Disclaimers
: Il marchio Jag
e
tutti i suoi personaggi appartengono alla Bellisarius Production. In questo
racconto sono stati usati senza
alcuno scopo di lucro.
Dedico questo breve racconto a
tre amiche
specialissime, Cate, Desi e Laura (rigorosamente in ordine alfabetico),
che
sopportano e leggono da anni (e continuano a farlo) tutte le mie
paranoie
jagghistiche formato email, sms, FF e quant’altro mi venga in mente.
Ragazze, voi sapete che quando
ho in testa una
storia, prima o poi (ultimamente più “poi” che “prima”) devo metterla
per
iscritto.
Ricordate che vi ho parlato di
una “FF mai scritta”
ispirata alle canzoni di Michael Bublé?
Ebbene, eccola!
Lo so, lo so... in questo modo
vi tocca ancora di
sorbirvi le paranoie della sottoscritta... ma che ci posso fare se,
come ha
detto Cate, “c’è ancora qualcuno che ha ancora qualcosa di dire”?
Divertitevi! Un abbraccio
Alex
Save
the last dance for me
“Ammiraglio
mi segua. E’ un ordine!”.
“Colonnello,
lei non sa cosa l’aspetta”
l’ammonì con un mezzo sorriso. Aveva tentato la sua classica
espressione
burbera, ma al suo posto gli riuscì una specie di smorfia rassegnata e
divertita. Forse a causa dell’atmosfera della serata – l’illuminazione
soffusa,
la musica… – oppure per colpa dell’abito indossato dal Colonnello,
assai
diverso dalla divisa dei Marine alla quale era abituato, o di tutto
quanto
messo assieme.
“Suvvia,
Ammiraglio, me lo aveva promesso,
ricorda?”
Certo
che se lo ricordava: era la mattina prima del jagathon, l’ultima
trascorsa ad
allenarsi con Mac e stavano parlando proprio di quella serata, una
sorpresa in
onore del tenente Sims come ringraziamento per l’impegno profuso
nell’organizzare la competizione. Erano passati alcuni mesi da allora,
perché
non era stato possibile organizzare prima la serata a causa del lavoro,
ma era
certo che Mac non avrebbe dimenticato di avergli strappato quella
promessa.
Tuttavia non s’immaginava certo, quando aveva dato la sua parola
d’onore, che lei
gli avrebbe chiesto di ballare un motivo come quello. Piuttosto si era
immaginato qualcosa di più simile a ciò che avevano danzato insieme
alla sua
festa di fidanzamento.
“Colonnello,
non poteva scegliere una canzone più tranquilla?”
Ad
esempio uno dei vari lenti che aveva ballato con dei perfetti
sconosciuti, dai
quali era stata invitata fin da quando aveva messo piede nel locale.
Nessun
uomo, sano di mente e con gli ormoni funzionanti, si sarebbe fatto
scappare
l’occasione di ballare con lei: Mac, quella sera, era davvero
splendida. Finalmente
sembrava essere tornata a sorridere dopo la rottura con Brumby.
Soltanto
Rabb non si era ancora fatto vedere… un motivo in più per dubitare
seriamente
della sanità fisica e mentale del Comandante.
“Coraggio,
Ammiraglio, non può essere peggio di un incontro con il segretario...”
tentò di
convincerlo di nuovo Mac, vedendolo esitare.
“Questo
lo dice lei” rispose accigliato, prima di decidersi, riluttante, a
seguirla.
Quel brano di Bublè era troppo movimentato, per i suoi gusti. Inoltre
avrebbe
rivelato le sue scarse doti di ballerino.
Who gives you the eye, let him hold you tight…
“Le
prometto che si divertirà... si lasci andare...”.
“Dove
ha imparato così bene, Colonnello?” chiese dopo averla osservata,
mentre a sua
volta tentava qualche passo impacciato.
“Mi
è sempre piaciuto... e da alcuni mesi mi sono decisa a seguire un
corso”
rispose Mac, sorridente.
