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Autore: Alexandra_ph    20/05/2012    6 recensioni
Assolutamente inedita, questa ff è stata scritta nell'estate 2010, un piccolo divertimento per tre amiche, alla quale è dedicata.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Jethro 'A.J.' Chegwidden, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Sturgis Turner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers   : Il marchio Jag e tutti i suoi personaggi appartengono alla Bellisarius Production.   In questo racconto sono stati usati senza alcuno scopo di lucro.





Dedico questo breve racconto a tre amiche specialissime, Cate, Desi e Laura (rigorosamente in ordine alfabetico), che sopportano e leggono da anni (e continuano a farlo) tutte le mie paranoie jagghistiche formato email, sms, FF e quant’altro mi venga in mente.

Ragazze, voi sapete che quando ho in testa una storia, prima o poi (ultimamente più “poi” che “prima”) devo metterla per iscritto.

Ricordate che vi ho parlato di una “FF mai scritta” ispirata alle canzoni di Michael Bublé?

Ebbene, eccola!

Lo so, lo so... in questo modo vi tocca ancora di sorbirvi le paranoie della sottoscritta... ma che ci posso fare se, come ha detto Cate, “c’è ancora qualcuno che ha ancora qualcosa di dire”?

Divertitevi! Un abbraccio

 

                                                                                      Alex






Save the last dance for me

 

 

 

“Ammiraglio mi segua. E’ un ordine!”.

“Colonnello, lei non sa cosa l’aspetta” l’ammonì con un mezzo sorriso. Aveva tentato la sua classica espressione burbera, ma al suo posto gli riuscì una specie di smorfia rassegnata e divertita. Forse a causa dell’atmosfera della serata – l’illuminazione soffusa, la musica… – oppure per colpa dell’abito indossato dal Colonnello, assai diverso dalla divisa dei Marine alla quale era abituato, o di tutto quanto messo assieme.

 “Suvvia, Ammiraglio, me lo aveva promesso, ricorda?”

Certo che se lo ricordava: era la mattina prima del jagathon, l’ultima trascorsa ad allenarsi con Mac e stavano parlando proprio di quella serata, una sorpresa in onore del tenente Sims come ringraziamento per l’impegno profuso nell’organizzare la competizione. Erano passati alcuni mesi da allora, perché non era stato possibile organizzare prima la serata a causa del lavoro, ma era certo che Mac non avrebbe dimenticato di avergli strappato quella promessa. Tuttavia non s’immaginava certo, quando aveva dato la sua parola d’onore, che lei gli avrebbe chiesto di ballare un motivo come quello. Piuttosto si era immaginato qualcosa di più simile a ciò che avevano danzato insieme alla sua festa di fidanzamento.

“Colonnello, non poteva scegliere una canzone più tranquilla?”

Ad esempio uno dei vari lenti che aveva ballato con dei perfetti sconosciuti, dai quali era stata invitata fin da quando aveva messo piede nel locale. Nessun uomo, sano di mente e con gli ormoni funzionanti, si sarebbe fatto scappare l’occasione di ballare con lei: Mac, quella sera, era davvero splendida. Finalmente sembrava essere tornata a sorridere dopo la rottura con Brumby.

Soltanto Rabb non si era ancora fatto vedere… un motivo in più per dubitare seriamente della sanità fisica e mentale del Comandante.

“Coraggio, Ammiraglio, non può essere peggio di un incontro con il segretario...” tentò di convincerlo di nuovo Mac, vedendolo esitare.

“Questo lo dice lei” rispose accigliato, prima di decidersi, riluttante, a seguirla. Quel brano di Bublè era troppo movimentato, per i suoi gusti. Inoltre avrebbe rivelato le sue scarse doti di ballerino.

 

You can dance-every dance with the guy
Who gives you the eye, let him hold you tight…

 

“Le prometto che si divertirà... si lasci andare...”.

“Dove ha imparato così bene, Colonnello?” chiese dopo averla osservata, mentre a sua volta tentava qualche passo impacciato.

