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Autore: Frytty    09/12/2006    10 recensioni
< Non voglio tornare a casa... Gerard... non voglio... > Disse Sam con la voce che tremava... beh, non c'è tanto da dire, solo che è una storia che spero vi affascini e vi faccia emozionare almeno solo un po'...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cemetery Drive

1°Capitolo

Perché le sembrava tutto così strano? In fondo non era la prima volta che si trovava ad una festa sulla spiaggia.

Come sempre, un grande tendone era stato allestito sul lungomare, vicino alle scalette che accedono alla spiaggia vera e propria, e come sempre il luccichio delle luci, il tintinnare dei bicchieri pieni di champagne e il rumore e l'odore del mare, riempivano l'aria. Quanto odiava quelle feste. Quanto odiava quella gente. Avrebbe solo voluto scappare, nascondersi, non farsi trovare mai più; ma in fondo, non avrebbe avuto il coraggio di scappare. Era troppo abituata a farsi maltrattare da suo padre per scappare. Già, suo padre. Forse era lui il problema. Forse era il suo ruolo di potere che la intimidiva... o forse era solo la paura di ritrovarsi da sola, senza famiglia se fosse scappata. Ma poi era davvero una famiglia la sua? Sua madre era morta tre anni prima e suo padre aveva cominciato a maltrattarla da allora, imponendole determinate regole come uscire solo con certa gente, indossare solo determinate cose, andare bene a scuola, e partecipare a quelle noiosissime feste, dove sapeva di non essere lei.

Dove sapeva di non interpretare un personaggio che corrispondeva al suo. Eppure era lì. Seduta a quel tavolo con quegli amici che le aveva raccomandato il padre, con lo sguardo perso, giocherellando distrattamente con il suo bicchiere vuoto. Basta, non li sopportava più... si alzò dal tavolo e camminò veloce verso le scalette che portavano alla spiaggia. Si sedette di fronte al mare, l'unica cosa che riusciva a consolarla e si fece trasportare dal rumore forte delle sue onde, dall'odore troppo forte di sale. I suoi capelli castano chiaro ondeggiavano al vento ma a Sam, tutto questo sembrava non importare. Raccolse le gambe al petto, circondandole con le braccia e vi affondò la testa dentro, cominciando a piangere.

Non ne poteva più di quella vita, non ne poteva più di vivere subendo il potere del padre. Eppure era lì. Perché? Forse per sua madre, per il bene che le voleva, forse perché non aveva la forza di ribellarsi... forse...

All'improvviso, una mano si posò sulla sua testa. Sam la alzò piano, cercando di asciugarsi in fretta gli occhi con le mani.

< Ehi, tutto bene? > Le chiese un ragazzo alto, con i capelli biondissimi e corti. < Si, grazie... > Rispose lei con la voce che le tremava.

< Beh, a me non sembra... > Il ragazzo si sedette di fianco a lei incrociando le gambe.

< Davvero, sto bene... stavo solo pensando al passato ecco... >

< Se pensare al passato ti fa così male, non dovresti farlo... > Le rispose il ragazzo osservando il mare e poi girandosi per guardare lei. Sam non potè fare a meno di notare i suoi bellissimi occhi nocciola dalle sfumature verdi. < Fa male, ma è l'unica cosa in cui posso rifugiarmi. Non ho nient'altro. >

< Capisco. Io sono Gerard per la cronaca... > Le disse il ragazzo tendendole la mano.

< Io sono Sammy ma se ti va puoi chiamarmi Sam. > Sam gli strinse la mano.

< Ok... Sam... allora, dimmi, sei venuta a divertirti? > Le chiese facendo cenno al tendone dove la musica impazzava.

< No, tutt'altro. E tu? >

< Mi piace passeggiare lungo la spiaggia la sera, lo faccio sempre. Adoro sentire il profumo del mare prima di andare a dormire. Mi riempie. >

Sam non sapeva bene cosa rispondere, così rimase in silenzio ritornando ad osservare l'acqua scura e la luna che si rifletteva su di essa. Fu di nuovo Gerard a rompere il silenzio.

< Se non sei qui per divertirti, per cosa sei venuta? >

Sam sprofondò di nuovo la testa tra le ginocchia, poi sempre nella stessa posizione, si voltò verso di lui.

< Diciamo che sono stata costretta a venire qui da mio padre. Io le odio queste feste, odio queste persone, odio tutto del mio mondo. > Gli rispose con voce triste ma decisa.

< Qualcosa di bello deve pur averlo il tuo mondo altrimenti non varrebbe la pena vivere. >

Sam non rispose.

< Ti va di fare due passi? Magari puoi raccontarmi qualcosa a proposito del "tuo mondo"... > Continuò lui.

Sam si alzò e "invitata" dagli occhi di quel ragazzo così intensi, così belli, iniziò a raccontare la sua storia. Raccontò della morte della madre tre anni prima, di come la sua vita fosse diventata uno strazio da quel momento, di come era costretta a subire gli ordini del padre pur di non essere "sbattuta" fuori di casa, di come non avesse amici veri su cui contare, di cui fidarsi.

< Mi dispiace... mi dispiace sentirti dire questo. Deve essere davvero spiacevole mostrarti agli altri come un'altra persona, non poter decidere da solo il tuo destino, la tua giornata... come riesci a sopportare tutto questo? > Le chiese Gerard quando Sam ebbe finito di raccontare. < Non lo so nemmeno io. Quante volte ho pensato di scappare, quante volte ho pensato di non tornare mai più a casa, ma più ci penso, più mi rendo conto che non ho la forza di farlo. Per quanto odioso sia, non riesco a scappare dal mio mondo. > Disse infine dopo un sospiro.

< Non puoi condannarti all'infelicità per sempre, non puoi farti dettare un programma da seguire per sempre Sam, non puoi, perché questa non è la tua vita. Questa è la vita di tuo padre. Devi trovare la forza di reagire, devi trovarla dentro di te. > Le disse Gerard fermandosi a guardarla.

Anche Sam si fermò osservando quegli occhi così fermi, così determinati eppure così dolci... le ricordavano gli occhi della mamma, della sua mamma. Quegli occhi che sapevano rimproverarla quando tornava a casa, da bambina, con il vestito rotto perché era caduta, quegli occhi che sapevano confortarla quando era triste e piangeva, quegli occhi che sapevano trasmetterle dolcezza quando le auguravano la buona notte. Quegli occhi che non c'erano più.

Le lacrime cominciarono a scorrerle lungo il viso mentre veniva stretta in un abbraccio. Sam nascose la testa e i suoi occhi bagnati sulla spalla di Gerard, che cercava di calmarla accarezzandole i capelli castani.

Eppure perché piangere lì, proprio di fronte a lui... perché proprio di fronte ad uno sconosciuto... perché non le importava nulla in quel momento?

< Non voglio tornare a casa Gerard... non voglio... > Disse Sam con la voce tremante per il pianto.

Ma lassù, dalla terrazza, qualcun'altro aveva assistito alla scena e già si preparava alla vendetta.

   
 
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