Who held your hand neath the candle light…
Probabilmente
per non pensare troppo al suo matrimonio mancato, pensò l’Ammiraglio, o
piuttosto all’uomo per il quale le sue nozze con l’australiano erano
sfumate. Ma
qualunque cosa andava bene pur di vederla tornare a sorridere.
Nonostante
Harriett, Bud, Tiner e Galindez lo stessero incoraggiando a pieni
polmoni, si
sentiva un perfetto imbecille accanto a lei, così affascinante e
disinvolta. Ad
ogni modo persino il compassato Comandante Turner lo incitava a tener
duro, per
cui fece il possibile per cercare di seguire i passi di Mac.
And in whose arms you're gonna be
So darlin' save the last dance for me
“Permette,
Ammiraglio?”
Una
mano, che sentì battere lievemente sulla spalla, arrivò miracolosamente
in suo soccorso
proprio quando si stava domandando se fosse il caso di continuare a
fare la
figura dello stupido o deludere il Colonnello, abbandonandola sulla
pista da
sola.
...Oh I know that
the musics fine
Like sparklin' wine, go and have your fun…
“Ne
è davvero sicuro, Comandante?” disse senza neppure voltarsi,
riconoscendo la
voce alle sue spalle “Non è facile come pilotare un caccia, si fidi del
mio
consiglio...”.
Invece
di provocarlo, avrebbe dovuto ringraziare il Comandante Rabb, che stava
per
toglierlo da un impiccio; ma chissà perché quell’uomo gli faceva sempre
venire
una voglia tremenda di competere con lui.
…Laugh and
sing, but while we're apart
Don't give your heart to anyone…
“Lo so, Ammiraglio, mi
creda...” rispose con un sorriso il
Comandante, senza tuttavia degnarlo di uno sguardo, gli occhi incollati
al
corpo del Colonnello Mackenzie la quale, sorpresa dal nuovo arrivato,
aveva
smesso di muoversi.
L’Ammiraglio
fece un passo indietro per cedergli il posto e il Comandante si
affrettò a
prendere la mano del Colonnello e la trascinò al centro della pista.
And in whose arms you're gonna be
So darlin' save the last dance for me.
“Coraggio,
facciamo vedere a tutti come si fa”.
Lei
lo seguì, stupefatta e diffidente; a quell’ora non si aspettava né di
vederlo, né
che la invitasse a ballare. Per di più era evidente che non avrebbe
scommesso
un centesimo sulle sue doti di ballerino.
L’Ammiraglio
si unì al gruppetto formato dai Roberts, dal Comandante Turner e da
Tiner e
Galindez, tutti sconcertati dall’exploit
del Comandante Rabb e curiosi di vederlo esibirsi.
Baby don't you
know I love you so
Can't you feel it when we touch…
Approfittando
di una variazione musicale del brano di Bublé, Harm entrò
immediatamente nel
ballo, iniziando a muoversi al ritmo giusto ed eseguendo con agilità ed
eleganza i passi corretti senza alcuna fatica.
I love you oh so much.
L’Ammiraglio dovette ammettere che quel diavolo d’uomo riusciva sempre a stupirlo e che quando si impegnava in qualcosa ogni volta sapeva dare il meglio di sé.
You can dance,
go and carry on
Till the night is gone
And it's time to go
If he asks if
you're all alone
Can he take you home, you must tell him no…
Infatti
Mac, sorpresa ma al tempo stesso rassicurata dalle doti di ballerino di
Harm,
si era unita con entusiasmo alla sua performance, permettendogli di
guidarla
nei complicati passi di un cha-cha-cha
figurato; la coppia stava così suscitando l’ammirazione degli altri
ballerini
che si erano spostati per far loro spazio e si erano fermati ad
ammirarli.
And in whose arms you're gonna be
So darling, save the last dance for me.
Rabb,
come al solito, si stava guadagnando il suo attimo di gloria, pensò
divertito
l’Ammiraglio. In un modo o nell’altro finiva sempre per essere al
centro
dell’attenzione. Eppure – e di questo l’Ammiraglio era certo – non
agiva mai
intenzionalmente; ci finiva e basta. Harm agiva sempre e solo spinto
dalla
passione, da quell’energia vitale così potente in lui, che raramente
aveva
visto tanto forte in un altro uomo.