“Mi è sempre piaciuto... e da alcuni mesi mi sono decisa a seguire un corso” rispose Mac, sorridente.

 

…You can smile-every smile for the man
Who held your hand neath the candle light…

 

Probabilmente per non pensare troppo al suo matrimonio mancato, pensò l’Ammiraglio, o piuttosto all’uomo per il quale le sue nozze con l’australiano erano sfumate. Ma qualunque cosa andava bene pur di vederla tornare a sorridere.

Nonostante Harriett, Bud, Tiner e Galindez lo stessero incoraggiando a pieni polmoni, si sentiva un perfetto imbecille accanto a lei, così affascinante e disinvolta. Ad ogni modo persino il compassato Comandante Turner lo incitava a tener duro, per cui fece il possibile per cercare di seguire i passi di Mac.


…But don't forget who's takin' you home
And in whose arms you're gonna be
So darlin' save the last dance for me

 

 

“Permette, Ammiraglio?”

Una mano, che sentì battere lievemente sulla spalla, arrivò miracolosamente in suo soccorso proprio quando si stava domandando se fosse il caso di continuare a fare la figura dello stupido o deludere il Colonnello, abbandonandola sulla pista da sola.

 

...Oh I know that the musics fine
Like sparklin' wine, go and have your fun…

 

“Ne è davvero sicuro, Comandante?” disse senza neppure voltarsi, riconoscendo la voce alle sue spalle “Non è facile come pilotare un caccia, si fidi del mio consiglio...”.

Invece di provocarlo, avrebbe dovuto ringraziare il Comandante Rabb, che stava per toglierlo da un impiccio; ma chissà perché quell’uomo gli faceva sempre venire una voglia tremenda di competere con lui.   

 

…Laugh and sing, but while we're apart
Don't give your heart to anyone…

 

 “Lo so, Ammiraglio, mi creda...” rispose con un sorriso il Comandante, senza tuttavia degnarlo di uno sguardo, gli occhi incollati al corpo del Colonnello Mackenzie la quale, sorpresa dal nuovo arrivato, aveva smesso di muoversi.

L’Ammiraglio fece un passo indietro per cedergli il posto e il Comandante si affrettò a prendere la mano del Colonnello e la trascinò al centro della pista.


…But don't forget who's takin' you home
And in whose arms you're gonna be
So darlin' save the last dance for me.

 

“Coraggio, facciamo vedere a tutti come si fa”.

Lei lo seguì, stupefatta e diffidente; a quell’ora non si aspettava né di vederlo, né che la invitasse a ballare. Per di più era evidente che non avrebbe scommesso un centesimo sulle sue doti di ballerino.

L’Ammiraglio si unì al gruppetto formato dai Roberts, dal Comandante Turner e da Tiner e Galindez, tutti sconcertati dall’exploit del Comandante Rabb e curiosi di vederlo esibirsi.

 

Baby don't you know I love you so
Can't you feel it when we touch…

 

Approfittando di una variazione musicale del brano di Bublé, Harm entrò immediatamente nel ballo, iniziando a muoversi al ritmo giusto ed eseguendo con agilità ed eleganza i passi corretti senza alcuna fatica.


…I will never never let you go
I love you oh so much.


 

L’Ammiraglio dovette ammettere che quel diavolo d’uomo riusciva sempre a stupirlo e che quando si impegnava in qualcosa ogni volta sapeva dare il meglio di sé.

 

You can dance, go and carry on
Till the night is gone
And it's time to go
If he asks if you're all alone
Can he take you home, you must tell him no…

 

Infatti Mac, sorpresa ma al tempo stesso rassicurata dalle doti di ballerino di Harm, si era unita con entusiasmo alla sua performance, permettendogli di guidarla nei complicati passi di un cha-cha-cha figurato; la coppia stava così suscitando l’ammirazione degli altri ballerini che si erano spostati per far loro spazio e si erano fermati ad ammirarli. 


…'Cause don't forget who's taking you home
And in whose arms you're gonna be
So darling, save the last dance for me.


