompere! »
« Lo farei molto volentieri, se John non fosse affetto dalla sindrome della crocerossina. »
« Io non sono affatto- »
« Sentite... » disse Molly a voce alta, in uno dei rari momenti in cui riusciva a farsi valere. « Io non ho nessuna intenzione di prendere un voto basso nella ricerca, quindi direi di lasciare perdere queste idiozie e metterci al lavoro. »
John scrollò le spalle. « In ogni caso sareste solo tu e Sherlock a lavorare, quindi io e Greg possiamo dedicarci ad altro. »
« Io non voglio affatto dedicarmi ad altro! » strillò Greg con una vaga sfumatura isterica nella voce. « Preferirei giacere qui per il resto della mia vita ed evitare di incontrarlo un’altra volta. »
Ci fu un attimo di silenzio.
« Dubito che sia possibile » fece notare Sherlock. « Prima di tutto perché rimanendo qui dopo qualche giorno inizieresti a puzzare e mia madre si arrabbierebbe, inoltre stasera sarà mio fratello a portarvi tutti a casa vostra. »
Greg sollevò gli occhi al cielo e sbottò: « Giuro che ti odio, Sherlock Holmes. »

Alla fine decisero di lasciar perdere il piccolo problema sentimentale di Greg e si diressero tutti in cantina, dove Sherlock aveva allestito il suo laboratorio di chimica.
Nemmeno la scuola era così attrezzata.
A volte Greg lo invidiava: i suoi genitori erano ricchi sfondati e lui poteva avere tutto quello che a Greg sarebbe sempre stato precluso. Ma non poteva certo arrabbiarsi con lui, perché Sherlock non lo sbandierava in giro, anzi, molto spesso i suoi vestiti erano trascurati e il suo modo di fare era quello di un ragazzo un po’ strano, estremamente intuitivo, pieno di sé, ma non certo per la sua condizione economica.
Mentre Molly e Sherlock lavoravano quasi divertendosi – o forse divertendosi moltissimo, da quei nerd che erano – John volle a tutti i costi parlare dell’ossessione di Greg, come se discutere di quanto Mycroft Holmes risvegliasse i suoi istinti primordiale avrebbe risolto l’intera faccenda.
« Il problema è che è un po’ troppo grande, credo » disse John ad un certo punto.
« Il problema è che non gli ho mai nemmeno rivolto la parola. Non in modo intelligente, almeno. »
« Be’, magari se tu gli facessi capire che ti interessa... »
« Lo sa già che gli interesso, scemo! L’ha capito dopo avermi guardato una sola volta. Dio... è una famiglia di matti! »
John si accomodò meglio sul divanetto in cui erano seduti e lanciò un’occhiata tra l’apprensivo e l’intenerito a Sherlock che stava armeggiando ad un paio di fiale, i grandi occhiali di plastica che gli coprivano metà faccia.
« Ho deciso di entrare a medicina » disse all’improvviso John, passando di palo in frasca apparentemente senza motivo.
Greg si accorse che i suoi occhi continuavano a seguire la figura di Sherlock, senza lasciarla nemmeno per un attimo. « Ah, bene » commentò, senza capire bene il senso della cosa.
« Sherlock lo sa perché voglio fare medicina. »
« Per aiutare le persone, immagino. »
« Siamo sempre stati amici, io e Sherlock, sin da bambini... e da sempre lui finisce per farsi male in qualche modo. Non so più nemmeno quante volte è finito all’ospedale. Voglio diventare un dottore per essere pronte a qualsiasi evenienza. »
John riportò lo sguardo su Greg, che lo fissava concentrato. « E Sherlock questo lo sa » ripeté, come a voler rimarcare bene il concetto.
« Cosa c’entra questo, John? »
« Sono persone strane, gli Holmes... e tu non hai nemmeno mai conosciuto i loro genitori! A loro non importa che tu dica le cose chiare e tonde, basta che tu le faccia. Un’azione vale molto di più di mille parole, per Sherlock. E così è anche per Mycroft, credo. »
« E che cosa dovrei fare, scusa? Preparare una torta?! »
John agitò la mano e fece una risatina. « Mi hai detto che vuoi entrare in polizia, no? E adesso sai che entrando in polizia con tuo padre potresti avere occasione di incontrare Mycroft... lui è un po’ ammanigliato con il governo a quanto ho capito. Sherlock non vuole dirmi niente, ma credo che, anche se frequenta ancora l’università, sia stato interpellato dal Ministro dell’Interno e da quello delle Finanze. »
« Cristo! »
« Senti... io ti ho detto quello che penso. Poi dal punto di vista fisico, per usare le parole di prima, non- »
Greg si affrettò ad interromperlo, non desiderando conoscere niente delle prodezze di Sherlock in camera da letto, senza nemmeno immaginare che John stava per dirgli che non avrebbe saputo consigliargli nulla da quel punto di vista, perché anche lui era in alto mare. Molto in alto mare.
« No, guarda, posso arrangiarmi da solo! Salgo in cucina a prendere qualcosa da mangiare. »
« Prendi un paio di zollette di zucchero » ordinò Sherlock a quel punto, e Greg si chiese se con un orecchio non avesse poi ascoltato tutta la loro conversazione.
Si chiese anche se Sherlock fosse tanto geloso quanto l’apparenza dava ad intendere.