Doveva
ammettere, però, che era un piacere osservarli: mentre i loro corpi si
muovevano in perfetta sincronia, con un affiatamento degno di una
coppia che si
esibiva insieme da tempo, i loro volti sorridenti e felici esprimevano
al
meglio la gioia per quel ballo scatenato.
And in whose arms you're gonna be
So darling, save the last dance for me…
Il
pubblico applaudì entusiasta alle ultime note della canzone, che si
spensero su
una magnifica piroetta del Colonnello abilmente guidata dal Comandante,
che le
sollevò la gonna, scoprendole buona parte delle gambe.
Save the last dance for me.
Si
concessero solo pochi istanti per riprendere fiato, ringraziando con un
sorriso
per l’applauso; poi la voce calda di Michael Bublé intonò “Quando, quando, quando” e Harm prese di
nuovo tra le braccia Mac. Un
unico sguardo passò tra loro e immediatamente Mac si adeguò al
suggerimento del
suo partner, mentre gli altri ballerini riprendevano il loro posto
sulla pista,
isolandoli dal resto del mondo.
***
Era
rimasta piacevolmente sorpresa nel constatare le doti di ballerino di
Harm.
Non
avrebbe mai immaginato che fosse tanto capace... ancora una volta era
riuscito
a stupirla.
Intrigarla
forse era il termine più corretto. Perché era così che si sentiva
–intrigata-
dopo averlo visto dapprima scatenarsi e poi muoversi con sensualità,
per non
parlare di come l’avevano fatta sentire quel continuo sfioramento di
dita, di
mani, dei loro corpi che si avvicinavano e si allontanavano, degli
sguardi che
si cercavano, seguendo il ritmo della musica.
Aveva
sempre paragonato la danza ad un lento e complesso dipanarsi di un
misterioso
intreccio, di una trama scritta da qualcuno per il piacere di chi aveva
intenzione di svelarla... per la prima volta da quando ballava si era
sentita
totalmente rapita e coinvolta in quel mistero.
Il
problema era che se avesse continuato a ballare con lui, per lei
sarebbe stata
la fine: le parole cantate da Bublé la stavano spingendo a dirgli cose
che era
meglio tenere per sé. Già aveva commesso l’errore di farsele sfuggire
con
Sturgis.
...tell when will you be
mine... Please don’t make me wait again’...”
Se
quel pezzo non fosse terminato alla svelta era sicura che gli avrebbe
detto
“ORA, SUBITO”, come se quelle parole non appartenessero al testo della
canzone,
ma fosse Harm stesso a dirgliele.
***
Bud
e Harriett si erano uniti alle danze, invece Victor e Jason stavano
conversando
con una ragazza, come sempre in competizione tra loro ma al tempo
stesso
incapaci di separarsi... l’Ammiraglio pensò che la loro fosse una
strana
tattica d’abbordaggio, che pareva però funzionare.
Sturgis
era seduto ad un tavolo e sorseggiava un drink, lo sguardo pensieroso
diretto
alla coppia in pista, probabilmente anche lui incuriosito da quello che
stava
succedendo tra Harm e Mac. Si avvicinò al Comandante, il quale gli fece
cenno
di sedersi.
“Sembra
scritta apposta per loro” disse l’Ammiraglio, ammiccando in direzione
della voce
di Bublè che proprio in quel momento stava cantando
‘...tell when will you be
mine... Please don’t make me wait
again’...”
col
chiaro intento di osservare la reazione di Sturgis Turner, il quale,
tuttavia,
si limitò a ricambiare l’occhiata per poi tornare a guardare in
direzione della
coppia.
“Potrei
scrivere un libro su quei due... ‘Riti
inconsapevoli di corteggiamento tra
Sturgis
di limitò a sorridere.
“Il
Colonnello è una splendida donna... Il Comandante Rabb un uomo che
sembra avere
tutto il genere femminile ai suoi piedi... mi sono sempre domandato
come mai,
tra loro due, non sia mai successo nulla...” tentò di nuovo.