Rabb, come al solito, si stava guadagnando il suo attimo di gloria, pensò divertito l’Ammiraglio. In un modo o nell’altro finiva sempre per essere al centro dell’attenzione. Eppure – e di questo l’Ammiraglio era certo – non agiva mai intenzionalmente; ci finiva e basta. Harm agiva sempre e solo spinto dalla passione, da quell’energia vitale così potente in lui, che raramente aveva visto tanto forte in un altro uomo.

Doveva ammettere, però, che era un piacere osservarli: mentre i loro corpi si muovevano in perfetta sincronia, con un affiatamento degno di una coppia che si esibiva insieme da tempo, i loro volti sorridenti e felici esprimevano al meglio la gioia per quel ballo scatenato.

 

...'Cause don't forget who's taking you home
And in whose arms you're gonna be
So darling, save the last dance for me…


 

Il pubblico applaudì entusiasta alle ultime note della canzone, che si spensero su una magnifica piroetta del Colonnello abilmente guidata dal Comandante, che le sollevò la gonna, scoprendole buona parte delle gambe.

 

…Save the last dance for me
  Save the last dance for me.


Si concessero solo pochi istanti per riprendere fiato, ringraziando con un sorriso per l’applauso; poi la voce calda di Michael Bublé intonò “Quando, quando, quando” e Harm prese di nuovo tra le braccia Mac. Un unico sguardo passò tra loro e immediatamente Mac si adeguò al suggerimento del suo partner, mentre gli altri ballerini riprendevano il loro posto sulla pista, isolandoli dal resto del mondo.

 

***

 

Era rimasta piacevolmente sorpresa nel constatare le doti di ballerino di Harm.

Non avrebbe mai immaginato che fosse tanto capace... ancora una volta era riuscito a stupirla.

Intrigarla forse era il termine più corretto. Perché era così che si sentiva –intrigata- dopo averlo visto dapprima scatenarsi e poi muoversi con sensualità, per non parlare di come l’avevano fatta sentire quel continuo sfioramento di dita, di mani, dei loro corpi che si avvicinavano e si allontanavano, degli sguardi che si cercavano, seguendo il ritmo della musica.

Aveva sempre paragonato la danza ad un lento e complesso dipanarsi di un misterioso intreccio, di una trama scritta da qualcuno per il piacere di chi aveva intenzione di svelarla... per la prima volta da quando ballava si era sentita totalmente rapita e coinvolta in quel mistero.

Il problema era che se avesse continuato a ballare con lui, per lei sarebbe stata la fine: le parole cantate da Bublé la stavano spingendo a dirgli cose che era meglio tenere per sé. Già aveva commesso l’errore di farsele sfuggire con Sturgis.

 

...tell when will you be mine... Please don’t make me wait again’...

...and then darling tell me when...”

 

Se quel pezzo non fosse terminato alla svelta era sicura che gli avrebbe detto “ORA, SUBITO”, come se quelle parole non appartenessero al testo della canzone, ma fosse Harm stesso a dirgliele.

 

 

***

 

Bud e Harriett si erano uniti alle danze, invece Victor e Jason stavano conversando con una ragazza, come sempre in competizione tra loro ma al tempo stesso incapaci di separarsi... l’Ammiraglio pensò che la loro fosse una strana tattica d’abbordaggio, che pareva però funzionare.

Sturgis era seduto ad un tavolo e sorseggiava un drink, lo sguardo pensieroso diretto alla coppia in pista, probabilmente anche lui incuriosito da quello che stava succedendo tra Harm e Mac. Si avvicinò al Comandante, il quale gli fece cenno di sedersi.

“Sembra scritta apposta per loro” disse l’Ammiraglio, ammiccando in direzione della voce di Bublè che proprio in quel momento stava cantando

‘...tell when will you be mine... Please don’t make me wait again’...

col chiaro intento di osservare la reazione di Sturgis Turner, il quale, tuttavia, si limitò a ricambiare l’occhiata per poi tornare a guardare in direzione della coppia.