Salì piano piano le scale, evitando il minimo rumore. Non credeva di incontrare Mycroft, dato che, per quanto aveva capito, sarebbe rimasto in camera sua a studiare tutto il pomeriggio, ma per essere certo di non compiere ulteriori gaffe quel giorno prese ogni precauzione necessaria.
Giunto in cucina tirò un sospiro di sollievo, trovandola deserta.
Arraffò un pacco di biscotti e aprì il frigorifero, scoprendo una brocca di aranciata fresca. Stava per andarsene con il bottino quando ricordò le zollette di zucchero richiese da Sherlock. Dio solo sapeva a che cosa potessero servirgli.
Cominciò ad aprire armadietti a caso, per scoprire dove tenessero il barattolo di zucchero, ma non trovò niente di niente. Stava per rinunciare, anche perché erano passati quasi dieci minuti e non voleva rischiare di fare brutti incontri, quando la voce di Mycroft lo colse alla sprovvista, facendolo sussultare.
« Posso aiutarti? »
« Eh? come? No… cioè, io- cercavo solo un po’- due zollette di zucchero. Servono a Sherlock » spiegò alla fine, tentando di impedirsi di balbettare senza alcun successo.
Mycroft fece un sorrisetto e Greg notò allora la maglietta che indossava – probabilmente si era cambiato quando era rientrato a casa – grigia, con una serie di ombrelli aperti che salivano verso l’alto partendo dal suo stomaco, rimpicciolendosi sempre di più fino a trasformarsi in uccelli.
Era la maglietta più strana che avesse mai visto e addosso a quel ragazzo sembrava stranamente fuori posto eppure molto adatta.
Il giovane fece qualche passo avanti verso di lui, fino a trovarsi a pochi centimetri di distanza da Greg, che deglutì a vuoto davanti al suo sguardo penetrante.
Lo guardava dall’alto in basso, con un’espressione che diceva: “io so a cosa stai pensando e so anche che sai quello che io so, e la cosa mi diverte molto.”
Greg lo vide allungare un braccio verso l’alto, aprire il vano sopra le loro teste – che tra l’altro lui aveva già ispezionato a lungo senza trovare traccia di zucchero – e tirare poi fuori un barattolo che era finito molto in fondo, tanto che dovette allungarsi ancora di più in avanti. Greg si appoggiò con il sedere contro il mobile della cucina per evitare che la stoffa della maglietta di Mycroft gli fregasse contro il naso.
Come non stesse avendo un infarto non riusciva proprio a capirlo.
Durante tutta l’operazione gli occhi di Mycroft non si staccarono mai dalla faccia arrossata di Greg.
« Ecco qua » disse infine, posandogli tra le mani tremanti il barattolo di zucchero.
« G-grazie » balbettò lui con un filo di voce, un filo di voce roco e abbastanza eccitato.
Mycroft rise piano attraverso il naso e lo spostamento d’aria raggiunse Greg senza il minimo sforzo. Con la mano libera il ragazzo si appoggiò al mobile dietro di lui, perché davvero tutta quella situazione era semplicemente troppo per le sue povere ginocchia.
« Ho deciso di entrare in polizia » disse, memore dello strano consiglio di John. E se le sue parole sarebbero risultate assurde e fuori luogo per chiunque, di certo non lo furono per Mycroft.
« Ma davvero? » domandò infatti facendo finalmente un passo indietro e permettendo al ragazzo di tornare a respirare.
« Già... e- e visto che tu lavori per il governo, magari ci troveremo anche a lavorare insieme » continuò, del tutto inutilmente, perché quel pensiero era talmente palese sulla sua faccia che chiunque lo avrebbe compreso alla perfezione.
« Sarebbe molto interessante. »
Poi, proprio quando Greg iniziava a chiedersi se Mycroft l’avrebbe mai liberato dalla sua ingombrante figura, il giovane si spostò all’indietro, aprì il frigorifero ed estrasse la torta precedentemente nominata da Sherlock.
« Eh, allora io vado... grazie per lo zucchero. »
« Sai Greg... » soggiunse a quel punto Mycroft continuando a rivolgere tutta la sua attenzione al dolce. « Secondo la legge britannica una relazione con un minorenne è illegale solo fino a che lui – o lei, certo – ha sedici anni. Da quel momento in poi, basta che sia consenziente. »
In risposta a quelle parole estremamente esplicite eppure pronunciate con estrema professionalità, Greg fu perfettamente consapevole di essersi lasciato sfuggire un gemito, ma non fece nemmeno un blando tentativo di nasconderlo con un colpo di tosse.
« Scommetto che i ragazzi in cantina si staranno chiedendo dove sei finito. »
Incapace di formulare una frase di senso compiuto Greg afferrò in fretta le cose che aveva precedentemente abbandonato sul tavolo, consapevole che gli occhi di Mycroft seguivano ogni sua mossa.
Prima di uscire dalla cucina e essere finalmente al riparo ebbe modo di osservarlo, appoggiato al mobile, i piedi allungati davanti a lui, un braccio incrociato sul petto e l’altro che si portava alla bocca una fetta di torta.
Greg pensò di poter morire in quel momento, ma viste le premesse, forse gli conveniva rimanere in vita un altro po’.
« Cazzo » disse qualche minuto dopo, quando ebbe ritrovato la voce. Appoggiò la guancia contro il muro, poco prima di ritornare in cantina e osservò sconsolato il cavallo dei propri pantaloni.
« Cazzo, cazzo, cazzo! »
Forse Sherlock non aveva tutti i torti quando parlava di qualche rivista, e di un bagno.

 

Note finali:
*ghigna malignamente*
Oddio, perché mi ritrovo a scrivere ‘ste cose?! XD
A parte, tutto, non ho idea di che cosa dica la legge britannica riguardo a relazioni sessuali con minorenni. E sinceramente non ho la forza di andare a controllare.
Dopotutto non credo che Mycroft pensi davvero che Greg sia a conoscenza di una sola delle leggi britanniche. Per quanto mi riguarda quella frase era atta solo a provocare un diciassettenne in piena crisi ormonale.
Eh, Mycroft, vecchio volpone!
*fugge via*

 

 

  
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