“Forse
non si piacciono fino a quel punto” suggerì serafico Sturgis, rompendo
il
silenzio.
“Crede
davvero a quello che sta dicendo, Sturgis?”.
“No”,
rispose il Comandante con un sorriso.
“Ah,
ecco. Per un attimo ho pensato che avesse perso le sue facoltà
mentali... Lei
sapeva che avevano frequentato un corso di ballo insieme?”.
“No,
e non credo che lo abbiano fatto” disse il Comandante Turner, “Harm
aveva preso
qualche lezione anni fa, se non ricordo male da una ballerina di
flamenco che
era uno schianto... e poi ha sempre avuto buon orecchio musicale...”.
***
Fortunatamente
le sue preghiere furono ascoltate e, appena si rese conto che il pezzo
era
finito e che lui l’aveva lasciata, ne approfittò per girare sui tacchi
per
abbandonare la pista. Non vedeva l’ora si sedersi e bere qualcosa di
fresco...
si sentiva accaldata, eccitata...
Non
aveva fatto che due passi quando una mano le afferrò il polso e si
sentì
trascinare contro il corpo solido di un uomo; impiegò qualche secondo a
riconoscerlo e a reagire alla voce di Harm che le sussurrava
all’orecchio:
“Non
mi vorrai abbandonare sul più bello...”.
Lui,
intanto, l’aveva stretta tra le braccia e aveva iniziato a muoversi con
lei
sulle note di un lento. A Mac mancò il fiato nel sentire l’intimo
contatto dei
loro corpi.
“Sul
più bello?” riuscì a domandare come una sciocca, quando ritrovò la voce.
“Già...”
disse lui, guardandola negli occhi. Lei non poté evitare di ricambiare
quello
sguardo che le offuscava sempre la mente. Come potevano, gli occhi di
un uomo,
attrarla e confonderla tanto? Non se lo spiegava. Ma con Harm era
sempre stato
così.
Percepì
l’intensificarsi della sua stretta, mentre di nuovo si piegava verso di
lei per
sussurrarle:
“Proprio
adesso che posso stringerti come si deve... come ho voglia di fare da
tanto,
troppo tempo...”.
Per
un attimo, come per un meccanismo inconscio di difesa, s’irrigidì tra
le sue
braccia, ricordando l’ultima volta che l’aveva stretta così a sé:
l’aveva
baciata e lei aveva dovuto fare uno sforzo fisico indescrivibile per
staccarsi
da lui. E ora le
stava dicendo quelle
parole...
Who dreams of you at night
And longs to kiss your lips
And longs to hold you tight
Oh I'm just a friend
That's all I've ever been
'Cause you don't know me…
Quella
sera sembrava che le canzoni parlassero di loro due.
Harm
era rimasto col volto piegato verso di lei, le labbra ancora vicine al
suo
orecchio; una mano le accarezzava lentamente la schiena e l’altra,
appoggiata
all’altezza delle sue reni, la tratteneva contro di sé, facendola
aderire ai
suoi fianchi mentre assecondavano insieme il ritmo della canzone.
“Rilassati,
Mac... non mordo, sai?” le disse, con tono scherzoso, sfiorandole per
un attimo
il lobo con le labbra.
L’immagine
di Harm che le mordicchiava l’orecchio, la pelle sensibile del collo,
il labbro
inferiore... transitò per un attimo dalla sua mente, lasciandola di
nuovo senza
fiato.
Come
se le avesse letto nel pensiero, lui aggiunse, sempre con aria
divertita:
“O
forse preferiresti che lo facessi?”.
Era
una tortura. Sarebbe morta prima di arrivare alla fine del brano.
Percependo
il suo imbarazzo, Harm abbandonò il tono scherzoso e aggiunse:
“Rilassati,
Mac... è solo un ballo...”.
Facile
a dirsi, per lui.
Alla
fine, però, decise di godersi il momento, dimenticando per un attimo
che era
innamorata di lui, di quanto lo voleva e di come avrebbe sofferto se
avesse
fatto l’amore con lui solo per soddisfare il desiderio intenso che
provava.