“Potrei scrivere un libro su quei due... ‘Riti inconsapevoli di corteggiamento tra la Marina e i Marines’...” aggiunse, per provocare nuovamente il Comandante.

Sturgis di limitò a sorridere.

“Il Colonnello è una splendida donna... Il Comandante Rabb un uomo che sembra avere tutto il genere femminile ai suoi piedi... mi sono sempre domandato come mai, tra loro due, non sia mai successo nulla...” tentò di nuovo.

“Forse non si piacciono fino a quel punto” suggerì serafico Sturgis, rompendo il silenzio.

“Crede davvero a quello che sta dicendo, Sturgis?”.

“No”, rispose il Comandante con un sorriso.

“Ah, ecco. Per un attimo ho pensato che avesse perso le sue facoltà mentali... Lei sapeva che avevano frequentato un corso di ballo insieme?”.

“No, e non credo che lo abbiano fatto” disse il Comandante Turner, “Harm aveva preso qualche lezione anni fa, se non ricordo male da una ballerina di flamenco che era uno schianto... e poi ha sempre avuto buon orecchio musicale...”.

 

***

 

Fortunatamente le sue preghiere furono ascoltate e, appena si rese conto che il pezzo era finito e che lui l’aveva lasciata, ne approfittò per girare sui tacchi per abbandonare la pista. Non vedeva l’ora si sedersi e bere qualcosa di fresco... si sentiva accaldata, eccitata...

Non aveva fatto che due passi quando una mano le afferrò il polso e si sentì trascinare contro il corpo solido di un uomo; impiegò qualche secondo a riconoscerlo e a reagire alla voce di Harm che le sussurrava all’orecchio:

“Non mi vorrai abbandonare sul più bello...”.

Lui, intanto, l’aveva stretta tra le braccia e aveva iniziato a muoversi con lei sulle note di un lento. A Mac mancò il fiato nel sentire l’intimo contatto dei loro corpi.

“Sul più bello?” riuscì a domandare come una sciocca, quando ritrovò la voce.

“Già...” disse lui, guardandola negli occhi. Lei non poté evitare di ricambiare quello sguardo che le offuscava sempre la mente. Come potevano, gli occhi di un uomo, attrarla e confonderla tanto? Non se lo spiegava. Ma con Harm era sempre stato così.

Percepì l’intensificarsi della sua stretta, mentre di nuovo si piegava verso di lei per sussurrarle:

“Proprio adesso che posso stringerti come si deve... come ho voglia di fare da tanto, troppo tempo...”.

Per un attimo, come per un meccanismo inconscio di difesa, s’irrigidì tra le sue braccia, ricordando l’ultima volta che l’aveva stretta così a sé: l’aveva baciata e lei aveva dovuto fare uno sforzo fisico indescrivibile per staccarsi da lui.  E ora le stava dicendo quelle parole...

 

…No, you don't know the one
Who dreams of you at night
And longs to kiss your lips
And longs to hold you tight
Oh I'm just a friend
That's all I've ever been
'Cause you don't know me…


Quella sera sembrava che le canzoni parlassero di loro due.

Harm era rimasto col volto piegato verso di lei, le labbra ancora vicine al suo orecchio; una mano le accarezzava lentamente la schiena e l’altra, appoggiata all’altezza delle sue reni, la tratteneva contro di sé, facendola aderire ai suoi fianchi mentre assecondavano insieme il ritmo della canzone.

“Rilassati, Mac... non mordo, sai?” le disse, con tono scherzoso, sfiorandole per un attimo il lobo con le labbra.

L’immagine di Harm che le mordicchiava l’orecchio, la pelle sensibile del collo, il labbro inferiore... transitò per un attimo dalla sua mente, lasciandola di nuovo senza fiato.

Come se le avesse letto nel pensiero, lui aggiunse, sempre con aria divertita:

“O forse preferiresti che lo facessi?”.

Era una tortura. Sarebbe morta prima di arrivare alla fine del brano.

Percependo il suo imbarazzo, Harm abbandonò il tono scherzoso e aggiunse:

“Rilassati, Mac... è solo un ballo...”.

Facile a dirsi, per lui.

Alla fine, però, decise di godersi il momento, dimenticando per un attimo che era innamorata di lui, di quanto lo voleva e di come avrebbe sofferto se avesse fatto l’amore con lui solo per soddisfare il desiderio intenso che provava. Decise di non pensare a nulla e di abbandonarsi al suo abbraccio, assaporando la sensazione di quel corpo forte che si muoveva contro il proprio e i brividi che le sue mani le procuravano mentre le sfioravano la pelle nuda della schiena. Almeno quello poteva concederselo.

Come lei, anche Harm era accaldato dai due balli precedenti; la sua pelle sprigionava un calore e un odore diversi da quelli a cui era abituata e l’avvolgevano completamente... avevano un’intensità che la eccitava, facendole immaginare che fosse proprio ciò che avrebbe percepito se fosse stata a letto con lui.

Chiuse gli occhi e avvicinò il volto alla spalla di Harm, abbandonando il capo sul suo petto. Percepì il battito forte e regolare del suo cuore e si strinse maggiormente a lui. Harm la stava facendo sentire donna come non si era mai sentita ed era una sensazione inebriante.

 

***

 

“Sì, ma li ha visti assieme?”

“Non credo che il loro affiatamento in pista dipenda dall’aver ballato insieme...” rispose Sturgis, con un sorriso.

“E’ quello che immaginavo, ma volevo la sua opinione... Ma li guardi, Comandante: probabilmente non si rendono nemmeno conto di quello che sta succedendo tra di loro…”

“A quanto pare hanno trovato una nuova forma di schermaglia amorosa...” buttò lì, pensieroso, Sturgis “... e stanno inconsapevolmente soccombendo ad essa...”.

La musica era nuovamente cambiata e ora la voce di Bublé stava intonando “You don’t know me”; videro il Colonnello esitare e voltarsi per lasciare la pista, subito bloccata da una mano del Comandante, che la prese tra le braccia, questa volta stringendola a sé per un lento. Li videro scambiarsi qualche battuta, per poi perdersi in un lungo sguardo.

“Ogni volta è la stessa cosa...” disse l’Ammiraglio “ormai l’ho visto accadere troppe volte: in ufficio, in tribunale - e non importa se avversari o alleati – persino durante missioni pericolose...”

“Ha visto accadere cosa, signore?” domandò Sturgis.

“Quello… “ disse l’Ammiraglio, indicando con un cenno al Comandante Turner la coppia. “E’ come se si parlassero con gli occhi. Quando si guardano come stanno facendo, tra loro scatta qualcosa ed è come se le loro anime, i loro cuori, le loro menti comunicassero all’istante...”.

Sturgis si voltò verso l’Ammiraglio.

“Eppure continuano a respingersi...” aggiunse A.J. Chegwidden.

Il Comandante Turner tornò ad osservare la coppia in pista, rammentando la confidenza strappata involontariamente a Mac solo poche settimane prima: “Sono innamorata di lui...”. Non aveva mai parlato seriamente con Harm del Colonnello Mackenzie; ricordava solo quella sua infelice battuta sulla fine che facevano gli uomini che si innamoravano di lei; ma era certo che Harm avesse detto così solo per nascondergli i propri sentimenti. Lo conosceva bene e non lo aveva mai visto tanto preso da una donna.

“E’ così sicuro, signore, che non facciano altro che respingersi?” domandò all’Ammiraglio, indicandogli con un cenno del capo come stavano ballando in quel preciso istante.

L’Ammiraglio li osservò e poi tornò a guardare il Comandante Turner.

“Una volta ho sentito paragonare la danza tra l’uomo e la donna all’atto di fare l’amore... e mi era sembrata un’esagerazione...” disse Sturgis; dopo un attimo di silenzio aggiunse “... fino a questo momento”.

 

 

***

 

Un ennesimo lento di Bublé prese il posto del precedente, ma a quel punto Mac non fece neppure un cenno di andarsene dalla pista.

... I wanna go home...” 