Decise di non pensare a nulla e di abbandonarsi al suo abbraccio,
assaporando
la sensazione di quel corpo forte che si muoveva contro il proprio e i
brividi
che le sue mani le procuravano mentre le sfioravano la pelle nuda della
schiena. Almeno quello poteva concederselo.
Come
lei, anche Harm era accaldato dai due balli precedenti; la sua pelle
sprigionava un calore e un odore diversi da quelli a cui era abituata e
l’avvolgevano completamente... avevano un’intensità che la eccitava,
facendole
immaginare che fosse proprio ciò che avrebbe percepito se fosse stata a
letto
con lui.
Chiuse
gli occhi e avvicinò il volto alla spalla di Harm, abbandonando il capo
sul suo
petto. Percepì il battito forte e regolare del suo cuore e si strinse
maggiormente a lui. Harm la stava facendo sentire donna come non si era
mai
sentita ed era una sensazione inebriante.
***
“Sì,
ma li ha visti assieme?”
“Non
credo che il loro affiatamento in pista dipenda dall’aver ballato
insieme...”
rispose Sturgis, con un sorriso.
“E’
quello che immaginavo, ma volevo la sua opinione... Ma li guardi,
Comandante:
probabilmente non si rendono nemmeno conto di quello che sta succedendo
tra di
loro…”
“A
quanto pare hanno trovato una nuova forma di schermaglia amorosa...”
buttò lì,
pensieroso, Sturgis “... e stanno inconsapevolmente soccombendo ad
essa...”.
La
musica era nuovamente cambiata e ora la voce di Bublé stava intonando “You don’t know me”; videro il Colonnello
esitare e voltarsi per lasciare la pista, subito bloccata da una mano
del
Comandante, che la prese tra le braccia, questa volta stringendola a sé
per un
lento. Li videro scambiarsi qualche battuta, per poi perdersi in un
lungo
sguardo.
“Ogni
volta è la stessa cosa...” disse l’Ammiraglio “ormai l’ho visto
accadere troppe
volte: in ufficio, in tribunale - e non importa se avversari o alleati
–
persino durante missioni pericolose...”
“Ha
visto accadere cosa, signore?” domandò Sturgis.
“Quello…
“ disse l’Ammiraglio, indicando con un cenno al Comandante Turner la
coppia. “E’
come se si parlassero con gli occhi. Quando si guardano come stanno
facendo,
tra loro scatta qualcosa ed è come se le loro anime, i loro cuori, le
loro
menti comunicassero all’istante...”.
Sturgis
si voltò verso l’Ammiraglio.
“Eppure
continuano a respingersi...” aggiunse A.J. Chegwidden.
Il
Comandante Turner tornò ad osservare la coppia in pista, rammentando la
confidenza strappata involontariamente a Mac solo poche settimane
prima: “Sono innamorata di lui...”.
Non aveva
mai parlato seriamente con Harm del Colonnello Mackenzie; ricordava
solo quella
sua infelice battuta sulla fine che facevano gli uomini che si
innamoravano di
lei; ma era certo che Harm avesse detto così solo per nascondergli i
propri
sentimenti. Lo conosceva bene e non lo aveva mai visto tanto preso da
una
donna.
“E’
così sicuro, signore, che non facciano altro che respingersi?” domandò
all’Ammiraglio, indicandogli con un cenno del capo come stavano
ballando in
quel preciso istante.
L’Ammiraglio
li osservò e poi tornò a guardare il Comandante Turner.
“Una
volta ho sentito paragonare la danza tra l’uomo e la donna all’atto di
fare
l’amore... e mi era sembrata un’esagerazione...” disse Sturgis; dopo un
attimo
di silenzio aggiunse “... fino a questo momento”.
***
Un
ennesimo lento di Bublé prese il posto del precedente, ma a quel punto
Mac non
fece neppure un cenno di andarsene dalla pista.
“... I wanna go home...”
Lei non voleva
affatto andare a casa... le braccia di Harm, in quel momento, erano
tutta la
sua casa.
“Andiamo
a casa...”.