Lei non voleva affatto andare a casa... le braccia di Harm, in quel momento, erano tutta la sua casa.

“Andiamo a casa...”.

La sua voce gli arrivò da lontano, persa com’era nelle sensazioni che stava vivendo.

Sollevò il capo e lo guardò, domandandogli, stupita:

“A casa?”

“Sì... vieni a casa con me, Mac...” rispose Harm, con uno sguardo intenso negli occhi, continuando a muoversi con lei sulle note della canzone.

Non osò domandargli nulla; non osava credere d’aver capito giusto. E poi non sapeva neppure cosa rispondergli. Aveva paura. Troppa paura delle implicazioni di quella richiesta. Si limitò a fissarlo.

“Voglio fare l’amore con te...” aggiunse lui, dopo un attimo.

Gli occhi le si riempirono di lacrime. Non sapeva neppure lei perché, se per averglielo sentito finalmente dire, o se perché stava per rispondergli di no.

Sapeva soltanto che era troppo, per lei, quella sera.

“Non dirmi di no, Mac...” disse Harm, sfiorandole le lacrime con il pollice, in un gesto ormai familiare. Aveva colto la sua esitazione e le aveva, come al solito, letto nella mente.

“Non posso...” disse con voce strozzata.

“Perché?” domandò lui.

“Non chiedermelo, ti prego...”.

Non voleva confessargli di essere innamorata di lui. Quando gli aveva domandato se avrebbe lasciato Reneé per lei, Harm le non aveva neppure risposto.

“Perché?” insistette lui, stringendola più forte.

Lei scosse il capo.

Harm le sollevò il viso e premette le labbra sulle sue; con dolcezza invase la sua bocca, finché lei non si abbandonò al bacio... Non provò neppure a resistergli, perché sapeva che non ne avrebbe avuto la forza. Tutto ciò che Harm stava facendo e dicendo era tutto quello che desiderava da tempo, se soltanto lui l’avesse amata. Sapeva che le voleva bene, ma essere un’amica non le bastava più. E meno ancora avrebbe voluto essere solo l’ennesima donna nel suo letto, anche se l’attrazione tra  loro era fortissima.

Lo baciò con una passione inequivocabile per qualunque uomo, perché sebbene ferma nella sua decisione, era pur sempre una donna e la sua forza di volontà aveva un limite umano che lui aveva già messo troppe volte alla prova quella sera.

Quando la lasciò andare, lei istintivamente si guardò intorno e colse lo sguardo sorridente di Sturgis, che certamente aveva assistito al bacio. Si sentì avvampare, ricordando la conversazione con il Comandante Turner.

“Stiamo dando spettacolo...” disse ad Harm, per evitare che cogliesse il suo turbamento, facendo un cenno col capo in direzione dei loro colleghi, anche se solo Sturgis li aveva visti. Gli altri, compreso l’Ammiraglio, per fortuna, stavano chiacchierando.   

“E’ a causa di quello che potrebbero pensare loro?” insistette lui.

Non rispose, lasciandogli ad intendere ciò che voleva.

“Tu mi vuoi, Mac. Esattamente come ti voglio io. Perché no?”

Doveva sapere che non avrebbe mollato. Non si arrendeva mai. Era proprio questo che faceva di lui un eccellente avvocato. Lei non avrebbe mai avuto la sua stessa caparbietà.

Difatti si arrese.

“Soffrirei troppo... sono innamorata di te.”.

Ecco, glielo aveva detto, alla fine.

Lui la guardò negli occhi, intensamente. Poi le chiese di nuovo:

“Vieni a casa con me... “.

“Ti prego, Harm... non posso...”.

“Ti amo, Mac”.

Ebbe paura che il cuore le si fermasse.

“Ti amo...” ripeté lui, deciso, sfiorandole le labbra con le dita quasi a preparale al suo bacio.

“Daremo ancora spettacolo...” disse lei con un sorriso.

“Lasciamoli guardare... e facciamoli sognare” rispose Harm, prima di baciarla di nuovo.

 

 


  
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