La
sua voce gli arrivò da lontano, persa com’era nelle sensazioni che
stava
vivendo.
Sollevò
il capo e lo guardò, domandandogli, stupita:
“A
casa?”
“Sì...
vieni a casa con me, Mac...” rispose Harm, con uno sguardo intenso
negli occhi,
continuando a muoversi con lei sulle note della canzone.
Non
osò domandargli nulla; non osava credere d’aver capito giusto. E poi
non sapeva
neppure cosa rispondergli. Aveva paura. Troppa paura delle implicazioni
di
quella richiesta. Si limitò a fissarlo.
“Voglio
fare l’amore con te...” aggiunse lui, dopo un attimo.
Gli
occhi le si riempirono di lacrime. Non sapeva neppure lei perché, se
per
averglielo sentito finalmente dire, o se perché stava per rispondergli
di no.
Sapeva
soltanto che era troppo, per lei, quella sera.
“Non
dirmi di no, Mac...” disse Harm, sfiorandole le lacrime con il pollice,
in un
gesto ormai familiare. Aveva colto la sua esitazione e le aveva, come
al
solito, letto nella mente.
“Non
posso...” disse con voce strozzata.
“Perché?”
domandò lui.
“Non
chiedermelo, ti prego...”.
Non
voleva confessargli di essere innamorata di lui. Quando gli aveva
domandato se
avrebbe lasciato Reneé per lei, Harm le non aveva neppure risposto.
“Perché?”
insistette lui, stringendola più forte.
Lei
scosse il capo.
Harm
le sollevò il viso e premette le labbra sulle sue; con dolcezza invase
la sua
bocca, finché lei non si abbandonò al bacio... Non provò neppure a
resistergli,
perché sapeva che non ne avrebbe avuto la forza. Tutto ciò che Harm
stava
facendo e dicendo era tutto quello che desiderava da tempo, se soltanto
lui
l’avesse amata. Sapeva che le voleva bene, ma essere un’amica non le
bastava
più. E meno ancora avrebbe voluto essere solo l’ennesima donna nel suo
letto,
anche se l’attrazione tra loro
era
fortissima.
Lo
baciò con una passione inequivocabile per qualunque uomo, perché
sebbene ferma
nella sua decisione, era pur sempre una donna e la sua forza di volontà
aveva
un limite umano che lui aveva già messo troppe volte alla prova quella
sera.
Quando
la lasciò andare, lei istintivamente si guardò intorno e colse lo
sguardo
sorridente di Sturgis, che certamente aveva assistito al bacio. Si
sentì
avvampare, ricordando la conversazione con il Comandante Turner.
“Stiamo
dando spettacolo...” disse ad Harm, per evitare che cogliesse il suo
turbamento, facendo un cenno col capo in direzione dei loro colleghi,
anche se solo
Sturgis li aveva visti. Gli altri, compreso l’Ammiraglio, per fortuna,
stavano
chiacchierando.
“E’
a causa di quello che potrebbero pensare loro?” insistette lui.
Non
rispose, lasciandogli ad intendere ciò che voleva.
“Tu
mi vuoi, Mac. Esattamente come ti voglio io. Perché no?”
Doveva
sapere che non avrebbe mollato. Non si arrendeva mai. Era proprio
questo che
faceva di lui un eccellente avvocato. Lei non avrebbe mai avuto la sua
stessa
caparbietà.
Difatti
si arrese.
“Soffrirei
troppo... sono innamorata di te.”.
Ecco,
glielo aveva detto, alla fine.
Lui
la guardò negli occhi, intensamente. Poi le chiese di nuovo:
“Vieni
a casa con me... “.
“Ti
prego, Harm... non posso...”.
“Ti
amo, Mac”.
Ebbe
paura che il cuore le si fermasse.
“Ti
amo...” ripeté lui, deciso, sfiorandole le labbra con le dita quasi a
preparale
al suo bacio.
“Daremo
ancora spettacolo...” disse lei con un sorriso.
“Lasciamoli
guardare... e facciamoli sognare” rispose Harm, prima di baciarla di
nuovo.